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martedì 31 maggio 2016

LIBERIAMOCI DAL CERCHIO MAGICO: DIVENTIAMO AQUILE

                                          Fonte foto: Wikipedia

In una recentissima conferenza rintracciabile su youtube, Gianfranco Carpeoro ci ha ancora una volta fornito uno spunto di riflessione, ispirandoci nella stesura di questo nostro articolo. Parlando di riti e rituali, l’ex Gran Maestro ha inevitabilmente affrontato il tema della magia, di cui ha già enormemente ed esaurientemente parlato in passato. Parlando di scie chimiche (le scie di condensazione lasciate da alcuni aerei che secondo molti non si tratterebbero in realtà di scie di vapore acqueo bensì di agenti chimici o biologici rilasciati nell’ambiente per produrre malattie), ha giustamente fatto notare come nessuno dia una soluzione a questi problemi. Il motivo è semplice: qualora venisse fatto, dal giorno seguente, non si venderebbero più libri sull’argomento, venendo così meno a una rendita automatica.

Noi siamo circondati da cerchi magici, consapevolmente o inconsapevolmente, ma possiamo liberarcene, ampliando il nostro sguardo. Il mito è quello dell’aquila, un predatore abile sia nello scovare piccoli animali in superficie sia a scrutare l’orizzonte ad ampio raggio. Purtroppo il mago che disegna il cerchio impone le sue regole, e una volta finito dentro, il soggetto passivo fatica ad uscirne se nessuno gli fornisce gli strumenti per compiere un passo così rivoluzionario. Il pensiero magico, come sapientemente afferma Carpeoro, risponde al come e non al perché: non bisogna pensare, bisogna sapere come ottenere un determinato scopo.

Il pensiero magico fa da padrone nella politica, nella scienza, nella medicina, nelle pubblicità, insomma, dappertutto. Un cittadino depensante e un soggetto perfetto da assoggettare. Uscire dal cerchio si può, ma comporta tempo e fatica. Il primo è difficile da ottenere, perché la società capitalista fa di tutto per sottrarcelo, facendoci lavorare per la maggior parte della giornata (spesso con salari minimi), impendendoci così di riflettere e di pensare (a proposito di questo vi consigliamo l’ascolto di “Ripetutamente”, una canzone della band raggamuffin rap napoletana 99 Posse).

Cominciamo a segnarci su un diario tutte le cose svolte nella giornata; operando con questo metodo, forse, siamo in grado di selezionare tutte quelle cose che ci hanno sottratto tempo, in modo tale da non ripeterle il giorno dopo. Qualcuno potrà ribattere sostenendo che è disponibile il diario offerto da Facebook, ma badate bene, il noto social newtork ha creato un diario che anziché creare una memoria la toglie, quindi, la sottrazione del tempo prosegue anche con quel mezzo. L’altro elemento, invece, e la fatica. E proprio su questo punto che il pensiero magico si inserisce e penetra nelle nostre menti, perché la maggior parte delle persone, specie in Occidente, cerca sempre una scorciatoia alla fatica, senza comprendere che solo facendo un percorso di quel tipo si arriva alla conoscenza. Quando si devia, allora ci si imbatte nel pensiero magico (vi ricordate il discorso precedente sul come?).

Una nota pubblicità di tonni in scatola, proponeva come motto di comprare quel prodotto perché solo quel tipo di tonno aveva la capacità di “poter essere tagliato con un grissino”. Che astuzia. Il magus, che ha disegnato quel cerchio, è riuscito nell’impresa di vendere degli scarti pressati, facendo spacciare un difetto per qualità. Ma voi non avete riflettuto sul perché quel tonno si poteva tagliare con l'ausilio di un semplice grissino. Siete mai andati in un ristorante? Quando vi servono il tonno, non vi pare che sia di diversa consistenza rispetto a quel prodotto che vendono in scatola? Perché un tonno si dovrebbe tagliare con un grissino?

Ma si potrebbero fare altri esempi per capire il pensiero che Gianfranco Carpeoro definisce magico. La loggia massonica più vituperata della storia è, come è noto, la P2. Addirittura sono arrivati fino alla P5, ma della P1 nessuno ne parla. Come mai? Lo stesso discorso vale per i vari avvistamenti di madonne a Medjugorie o altri miracoli. Il miracolo, quando è autentico, è nascosto. Qualsiasi notizia diffondano telegiornali o carta stampata, riflettete sempre, anche quando si parla di delitti. Confrontateli con gli altri di cui tanto si parla o se ne è parlato, e vedete se ci sono elementi comuni. Approfondite, perché scoprirete delle cose sorprendenti, al limite della fantascienza. Proprio di questo abbiamo parlato con un grande personaggio, un avvocato, che si occupa di queste ed altre tematiche. Nei prossimi giorni l’intervista sarà online.

Come mai i mezzi di informazione mentono su tutto? Perché dobbiamo lavorare di più per ottenere di meno? Perché oramai siamo totalmente circondati da reality e da altre zozzerie di questo tipo. Perché si fanno focus su alcuni delitti e non su altri? Perché "gli assassini" sono sempre persone della working class? Cosa ci nascondo? Beh, prendetevi del tempo per riflettere. Siamo sicuri che la risposta la troviate da soli.

“Emancipatevi dalla schiavitù mentale, solo noi stessi possiamo liberare le nostre menti” (Redempions Song, Bob Marley)

Mente libera, occhi aperti
                                                  Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

domenica 29 maggio 2016

RAZZISMO IN CONTINUA CRESCITA IN EUROPA E NEL MONDO: QUANDO IL PROGRESSO E' IN REALTA' REGRESSO


fonte: unipd-centrodirittiumani.it

Cari lettori, ci sentiamo dire continuamente che la tecnologia e la globalizzazione hanno aperto la mente delle persone, che sono stati in grado di abbattere le barriere culturali, sociali ed etniche che esistevano tra loro dalla notte dei tempi. Molti di voi si riterranno addirittura fortunati per essere nati in un momento storico in cui siamo liberi di professare apertamente il nostro pensiero, la nostra spiritualità, il nostro orientamento sessuale, senza timore di essere per questo discriminati o stigmatizzati. Almeno nell'evoluto e benpensante Occidente (Europa, Stati Uniti...)

Ebbene, temiamo davvero che dobbiate rivedere le vostre valutazioni.
Pochi giorni fa, l'ECRI (European Commission against Racism and Intolerance), nel suo rapporto annuale, ha evidenziato come, quantomeno in Europa, i fenomeni di intolleranza, xenofobia, e perfino antisemitismo, abbiano subito una notevole impennata. Con una chiosa da parte del presidente dell'ECRI, Christian Ahlund: "Temo che la situazione possa peggiorare ulteriormente nel 2016".
Risalire alle cause non è poi così arduo; inutile sottolineare come gli attentati di Parigi e il successivo episodio di Bruxelles fungano da catalizzatori nel veicolare questo tipo di sentimenti. Linfa vitale per tutti i movimenti politici destrorsi di stampo fondamentalista, che possono attingere a piene mani per arringare una folla composta da persone spaventate, terrorizzate, che ormai percepiscono il male come qualcosa entrato a far parte della quotidianità di ognuno di loro. Citiamo tra i più rilevanti il Front National in Francia capeggiato da Marine Le Pen, e la nostra Lega Nord di Matteo Salvini, che in più di un'occasione non ha mancato di pronunciarsi totalmente in linea con la sporca ideologia propugnata dalla sua dirimpettaia d'Oltralpe.

Ovviamente, anche la questione dell'immigrazione ha svolto un ruolo primario nel proliferare di questa mentalità razzistoide. Un problema che scientemente non si vuole nemmeno provare a risolvere, perché a chi di dovere non fa per niente comodo.
Ciò che interessa, mettetevelo bene in testa, a chi si trova ai vertici del vero potere, non è l'armonia fra i popoli, ma il controllo su di essi. E purtroppo è molto più agevole sottomettere (in particolare dal punto di vista ideologico) genti che tra di loro si guardano continuamente in cagnesco, fino ad odiarsi, secondo il vecchio principio latino del divide et impera, piuttosto che individui soddisfatti e gratificati dal mondo che li circonda. Il disegno è unico: la crisi economica del 2008 (tuttora pressante e chissà ancora per quanto), la minaccia del terrorismo islamico, per costruire un mondo votato alla distruzione dei principi di tolleranza, pace e collaborazione tra i popoli.

Bisogna ribellarsi, dire no a tutto questo. Volete davvero che i vostri figli crescano e popolino una società che sceglie cosa è giusto e cosa è sbagliato utilizzando come criteri di valutazione il credo religioso, il modo di vestire, l'etnia di appartenenza o il colore della pelle? Pensiamo di tutto cuore che si meritino di meglio. Si meritano di meglio di politici, dotati di grande presa sulla gente come Daniela Santanché (un nome per tutti, chiaramente non si tratta solo di lei) che prendono la parola in televisione per sproloquiare su come il Corano inciti alla guerra contro i miscredenti, quando probabilmente non ha mai letto attentamente la Bibbia, che in quanto a eccidi e violenza non è seconda a nessuno. Si meritano di meglio che di sentire tutti i giorni invocazioni alle ruspe o panegirici nei confronti di personaggi spregevoli come Almirante.

Questo è il ritratto di un'umanità che sta pericolosamente tornando indietro, vanificando le morti di milioni di uomini dei campi di sterminio, le lotte (e le morti) di uomini come Martin Luther King o Medgar Evers per limitarci agli Stati Uniti, o le sofferenze e i sacrifici di Nelson Mandela, Malala, o Aung San Suu Kyi (qualche spunto elettorale per la signora Meloni).
Cambiamo il trend o daremo ragione a chi vuole farci tutto questo male. Se non siamo capaci di comprendere quanto è lurido, disgustoso e paradossale tutto ciò, allora ce lo meritiamo.
Per dirla alla Pino Scotto, Work in Regress.

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

giovedì 26 maggio 2016

QUANDO LA MUSICA È ARTE: LONDON CALLING, IL CAPOLAVORO DEI CLASH


                                   I Clash in un concerto a Oslo nel 1980, fonte foto: Wikipedia

Sulle pagine de Lo Sciacallo si torna a parlare di musica. Se la volta scorsa vi avevamo parlato del decadimento musicale portato avanti con conseguenze drammatiche dai vari talent show musicali (X Factor e The Voice su tutti), quest’oggi si torna invece a sorridere, presentandovi uno degli album che hanno fatto la storia della musica rock: stiamo parlando di London Calling, dei Clash, una delle band storiche del movimento Punk. Attivi dal 1976 al 1986, i Clash furono uno dei gruppi simbolo del movimento Punk britannico, insieme ai Sex Pistols; a differenza di quest’ultimi, nati da un’operazione commerciale per conto del vecchio manager dei New York Dolls, Malcolm MacLaren, sono riusciti ad esplorare generi come il Reggae, lo Ska e il Dub, mescolandoli alla loro musica e creando così uno stile proprio, unico, dimostrando grande creatività e varietà, a differenza di altri colleghi (come i già citati Sex Pistols).

La band, la cui formazione principale era composta da Joe Strummer (voce e chitarra ritmica), Mick Jones (chitarra solista, voce), Paul Simonon (basso, voce) e Nick Headon alla batteria, ha creato negli anni un sound diverso rispetto a quello tipico del Punk, rude e "sporco". Col tempo emersero delle divergenze all'interno del gruppo: Headon lasciò la band nel 1982, seguito l’anno successivo da Jones. L’abbandono di Jones segnò uno spartiacque per il gruppo, che non riuscirà più a raggiungere i livelli precedenti, fino allo scioglimento definitivo nel 1986. I principali autori erano Strummer, il leader della band, e Jones. Un altro aspetto che li differenziava da band come i Sex Pistols era il messaggio sociale e politico contenuto nei loro testi: i Clash rifiutavano il Nichilismo espresso dalla maggior parte dei gruppi Punk, esprimendo un’ideologia politica marcatamente marxista.

In dieci anni di attività, i Clash hanno prodotto capolavori inestimabili, rimasti indelebili nella storia della musica Rock. Oggi vi parliamo di London Calling, un album epico datato 1979, in cui per la prima volta, come dichiarato da “Tooper” Headon, ogni membro della band ha dato il proprio contributo alla realizzazione del disco. Si tratta di un disco eterogeneo, non propriamente Punk, quanto piuttosto caratterizzato da una commistione di generi, in perfetto stile Clash, senza però abbandonare le proprie radici.

L’album si compone di 19 tracce: tra le più famose possiamo citare London Calling, Spanish Bomb, Train in Vain e The Guns of Brixton, a nostro modesto avviso, il capolavoro del gruppo, scritto interamente dal bassista, Paul Simonon, residente proprio nell’omonimo quartiere londinese, un quartiere il cui contesto è dominato da droga e povertà, e dove tutti hanno avuto a che fare con la polizia almeno una volta nella loro vita. In London Calling, invece, Strummer si diverte a raccogliere tutte le profezie apocalittiche che riguardavano la capitale britannica. Sono tante le influenze musicali che hanno portato alla creazione del sound dell'album: dal Rockabilly, al Jazz, fino ad arrivare al già citato Reggae. Il disco è una bomba e, come ogni capolavoro, resta attuale tutt’oggi, sia per quanto riguarda il contenuto musicale sia per quanto espresso nei testi. Qui sotto vi proponiamo un estratto dell'album: Guns of Brixton. Buon ascolto.



                                        Youtube, Skejd Bording                                    

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

mercoledì 25 maggio 2016

PRESTATE ATTENZIONE AL COMPLOTTISMO ESTREMO: ATTENTI ALLE TRAPPOLE


 Fonte foto: Wikipedia

Gentili lettori, come sapete il nostro blog può essere catalogato come “complottista”, in ragione degli argomenti da noi trattati. Nonostante questa etichetta che ci appiccicano addosso, noi riteniamo che i complottisti siano quelli che organizzano e creano i complotti, e non quelli che cercano di smascherarli. Detto questo, ultimamente, soprattutto sul web, si sta diffondendo un fenomeno che noi riteniamo molto pericoloso e non casuale, ma orchestrato con chirurgica strategia dal sistema imperante.

L’avvento di internet e dei social network come Facebook (un giorno vi parleremo dettagliatamente di questo strumento), se da una parte hanno aiutato la diffusione di certe tematiche alternative, dando voci a versioni differenti rispetto a quelle ufficiali su un determinato accaduto, dall'altra sono serviti ad alcuni soggetti sprovveduti, e spesso in malafede, per diffondere una serie di notizie fasulle e prive di fondamento, con lo scopo di rivalutare figure oscure della storia come Mussolini e Hitler, e di negare tragedie realmente accadute come l’Olocausto, difendendo i nazisti nel tentativo di invertire i ruoli, fino a trasformarli da carnefici quali erano a vittime.

Il compito dei cosiddetti “complottisti” e di cercare la verità, senza però perdere la ragione e la realtà delle cose, per questo, ci sembra giusto prendere le distanze da questo tipo di "complottismo un tanto al chilo". Se è vero che nei campi di sterminio nazisti sono morti milioni di ebrei, e altrettanto vero, e giusto, ricordare altre vittime quali i Rom, i comunisti, i socialisti, i neri, i Testimoni di Geova, e chiunque si opponesse al regime o avesse avuto la sfortuna di rientrare nelle categorie dei soggetti ritenuti inferiori dalla furia nazista.

Spesa questa considerazione fondamentale, visto che si tende solamente a ricordare le vittime ebree nei campi di sterminio escludendo gli altri popoli, riteniamo vergognosa e cialtronesca, la tesi secondo la quale i campi di sterminio non sarebbero mai esistiti, o che i forni crematori non fossero adibiti allo sterminio. Purtroppo soggetti che diffondono queste bufale stanno proliferando, tanto da contare tra i loro proseliti, professori e accademici. Addirittura, la signora Giorgia Meloni, giornalista e candidata alle elezioni capitoline, ha garantito a chi la eleggerà, di dedicare una via a Giorgio Almirante, un fascio-nazista che ha legato il suo nome al MSI.

Questo soggetto con questa affermazione oscena ha insultato la memoria di milioni di vittime, considerando che Almirante ha collaborato coi nazisti nel loro folle piano, e perciò non merita alcun ricordo, né tantomeno l’assegnazione di una via. Questo personaggio indegno si dovrebbe vergognare e dimettere da qualsiasi incarico di governo, ma in un mondo che ha deciso di escludere le ideologie, ci si può permettere il lusso di candidare una fascista alle elezioni della capitale d’Italia, in barba alla Resistenza. La nostra speranza è che alle prossime elezioni venga trombata, e con lei il suo indecoroso progetto. Questo lo diciamo non perché riteniamo che gli altri soggetti candidati stiano dalla parte giusta, non vogliamo entrare nel merito, ma solamente perché Giorgia Meloni è un personaggio pericolosissimo, per certi versi più di Matteo Salvini, e darle in mano la guida di una città come Roma sarebbe deleterio per l’Italia, che già si ritrova uno come Matteo Renzi alla guida del governo.

Tornando al nostro discorso, scusandoci per la digressione sulla questione Meloni, ma che ritenevamo necessaria, il messaggio che stiamo cercando di darvi in questo articolo è quello di non fermarsi all'apparenza, nemmeno nelle tesi alternative, ma di verificare voi stessi le argomentazioni. Le nostre in primis. Imparate a ragionare con la vostra testa, confrontandovi con gli altri, ma senza mai farvi indottrinare. Il potere ha capito che oltre alle tesi ufficiali, spesso fallaci e che agli occhi più attenti non bastano per spiegare un avvenimento, si può cercare di depistare con le stesse tecniche producendo un'altra tesi, facendola passare come alternativa anche se in realtà è strumentale al potere.

Ricordatevi sempre del nostro motto,

Mente libera, occhi aperti
                                                          Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

P.S  Presto Lo Sciacallo intervisterà un grande personaggio di cui non vi sveliamo il nome. Con lui si parlerà di delitti, di organizzazioni segrete, e tanto altro.


sabato 21 maggio 2016

GLI EROI SENZA GLORIA: THOMAS SANKARA, IL CHE GUEVARA AFRICANO

                                           Fonte foto: Wikipedia

Con la rubrica di oggi ritorniamo a parlare di un altro grande uomo africano. Dopo avervi raccontato la storia di Ken Saro-Wiwa, attraverso l'analisi di una canzone di un gruppo rock italiano "Il Teatro degli Orrori", la puntata di oggi è invece dedicata a Thomas Sankara, un uomo che con le sue gesta ha ricordato per certi versi Ernesto Che Guevara, tanto da essere indicato comunemente come "il Che Guevara d'Africa".

Thomas Isidore Noel Sankara è nato il 21 dicembre 1949 a Yako, Alto Volta (l'odierno Burkina Faso), ed è morto a Ouagadougou, in Burkina Faso,  il 15 ottobre del 1987. Il suo carisma era enorme, tanto da farsi apprezzare da tutta l'Africa nera. Fu proprio lui a cambiare il nome di Alta Volta in Burkina Faso, divenendo presidente della nazione dal 1983 fino al 1987, impegnandosi personalmente nelle riforme per cercare di contrastare la povertà. Nato in una famiglia profondamente cattolica, frequentò la scuola elementare fino a conseguire il diploma nel 1966. Nonostante le pressioni della famiglia, che desiderava per lui un futuro da prete, scelse invece la carriera militare, trasferendosi in Madagascar, dove si formò come ufficiale nell'esercito, assistendo alle rivolte del 1971 e del 1972 contro il presidente Philibert Tsiranana. Fu proprio in Madagascar che incominciò ad avvicinarsi alle teorie marxiste-leniniste, che lo influenzeranno per tutto il resto della sua vita.

Tornato nel suo paese nel 1972, prese parte alla guerriglia che vedeva impegnato l'allora Alto Volta contro il Mali, ma in seguito decise di aderire al pacifismo, ritenendo inutili e ingiusti qualsiasi tipo di conflitto. In quegli anni divenne celebre come chitarrista del gruppo "Tout-à-Coup Jazz". Nel 1976, dopo essere diventato comandante del centro di addestramento dell'esercito, formò insieme ad altri giovani ufficiali, tra cui Blaise Compaoré, un'organizzazione segreta chiamata "Raggruppamento degli Ufficiali Comunisti (ROC), in totale contrasto col presidente Saye Zerbo, salito al potere attraverso un colpo di stato. Nel settembre del 1981 fu nominato Segretario di Stato, ma ben presto finì per rassegnare le dimissioni in totale disaccordo col regime, a suo parere molto distante dalle esigenze della popolazione: il lusso esibito dagli alti gradi dell'esercito non faceva altro che rafforzare le sue idee progressiste, tanto da presentarsi in bicicletta alla prima riunione di governo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'arresto di un giovane capitano; fu all'epoca che pronunciò alla radio una frase che lo rese ben presto celebre e scomodo per il regime instaurato da Zerbo: "guai a prendere in giro il popolo".

Nel 1982, dopo l'ennesimo colpo di stato che sconvolse l'allora Alto Volta e che portò al potere Jean Baptiste Ouedraogo, in seguito alla sua popolarità, venne nominato Primo Ministro. In quel periodo le sue idee, la sua simpatia e il suo stile di vita semplice gli permisero di godere di una popolarità sempre più crescente, tanto da provocare una rivolta popolare in seguito alla decisione di Ouedraogo di metterlo agli arresti domiciliari insieme ad altri esponenti della sua politica. Nel 1983, insieme al suo amico Compaoré e con l'aiuto della Libia, riuscì a rovesciare il regime del dittatore Ouedraogo, diventando presidente nello stesso anno. L'anno seguente, cambiò il nome dell'Alto Volta in Burkina Faso, che nei due idiomi più diffusi della nazione significa "Terra degli uomini integri". Inoltre, decise di modificare la bandiera e di comporre un nuovo inno.

Nel dicembre del 1985 fu ordinato un censimento generale della popolazione burkinabé. Per errore, però, gli addetti al censimento sconfinarono in Mali, causando un conflitto diplomatico che si trasformò subito in una guerra nota come "la Guerra di Natale", durata cinque giorni e terminata con la morte di cento persone, quasi tutte concentrate nella città di Ouahigouya, presa di mira dall'esercito maliano. La carriera, e con lei la vita di Sankara, fu stroncata improvvisamente  il 15 ottobre 1987. Sankara fu ucciso insieme a dodici ufficiali in un colpo di stato organizzato dal suo ex compagno e amico Blaise Compaoré. Il tradimento di Compaoré, avvenne con l'appoggio della Francia, degli Stati Uniti e dei militari liberiani. Bisogna ricordare che Sankara aveva attaccato diverse volte il presidente francese Mitterand, accusandolo di appoggiare il governo di Pieter Willem Botha in Sudafrica, e aveva rifiutato di appoggiare il presidente libico Charles McArthur Ghankay Taylor, uno dei dittatori più temuti di tutta l'Africa nera, tanto da essere ricordato tra i signori della guerra. Taylor è attualmente detenuto presso l'Istituto Penitenziario Haaglanden a L'Aia, in Olanda. 

"Per l'imperialismo è più importante dominarci culturalmente che militarmente. La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità" (Thomas Sankara)

Mente libera, occhi aperti
                                        Lo Sciacallo, Marcus L. Mason



giovedì 19 maggio 2016

"MEMORIES OF MURDER" DI BONG JOON-HO: L'ASSASSINO SENZA VOLTO CHE CI LASCIA TANTI, TROPPI DUBBI


fonte: www.amazon.com

Cari lettori, è arrivato il momento di un nuovo consiglio cinematografico sulle pagine de "Lo Sciacallo"; e per la prima volta ci troviamo a suggerirvi una pellicola orientale, per la precisione sud-coreana.
Vogliamo subito fare un piccolo inciso: troppo spesso il cinema dell'Estremo Oriente subisce un assurdo ostracismo da parte della distribuzione italiana, che raramente gli concede la giusta visibilità. Ringraziamo quindi gli organizzatori di manifestazioni come il festival di Udine, interamente dedicato al cinema asiatico.
La nostra critica si rivolge però anche e soprattutto a voi spettatori; superate i vostri infondati pregiudizi, e date un'occasione a questi prodotti. Propongono una poetica ideologica sostanzialmente diversa dalla nostra occidentale, troviamo il male e il bene vicini come non mai, che si compenetrano, tratteggiando personaggi e storie decisamente più complessi e interessanti. Se siete appassionati veri della settima arte, non è possibile rinunciare ad opere di tale fattura solo perché non conoscete gli attori o perché "si assomigliano tutti". Elevatevi ad un livello superiore.

Il quarantaseienne Bong Joon-ho è uno dei principali esponenti dell'avanguardia cinematografica coreana dell'ultimo quindicennio. Si è reso celebre all'attenzione del grande pubblico nel 2006 con il film catastrofico The Host, presentato al Festival di Cannes e successivamente campione d'incassi in tutto il mondo. Opera ancora più esplicativa della sua poetica è Snowpiercer, al quale lavora con un cast internazionale, in cui espone una magistrale allegoria marxista della nostra società, ormai ridotta a vivere su un treno in cui i ricchi detengono i vagoni migliori e i poveri (o proletari) sono confinati sulla coda del mezzo.

Tre anni prima, tuttavia, rispetto a The Host, il regista nativo di Taegu si era già fatto notare dalla critica con un altro film, un noir, Memories of Murder , di cui caldeggiamo la riscoperta.
Basato su fatti di cronaca realmente avvenuti, la scena si apre in una piccola cittadina rurale sud-coreana del 1986, dove viene ritrovata, prima stuprata e poi uccisa, una giovane donna in un canale di scolo. E poco dopo, spunta un altro cadavere di un'altra ragazza.
Le indagini sono affidate a due poliziotti: il detective Park, interpretato da Song Kang-ho, uno degli attori più famosi del cinema orientale, celebrità in Corea del Sud, e il detective-criminologo Seo, proveniente dalla città.
Bong Joon-ho mette qui in contrapposizione fin dall'inizio due mondi opposti: il campagnolo Park che si affida alla violenza e alle intimidazioni per ottenere risultati; e l'urbanizzato Seo, più aperto alle innovazioni tecnologiche e al pragmatismo.
Il colpo di genio del regista consiste nel far sì che, man mano che le vittime aumentano e che il colpevole non si trova, gli atteggiamenti dei due si ribalteranno. Park arriva a comprendere che i suoi metodi coercitivi in situazioni di questo genere funzionano poco; al contrario Seo, resosi conto che nemmeno le sue tecniche all'avanguardia sono state sufficienti, che quello che era certo fosse l'assassino in realtà era innocente, dà totalmente fuori di matto, fino a quasi commettere un gesto folle.

Ci vogliamo poi concentrare su un aspetto più congeniale agli argomenti che trattiamo nel nostro blog: l'assassino non sarà mai scoperto, né lo spettatore lo vedrà mai in volto. Cosa voleva raccontare veramente Bong Joon-ho? L'omicida è rappresentato quasi come un'entità soprannaturale, invisibile, che uccide al riparo da ogni indagine o detective. Esattamente come in Zodiac, di David Fincher, il criminale pare essere onnisciente, in grado di controllare tutto e tutti. Per noi questo non può essere un caso...

In ogni caso, al netto di questa lettura "complottista", Memories of Murder resta un film da non farsi sfuggire per nessun motivo; si tratta indubbiamente di uno dei migliori noir degli anni Duemila. I due piani su cui scorre il film sono in perfetta sintonia; il lato investigativo, condito anche da magistrali scene d'azione e da omicidi girati con tensione quasi palpabile, si completa con il lato psicologico-umano dei personaggi, che cambiano e si evolvono grazie od a causa di ciò che vivono.
Viva il cinema orientale!

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason 

domenica 15 maggio 2016

LA BIBLIOTECA DELLO SCIACALLO: "LA BIBLIOTECA DEI MORTI" DI GLENN COOPER


fonte: editricenord.it

Cari lettori, è arrivata l'ora di un altro suggerimento per la nostra rubrica letteraria. Comprendiamo che quelli che consigliamo sono spesso testi fondamentali ma complessi, che richiedono una concentrazione ed un impegno non indifferenti per essere assimilati fino in fondo. Proprio per questo, abbiamo deciso di puntare per questa settimana su un romanzo di puro intrattenimento, che tuttavia siamo certi non mancherà di insinuare le solite pulci nell'orecchio.

Ci riferiamo ad un romanzo thriller pubblicato nel 2009, La Biblioteca dei Morti, di Glenn Cooper.
Autore di fama internazionale acquisita negli ultimi anni, questo è il libro che lo ha fatto conoscere al grande pubblico.
Pare inizialmente si tratti di un semplice thriller che narra le gesta del solito serial killer, che si fa chiamare Doomsday, che a New York miete vittime apparentemente senza un legame preciso tra di loro. Nonostante lo stesso modus operandi cambi e si evolva in ogni occasione, la firma è sempre ben riconoscibile. Le indagini vengono affidate ai detective Will Piper, ex allievo di Quantico e poliziotto decaduto tra alcol e donne, e Nancy Lipinski, giovane professionista amante del protocollo e maniaca dell'organizzazione.

Ma questo è solo un piano del racconto. I fatti di New York sono in effetti alternati alle vicende che si snodano nel VIII secolo nell'abbazia di Vectis, in Britannia. Uno dei monaci che vivono lì, frate Josephus, accoglie nel monastero il figlio di una coppia del villaggio poco distante, che i genitori decidono di non tenere in quanto sviluppa una rara forma di autismo; le sue relazioni con gli altri esseri umani sono minime, ma passa praticamente tutto il suo tempo a scrivere centinaia e centinaia di nomi con date di nascita ma soprattutto di morte. Octavus, questo il suo nome, possiede queste capacità extra-sensoriali in quanto settimo figlio di un settimo figlio. Ma qual è il significato che si cela dietro le doti del giovane? E come esse si collegano con i fatti di sangue di più di mille anni dopo?
Ma la domanda più importante che si cela in questo thriller fantascientifico (anche se forse non del tutto) è la seguente: cosa fareste voi se veniste a sapere che la data della vostra nascita e della vostra morte fossero state stabilite più di mille anni prima del vostro arrivo su questo mondo?

Cooper inizia con il romanzo in questione una trilogia che proseguirà con Il libro delle anime e I custodi della Biblioteca. E' però questo un libro in un certo senso finito, che vive di luce propria, che chiude tutti i suoi cerchi per aprirne successivamente degli altri. Lo riteniamo il migliore dei tre, ma siamo certi che sarete talmente catturati dalla narrazione fluida e trascinante imbastita da Glenn Cooper che la vostra curiosità sarà difficilmente frenata. Se vi lascerete trasportare dal mondo della Biblioteca, non ne resterete delusi. Come sempre, buona lettura.

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason


venerdì 13 maggio 2016

I TALENT MUSICALI: LA PIETRA TOMBALE SULL'ARTE


                                         Fonte foto: Youtube, Canale25

Cari amici, oggi si parla di un argomento decisamente più leggero rispetto a quello affrontato martedì scorso. Oggi, infatti, ci occuperemo di musica, o meglio, di chi prova a distruggerla, senza pietà, con buona pace di noi appassionati. Questo che leggete è un articolo scritto di pancia, senza badare troppo al galateo, sulla falsa riga dell'articolo di qualche giorno fa sull'inutilità dei referendum nel nostro paese. Le nuove generazioni, purtroppo, vengono plagiate e plasmate da programmi che come facciata si prefiggono lo scopo di ricercare nuovi artisti, ma che nella sostanza si adoperano per mantenere lo status quo, già di per sé imbarazzante, contribuendo perciò a inondarci per tutto l'arco della giornata, con qualsiasi mezzo, sia esso la radio o la televisione, di "musica" da sagra dello orrore. E siamo stati buoni, perché ci sono tutti gli estremi per una denuncia per "spaccio di demenza", per dirla alla Pino Scotto. Ma entriamo nel dettaglio, spiegandovi le ragioni per cui, a parer nostro, i talent costituiscono la tomba della musica.

Partiamo col dirvi che tutti gli artisti, quelli veri, denunciano la truffa dei talent (Roger Waters, David Gilmour, Pino Scotto, Dave Grohl, ma la lista è davvero lunghissima, meglio fermarci qua). Jimi Hendrix si è formato da solo, e lo stesso discorso vale per artisti come Frank Sinatra, Aretha Franklin e molti altri. Voi ve lo immaginate Bob Dylan presentarsi a un provino di X Factor o The Voice? Lo scarterebbero subito, perché gli verrebbe detto che non sa cantare. Peccato che Bob Dylan è l'artista più coverizzato di tutti i tempi, e non sono certo le sue doti canore a renderlo speciale, ma questo è un dettaglio che sfugge alla politica dei talent. Per loro è fondamentale immettere nell'industria musicale ragazzini e ragazzine senza una grande cultura musicale. Questi ragazzi si presentono ai provini carichi di sogni e speranze, partecipano al gioco e, che si vinca o si perda, dopo mesi finiscono tutti in clinica. Sì, perché il vincitore, alla fine dei giochi, vince il trofeo più inutile del mondo, perché in radio non verrà passato, e se passa, non può durare molto, perché i produttori sperano in una nuova ondata di disperati, che deve garantire la prosecuzione del programma. E non importa se in tutta Italia ci sono band disposte a suonare per qualche spicciolo, facendo una gavetta old school che nella maggior parte dei casi, purtroppo, non porta a farsi conoscere al grande pubblico.

I protagonisti, inoltre, non sono i ragazzi, bensì i giudici. Questi, lautamente pagati, non fanno altro che prenderli in giro, facendo l'interesse delle case discografiche che, senza più un soldo, hanno deciso di mettere in piedi questa bella farsa, in modo tale da poter campare, visto che nessuno oramai compra più un disco. E per fortuna, se gli "artisti" portano il nome di Emma Marrone, Alessandra Amoroso, Dear Jack, Laura Pausini, Marco Mengoni, Eros Ramazzotti, 883, Modà e compagnia cantante. Tutta gente che in un paese serio sarebbe dichiarata illegale, musicalmente parlando. E proprio su questo punto, ci teniamo ad aprire una grande parentesi. E mai possibile che in Italia, generi come il Blues, il Jazz, e il Rock, siano per lo più di nicchia? In questo paese, c'è un'ignoranza musicale spaventosa. Talmente spaventosa da mettere i brividi persino al miglior regista di genere Horror. Per gli italiani, i rocker, sono Vasco Rossi e Ligabue: il primo, valido fino a Bollicine, il secondo, invece, compone le stesse melodie da trent'anni, da quando ha ascoltato Born To Run di Bruce Springsteen, ma a noi italiani va bene così. E pazienza se il grande Rock Progressivo degli anni '70, rappresentato in Italia da gruppi come le PFM, gli Area, il Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme, ha riscontrato grande successo all'estero (tra i musicisti che contano). In fondo, chi è meglio di Vasco e Liga?

C'è poi da fare un'altra considerazione in merito a chi partecipa a questi talent. Messi a confronto con i colleghi americani e inglesi, infatti, i nostri ne escono sconfitti sotto tutti i punti di vista. Se è vero che anche all'estero, purtroppo, si ascolta talvolta musica non degna di questo nome, è altrettanto vero che in quei paesi sanno cosa significa cantare, a differenza del nostro, dove tutti cercano di copiare il peggio del peggio. Chi esce dai nostri talent, guarda caso, è tutta gente che imita personaggi come Gianna Nannini o Laura Pausini. Sono tutte fotocopie delle brutte copie, ma alla gente va bene così, e negli scaffali dei negozi musicali compaiono i loro dischi, a prezzi salati molte delle volte, mentre poi ti ritrovi un cd dei Pink Floyd dal costo di 9,99 euro. Ma questa gente, che si dichiara appassionata di musica, sa cosa sono i Pink Floyd? In Italia, che pure ha avuto grandissime voci, sia maschili che femminili (basti pensare a Demetrio Stratos e Mina), si esalta la voce di Alessandra Amoroso, una che quando canta non prende una nota manco per sbaglio. A questi "espertoni musicali" consigliamo, prima di avventurarsi in definizioni blasfeme per la musica, l'ascolto di artiste come Patti Smith, Janis Joplin, Aretha Franklin, Ella Fitzgerald, Amy Lee o Amalia Rodrigues, giusto per citarne alcune.

Ora vi raccontiamo un siparietto accaduto a The Voice che a noi ha fatto letteralmente gelare il sangue. In una puntata del programma, dopo una buona performance canora di Black Dog dei Led Zeppelin, eseguita da una ragazza che probabilmente valeva qualcosa, Noemi ha chiesto alla ragazza, cercando invano di convincerla di passare nel suo team, se volesse "sperimentare" o se invece fosse intenzionata a rimanere ancorata a quel tipo di musica. E un personaggio del genere dovrebbe giudicare? In base a cosa? Una ragazza porta in quel programma per sottosviluppati un capolavoro di una delle più grandi band della storia dell'Hard Rock, e per tutta risposta si sente ricevere una risposta così demenziale? Ci rendiamo conto che Noemi le ha chiesto di abbandonare un pezzo che ha fatto storia, per sperimentare le sue canzoncine da recita scolastica di fine anno? Ma il "giudice" in questione, è consapevole del significato della parola sperimentare? Noi temiamo di no, così come temiamo che di Blues, visto che si definisce un'appassionata, non ne conosca molto. Molto probabilmente fa parte di quel gruppo di pseudo-critici musicali che pensa che uno come Zucchero faccia del buon e sano Blues.

In conclusione, il nostro consiglio, soprattutto a chi decide di intraprendere un percorso musicale, è quello di suonare nei pub, nei circoli, o ovunque si trovi, e cercare di autoprodursi, pubblicando video su YouTube, senza partecipare a queste buffonate da circo. Potete fare a meno di farvi giudicare da una che negli anni '60 "sconvolgeva" un paese profondamente democristiano con canzoncine come Tuca-Tuca e boiate di questo genere, o da cantanti da sigle di cartoni animati come Max Pezzali, più inutili di un ventilatore in inverno. Continuate a fare la vostra musica. Magari non avrete successo, ma la vostra dignità resterà intatta.

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L. Mason


martedì 10 maggio 2016

I BAMBINI SCOMPARSI: DAL CASO DUTROUX AD OGGI

                                          Fonte foto: wikipedia


Quello di cui ci apprestiamo a raccontare quest'oggi è un argomento molto delicato, che ha come tema le creature più dolci al mondo: i bambini. Nel mondo, ogni anno, scompaiono circa 100.000 bambini. In Italia, invece, ne scompaiono circa 2000, di cui circa la metà non verranno mai più ritrovati. Questi numeri impressionanti, citati da Paolo Franceschetti nel suo blog, ma che tutti possono verificare, fanno rabbrividire tutti, perché se per alcuni si può tirare un sospiro di sollievo, per altri, al contrario, c'è da chiedersi che fine faranno. Tra l'altro, come se non bastassero già queste cifre spaventose, a queste vanno aggiunti tutti quei bimbi figli di extracomunitari non registrati (senza contare tutti quelli che già al momento della gravidanza della madre vengono comprati da talune meschine organizzazioni criminali di traffico degli organi e quant'altro), e che perciò all'anagrafe non risultano ufficialmente.


Molti bambini, purtroppo, come denunciato in alcuni film come Salò o le 120 giornate di Sodoma, del grande Pier Paolo Pasolini, finiscono per diventare oggetto del desiderio degli adulti (anche se piccoli come coriandoli, per citare Caparezza). Molti infatti vengono utilizzati per scopi sessuali da membri d'élite della nostra società, altri finiscono barbaramente uccisi da alcune sette esoteriche, altri negli snuff movies. Non ne escono pulite neanche le associazioni antipedofilia, o quelle dedite ad ospitare i bambini abbandonati: gran parte di esse, infatti, non sono altro che una trappola ben congegnata per accalappiare nuove vittime. Di prove ce ne sono in quantità industriale, basta cercarle, spulciarle e ascoltare, ma la nostra vita moderna scorre troppo veloce per farci prendere del tempo per pensare e trovare delle risposte, quindi, va bene quello che passano in tv, per noi può bastare (vi rimandiamo all'articolo di sabato). Ma le prove sono lì, sotto la portata di tutti. Tanto è vero che, secondo un antico proverbio, il modo migliore per nascondere le prove è metterle alla portata di tutti. Vediamole allora, partendo dal caso Dutroux, una vicenda che ha fatto tremare il Belgio e il mondo, ma che in Italia, come al solito, non racconta nessuno.

Questi episodi di pedofilia ed altre barbarie sempre commesse ai danni dei bambini, sono state di recente rinfacciati davanti all'intero parlamento belga dal coraggioso Laurent Louis, di cui vi avevamo già parlato in occasione degli attentati che hanno colpito Bruxelles, con le sue parole di condanna ai servizi segreti deviati. Ma torniamo nello specifico al caso Dutroux. In un libro intitolato "Tutti manipolati", il gendarme belga Marc Toussaint (un gendarme che partecipò alle indagini ma che in seguito ne fu estromesso a causa di un eccesso di zelo), denuncia una serie di atrocità commesse ai danni dei bambini, dove furono coinvolti ministri, cardinali, e persino la famiglia reale del paese fiammingo. Questi fatti aberranti, tutti documentati con gli  atti dell'inchiesta (dunque cari amici del CICAP, sono notizie ufficiali, non deliri di frustrati complottisti), emersero in seguito alle indagini per la scomparsa di una bimba nel 1996, di nome Laetitia. Gli inquirenti, alla fine, risalirono al rapitore, un certo Marc Dutroux. Da qui si è aperto il vaso di Pandora: successivamente si appurò che il pedofilo belga aveva ucciso sei bambine, e ci vollero in tutto ben otto anni prima di andare a processo. Intanto, prima di andare a processo, due bambine erano state rinchiuse in casa di Dutroux, ma i depistaggi di gendarmeria e magistratura fecero sì che esse non furono trovate durante le perquisizioni, e quando finalmente riuscirono ad individuarle, purtroppo per loro era sopravvenuta la morte.

Andando avanti nell'inchiesta, si scoprirono anche i mandanti. Addirittura, comparvero nell'inchiesta anche i nomi del reali del Belgio, ma tutto questo, chiaramente, non fu dato in pasto ai giornali e, i giornalisti e gli inquirenti ligi al loro dovere, morirono in circostanze sospette (tra suicidi e incidenti stradali). L'organizzazione trovava come passatempo la produzione di snuff movies, e giochi di morte come quello del "gatto e del topo", con bambini costretti ad uccidersi tra di loro.

Queste cose che vi raccontiamo, cari lettori, nono sono tratte da film dell'orrore. Purtroppo, la realtà è molto più atroce e brutale rispetto a quella descritta in quei film. Noi non accettiamo che un bimbo a Cogne venga barbaramente ucciso, ma allo stesso tempo consideriamo normale l'invio di contingenti  in zone come la Libia ed altri paesi di questo tipo, che nulla hanno fatto all'Italia e all'Europa, dove probabilmente con le loro azioni spezzeranno la vita anche ai civili, soprattutto bambini. Non sopportiamo che dei terroristi colpiscano a casa nostra, ma allo stesso tempo siamo del tutto indifferenti riguardo lo sfruttamento minorile che affligge le zone povere del mondo.

L'ipocrisia, tutta occidentale, non fa altro che alimentare queste organizzazioni. Troppo spesso si sente dire che in Sicilia la gente pensa al proprio orticello senza denunciare le azioni dei mafiosi. Ma guardate, l'atteggiamento della maggior parte di noi, non è molto differente. Anzi, per certi aspetti è ancora più grave. E allora finiamola di puntare il dito sempre e solo contro gli altri. Iniziamo a cambiare noi stessi se vogliamo cambiare e migliorare il mondo che ci circonda. E questo si può fare solo informandosi e informando, studiando, andando a fondo nelle cose, senza avere un atteggiamento superficiale.

Nei prossimi giorni vi parleremo di un'altra storia di pedofilia, che coinvolge gli Stati Uniti. Nel frattempo, continuate a seguirci, perché prossimamente Lo Sciacallo intervisterà una persona che di queste e altre cose è molto più informato e saprà dirci nel dettaglio cose sconvolgenti. 

Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L. Mason







sabato 7 maggio 2016

L'IMPORTANZA DELLA CONOSCENZA E DELLO SPIRITO CRITICO: LA CULTURA CI RENDE LIBERI


fonte: provincia.udine.it

Cari lettori, questo fine settimana vi vogliamo proporre una veloce ma fondamentale riflessione.
Forse quello che segue è un concetto che già qualcuno vi ha illustrato, ma ci teniamo a ribadire l'assoluta importanza che possiede.

E' assolutamente paradossale ritrovarsi a pensare come, nonostante l'avanzare impetuoso della tecnologia e l'allargarsi degli orizzonti scientifici e non della razza umana, il livellamento delle menti non accenni ad arrestarsi. Ci spieghiamo meglio.
L'obiettivo dell'uomo, da quando esiste, è sempre stato quello di conoscere. La curiosità è la scintilla che ha permesso alla nostra specie di evolversi e migliorarsi, fino ad arrivare a dove siamo ora; chiaramente molti erano e sono interessati a questa conoscenza per fini esclusivamente personali, se non peggiori, ma il concetto non cambia in ogni caso.
Se questa passione, questa fame di sapere, cessasse, cosa accadrebbe? In che cosa da quel momento ci differenzieremmo da qualsiasi altra specie animale? Anche noi ci risolveremmo a considerare il pasto quotidiano l'unico obiettivo della nostra esistenza: all'infinito, fino al giorno della morte. E saremmo facili prede di chiunque, con in mano il potere, volesse controllarci.

Ragazzi, rendetevi conto che questo è proprio ciò che sta accadendo, anche se chi di dovere è molto bravo a far sì che non ce ne accorgiamo nemmeno.
La diffusione su larga scala dell'ignoranza (e spiegheremo dopo in cosa consiste), unita sapientemente ad abili stratagemmi di "dissuasione", sta creando una generazione che si divide tra inetti ed illusi.
Gli inetti sono tutti coloro che, travolti dall'onda generale o più banalmente, dalla loro innata stoltezza, non sono in grado di organizzare una gerarchia di priorità nella loro vita, imboccando dunque la strada più semplice e comoda, che porta dritta dritta alle autentiche futilità, almeno per come vengono interpretate: il telefono ultimo modello, chi è stato eliminato nella puntata de "L'Isola dei Famosi", o come era vestita Kate Middleton durante la sua ultima apparizione pubblica.
Abbiamo poi gli illusi; compiono sacrifici indescrivibili per completare un percorso di studio, di formazione o di sfruttamento personale, pensando che giunti a quel punto saranno premiati. Perché lo meritano, perché se lo sono guadagnati. E invece, solo porte sbattute in faccia e anni di sudore e fatica sprecati.

Sappiamo bene che il quadro che abbiamo dipinto fino a qui è decisamente nero, quasi nichilista.
Cosa siamo in grado di fare quindi noi per fermare tutto questo? Parte tutto dal nostro piccolo; il primo step dev'essere ad ogni costo migliorare noi stessi per poi essere in grado di dare una svolta a ciò che ci circonda. E l'unica cosa che ci può rendere più consapevoli di noi, in quanto esseri umani, è la cultura, che non consiste nel mero meccanismo di immagazzinamento di nozioni, fine a se stesso; bensì nel comprendere le sfumature di un mondo che è decisamente più complesso di quanto una visione manichea e superficiale potrebbe suggerire. Sapere che cosa ha portato alla situazione odierna, come siamo arrivati a questo punto; quali sono i processi ideologici, di trasformazione del pensiero che hanno partorito gli enormi conflitti che oggi ci affliggono, in quanto popolazione del nostro pianeta. Molto più banalmente, sviluppare una coscienza intima e personale che ci permetta di distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, l'etica dall'immoralità.

Per fare questo, c'è però un passo ulteriore da compiere: occorre infatti essere in possesso di quello che viene comunemente definito spirito critico. Senza di esso, non siamo altro che pecoroni, delle banderuole che si muovono ad ogni minimo refolo di vento, seguendo la massa solo perché è tale.
Lasciate che vi diamo un consiglio: diffidate sempre da chi sostiene a gran voce di avere la verità in tasca, di custodire il segreto della salvezza o quant'altro. Diffidate da chiunque cerchi di indottrinarvi. Ma più in generale, mettete in dubbio qualunque cosa, imparate a farvi domande anche sulle vostre certezze più profonde.
Il motivo che ci ha spinti qualche mese fa ad aprire questo blog è direttamente collegato al discorso che stiamo facendo; il nostro obiettivo non è mai stato quello di diffondere verità assolute, ma solamente la nostra verità, cioè una possibile visione di essa, che non abbiamo e mai avremo la presunzione di definire universale. Quindi, anche se ci seguite e ci apprezzate, non credete nemmeno a noi senza approfondire, senza sentire tutte le voci del coro.

E' alla fine esattamente quello che anche chi vi sta scrivendo ha fatto; studio, approfondimento storico, lettura delle teorie di vari rappresentanti del sapere, ci hanno condotti ad adottare una linea "editoriale", se così possiamo chiamarla, che si frappone ostinatamente alle versioni ufficiali fornite dalle istituzioni competenti in materia di cronaca nera, attentati terroristici e via discorrendo. Ma, da bravi oppositori di ogni sorta di estremismo o dogmatismo, vi suggeriamo caldamente di ascoltarle quelle versioni, e attentamente. E, se alla fine, confrontandole tra loro, riterrete quelle ufficiali le più credibili, le più vere, nessun problema. Sarà giusto così. Il problema nasce quando si chiede a qualcuno: "Secondo te Anna Maria Franzoni (condannata per l'omicidio del figlio Samuele, il famoso delitto di Cogne) è colpevole?", la risposta che si riceve è questa: "Certo, lo hanno detto alla televisione".

Siamo tutti bugiardi: partite da questo presupposto. Informatevi, siate curiosi, indagate, scavate, guardate oltre il vostro naso e oltre lo schermo della TV. E poi vedete quale bugiardo, secondo voi, si avvicina di più alla verità.

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L.Mason



mercoledì 4 maggio 2016

L'ACQUA AI PRIVATI, L'ENNESIMO TRADIMENTO DI STATO: MA IL PARERE DEI CITTADINI CONTA DAVVERO?


                                              Fonte foto: Wikipedia

L'astensione al Referendum delle trivelle ha causato non poche reazioni nell'opinione pubblica. C'è chi accusa gli italiani di menefreghismo, chi di mancanza di rispetto civico, ecc. C'è però anche chi ha votato, un po' per dovere, o forse un po' per abitudine, e chi invece perché glielo ha detto il babbo, attivista per una giornata, e, nei giorni precedenti al voto, rivoluzionario da tastiera, con tanto di condivisioni di post inneggianti al voto sul proprio profilo Facebook. C'è anche chi non è andato a votare. Vuoi per mancanza di motivazioni, vuoi perché in disaccordo con il quesito referendario o forse perché di questo referendum non gliene importava proprio nulla, giusto per usare un francesismo. C'è poi chi non vota perché crede che la democrazia "a comando" sia profondamente ingiusta, e chi è incazzato nero perché sognava la pensione e invece con la Fornero si ritrova a lavorare per chissà quanti anni ancora, negando così l'accesso dei giovani al mondo del lavoro.

Non sta a noi giudicare quale dei due comportamenti sia stato corretto, ma un appunto ci teniamo a farlo. Il 21 aprile, alla Camera dei Deputati, è andata in scena l'ennesima pagina vergognosa della nostra storia. In quella data, infatti, "a umma a umma", come dicono a Napoli, i nostri cari rappresentanti, perché per chi se ne fosse dimenticato, teoricamente, il loro dovere sarebbe quello di servire il popolo che li ha eletti (ma in fin dei conti in questo caso si può fare un eccezione visto che manca questo requisito), hanno delegittimato l'opinione espressa dal popolo italiano nel Referendum del 12-13 giugno 2011. In sostanza, il nostro amico Renzi, ha deciso che il servizio idrico deve rientrare nel mercato, in barba al parere espresso dal popolo cinque anni or sono, dato che si tratta di un bene di "interesse economico" e, per tale motivo, è strettamente necessario ricavarne profitto.

Ma come sono arrivati a questa decisione? Come spiegato in un esaustivo articolo pubblicato sul blog coscienzeinrete.net, i nostri simpatici rappresentanti hanno dovuto snaturare la legge d'iniziativa Popolare del 2007, che i Comitati dell'acqua erano riusciti a portare, seppur con molta fatica, alle soglie del Parlamento. Bene, lo scorso anno era approdata alla Commissione Ambiente della Camera, ovviamente dopo aver subito modifiche consistenti, dovuti agli interventi del duo d'attacco Renzi-Madia. Dovete sapere, che il testo approvato, obbliga tutti i Comuni a consegnare l'acqua ai privati. "Vota SI per evitare che l'acqua venga privatizzata!", ve lo ricordate tutti questo slogan, vero? Ecco, per magia è tutto svanito. E sapete chi ha votato il testo? Il Partito Democratico e la Destra, per un totale di 243 deputati; 129 i contrari, appartenenti al Movimento Cinque Stelle, e Sinistra Italiana. Noi ve lo diciamo, così, giusto per informazione, poi alle prossime urne, se ci andrete, saprete voi chi scegliere.

Sempre secondo coscienzeinrete, Renzi sarebbe intenzionato a regalare l'acqua a quattro multiutilities italiane: Iren, A2A, Hera e Acea. Ci uniamo anche noi all'appello del blog, chiedendo al Presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale di far rispettare il parere dei cittadini espresso col Referendum. Una chiosa finale: voi che avete insultato le persone che non si sono recate alle urne, siete ancora dello stesso avviso? E se avessero ragione loro? Ora Renzi chiede ai cittadini di votare al prossimo Referendum, dimostrando una sfacciataggine non indifferente. A questo punto riteniamo sia evidente che il sistema è proprio una presa per i fondelli. Riflettete.

Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

domenica 1 maggio 2016

LA BIBLIOTECA DELLO SCIACALLO: "GLI IMPUTATI DI NORIMBERGA" DI EUGENE DAVIDSON


Il Tribunale di Norimberga
fonte: mondi.it

Cari lettori, per il veloce consiglio letterario di questa settimana, vi vogliamo suggerire l'approfondimento di uno degli avvenimenti più importanti del Ventesimo Secolo: il celeberrimo processo di Norimberga (in realtà furono due distinti processi, che però vengono spesso accorpati nella dicitura comune), svoltosi nella città tedesca per quasi un anno; si aprì il 20 novembre 1945 e terminò il 1 ottobre 1946. Imputati erano i più rilevanti gerarchi nazisti sopravvissuti alla guerra, e le grandi accuse quattro: aver cospirato per mettere in atto una guerra di aggressione, aver messo in atto una guerra d'aggressione, crimini di guerra, crimini contro l'umanità.

Il testo in questione si intitola semplicemente Gli imputati di Norimberga, ed è stato scritto a metà degli anni Sessanta dallo storico americano Eugene Davidson, importante studioso dell'epoca nazista in Germania; documento fondamentale di questo autore è anche L'ascesa di Adolf Hitler, che ripercorre dal punto di vista politico e personale gli anni immediatamente precedenti all'inizio del regime del Terzo Reich.
Nel testo di cui ci stiamo occupando, Davidson decide di analizzare il processo di Norimberga proponendo una serie di accurate biografie dei ventidue imputati; la scelta stilistica operata dallo storico statunitense permette al lettore di farsi un'idea a tutto tondo riguardo ai personaggi che, in molti casi, trovarono anche la morte alla fine del procedimento.
Si sa che in realtà, il processo di Norimberga fu molto più politico di quello che può apparire; le potenze vincitrici dovevano dimostrare al mondo intero l'indignazione totale e unanime nei confronti delle azioni politiche, militari, strategiche e criminali operate dal Nazismo e dai suoi rappresentanti durante il conflitto. Quasi come ci fosse un unico, grande imputato.
Abbiamo, grazie all'enorme lavoro di ricostruzione di Davidson, la possibilità di farci un'opinione basata su conoscenze più profonde; capire chi erano quei personaggi, per quali motivi avevano commesso quelle azioni e che cosa realmente li aveva spinti ad assecondare i folli progetti hitleriani.
In alcuni casi, ci troveremo di fronte a criminali incalliti, che avevano dato prova di credere ciecamente nell'ideologia deviata propugnata dai vertici del Partito; ma in altri, ci accorgeremo delle lotte interiori che alcuni di loro avevano dovuto affrontare pur essendo parte integrante dell'apparato istituzionale nazista.

Una testimonianza quasi chiarificatrice, quindi, che apre la nostra mente al fatto che anche all'interno della folle macchina nazista le correnti di pensiero erano ben più di una, e a come spesso le decisioni di Hitler non fossero condivise da tutti, ma spesso ampiamente osteggiate. Per non parlare poi degli odi e degli intrighi che si erano sviluppati tra gli stessi componenti delle alte sfere del Terzo Reich.
Una cosa però li accomunava tutti; l'aver partecipato a una delle pagine più nere della storia dell'umanità.

Vi lasciamo qui di seguito l'elenco degli imputati e delle relative condanne al processo di Norimberga. Troverete le loro storie nel libro.

Martin Bormann, colpevole di 2 imputazioni su 3: condannato a morte
Karl Donitz, colpevole di 2 imputazioni su 3: condannato a 10 anni
Hans Frank, colpevole di 2 imputazioni su 3: condannato a morte
Wilhelm Frick, colpevole di 3 imputazioni su 4: condannato a morte
Hans Fritzsche, accusato per 3 imputazioni: assolto
Walther Funk, colpevole di 3 imputazioni su 4: condannato all'ergastolo
Hermann Goring, colpevole di 4 imputazioni su 4: condannato a morte
Rudolf Hess, colpevole di 2 imputazioni su 4: condannato all'ergastolo
Alfred Jodl, colpevole di 4 imputazioni su 4: condannato a morte
Ernst Kaltenbrunner, colpevole di 2 imputazioni su 3: condannato a morte
Wilhelm Keitel, colpevole di 4 imputazioni su 4: condannato a morte
Konstantin von Neurath, colpevole di 4 imputazioni su 4: condannato a 15 anni
Franz von Papen, accusato per 2 imputazioni: assolto
Erich Raeder, colpevole di 3 imputazioni su 3: condannato all'ergastolo
Joachim von Ribbentrop, colpevole di 4 imputazioni su 4: condannato a morte
Alfred Rosenberg, colpevole di 4 imputazioni su 4: condannato a morte
Fritz Sauckel, colpevole di 2 imputazioni su 2: condannato a morte
Hjalmar Schacht, accusato per 2 imputazioni: assolto
Baldur von Schirach, colpevole di 1 imputazione su 2: condannato a 20 anni
Arthur Seyss-Inquart, colpevole di 3 imputazioni su 4: condannato a morte
Albert Speer, colpevole di 2 imputazioni su 4: condannato a 20 anni
Julius Streicher, colpevole di 1 imputazione su 2: condannato a morte

Bormann fu processato in contumacia, poiché di lui si erano perse le tracce; la teoria più accreditata parla di una sua uccisione da parte dei russi durante l'occupazione di Berlino.

Non si poté eseguire la condanna di Goring perché questi si suicidò con del cianuro la notte prima dell'esecuzione.

Non fu possibile processare Gustav Krupp, vittima di un'emorragia cerebrale, e Robert Ley, che si impiccò in cella prima dell'inizio del processo.

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason