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Gentili lettori, ben ritrovati con la rubrica dedicata alla musica e agli interpreti che l'hanno resa grande. Finora vi abbiamo parlato esclusivamente di artisti stranieri, perciò oggi ci dedicheremo a un artista di casa nostra. E' napoletano, ma non si tratta né di Pino Daniele, né tantomeno di Edoardo Bennato o Roberto Murolo, ma di Enzo Avitabile, all'anagrafe Vincenzo, nato nel capoluogo partenopeo il 1 marzo 1955. Avitabile è un sassofonista di orientamento Jazz, ma che nel corso della sua straordinaria carriera (è molto celebre al di fuori dei nostri confini), ha saputo abbracciare sonorità mediorientali, in particolare quelle arabe, mescolandole al Jazz, alla canzone napoletana e alla Fusion, consolidandosi come artista Word Music, termine che indica la mescolanza tra elementi folk e etnici con la pop music.
Cresciuto nel quartiere di Marianella, dove studia e apprende i primi insegnamenti di sassofono, esibendosi in pubblico già all'età di sette anni, si diploma in flauto al prestigioso conservatorio di San Pietro a Majella. Nel corso della sua lunghissima carriera ha collaborato con artisti di calibro internazionale, quali James Brown, Tina Turner e Randy Crawford, oltre ad aver preso parte a delle Jazz session con Maceo Parker sul palco dell'Umbria Jazz. In Italia ha collaborato con i compaesani Pino Daniele e Edoardo Bennato: in particolare, per quanto riguardo il primo, ha preso parte come corista nel brano "A me me piace o'blues", mentre col secondo ha suonato il sassofono baritono e tenore in "Sono solo canzonette". Nel 2012, il regista premio Oscar per "Il silenzio degli innocenti", Jonathan Demme, presenta al Festival del Cinema di Venezia il docu-film "Enzo Avitabile Music Life", dove il grande regista statunitense ripercorre la carriera del musicista napoletano.
Tra l'immensa discografia dell'artista abbiamo voluto scegliere questa canzone che riassume alla perfezione l'identità dell'artista, sia per la sua struttura musicale che per il testo, dove ancora una volta emerge un pensiero politico di stampo marxista. La canzone si intitola "Tutt'egual song 'e criature" (tutti uguali sono i bambini), ed è tratta dall'album "Salvamm' o munno (salviamo il mondo), pubblicato il 19 marzo 2004 per l'etichetta Il Manifesto cd.
La canzone descrive le condizioni di miseria e sofferenza vissute da quei bambini nati e cresciuti in luoghi sfortunati, lontani dal benessere che circonda i loro coetanei. Il messaggio di fondo è che anche loro sono bambini, esattamente come i nostri, nonostante le differenze etniche e religiose: tutti i bambini del mondo dovrebbero passare la loro infanzia a studiare e giocare, ma purtroppo sappiamo che per molti questa è pura utopia. La musica, malinconica ed evocativa, richiama ritmi arabi, supportata da un testo che non può non strappare una lacrima a chi ha anche solo un briciolo di compassione e umanità. Di seguito vi riportiamo il testo tradotto dalla lingua napoletana oltre al brano in questione. Buon ascolto.
Vivono sotto terra a Bucarest
sniffando colla dalle buste
a Baghdad, invece, ancora sui muri
sono appiccicati gli schizzi di occhi dei ragazzi
bimbi nelle favelas tutti rappezzati
stelle avvoltolate e luna stropicciata
ciuffi neri neri di mamma africana
sporchi e affamati non arrivano a domani
Tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
tutti nati dall'amore
si sa come si nasce
ma non si sa come si muore
tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
Figlio di un albanese nato in mezzo al mare
attento che se lo mangiano i pescecani
col moccio al naso e il fucile in mano
deve fare l'uomo se è serbo o afgano
il Kurdistan sempre la stessa storia
ad haiti raccogliendo cibo da una discarica
fiori dagli occhi a mandorla gettati per strada
ad oriente a pagamento per strane fantasie
Tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
tutti nati dall'amore
si sa come si nasce
ma non si sa come si muore
tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
In un prato verde
devono giocare
non si devo spegnere i sogni
si devono far volare
non si devono mai deludere
non si devono mai tradire
non si devono abbandonare
non si devono far soffrire
Tutti uguali sono i bambini
Vivono sotto terra a Bucarest
a Baghdad, invece, ancora sui muri
bimbi nelle favelas tutti rappezzati
ciuffi neri neri di mamma africana
tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
tutti nati dall'amore
si sa come si nasce
ma non si sa come si muore
tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
Mente libera, occhi aperti
Lo Sciacallo, Marcus L. Mason