Battisti e Mina, fonte foto: Wikipedia
Cari lettori, ultimamente sulle pagine del nostro blog si è parlato moltissimo di musica: dopo le recenti interviste a Bruno Mautone e Glauco Cartocci che avevano come focus Rino Gaetano (1950-1981) e la leggenda della morte di Paul McCartney, quest'oggi invece andremo ad analizzare un brano specifico. Il pezzo in questione è "Il nostro caro angelo", ed è stato composto da Lucio Battisti (1943-1998), uno dei più grandi autori della musica italiana. La canzone fa parte dell'omonimo album del 1973, che contiene, tra gli altri, capolavori come "La collina dei ciliegi" e "Questo inferno rosa". L'album ebbe un successo notevole: fu infatti il secondo album più venduto in Italia nel 1973, dietro solo a un precedente lavoro dello stesso Battisti, "Il mio canto libero" (pubblicato nel novembre del '72).
All'epoca destò un po' di clamore e scandalo la copertina dell'album, a causa della presenza di un seno scoperto e di un bambino nudo. Stando ad alcune interpretazioni, il significato che si trae da essa sarebbe legato ai temi dell'ecologia e della salvaguardia delle tradizioni, anche se in realtà parrebbe contenere un significato più recondito e di natura esoterica. Risulta complesso identificare in una sola corrente musicale un artista così eclettico come è stato Lucio Battisti, un musicista sii "italico", ma con un occhio vigile a quanto accadeva in Inghilterra e Stati Uniti per quanto riguardava la scena blues e rock (in particolare il progressive, basti pensare a un album come "Anima Latina", del 1974). Al pubblico, però, è conosciuto soprattutto per le sue canzoni più melodiche e semplici, che entravano nel cuore della gente anche grazie ai testi di Giulio Rapetti, in arte Mogol, che con Battisti diede vita a una collaborazione intensa e redditizia, interrotta bruscamente nel 1982, forse a causa di problemi con la moglie del musicista di Poggio Bustone, Grazia Letizia Veronese, che diventerà co-autrice dei suoi brani dopo una breve parentesi di lavoro con il paroliere Pasquale Panella.
Ma veniamo ora alla canzone che prendiamo in esame in questo articolo. Con ogni probabilità la versione del disco è stata concepita più tardi, tanto è vero che ne esiste un'altra (è usufruibile su youtube), con un arrangiamento completamente differente, che probabilmente era quella originale che non aveva convinto pienamente Battisti. La canzone funziona per due motivi: innanzitutto per il tema musicale, suggestivo e affascinante, specialmente in virtù di un intro di basso di uno straordinario Bob Callero e per l'uso di sinth, pianoforte elettrico e archi elettronici che conferiscono un suono cosmico al brano; il secondo motivo, chiaramente, è riconducibile al testo di Mogol, oscuro e filosofico, che prende di mira la Chiesa Cattolica, tacciata di tarpare le ali al nostro caro angelo che rappresenta simbolicamente l'ideale che la Chiesa soffoca, impedendo così all'uomo di emanciparsi dalla schiavitù dei dogmi, rischiando di cadere nella sempre eterna "fossa del leone". Il Vaticano attira i fedeli facendo leva sui sentimenti di paura e alienazione. Del resto, come dice Battisti nella canzone, "le rughe han troppi secoli oramai, truccarle non si può più". La fede deve essere pura, libera di esprimersi.
Il risultato di questo lavoro di Battisti è straordinario, sofisticato e ricercato, troppo avanti per l'epoca. A nostro modo di vedere, Il nostro caro angelo è il brano capolavoro della discografia di Lucio Battisti. E allora ci congediamo invitandovi come sempre all'ascolto dell'intero album oltre che al singolo brano. Di seguito vi riportiamo il testo e la canzone. Buon ascolto.
IL NOSTRO CARO ANGELO (Mogol-Battisti)
La fossa del leone
è ancora realtà
uscirne è impossibile per noi
è uno slogan falsità
Il nostro caro angelo
si ciba di radici e poi
lui dorme nei cespugli sotto gli alberi
ma schiavo non sarà mai
Gli specchi per le allodole
inutilmente a terra balenano ormai
come prostitute che nella notte vendono
un gaio un cesto d'amore che amor non è mai
Paura e alienazione
e non quello che dici tu
le rughe han troppi secoli oramai
truccarle non si può più
il nostro caro angelo
è giovane lo sai
le reti il volo aperto gli precludono
ma non rinuncia mai
cattedrali oscurano
le bianche ali bianche non sembran più
Ma le nostre aspirazioni il buio filtrano
traccianti luminose gli additano il blu
Youtube, MrSong14
Mente libera, occhi aperti
Lo Sciacallo, Marcus L. Mason