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sabato 8 luglio 2017

IL LATO OSCURO DELLA FILOSOFIA: HOUSTON STEWART CHAMBERLAIN E "I FONDAMENTI DEL XIX SECOLO"


Houston Stewart Chamberlain
fonte: worldfuturefund.org

Cari lettori, oggi vogliamo affrontare la retrospettiva di un personaggio forse poco noto ai più, ma che con la sua filosofia, il suo pensiero e i suoi scritti, ha influenzato enormemente i fondamenti sociali sui quali si è basato il movimento più nefasto apparso nel XX secolo, ovviamente il nazismo.

Houston Stewart Chamberlain nasce nel 1855 a Southsea, cittadina della contea britannica dell'Hampshire. Durante la sua infanzia, soprattutto a causa di alcuni disturbi fisici di cui soffriva, Chamberlain gira per mezza Europa, trascorrendo periodi in Italia, Spagna e in Francia. Torna in Inghilterra per volere del padre, che lo iscrive al collegio scolastico per allievi militari di Cheltenham. Il giovane Chamberlain si accorge quasi subito che la vita del militare non fa per lui, e il suo soggiorno nell'accademia è travagliato. Si interessa decisamente di più alle scienze, in primis l'astronomia e la botanica. Si laurea a Ginevra in fisica naturale nel 1881. E' proprio negli anni trascorsi nella città svizzera che Chamberlain inizia a nutrire dei sentimenti astiosi ed odiosi all'indirizzo della sua madrepatria, incarnata nella persona di Benjamin Disraeli, primo ministro britannico di lungo corso dell'epoca vittoriana.
In campo scientifico, un passo molto importante è l'adesione di Chamberlain all'ipotesi del tedesco Hanns Horbiger, denominata "Teoria del ghiaccio cosmico", secondo la quale il nostro sistema solare è permeato da corpi in gran parte composti di ghiaccio. Importante, dicevamo, poiché questa teoria è stata in seguito fortemente sostenuta da Hitler, per dimostrare la sua fedeltà e ammirazione per la figura di Chamberlain.

Parallelamente ad un rigetto delle sue origini (l'Inghilterra e la sua politica), nella sua giovinezza Chmaberlain sviluppa una fortissima infatuazione per la cultura germanica, grazie specialmente all'influenza del suo tutore prussiano Otto Kuntze, che gli insegna il tedesco, declamandogli la manificenza dell'impero tedesco.
Cultura germanica il cui paradigma è, secondo Chamberlain, la musica di Richard Wagner, da cui l'intellettuale ormai anglo-tedesco rimane a tal punto colpito, da porla al centro del suo pensiero politico. Il Wagnerismo, di cui Chamberlain è campione, propina infatti la superiorità indiscussa della razza e della potenza germanica; qui Chamberlain riesce finalmente a trovare quella spinta spirituale, e in parte sognatrice e misticheggiante, che andava cercando da tempo e che l'arte e il costume britannici non avevano saputo suscitare in lui.
Dopo la morte del compositore, Chamberlain intratterrà una fitta corrispondenza ed una forte amicizia con la vedova di questi, Cosima, fino ad arrivare, diversi anni dopo, a sposarne la figlia Eva.

Ci preme sottolineare che non è certamente Chamberlain l'ideatore o il deus ex machina di un pensiero estremamente razzista e imperniato sulla purezza del proprio sangue, dilagante in quel periodo. Wagner stesso, che poi nella sua musica avrebbe estrinsecato tutto il suo odio verso i minori e gli impuri (i non-ariani), aveva trovato una vividissima fonte d'ispirazione in uno scritto ripugnante e inaccettabile, ma che aveva riscosso grande consenso: il Saggio sulla disuguglianza delle razze, pubblicato fra il 1853 e il 1855 dall'aristocratico francese Arthur de Gobineau. Questo ridicolo pamphlet teorizza il destino vittorioso di una fantomatica razza ariana, discendente diretta dei franchi germanici (sic), oltre a diffondere uno sperticato e pruriginoso odio nei confronti di qualsivoglia altra "razza", chiaramente indegna anche solo di respirare la stessa aria. Con inoltre un odioso afflato classista; i campioni dell'arianesimo sono, secondo de Gobineau, i ricchi aristocratici; il resto è feccia.

Non può essere altro che la razza quindi, la chiave di volta per analizzare al meglio l'opera grazie (o a causa?) alla quale Chamberlain è famoso: I fondamenti del XIX secolo, che pubblica nel 1899 grazie al supporto dell'editore Hugo Bruckmann (lo stesso che avrebbe poi pubblicato il Mein Kampf).
Chamberlain si propone di ripercorrere l'intera storia della civiltà occidentale, dalle origini nel vicino Oriente, per arrivare, tramite argomentazioni para o pseudo-scientifiche, alle innovazioni tecnologiche, industriali e filosofiche appunto del XIX secolo, tutte opera della pluri-celebrata razza ariana.
Al contrario, ogni guerra, conflitto, scontro è stato provocato dalla nefasta azione della subdola razza ebraica (attraverso il loro grande ascendente in campo economico), il cui obiettivo non è altro che rimanere l'unica razza pura sulla faccia della Terra in mezzo ad un coacervo di meticci difficilmente distinguibili; e per fare questo, gli ebrei dovevano annientare la gloriosa razza ariana.

E invece, noi sappiamo bene chi ha rischiato di essere completamente annientato da chi ha deciso di mettere in pratica le idee astruse, anti-scientifiche ed eticamente folli di Chamberlain e affini.
E' chiaro che la nostra analisi dello scritto in questione è stata superficiale e non siamo entrati nel vivo di tutti i passaggi logici operati dall'autore nel delineare il percorso della civiltà occidentale. Ma sapete una cosa? Francamente non ci interessava, perché se le basi sociologiche, storiche e scientifiche sono queste, cercare di cavare qualcosa di culturalmente rilevante è tempo perso, e gli inspiegabili giri di parole, che possiamo trovare sul web, mediante i quali qualcuno riesce ad attribuire grande valenza a questo tipo di junk literature, letteratura-spazzatura, sono aria fritta. 

Ne abbiamo voluto parlare per ricordare ancora una volta come il male nella sua storia ha saputo tante volte mettersi in ghingheri, vestirsi con giacca e cravatta, e apparire rispettabile e colto. Attenzione, lo fa ancora oggi.

Chiudiamo con una citazione che metterà bene in luce il valore morale del personaggio che abbiamo trattato: "Non solo l'ebreo, ma tutto ciò che deriva dal pensiero e dalla mente ebraici, corrode e disintegra quanto di meglio c'è in noi" (H.S.Chamberlain)

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason