Fonte foto: Wikipedia
Ieri la Francia ha festeggiato il 227esimo
anniversario della presa della Bastiglia: questa vicenda storica è fondamentale per il paese transalpino, visto che diede il
via alla Rivoluzione francese. Come ben saprete, però, a Nizza la festa è stata
rovinata da un attentato che ha generato circa 84 morti: alle 22:30, proprio
nel momento in cui la folla si era radunata per assistere allo spettacolo dei
fuochi d’artificio sulla Promenade des Anglais (il viale del lungomare di Nizza),
un camion si è lanciato a tutta velocità sul pubblico, compiendo persino
manovre a zigzag per garantirsi più vittime possibili. La folle corsa si è
conclusa quando i poliziotti sono riusciti ad uccidere il conducente, Mohames
Lahouaiej Bouhlel, un tunisino di 31 anni in apparenza affiliato allo Stato
islamico dell’ISIS.
Ovviamente si capisce sin da subito che dietro all’attentato
c’è dell’altro; i lettori del nostro blog ormai saranno al corrente delle
manovre politiche e criminali che si nascondono dietro a qualunque attentato,
sia esso di matrice religiosa o politica. Detto questo, però, non possiamo non
notare delle stranezze davvero curiose che nessun giornale ha voluto
evidenziare: tutti gli attentati compiuti finora hanno avuto come vittime esclusivamente
degli ignari cittadini. Il fatto è molto inquietante, perché da quanto emerge,
lo Stato islamico sembra prendersela con i civili, ma al contempo lamenta dei
continui attacchi operati dalle forze militari associate alla NATO, e delle
forze politiche che le manovrano. Finora nessuna sede istituzionale è stata
colpita: consolati e caserme non vengo minimamente impensierite, nemmeno di
striscio. Negli attentati che hanno sconvolto il Bangladesh (un paese a
maggioranza musulmana), si è detto che gli attacchi erano pervenuti in una zona
limitrofa all’ambasciata italiana, eppure, nessuno dei diplomatici è stato colpito.
Precisiamo subito un punto: queste sono solo riflessioni che
ci poniamo al termine di un’analisi approssimativa. Il nostro intento non è
quello di “gufare” affinché i “terroristi” colpiscano nelle sedi delle
ambasciate. Ci limitiamo solo a segnalare questo particolare curioso. Allo
stesso modo proviamo a capire, a caldo, le ragioni che hanno condotto a questo
attacco. E’ evidente come i francesi negli ultimi mesi siano sotto tiro di
qualche cecchino dell’economia: se pensiamo agli scontri tra tifosi che hanno
causato dei decessi durante l’europeo di calcio, e li uniamo a questi attentati
dell’”ISIS”, ci pare di intuire come il potere stia cercando di mettere “sotto
scacco” Hollande e il suo governo. La legge del lavoro ha creato, giustamente,
molti malumori tra i proletari francesi che, di comune accordo con i sindacati,
si sono riversati nelle piazze a protestare, mentre in alcuni casi si è
registrato addirittura un’occupazione delle raffinerie. Come
abbiamo già detto prima, al momento risulta difficile comprendere la natura di
questi attentati, e solo il tempo potrà rispondere ai nostri quesiti sulla base
degli effetti prodotti sul tessuto sociale.
Noi ci chiediamo come possano accadere eventi di questo
tipo, per giunta in uno Stato come la Francia, uscita ferita dagli attacchi di
novembre e che, per tale motivo, avrebbe dovuto essere in stato di allerta assoluto.
Davvero non riusciamo a comprendere le dinamiche: come fa un ragazzo qualunque
ad evitare il controllo sulla base di una scusa puerile (avrebbe detto alla
polizia che trasportava gelati) in un momento delicato come questo? E perché si è deciso
di procedere con una dinamica d’impatto così “banale”, specialmente se si pensa
a come hanno operato in altre circostanze? Come vi abbiamo accennato prima,
ricordiamo che in Francia è in corso una battaglia vera e propria che vede
schierati sindacati e lavoratori da una parte, e il governo dall’altra. E se questo attentato
fosse una manovra politica per spegnere
i focolai di protesta e richiamare la popolazione all'unità nazionale in funzione antiterrorista?
Solo il tempo chiarirà i nostri dubbi.
O forse no...
Mente libera, occhi aperti
Lo Sciacallo, Marcus L. Mason
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