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venerdì 20 gennaio 2017

PORAJMOS: IL GENOCIDIO DIMENTICATO DEL POPOLO ROM

                                         La bandiera del popolo Rom, Wikipedia

A sette giorni dal "Giorno della Memoria", la ricorrenza internazionale con cui si commemorano le vittime dell'Olocausto, noi dello Sciacallo vogliamo ricordare ai nostri lettori un genocidio dimenticato, uno dei tanti: quello del popolo Rom e Sinti. Quando si parla di Fascismo e Nazismo, si tende sempre a ricordare solo ed esclusivamente le vittime ebree dei campi di sterminio, disinteressandosi, invece, di tutte le altre.

E' bene ricordare che nei lager, insieme al popolo ebraico, c'erano anche comunisti, socialisti, gay, down e portatori di handicap, malati mentali, lesbiche e Rom. Porajmos (traducibile come "devastazione" o "grande divoramento") è il termine con cui il popolo Rom e Sinti identifica il proprio sterminio perpetrato dai nazisti: uno sterminio che, secondo quanto stimato, provocò la morte di circa 500000 individui. Purtroppo, a causa dei pregiudizi che da sempre si portano dietro molti di essi, tale eccidio è finito ben presto nel dimenticatoio.

Uno dei massimi simpatizzanti nonché pensatore delle leggi razziali contro i Rom fu il dottor Robert Ritter, che stava svolgendo degli studi riguardo l'evoluzione della razza, ponendo quella ariana al primo posto, come da copione. Il 14 dicembre 1937, proprio in seguito a questi folli esperimenti, si ritenne assolutamente indispensabile l'arresto di queste popolazioni, perché "geneticamente criminali". Pura follia.

Ma la demenza e la crudeltà umana toccò il picco più alto il 9 gennaio 1938, quando il giurista austriaco, Portschy Gauleiter, scrisse una missiva al ministro del Reich, D. Lammers, proponendo una soluzione definitiva alla "questione zingara", ovvero, la sterilizzazione. Fu ordinato di sterilizzare tutte le donne sposate con uomini "ariani" all'ospedale di Düssendorf-Lierenfeld, comprese quelle incinte, che morirono durante i trattamenti. Più avanti, fu ordinato di estendere questo provvedimento anche ai bambini che avevano superato il dodicesimo anno di vita. Questi atti criminali venivano compiuti previa una forma di autorizzazione (chiaramente sotto coercizione)  e questi documenti vennero presentati dai nazisti durante il celebre processo di Norimberga come prove per discolparsi.

Ci sono stati anche tentativi di rivolta, come quella del 16 maggio 1944, che andò a buon fine. Tuttavia, nella notte del 2 agosto, 2897 di loro trovarono la morte nel crematorio numero 5, vicino allo Zigeunerlager. Molti ebrei italiani ricordano con immenso dispiacere tale avvenimento, perché queste popolazioni, attraverso la loro musica e i loro canti, riuscivano a dare conforto e a tenere accesa la speranza al campo di sterminio di Birkenau. Molti cosiddetti "zingari" che erano riusciti a sfuggire alle persecuzioni si unirono alla Resistenza e il resto è storia.

Ci sembrava doveroso ricordare questo sterminio, specialmente in un momento come questo, dove populismi beceri alla Salvini, stanno prendendo piede tra le genti in forme allarmanti. Vi lasciamo con il bellissimo inno Rom, composto nella versione originale dal musicista Jarko Jovanovic e con le parole di Karl Stojka:

"Noi Rom e Sinti siamo come i fiori di questa terra.
Ci possono calpestare,
ci possono eradicare, gassare,
ci possono bruciare,
ci possono ammazzare -
ma come i fiori noi torniamo comunque sempre"


                                        Fonte youtube: UbermenschMagician

Per non dimenticare.

Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L. Mason