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Il Regno Unito è fuori dall’UE. Gli europeisti sono nel
panico, non sanno capacitarsi di questa scelta del popolo britannico, mentre i
nazionalisti e gli euroscettici esultano, auspicandosi una diaspora generale in
grado di far collassare l’intero impianto geopolitico costruito finora. Un
sistema evidentemente non condiviso dalla maggior parte dei cittadini europei,
delusi e amareggiati per la deriva economica e politica a cui si è giunti, con
interi paesi in mano alle banche, e con la conseguente crescita del debito
pubblico. Un debito pubblico destinato ad accrescere sempre di più, dato che il
potere di stampare moneta è prerogativa esclusiva delle banche: le nostre
monete, infatti, non hanno alcun valore, visto che con gli accordi di Bretton Woods
l’elité “illuminata” ha deciso di svincolare la moneta dal suo valore aureo,
creando, di fatto, quello che è oggi viene definito come “signoraggio
bancario”, e di cui purtroppo non si fa minimamente
accenno nelle trasmissioni politiche, se non in modo approssimativo e con
spiegazioni incomprensibili per un pubblico poco avvezzo a discussioni di
stampo economico.
Tornando all’esito del referendum, David Cameron ha deciso
di dimettersi dal suo incarico, vista la presa di posizione dei suoi cittadini. Analizzando i dati, però,
notiamo delle faglie piuttosto evidenti: se da una parte il tandem
Inghilterra-Galles ha sbeffeggiato i tecnocrati europei, dall’altra vediamo
la Scozia e l’Irlanda del Nord inferocite contro i cugini del Regno. Gli
scozzesi nutrono da sempre dei sentimenti
di insofferenza nei confronti dei dirimpettai inglesi, e minacciano l’indizione
di un nuovo referendum per l’uscita dal Regno Unito. I risultati emersi da
questo referendum, che ricordiamo essere consultivo, ci forniscono diversi
spunti di riflessione: prima di tutto perché i giovani hanno votato per il Remain,
probabilmente perché l’Europa, nonostante gioie e dolori, soprattutto dolori,
garantiva loro interscambi culturali; la spaccatura è ancora più evidente se si
va ad analizzare il contesto sociale: i voti favorevoli al Brexit sono arrivati
dal resto del paese, mentre la metropoli londinese ha votato in massa contro
l’uscita dall’UE. Quindi, possiamo affermare da questa analisi, che la fascia più anziana del Regno Unito ha deciso il futuro dei giovani britannici. Tra l'altro, sempre statistiche alla mano, possiamo notare un lieve margine di vantaggio degli euroscettici. Un po' poco per cantare vittoria. Chi beneficia del Brexit è soprattutto la Francia, con Parigi che si appresta a raccogliere lo scettro di Londra per insidiare il primato di Berlino: Hollande, come era lecito prevedere, ha chiesto alla Merkel di accelerare i tempi di uscita dall'unione del Regno Unito.
Poi c’è da fare un’altra considerazione: la Gran Bretagna,
diversamente dagli altri stati, ha sempre mantenuto un piede in due scarpe,
visto che aveva accettato di far parte dell’unione pur conservando la sterlina.
Inoltre, come ci ha spiegato saggiamente Paolo Franceschetti nell’ultima
intervista che ci ha rilasciato, la Bank of England detiene una grande
percentuale della BCE (precisamente il 14,5%), più della Banca d’Italia (12,5)
e dietro solo alla Deutsche Bundesbank (18,9). Questa è una curiosa anomalia,
dato che la Gran Bretagna dispone di una moneta diversa dalla nostra, il che
dovrebbe far trasalire chiunque, ma evidentemente ciò non desta clamore da
parte dei media (specialmente se poi questi partecipano alle riunioni del
Bilderberg, per di più senza riferire nulla ai cittadini, come nel caso della
conduttrice di Otto e Mezzo).
Gli euroscettici sono pronti a stappare lo champagne e
minacciano di seguire la strada indicata dalla Gran Bretagna, ma il rischio è
enorme. L’Europa non funziona: l’allargamento a macchia di leopardo, unito alla
globalizzazione e all’aggravamento della crisi economica, hanno fatto sì che
l’Europa si trasformasse in un tiranno spietato, andando così ad alimentare,
giustamente, sentimenti antieuropei. Tuttavia, riteniamo del tutto inutile e
rischiosa l’uscita in blocco dall’Unione Europea, specie per un paese come
l’Italia: meglio percorrere un altro cammino, ossia, quello di rimanere
nell’unione, ma cambiando le regole che la governano ed eliminando il predominio
di Francia e Germania, per realizzare un Europa davvero solidale, in grado di
garantire i diritti di tutti i cittadini e la pace. Purtroppo per realizzare
questo sogno servirebbe un politico davvero degno di tale nome, che si
impegnasse per salvaguardare i diritti dei cittadini, e nel panorama europeo,
almeno fino adesso, non ne vediamo traccia. In conclusione, possiamo asserire
che questo referendum serve a destabilizzare l'assetto politico europeo, e
che il suo esito sia stato espressamente voluto dai poteri forti. Adesso anche
Grillo è passato a posizioni europeiste, a dimostrazione del fatto che anche il
Movimento Cinque Stelle mira a comandare, esattamente come gli altri partiti
che tanto criticava. Questa situazione non farà altro che produrre un sostanziale
aumento dei biechi e perversi nazionalismi alla Marine Le Pen, creando così le
basi per un ritorno al passato. E chi conosce la storia sa bene a cosa ci riferiamo…
Lo Sciacallo, Marcus L. Mason