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sabato 3 settembre 2016

"JE NE SUIS PAS CHARLIE": LA SOTTILE LINEA TRA SATIRA E CATTIVO GUSTO


Alcune delle vignette incriminate
fonte: ansa.it

Cari lettori, oggi lo Sciacallo vuole dire la propria in merito ad una polemica scoppiata negli ultimi giorni a causa di alcune vignette comparse sul celebre settimanale satirico illustrato francese Charlie Hebdo riguardanti la tragica vicenda del terremoto nel Centro-Italia. Se non sapete di cosa stiamo parlando, alcune delle immagini in questione sono quelle riportate all'inizio del nostro pezzo. Liberi di favi la vostra idea.

Tutti ci ricordiamo cosa è accaduto il 7 gennaio del 2015 a Parigi: due uomini appartenenti ad una cellula terroristica jihadista, i fratelli franco-algerini Said e Chérif Kouachi irrompono nelle sede di Charlie Hebdo e aprono il fuoco sulla redazione: alla fine, le vittime tra giornalisti, addetti alla sorveglianza e forze dell'ordine saranno 12, i feriti 11. Chiaramente, tutto il mondo occidentale in men che non si dica si indigna e inorridisce di fronte ad un'azione tanto terrificante, inneggiando alla libertà di stampa e di opinione, unica arma per combattere l'oscurantismo del fondamentalismo islamico. Impazza sulla rete nel giro di pochissime ore l'hashtag #jesuischarlie. Questo blog all'epoca dei fatti non era ancora nato, ma se fossimo stati già presenti sul web ci saremmo chiaramente uniti al cordoglio dei familiari di tutti coloro che quella mattina hanno perso la vita così tragicamente.

Detto questo, Charlie Hebdo viene colpito non a caso: è scelto per le vignette dissacranti sull'Islam che ormai da molti anni proponeva sulle sue pagine. Se volete cercatele, ci permettiamo di affermare che alcune di esse possono tranquillamente essere catalogate nel cattivo gusto e nell'eccessivo, per quanto questa sia da sempre, fin dalla sua fondazione, stata la linea editoriale scelta da Charlie. Lungi da noi sostenere che la rivista in questione si sia meritata o "andata a cercare" il devastante dramma che ha subìto, ma azzardiamo che qualche scrupolo in più era forse logico porselo.
In primo luogo, è nostra opinione, e nessuno ci smuoverà mai da qui, che ridicolizzare un culto religioso sia estremamente irrispettoso nei confronti di tutte quelle persone che possiedono una fede vera, tangibile, posta al centro della loro esistenza. Si tratti di cattolicesimo, buddismo o Islam non cambia; è chiaro però che quest'ultimo è al centro della discussione. Vogliamo ricordare ancora una volta che la nostra società è ricolma di persone di fede maomettana assolutamente perbene, perfettamente integrate nel tessuto sociale e che professano il loro culto nel totale rispetto di quello degli altri, portando avanti i propri usi e le proprie tradizioni senza però ostentarle né imporle a chicchessia. Alcune delle vignette dette "satiriche" di Charlie Hebdo pubblicate negli anni precedenti all'attentato non hanno avuto altro effetto se non quello di intensificare sempre di più l'odio, la diffidenza e la paura, tutte cose che, credeteci, non ci fanno bene. Oltre ad emarginare e a bollare come sospetti tutti quegli individui di cui sopra, totalmente privi di qualsiasi colpa.

Questo lungo preambolo era indispensabile per poter poi arrivare all'argomento principale del nostro articolo. Le vignette di Charlie Hebdo sul terremoto del Lazio sono vergognose nella forma e superficiali e qualunquiste nella sostanza.
E' superfluo sottolineare come sia indecoroso pensare di poter fare dell'umorismo da quattro soldi marciando su una tragedia che ha ucciso quasi 300 persone e ne ha lasciate altrettante in una condizione drammatica, senza una casa e in mezzo alla strada. Ci sorprende che questo colpo basso arrivi da qualcuno che ha sperimentato sulla propria "pelle" il terrore vero, lo sconcerto, l'orrore; che queste persone non siano in grado di empatizzare con le vittime di una catastrofe che, almeno teoricamente, non dovrebbe avere nazionalità o bandiera, se non quella della comprensione umana, che ci accorgiamo amaramente, non appartiene a tutti.

Ma se la forma, come dicevamo, è agghiacciante, i contenuti sono di una povertà intellettuale ancora più sorprendente. I redattori di Charlie Hebdo si sono difesi dal naturale sdegno suscitato dalla prima ondata di vignette sul terremoto (quelle della pasta al pomodoro e delle lasagne, per capirci) sostenendo che non è certo colpa di Charlie se le case degli italiani sono costruite dalla mafia.
Questa ridicola affermazione conferma ancora una volta la totale disinformazione propugnata da questa testata giornalistica, che butta nello stesso calderone due temi assolutamente distinti come le speculazioni edilizie della mafia (che esistono, purtroppo, inutile negarlo) e il terremoto. Le case che sono crollate facevano parte di borghi storici, spesso di fondazione medievale, costruiti in zone particolari e difficoltose come le colline laziali, mai completamente al sicuro da fenomeni naturali di questo genere. Qui la mafia non c'entra nulla, Charlie Hebdo se ne faccia una ragione. E il nostro non vuole in nessun modo essere un discorso di puro orgoglio nazionale demagogico e populista, la prima parte dell'articolo lo dovrebbe dimostrare.

Lungi da noi essere bigotti o arretrati (chi ci segue lo sa), riteniamo che la satira sia un ottimo strumento di critica sociale quando è utilizzata con arguzia e intelligenza, quando è in grado di evidenziare un difetto, un problema o un atteggiamento sbagliato, strappando un sorriso ma facendo riflettere. Purtroppo ci rendiamo conto che Charlie Hebdo si ritrova troppo spesso a farla fuori dal vaso, abusando di una tecnica che si può facilmente trasformare in un'arma a doppio taglio, poiché, per quanto efficace, la satira ci mette davvero poco a tramutarsi in cattivo gusto, in un cinismo talmente viscido da risultare indigeribile e insopportabile. Ci sono cose su cui, sul serio, non si può scherzare. Ci viene da dire, questa volta, je ne suis pas Charlie.
Ancora una volta, ci auguriamo che la popolazione terremotata possa al più presto ritrovare la serenità e tornare a condurre una vita normale, nel limite del possibile.

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason