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venerdì 30 dicembre 2016

L'ATTENTATO DI BERLINO: LE MOTIVAZIONI E I POSSIBILI SCENARI


 
                                            Fonte foto: ww.qds.it


Il 19 dicembre, a Berlino, si è consumato l’ennesimo attentato terroristico. Un camion si è lanciato a velocità impazzita contro la folla accorsa per il canonico mercatino di Natale. Questa modalità, già vista a Nizza, è del tutto nuova e, per tale motivo, risulta ancora indecifrabile a livello di analisi simbolica, anche se pare evidente, agli iniziati, essere il frutto di una sovragestione. L'attacco a Berlino potrebbe essere legato alle prossime elezioni tedesche: l'obiettivo è quello di spingere Angela Merkel su posizioni reazionarie. Il terrorismo, su commissione delle Ur-Lodges, teme sempre il soggetto dialogante e tollerante, tanto è vero che non colpisce mai l'estremista, perché quello serve per diffondere l'odio, tanto caro al potere.

E’ quanto dichiarato da un nostro carissimo amico, Gianfranco Carpeoro, interpellato sull’argomento da Fabio Frabetti durante il consueto appuntamento domenicale col “Carpeoro racconta”, trasmissione usufruibile mediante il semplice accesso a YouTube. Secondo Carpeoro, questa escalation di attentati serve per consentire ai poteri che pilotano questi atti di preparare eventi di portata mondiale, sulla falsa riga di quanto accaduto a Parigi. Tutto secondo protocollo, quindi, tranne la modalità di esecuzione, una novità assoluta.
Nulla di nuovo, quindi, vi domanderete voi lettori, se si esclude la dinamica dell'evento. Lo Sciacallo un'idea se l'è fatta, e più avanti la esporrà.

“Nessun terrorista serio si porta dietro i documenti”, commenta l’autore del libro “Dalla Massoneria al Terrorismo”, un manuale eccezionale, che chiarisce ai più curiosi ogni aspetto della Massoneria, dalla sua origine alla sua degenerazione, fino a toccare temi di stretta attualità, come gli ultimi atti terroristici di matrice “Isis”. Ma la storia dei documenti non è nuova: ne sa qualcosa Massimo Mazzucco, colui che più di tutti, almeno in Italia, si è occupato degli attentati dell’11 settembre 2001 (vi invitiamo a seguire i suoi video su Youtube).

Allora perché diffondere le generalità degli attentatori, di cui, guarda caso, una volta fatta la frittata, si finisce per conoscerne ogni aspetto della loro vita? Un altro aspetto che salta subito agli occhi, non solo in questo scenario ma in tutti gli altri episodi di questo tipo, è il fatto che tutti gli esecutori materiali (ma poi siamo sicuri che siano effettivamente loro?) vengono uccisi o si suicidano. Una stranezza che in pochi rilevano, ma che in fin dei conti risulta fondamentale se si vuole cercare di arrivare alla verità. Anche perché le motivazioni sono semplici: il sistema ha bisogno di incriminare qualcuno e al contempo di trovare l’eroe di turno; in secondo luogo serve per confortare la popolazione ma, soprattutto, le forze dell’ordine: sempre secondo quanto sostenuto da Gianfranco Carpeoro, in questo modo i livelli di allerta si abbassano e le logge reazionarie (sul podio ci sono l’Hathor Pentalpha e la Three Eyes) possono agire indisturbate, riorganizzare le forze e progettare un nuovo evento terroristico. Viceversa, se l’attentatore resta in fuga, il livello di sicurezza e di allerta si alza e perciò risulta più difficile ideare operazioni criminose.


Tra l’altro, come vi abbiamo raccontato in uno dei primissimi articoli del nostro giovane blog, queste cose si progettano con largo anticipo. Come vi abbiamo accennato prima,  noi una piccola idea sul perché l'Isis chiede alla sua manovalanza di utilizzare i camion ce la siamo fatta e ora ve l'andiamo ad esporre. Ci sono più spiegazioni: la prima, quella più immediata, risponde a un discorso di comodità e semplicità; la seconda, invece, è più complessa e richiede un piccolo sforzo: il camion potrebbe simboleggiare un carro armato, come quelli utilizzati in guerra, inoltre, il suo primo utilizzo risale alla Battaglia delle Somme, che vedeva impegnate, oltre al Regno Unito, proprio Francia e Germania. Insomma, l'ennesimo richiamo alla guerra. Intendiamoci, sono solo supposizioni, magari ancora lontane dalla soluzione, però chissà, magari da queste ipotesi se ne possono sviluppare altre più concrete.

Infin, analizzando questa ultima serie di attentati, Marcus L. Mason ha individuato un filo conduttore comune che unisce le stragi di Bruxelles e Nizza a quella di Berlino. Tutti questi tre eventi, guarda combinazione, sono avvenuti tutti in prossimità di celebrazioni particolari e importanti per noi occidentali: gli eventi di Bruxelles durante le festività pasquali, quello di Nizza nel giorno della presa della Bastiglia, una ricorrenza molto sentita in Francia e, infine, quello di Berlino, a pochi giorni dal Natale. Noi, nel nostro piccolo, riteniamo che non siano coincidenze. Del resto abbiamo imparato che le coincidenze non esistono. Forse hanno deciso di cambiare strategia, di non far coincidere gli eventi con date di rilevanza massonica o simbolica, perciò poco individuabili dalle masse, ma di lanciare il messaggio più evidente anche al mondo profano, spesso ignaro da queste logiche…



Mente libera, occhi aperti


                                              Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

venerdì 23 dicembre 2016

IL "CLASSICO" NATALE DI UNA GRANDE FAMIGLIA ITALIANA: MARIO MONICELLI PRESENTA I SUOI "PARENTI SERPENTI"


fonte: youmovies.it

Cari lettori, il Natale è alle porte, la televisione e le radio sono ormai inondate da programmi, film e canzoni a tema e chiaramente tutti ci sentiamo più buoni. Nell'augurarvi col cuore di passare delle serene feste, ne approfittiamo per proporvi anche noi un film a tema: si tratta di una pellicola del 1992, per la regia di Mario Monicelli, intitolata Parenti serpenti.

Il regista in questione non ha certo bisogno di particolari presentazioni, si tratta di uno dei più importanti e imprescindibili esponenti di quella che sarà poi ribattezzata "commedia all'italiana".

Monicelli nasce nel 1915 a Roma, dove trascorre l'infanzia prima di trasferirsi in Toscana, a Viareggio, per frequentare le scuole medie e successivamente i primi anni di liceo per poi terminarlo a Milano, luogo in cui fa la conoscenza di suoi futuri colleghi come Riccardo Freda e Alberto Lattuada, insieme ai quali fonda anche il giornale Camminare, dove il giovane Monicelli scrive proprio di cinema. Chiuso il periodico perché bollato di comunismo dall'allora governo fascista, Monicelli torna in Toscana dove concretizza i suoi primi veri esperimenti cinematografici. Per vedere però il suo debutto ufficiale dietro la macchina da presa bisogna attendere l'inizio della prolifica intesa artistica con Stefano Vanzina, in arte Steno; insieme a lui, nel 1949 (dopo aver collaborato alla sceneggiatura di diversi altre pellicole di quegli anni), dirige Totò cerca casa. I due, tra il '49 e il '54 firmeranno ben 8 lungometraggi.

Inizia poi la carriera per così dire "solista" di Monicelli, che lo vedrà in 50 anni autore di numerosi film memorabili e immancabili per chiunque si voglia avvicinare allo studio della settima arte. Sorretto piuttosto spesso dal formidabile duo di sceneggiatori Age & Scarpelli (Agenore Incrocci e Furio Scarpelli), racconta l'Italia e l'italianità come pochi altri hanno mai saputo fare.
Se Fellini rappresenta la perfezione estetica, Risi tratteggia personaggi e storie a volte un po' stereotipate, e Scola è molto più sopra le righe nella sua messinscena, Monicelli è stato in grado di trovare la sintesi perfetta tra gli stili imperanti in quel periodo, realizzando opere di profondità sociale contemporanea totale. I film di Monicelli sono talmente realistici, i suoi personaggi sono talmente riconoscibili in qualcuno che si incontra ogni giorno, che riescono a farci pensare, anche solo per un momento, che quello che stiamo guardando possa essere reale, quando invece ovviamente non lo è; in sintesi, l'essenza stessa del cinema.
Attraverso la commedia di costume, Monicelli ha dipinto nei suoi film tutta una serie di affreschi popolari in cui tutti noi ci possiamo rispecchiare; in alcuni casi, ha scelto di utilizzare la sua comicità a volte surreale (ma mai demenziale e fuori contesto) e agrodolce per lanciare i suoi messaggi come ne I soliti ignoti (1959), La grande guerra (1959), Amici miei e Amici miei-Atto II (1975 e 1982), in altri ha deciso di buttarsi sul dramma sociale crudo e asciutto, tra i quali I compagni (1963) e Un borghese piccolo piccolo (1977).

Il film che intendiamo approfondire fa parte della produzione dell'ultima parte della carriera di Monicelli, ma ci accorgiamo che pure invecchiando, il regista toscano d'adozione non ha perso la sua malizia.
Si può sostenere che Parenti serpenti sia l'ultimo grande film di Monicelli, in cui è riuscito ad equilibrare le sue due anime (quella più sarcastica e quella decisamente più nichilista) in un meccanismo ad orologeria impeccabile.
La storia è molto semplice: due anziani accolgono a casa loro i quattro figli con le relative famiglie per trascorrere tutti insieme le festività natalizie. E' chiaro già sin dall'inizio che esistono delle ruggini tra fratelli, e che probabilmente nessuno vorrebbe trovarsi in quella casa. Troviamo situazioni molto comuni: la figlia Lina frustrata a causa di un lavoro, la bibliotecaria, e un matrimonio non appaganti; l'altra figlia femmina Milena depressa perché non riesce a rimanere incinta; il figlio Alessandro, apparentemente senza problemi, ma consapevole di avere una moglie che lo tradisce ripetutamente, e con una figlia obesa che vuole diventare soubrette; infine l'altro maschio Alfredo che non riesce, a più di 40 anni, a rivelare ai genitori la propria omosessualità.
Ma nonostante i rapporti non certo idilliaci tra i membri della famiglia, questi dovranno necessariamente fare fronte comune quando i due anziani genitori, nel bel mezzo del pranzo di Natale, faranno un annuncio che lascerà tutti sgomenti e atterriti.

Senza rivelare particolari della trama, possiamo dire che Monicelli qui fa uno dei suoi abituali spaccati sulla situazione italiana odierna, sbeffeggiando e irridendo tutti gli stilemi della classica e apparentemente indistruttibile famiglia, il cardine della società in cui viviamo. Per il regista non è altro che il perfetto nascondiglio di tutte le ipocrisie che caratterizzano la media borghesia, in cui alla fine è il tornaconto personale a farla unicamente da padrone. Non c'è quindi spazio, nella poetica monicelliana, per il tradizionale spirito natalizio, spazzato via dall'egoismo e dalla cattiva fede delle persone. Eccezionale in questo senso la scena della messa di mezzanotte, che si rivela essere, nel paesino del centro-sud Italia dove è ambientato il film, assimilabile a un ricevimento aristocratico, dove si sfoggia la propria ricchezza e posizione sociale; per poi essere subissati dalle malelingue della gente che sa tutto di tutti.
Se la prima parte del film gioca molto sul contrasto tra i momenti brillanti e le incursioni nel dramma familiare, la seconda parte vira decisamente verso la cupezza del noir. L'ironia viene quasi completamente eliminata, per mettere sotto la lente d'ingrandimento i lati più abietti dei componenti di questa famiglia, che a questo punto non hanno più motivo di fingere. Il finale nerissimo durante la serata di Capodanno è un pugno allo stomaco necessario, utile ad evidenziare una volta di più come Monicelli ne abbia per tutti e non si stanchi, a quasi 80 anni (la sua età all'epoca del film) a mettere alla berlina una façon de vivre in cui lui, così spontaneo e verace, mai avrebbe potuto riconoscersi.

In definitiva, vi facciamo nuovamente i più sentiti auguri e speriamo che tramite la visione di questo film possiate arrivare a comprendere l'importanza che può avere un gesto sincero di affetto rivolto a qualcuno a cui volete veramente bene, libero da qualsiasi ipocrisia e falsità. Che l'assenza totale del Natale in questo film possa farvi venire voglia di viverlo per davvero.

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

sabato 17 dicembre 2016

L'INESORABILE AZZERAMENTO DELLA POLITICA ITALIANA TRA REFERENDUM, PSEUDO-GOVERNI E SINDACI ALLO SBANDO


Matteo Renzi e Paolo Gentiloni
fonte: laprovincianotizie.com

Cari lettori, è con estremo rammarico e con incalcolabile amarezza che ci accingiamo a scrivere questo post. Vorremmo potervi parlare di un'Italia che finalmente riparte (vi ricordate il famoso: "Allacciate le cinture" di Renzi?), sorretta da una classe dirigente che cerca volonterosamente soluzioni pratiche e il più possibile immediate per far sì che coloro, tanti purtroppo, che si trovano in difficoltà trovino qualcosa a cui potersi aggrappare; ci riferiamo in particolar modo al lavoro, sempre più un'utopia, ma non solo.

Ma sfortunatamente non è così, il quadro è ben più misero. Nelle ultime due settimane il panorama politico italiano, ve ne sarete resi conto, ha subìto non pochi stravolgimenti (ma ne siamo proprio sicuri?).
Il 4 dicembre gli italiani sono stati chiamati alle urne per un inutile referendum costituzionale, i cui promotori sostenevano che, in caso di successo del SI, il paese sarebbe cambiato da cima a fondo. Milioni di euro spesi dal presidente del Consiglio Matteo Renzi per mandare simpatiche letterine in cui si ricordava il dovere civico di andare a votare, l'unico modo per potersi definire un vero italiano: se poi la croce andava sul SI, era cosa ancor più gradita.
La riforma costituzionale elaborata dall'incantevole duo Boschi-Finocchiaro, la giovane rampante e la veterana del Parlamento, è scritta però coi piedi, quasi che l'obiettivo sia proprio quello di farsela respingere in massa dal popolo, che infatti risponde con quasi il 60 % di NO. Domenica a tarda sera Renzi si presenta davanti alla stampa e annuncia le sue dimissioni, infarcendo il tutto con un discorso di marzapane che, dobbiamo ammetterlo, ci ha fatto scendere qualche lacrimuccia.
Tornando seri, tutto come annunciato quindi, gli atti della commedia si stanno susseguendo sulla scena con precisione metodica. C'è chi chiaramente approfitta dell'euforia del momento per aizzare la festante folla, i vari amiconi Salvini, Meloni e M5S, inneggiando ad elezioni immediate, che loro stessi sanno essere improponibili senza una legge elettorale. Ma che importa, è proprio quello che la gente vuole sentirsi dire, pur di appendere ideologicamente Renzi in piazzale Loreto.

Ora, quello che è accaduto nei giorni successivi non è altro che la prosecuzione della farsa.
Apriamo un piccolo inciso per ricordare che due importanti personaggi nostri amici come Paolo Franceschetti (rileggete l'intervista che ci ha concesso) e Carpeoro da tempo affermavano che non sarebbero andati a votare, poiché secondo loro era tempo perso, significava votare il nulla. Vediamo chi riesce a smentirli adesso, alla luce dei fatti; occorrerebbe un pelo sullo stomaco non indifferente.
In definitiva come tutti sapete, dopo le varie consultazioni col presidente della Repubblica Mattarella (che, bontà sua, ha addirittura rinunciato ad assistere alla prima della Scala), l'incarico di formare un nuovo governo viene affidato a Paolo Gentiloni, da sempre un subalterno, portaborse per anni di Francesco Rutelli, chiaramente un prestanome di chi ben sapete. Il meraviglioso teatrino imbastito dalla ciurma dell'aspirante massone Renzi raggiunge la scena madre nel poetico momento in cui Gentiloni, al suo primo discorso alle Camere, rivendica e loda tout court il "lavoro" di un governo che gli italiani avevano voluto, illudendosi, con il voto al referendum, cacciare a casa a pedate.

La bellissima foto in cui i NUOVI ministri posano tutti insieme appassionatamente, sorridendo a 32 denti, in barba a tutti e a tutto, è il sardonico e grottesco finale di una commedia nera degna del teatro dell'assurdo di Beckett e Ionesco, o di un'opera del maestro Eduardo.
Confermata praticamente in toto la squadra composta dai cavalieri di Renzi, visto l'eccellente opera svolta finora: la fida Maria Elena Boschi che, vista la brillante riforma costituzionale da lei proposta, viene promossa Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; Angelino Alfano, sempre abile a muoversi secondo la direzione del vento, che passa agli Esteri; e poi Giuliano Poletti, che non poteva certo essere rimosso dopo il geniale Jobs Act, che ha costretto migliaia di giovani a vivere di lavoro precario pagato da fame tramite i celeberrimi voucher. Potremmo proseguire, ma ci sembra sufficiente; vogliamo solo sottolineare che se prendere in giro le persone è l'attività abituale di chiunque giunga a determinate posizioni di potere, almeno si era soliti farlo con discrezione; qui sono la faccia tosta e la spudoratezza che irritano particolarmente.

fonte: gqitalia.it

Ma non finisce qua: in questa settimana terremoto nel comune di Roma, dove l'inerte sindachessa Raggi si ritrova a perdere due importanti collaboratori perché sotto indagini: Paola Muraro, assessore all'ambiente e Raffaele Marra, importante collaboratore della Raggi, accusato di corruzione. Insomma, anche per il M5S di Roma brutte notizie, che si aggiungono a dei primi mesi da sindachessa della Raggi non certo memorabili.
E, dulcis in fundo, l'autosospensione del neo sindaco di Milano, l' "eroe" di Expo Beppe Sala, iscritto al registro degli indagati nell'inchiesta della Procura meneghina per corruzione e turbativa d'asta su un importante appalto della stessa Expo sulla preparazione dell'area dei padiglioni.

Vogliamo terminare la nostra triste panoramica con una riflessione: la parola politica deriva dal greco politiké, che può essere tradotto con "tecnica di governo". Ora noi ci chiediamo: quali sono le tecniche di governo in Italia? C'è un governo degno di questo nome? Quando queste persone si ricorderanno qual è il loro lavoro, e rispetteranno davvero quella che viene chiamata democrazia, ma che in realtà altro non è che un'oligarchia neanche ben mascherata di banche, imprenditori e tecnocrati? Speriamo prima di subito, perché mentre Renzi attua le sue manovre sottobanco e Di Maio parla con gli Stati Uniti, esistono le persone, che hanno il diritto di vivere serenamente e di provare ad essere felici.

Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

venerdì 9 dicembre 2016

IN MORTE DI FIDEL: IL RACCONTO, IN BREVE, DI UN RIVOLUZIONARIO CHE HA SFIDATO LA POTENZA USA

                                                     Fonte foto: Wikipedia
 
Cari lettori, come ben saprete, il 26 novembre, a Santiago de Cuba, si è spento il rivoluzionario cubano Fidel Alejandro Castro Ruz, l’uomo che per anni, dal 1959 al 2008, ha guidato la nazione cubana: dal 2 dicembre 1976 al 24 febbraio 2008 è stato Presidente del Consiglio di Stato (succedendo a Osvaldo Dorticos Torrado) e ancor prima, dal 16 febbraio 1959 fino al 24 febbraio 2008, Primo ministro di Cuba.

Abbiamo aspettato che passasse la tempesta mediatica che ha investito Cuba in questi giorni per dire la nostra su un uomo che ha fatto, piaccia o meno, la storia del Novecento, portando un piccolo isolotto dei Caraibi al centro della scena politica internazionale, specialmente durante il periodo della Guerra Fredda; nel 1963, durante l’amministrazione Kennedy, Cuba è si è trovata immischiata nella contesa che vedeva opposte Usa e URSS, a tal punto che per un soffio il mondo è stato a un passo dal Terzo Conflitto Mondiale, in seguito alla scoperta, da parte dei caccia yankee, di installazioni missilistiche nel territorio cubano (gli Usa avevano fatto lo stesso in Turchia). Innanzitutto, cominciamo col dire che il nostro blog è libero da qualsiasi condizionamento mentale: ogni voce dissidente qui può trovare spazio, se non nuoce il buon senso. Detto questo, non nascondiamo (del resto si può scorgere dai nostri articoli), una simpatia nei confronti delle teorie marxiste. Al netto di questo, però, cercheremo di raccontarvi la vita di uomo che, come tutti, ha avuto luci e ombre, con l’onesta intellettuale che da sempre ci contraddistingue.

Fidel Castro e il Movimento del 26 luglio (che comprendeva tra gli altri, Ernesto “Che” Guevara de la Serna, Camilo Cienfuegos e Raul Castro), dopo diverse battaglie nella Sierra Maestra e il fallimento dell’attacco alla Caserma Moncada, finalmente nel 1959 riuscì a fare il suo ingresso a L'Avana, liberando Cuba da una dittatura odiosa, come quella di Fulgencio Batista. All’epoca l’isola era, in sostanza, il bordello degli Stati Uniti: il popolo era analfabeta, viveva in assoluta povertà, mentre i ricchi signori nordamericani si divertivano e sfruttavano tutte le risorse del Paese, compresa l’industria della canna da zucchero, l’oro di Cuba. Fidel eliminò tutto questo, rese la sua Cuba indipendente e varò delle riforme importanti che prevedevano l’istruzione obbligatoria fino a 16 anni (fu eliminato l’analfabetismo diffuso nel Paese), totalmente gratuita, così come il sistema sanitario (il miglior al mondo se non ci fosse l’embargo). Queste e altre grandi riforme di stampo socialista indispettirono gli Stati Uniti che, dopo la decisione di Castro di ricorrere alla forza per nazionalizzare le raffinerie americane in territorio cubano, dopo il fallito tentativo di invadere l’isola con l’aiuto di mercenari cubani (l’Invasione della Baia dei Porci), risposero con quello che lo Sciacallo non esita a definire un crimine nei confronti dell’umanità, ovvero, l’embargo, che il popolo cubano chiama “Blocqueo”.

Un provvedimento scellerato, fascio-nazista, che impedisce a un’intera popolazione di ricevere le cure sanitarie. E’ vero, ben presto il governo castrista ha assunto caratteristiche autoritarie e di autarchia. Ma questa non è altro che la degenerazione tipica di una nazione che si vede bloccata al suo esterno: la furiosa e delinquenziale azione statunitense ha stritolato le aspettative dell’Isola, ponendo una sorta di gabbia al di fuori dei confini cubani (esattamente come hanno fatto con l’URSS prima e la Cina poi). Chiaramente, gli USA preferivano di gran lunga il governo filo-americano di Batista: non dimentichiamoci che “gli esportatori della democrazia” hanno incitato l’ascesa di dittature fasciste, deponendo a loro piacimento politici scomodi come Salvador Allende (un giorno parleremo del Golpe Cileno perché c’è una storia non raccontata nei libri di storia).

Vi ricorderete il nostro articolo sull’Operazione Condor? Bene, quello è il potere di una nazione imperialista come gli USA, che soggioga intere nazioni, Italia compresa, e si permette di arrogarsi il diritto di interferire nelle scelte politiche degli altri Stati. Fidel Castro è stato in qualche modo costretto ad assumere una guida dispotica, perché altrimenti gli Stati Uniti avrebbero finanziato una controrivoluzione al suo interno, con l’aiuto di mercenari. Castro ha commesso errori soprattutto negli anni ' 70, quando ha represso molti omosessuali, salvo poi ammettere, anni dopo, di aver sbagliato. Ha incarcerato molti oppositori politici: non è stato un santo. Ma nessuno lo è. Tutti hanno volontariamente o involontariamente commesso un torto nei confronti di un'altra persona. Il valore di un uomo si giudica nel tempo e prendendo in considerazione tanti fattori: altrimenti si finisce per diventare come i Grillini, che giudicano le persone in base a un errore o a una parola di troppo scappata in un momento giocoso. Un po’ come i giudici di quei maledettissimi talent televisivi. In Italia c’è qualcuno che ha esultato per la morte di Castro, sia a destra sia in quella parte di sinistra democristiana: “Cuba sarà finalmente libera”, hanno scritto in molti. Non sanno, però, che la nostra amata Italia è infinitamente meno libera di Cuba…

Mente libera, occhi aperti
                                                Lo Sciacallo, Marcus L. Mason




lunedì 28 novembre 2016

LO SCIACALLO INTERVISTA PAOLO FRANCESCHETTI: "LA VITTORIA DI TRUMP NON CAMBIA NULLA COSI' COME IL RISULTATO DEL REFERENDUM. QUALCHE ANTICIPAZIONE SUL MIO NUOVO LIBRO. LE IENE? COME DOTTOR JEKYLL E MISTER HYDE..."


fonte: marcovuyet.com
Cari lettori, lo Sciacallo Marcus L. Mason ha deciso di fare un'altra chiacchierata con il nostro amico Paolo Franceschetti, che ringraziamo per la disponibilità nonostante gli impegni, su temi di stretta attualità. Ecco il resoconto della nostra conversazione.

Partiamo dall’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti. Cosa ne pensi di questo risultato elettorale e quali possono essere i prossimi scenari?
“Bisogna partire da un presupposto, che purtroppo la maggior parte della gente non riesce a cogliere, ma che invece è di assoluta evidenza: non esiste la possibilità di cambiare il sistema se non cambi le persone che lo compongono. Quindi, Trump o Clinton, non cambia nulla. I poteri che finanziano entrambi sono gli stessi,  e quand'anche ci fosse una grande differenza tra i due, una volta che viene eletto un presidente, di qualunque nazione si stia parlando, se la deve vedere con una serie di personaggi (politici, agenti di servizi segreti, militari), che sono sempre gli stessi. Perciò, come fa a cambiare il sistema con il cambiamento di una sola persona? Se quella persona avesse realmente il potere di cambiare le cose, probabilmente lo farebbero fuori prima: basti pensare all'omicidio di Kennedy o di altri presidenti. Questo perché qualcuno che prova a ribellarsi alle direttive di certi poteri si trova ad un certo punto isolato. Ad esempio, Kennedy è stato probabilmente uno dei migliori presidenti eletti, dato che era contro la guerra in Vietnam e ad altre situazioni.  Per carità, anche lui aveva delle ombre: era contro Cuba in un modo quasi feroce; all'epoca nei confronti di Fidel Castro fecero delle cose innominabili. Tuttavia, lui ha provato a cambiare qualcosa, ma non ha potuto mettere mano a tutto”.
E’ vero che voleva riformare la Federal Reserve?
“Certamente sì, e quella probabilmente è stata la sua condanna a morte”.
Forse il migliore era Bernie Sanders?
“Facciamo una riflessione. Ma se davvero i candidati alla presidenza fossero scelti dal popolo sovrano, secondo voi, persone decerebrate come Hillary Clinton e Donald Trump avrebbero potuto mai essere papabili? Un capo di Stato di una nazione così potente dovrebbe essere una persona talmente saggia e illuminata da guidare tutte le nazioni della Terra. Non dovrebbe essere un soggetto come la Clinton, che sostanzialmente è un Bush vuoto, o come Trump. Nella vita di tutti i giorni è facile incontrare e conoscere persone più intelligenti dei due candidati americani, che nulla hanno da insegnare all'umanità, come invece avrebbero il compito di fare”.
Quindi credi che anche a livello internazionale non cambierà nulla? L’amministrazione Obama aveva aperto un canale diplomatico con Cuba fino ad arrivare a stringere relazioni…
“Il disgelo tra Cuba e Stati Uniti secondo me proseguirà perché fa comodo a tutti. Credo che ci sarà una stretta riguardo l’immigrazione in America. In generale, però, credo che non cambierà nulla rispetto al lavoro svolto in precedenza da Barack Obama”.
La Corea del Nord, subito dopo l’elezione di Trump, ha convocato il Consiglio Superiore di Sicurezza, nonostante i rapporti di stima tra il neo presidente eletto e Kim Jong-Un. Che sia una questione di facciata?
“Vedete, fa parte del gioco tra le parti. La prima cosa sensata che un capo di Stato che abbia un minimo di cervello può fare, a fronte di un fenomeno come le elezioni di Trump, è quello di provare a dialogare. Poi, dopo, decide se convocare il Consiglio di Sicurezza per vedere se ci sono situazioni pericolose. Se tu parti subito in questo modo, però, appare evidente che è per aumentare le tensioni che già da un po’ ci sono tra i due paesi”.
Ormai è alle porte il referendum del 4 dicembre. Qual è la tua opinione in merito?
“Votare per il sì o per il non cambia nulla, esattamente come votare per la Clinton o per Trump. La nostra Costituzione è un colabrodo, fatta apposta per schiacciare i diritti dei più deboli. Altro che la migliore al mondo. Innanzitutto non prevede una copertura per i servizi segreti; cioè l’apparato amministrativo più importante e più potente, in grado di manipolare l’opinione pubblica, la sicurezza interna ed esterna non è coperto costituzionalmente. Nello stesso modo non c’è una copertura costituzionale per la Banca d’Italia e per l’emissione di moneta, che è una cosa fondamentale. Non parliamo poi del sindacato di costituzionalità delle leggi. Il modo in cui esse vengono controllate è demenziale, nel senso che non c’è la possibilità da parte di un cittadino normale di impugnare una legge davanti alla Corte, poiché il procedimento per farlo è talmente complesso che scoraggerebbe chiunque ad intraprendere un'azione di questo tipo. Ecco perché ci sono tante leggi ingiuste che non vengono impugnate. Infine, il quarto motivo è il referendum: noi abbiamo quello abrogativo, ma non quello propositivo. La cosa fondamentale è che col referendum abrogativo si può sì annullare gli effetti di una legge, ma per poi il giorno seguente riproportela di nuovo, o meglio, un po’ diversa, con una piccola variante magari. Allora a cosa sono serviti? Diverso è il discorso per quanto riguarda il referendum propositivo: in quel caso, qualora una legge proposta dai cittadini venisse abolita, allora si scatenerebbe un casino. Io, personalmente, non mi recherò alle urne, non voglio perdere tempo. Qualsiasi cosa succeda, credo che impiegherò meglio il mio tempo. Non vado a farmi prendere in giro”.
In caso di vittoria del No, credi che Renzi verrà sostituito con Di Maio?
“Penso che Renzi debba cadere per forza, dal momento che Di Maio è destinato a salire, sia che vinca il Sì sia che vinca il No. Poi lui potrebbe anche decidere di rimanere, ma saranno quelli che lo hanno lanciato a farlo cadere”.
Cambiamo completamente argomento. Sta per uscire il tuo nuovo libro; raccontaci un po’ di cosa parla.
“Il nuovo libro che sta uscendo è in realtà la riedizione del mio libro sulle religioni con qualche aggiustatina, seppur non sostanziale, visto che l’impianto di base resta lo stesso. Si intitolerà Alla ricerca di Dio. Dalla Religione ai Maestri Contemporanei. L’intento del libro è far capire come le religioni non siano che formalmente diverse,poiché possiedono un nucleo e un messaggio centrale che è unico e che può essere individuato. Ai più alti vertici della spiritualità contemporanea cristiana, islamica, buddhista, induista od ebraica ci sono dei punti di contatto su cui bisogna puntare per andare in direzione di un mondo pacifico, se ci concentriamo sulle differenze non si va da nessuna parte. Le differenze le troviamo dappertutto, pure tra un marito e una moglie. Il nostro compito è quello di cercare di unire, non di dividere. Solo così si potrà andare verso un mondo di pace, rispettando la libertà dei singoli individui di non unirsi a una religione organizzata. Per questo dedico un ampio approfondimento ai maestri spirituali contemporanei dove parlo di Osho, Yogananda, Krishnamurti, Scaligero e Steiner, compresi i vari cosiddetti ‘guru’ della New Age che spesso vengono dileggiati”.
 Molti di loro, se non tutti, sono morti in circostanze misteriose.  Forse il potere li teme?
“Sono quasi tutti morti avvelenati. Certo, il potere ha paura di loro perché portano pace, ma questa è una regola che non riguarda solo il mondo spirituale. Qualunque cosa di buono farai, più attrarrai del male. Certo, tante persone ti apprezzeranno, ma ne avrai anche tanti contro. E’ una regola a cui non puoi sottrarti nella vita. Fateci caso, non esistono persone, religioni o istituzioni esenti da critiche; trovatemi un personaggio, anche non spirituale, persino romanzieri e filosofi, non criticati”.
Il movimento hippie (ispirato alla filosofia di Yogananda) degli anni Settanta è stato distrutto dal potere attraverso la diffusione delle droghe pesanti perché in qualche modo portava questi messaggi?
“Paramahansa Yogananda era contro qualsiasi forma di alcol e droga. Molti 'figli dei fiori' leggevano Yogananda, in particolare quel libro straordinario e magico intitolato Autobiogarfia di uno Yogy, poi, qualcuno sarà pure stato drogato, ma d’altronde la droga circola anche negli ambienti dei politici, dei banchieri e degli artisti. Vogliamo demonizzare tutti? In quanto a Yogananda, chi dice che questi hyppie lo seguivano e allo stesso tempo fumavano, vuol dire che non avevano capito il messaggio del filosofo e mistico indiano e non hanno seguito i suoi insegnamenti. Ripeto, Yogananda era vegetariano, sosteneva che bisognava controllare il cibo, a maggior ragione le droghe e l’alcol”.
La morte di Umberto Veronesi. Tu hai portato avanti una battaglia a favore delle cure alternative al cancro. Cosa pensi del lavoro del noto oncologo?
“Veronesi per anni è stato il campione delle cure tradizionali, divenendo lo strumento di alcuni apparati di potere che diffondono cure che costano tantissimo e che sono poco efficaci come la chemioterapia. Nell'ultima parte della sua vita, forse un po’ per l’anzianità o forse per riscattare il suo passato, ha cominciato a dire cose diverse, asserendo che il metodo Di Bella funziona, oltre a parlare dell’importanza di una dieta equilibrata. C’è un suo collaboratore, Berrino, che continua a divulgare terapie anticancro”.
Cosa ne pensi dei servizi delle Iene? Ci riferiamo in particolare a quelli di Nadia Toffa.
“Io sono sicuro che all'interno del programma, dato che conosco alcuni soggetti che ci lavorano, ci siano persone in buona fede che vorrebbero fare un buon lavoro.  Poi ce ne sono altre manipolate inconsapevolmente, fantocci di altri, che svolgono un lavoro opposto. Quindi, a parer mio, Le Iene hanno una doppia anima. Hanno fatto anche molti servizi interessanti e utili a chi li guarda. Certo, c’è un attacco alle medicine alternative, ma va anche detto che loro inconsapevolmente fanno anche un gioco contrario: nel momento in cui attaccano Gabriella Mereu le fanno più pubblicità”.

Nadia Toffa e Gabriella Mereu
fonte: giornalettismo.com

Cosa ne pensi del servizio su Eleonora Brigliadori?
“Noi l’abbiamo intervistata anche a Border Nights. Le sue idee sono pur interessanti ma è il modo in cui le porta avanti che è francamente inaccettabile. Lei è la peggior testimonial del mondo della medicina alternativa e della spiritualità alternativa”.
Paolo, hai visto l’interrogatorio di Veronica Panarello, la donna accusata dell’omicidio del figlio Loris Stival? Molte trasmissioni televisive hanno mandato in onda una parte dove la giovane donna canta “Ti regalerò una rosa” di Simone Cristicchi. Un chiaro messaggio rivolto a chi deve comprendere?
“Purtroppo il sistema funziona così. Una volta che uno capisce e apre gli occhi, vede. La nostra attenzione è selettiva, quindi uno inizia a comprendere il sistema (in questo caso della Rosa Rossa, ndr), solo quando lo scopre”.
 Mente libera, occhi aperti                                                                                                                                                                                       Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

venerdì 25 novembre 2016

BLACK MIRROR: CRONACHE DEL RAPPORTO MORBOSO TRA UOMO E TECNOLOGIA


fonte: serietvonline.com

Cari lettori, innanzitutto ci scusiamo se la frequenza dei nostri articoli negli ultimi tempi si è diradata; purtroppo impegni e problematiche varie ci impediscono al momento di dedicarci come vorremmo a questa attività. Contiamo e speriamo di riprendere al più presto il ritmo che avevamo fino ad un paio di mesi fa.

Dopo questa doverosa premessa, concentriamoci sull'argomento odierno. E' questo un pezzo molto particolare, perché per la prima volta lo Sciacallo decide di parlare di una serie televisiva.
Non avevamo mai in precedenza affrontato l'analisi di alcun prodotto di questo genere in quanto riteniamo, e non ce ne vogliate, che l'invasione delle serie TV nell'ultimo decennio abbia contribuito, almeno in parte, al declino della tanto amata (da noi) settima arte, il cinema, catalizzando quasi completamente l'attenzione di una grossa fetta di pubblico. Innegabile però è il fatto che esistano diverse serie che per quanto riguarda il comparto tecnico (cast, messa in scena, soggetto e sceneggiatura) sorpassino nettamente il livello della maggioranza delle pellicole cinematografiche di questi anni. Ognuno ha le sue favorite, e quindi non staremo qui ad elencare quali secondo il nostro gusto rappresentino i picchi dei prodotti per il piccolo schermo.
Ne nomineremo solamente una, pluriacclamata da pubblico e critica, di fatto già un cult. Stiamo parlando di una serie di produzione britannica, creata da Charlie Brooker, chiaramente Black Mirror.

La serie viene ideata nel 2011, ed è da subito un caso. Brooker decide infatti di impostare il suo progetto in maniera molto peculiare. La prima stagione consta di soli tre episodi, ma tutti distinti e autonomi tra di loro. In ognuno di essi viene raccontata una storia che lì si conclude, con attori e contesti sempre differenti. Con un fil rouge che però lega tutte le vicende narrate nella serie: il rapporto dell'uomo con la tecnologia, argomento quanto mai attuale e sul quale vale la pena di riflettere.

Sappiamo quanto il progresso tecnologico nell'ultimo secolo abbia compiuto un percorso straordinario, facendo passi da gigante nell'escogitare qualsiasi tipo di supporto per rendere la vita di tutti noi sempre più semplice, comoda e interessante. Come ogni cosa che va troppo di corsa, anche qui crediamo che si stia perdendo il controllo. La nostra assuefazione ai benefici e alle invenzioni che la scienza ci ha regalato, è ormai una realtà acclarata. Smartphone, televisori ultrapiatti in 4K, tablet e social network sono elementi che nelle nostre vite non consideriamo più un lusso, ma delle necessità irrinunciabili e insostituibili. Lungi da noi qualsivoglia genere di discorso demagogico e stupidamente tradizionalista, ma non pensate che sia arrivato il momento di fermarsi un secondo e chiedersi: ma dove stiamo andando? A cosa ci porterà tutto ciò, voler essere in contatto con tutto il mondo stando sempre seduti davanti al PC senza mai mettere piede fuori casa o vivere in un mondo virtuale che idealmente ci unisce, e praticamente ci isola, innalzando cose di poco conto, selfie, profili e like a discriminanti per stabilire il valore di una persona?

Queste sono le domande che Black Mirror si fa e ci fa, presentandoci una serie di situazioni che coinvolgono ogni ambito del sociale, in cui la tecnologia è penetrata a tal punto nelle vite dei protagonisti da condizionarle fin nelle faccende più intime.
Ma Black Mirror non si occupa meramente di tecnologia; compie un'analisi a tutto tondo di quella che è la società che ci circonda, non facendo altro che esasperarne i tic e le ossessioni. Abbraccia in questo modo tematiche delicate che vanno ben oltre l'uso smodato di Facebook, e che mettono in gioco dilemmi etici e morali sui quali si discute da anni ed anni.

La prima stagione è molto "britannica" nello stile ed è, politicamente parlando, la più tagliente e originale. Si addentra nei meandri della società inglese, proponendo interessanti variazioni sui temi tanto caldi della popolarità su Internet e dei valori proposti dai talent show (la nostra opinione la conoscete bene...), fino a comprendere come anche i rapporti di coppia siano diventati aridi e senza calore umano.

La seconda stagione innalza ulteriormente l'asticella, affrontando complesse tematiche come il dolore della perdita, il giusto castigo da infliggere per crimini orribili quali l'infanticidio, per finire con l'episodio forse più satirico della serie in cui si arriva a promuovere come candidato alle elezioni un cartone animato.

La terza, che conta ben sei episodi, ha un'impostazione decisamente più internazionale, dovuta probabilmente, visto l'enorme successo, ad un aumento significativo del budget. Sin dal primo episodio si comprende immediatamente che Brooker (autore anche delle sceneggiature di gran parte degli episodi) si è definitivamente reso consapevole della portata del messaggio che il suo lavoro può dare, e arriva a staccarsi dalla realtà puramente britannica per estendere il suo sguardo ai problemi che ci affliggono a livello globale (pedofilia, razzismo, ecc.). Mostra quindi come la degenerazione della tecnologia vada di pari passo con la degenerazione di chi l'ha ideata, l'uomo. Ci sono tanti personaggi verso i quali proviamo empatia in questa stagione, come quello interpretato da Bryce Dallas Howard (la figlia del regista Ron) in Caduta libera, o il soldato di Gli uomini e il fuoco, o ancora il giovane di Zitto e balla, ma facciamo attenzione alla loro natura: nessuno di loro è positivo, si sono tutti fatti intrappolare volontariamente dalle devianze dell'umanità. Non sono degli innocenti, come quasi certamente non lo siamo noi che guardiamo. Troviamo l'unica luce in San Junipero, episodio incentrato sul tema dell'eutanasia, nel finale poetico e struggente.

Impostazione cinematografica, tematiche attuali trattate con gli occhi della fantascienza di puro stampo orwelliano e colpi di scena ben assestati fanno di Black Mirror una serie che ci sentiamo di consigliare caldamente; vi assicuriamo che non potrete più farne a meno. Proprio come dello smartphone...

Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

sabato 12 novembre 2016

GLI ORRORI DIMENTICATI: LA GERMANIA E IL GENOCIDIO DEGLI HERERO NAMIBIANI


Esecuzione sommaria di Herero
fonte: storiain.net

Cari lettori, vogliamo cominciare il nostro pezzo di oggi con un'affermazione tanto perentoria, quanto scontata per certi versi: il Novecento è stato il secolo più nefasto della storia dell'umanità. Se è vero che di guerre ne sono sempre state combattute, i poveri hanno sempre vissuto nella miseria, e le ingiustizie sociali ce le ricordiamo dai tempi dei fatti della Bibbia, nel XX secolo l'uomo ha mostrato al meglio (o al peggio?) delle sue possibilità la sua doppia faccia, il suo lato bestiale, quanto abietto, disgustoso e spietato sa essere nei confronti dei suoi stessi simili. Due guerre mondiali, i totalitarismi fascisti, nazisti, stalinisti e franchisti, due bombe atomiche, la guerra fredda (che porta dietro di sé ovviamente le dittature militari sudamericane di Pinochet e soci di marca statunitense, e gli orrori perpetrati nell'Europa dell'est e in Medio Oriente, in paesi come Polonia, Ungheria, Germania dell'Est, Romania e Afghanistan, di marca sovietica), i genocidi di armeni, ebrei, tutsi in Ruanda, la questione arabo-israeliana, i regimi militari e le guerre civili africane, gli omicidi a sfondo razziale negli Stati Uniti, la guerra del Vietnam, e chi più ne ha più ne metta; sembra incredibile che tutto ciò possa essere accaduto nell'arco di soli cento anni, contrapponendosi nettamente ad uno sviluppo tecnologico e della qualità media nella vita (ovviamente nel mondo occidentale) oltre ogni aspettativa.

Eppure è così: tutti gli orribili avvenimenti sopra citati si sono realmente verificati, ma purtroppo non solo quelli.
La Storia, anche quella recente, è piena di episodi di violenza e odio dimenticati, insabbiati o nascosti. Ciò può accadere per volontà stessa degli autori del crimine in questione, o per una sorta di "selezione naturale" che la Storia opera evidenziando alcuni avvenimenti a discapito di altri.
Ed è proprio di uno di questi che ci vogliamo occupare quest'oggi; forse non molti sanno che 40 anni prima di Hitler con gli ebrei, la Germania, in questo caso guidata dal Kaiser Guglielmo II e dal Cancelliere Otto von Bismarck, si rese protagonista di un altro genocidio: quello della popolazione, nativa della Namibia, degli Herero.

Siamo agli albori del Novecento, in pieno Colonialismo. Tutte le grandi potenze europee lottano per accaparrarsi i territori, ma soprattutto le loro risorse naturali, del continente africano. La potenza teutonica, chiaramente, non è da meno e ha fondato, a partire dal 1870, l'Impero Coloniale Tedesco, che, limitatamente all'Africa, arriverà a comprendere gli attuali territori di Camerun, Togo, Tanzania e appunto Namibia. In particolare quest'ultima, occupata nel 1883, sembra essere destinata a divenire una colonia cosiddetta di popolamento, a tutto svantaggio delle popolazioni native. Gli allevamenti intensivi installati dai coloni tedeschi, di fatto, espropriano gli Herero, che vivevano serenamente in quelle zone, del loro spazio vitale, costringendoli di fatto alla ribellione.

Nel 1904 gli Herero, sotto l'egida del loro leader Samuel Maherero, danno il via alla rivolta, attaccando di sorpresa gli insediamenti dei tedeschi, coadiuvati anche da un'altra tribù del luogo, i Nama. La reazione della potenza europea, però, non si fa attendere. Guglielmo II e Bismarck decidono di richiamare, per occuparsi di questa patata bollente, uno specialista del "lavoro sporco", già congedato dopo le sue esperienze specialmente in Cina, il generale Lothar von Trotha, dai metodi durissimi. Nonostante in pochi mesi, dal gennaio all'ottobre del 1904, la ribellione sia già stata sedata, von Trotha sembra aver appena iniziato il suo lavoro; in una sua lettera, riportata anche dal blog Storia soppressa, datata 4 ottobre 1904, il generale scrive: "La nazione Herero doveva sia essere sterminata o, nell'impossibilità militare, espulsi dal territorio (...) Ho dato l'ordine di sopprimere i prigionieri, di spedire le donne e i bambini nel deserto". Il deserto in questione è quello sterminato del Kalahari, reso ancora più invincibile dalle manovre dei tedeschi che si prendono la briga di bloccare qualsiasi rifornimento d'acqua, avvelenando una grande quantità di pozzi. Per questa ragione saranno numerosi i corpi ritrovati in fondo a buche profonde diversi metri, con le vittime alla disperata ricerca d'acqua.


Il generale Lothar von Trotha
fonte: creation.com

Tuttavia l'obiettivo finale dei tedeschi è quello dell'annientamento sistematico e totale degli Herero (Vernichtung); ecco perché i pochi superstiti, scampati alle morse del Kalahari e alle esecuzioni sommarie praticate dagli invasori, sono confinati in appositi campi di concentrazione e schiavitù, dove vengono marchiati con le lettere GH (gefangene Herero, ovvero prigioniero Herero). Sono i veri propri antenati dei lager nazisti: marchiatura, lavori forzati, filo spinato, frustate, insulti, stupri, denutrizione, e in generale condizioni di vita disumane. Le fredde cifre, riportate nel suo sito dal professor Giancarlo Restelli, ci dicono che, prima del confitto, le popolazioni autoctone contavano tra le 60 e le 80 mila anime; ne sono perite tra 75 e 80 % di loro, mentre per quanto riguarda i soli KZ (campi di concentramento) il tasso di mortalità è del 45 %, quasi un individuo su due. Non può che trattarsi di genocidio.

Ma non è ancora finita, c'è un ulteriore lato oscuro della vicenda che la lega ulteriormente agli orrori che sarebbero stati perpetrati anni dopo nei lager: a partire dal 1908, nel KZ di Shark Island, in Namibia, gettano le fondamenta, con i primi esperimenti sui poveri Herero, di quella che sarebbe poi stata denominata "eugenetica nazista". Il coordinatore delle pratiche tra gli altri, su donne e bambini Herero, è lo scienziato Eugen Fischer, figura di spicco anche durante la dittatura hitleriana. I test prevedono persino l'inoculazione di virus come il vaiolo, la tubercolosi e anche accoppiamenti controllati per la creazione di ibridi razziali, sempre alla ricerca della razza più perfetta, più pura, concetto cardine dell'ideologia nazista.

Ci è sembrato doveroso ricordare questi fatti, di cui quasi mai si fa menzione. Gli Herero hanno la stessa dignità di tutte le popolazioni che nella storia hanno sopportato il dolore della perdita di se stessi, delle proprie radici, della propria identità, per colpa di uomini che non hanno saputo avere rispetto nemmeno dei propri simili, privi addirittura di ciò che ci differenzia dalle bestie più abiette: la pietà.

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

mercoledì 2 novembre 2016

IL RESOCONTO DI UNA GIORNATA AL LUCCA COMICS E LA POCHEZZA DELLA GENERAZIONE Z: IL FUTURO NON SEMBRA PROMETTERE NULLA DI BUONO...


                                           Fonte foto: Wikipedia

Il mondo è attraversato da diverse generazioni. Ognuna cerca di costruire una realtà e un futuro diverso da quella che l’ha preceduta, sperando di consegnare un mondo migliore alle generazioni future. Molti erroneamente sono convinti che col progresso tecnologico l’uomo e la società si sviluppino intellettualmente e spiritualmente. Eppure la realtà dei fatti sembra evidenziare tutt’altro: siamo passati dalle rivendicazioni sociali, dalle suffragette (quelle vere e non le vittimiste moderne), dalle barricate in piazza, a confrontarci con fashion bloggers, reality show e youtubers.

Nella giornata di sabato, il nostro Sciacallo, Marcus L. Mason, è stato convinto da un gruppo di amici a prendere parte a una gita al Lucca Comics, la fiera del fumetto che si svolge ogni anno da cinquant’anni ormai nella bellissima cittadina toscana. Nonostante Mason non sia un appassionato né di fumetti né tanto meno di uomini e donne mascherate, forse complice la curiosità di visitare l’ennesima splendida cittadina della Toscana, ha deciso di unirsi al gruppo. Inutile dirvi che, una volta tornato a casa dalla fiera, non ha potuto fare altro che riflettere su una manifestazione che è in realtà lo specchio della società dei nostri tempi.

Ma veniamo subito al nocciolo della questione. Giunti a Lucca, la prima perplessità riguardava il prezzo del biglietto: 20 euro. Una cifra ritenuta esorbitante dal nostro caro Mason, ma si sa, è solo uno dei piagnistei di un blogger taccagno, complottista e frustrato (per dirla alla Piero Angela). Una volta fatto soffrire il portafoglio, il pubblico presente non ha fatto altro che alimentare visibilmente l’imbarazzo di Mason: persone di una certa età vestiti come a Carnevale, principesse, pirati, e chi più ne ha più ne metta. Ma si sa,  l’Italia è bella anche per questo. Più tardi, però, Lo Sciacallo scoprirà l’arcano: su un cartello, infatti, veniva scritto a chiari lettere che chi fosse venuto mascherato non avrebbe pagato il biglietto. Insomma, sarebbe entrato gratis nei padiglioni. Non vi preoccupate, sa già a cosa state pensando: mai, preferisce pagare.

Ma la cosa più grave a cui il nostro blogger frustrato ha assistito a Lucca è stato lo spettacolo messo in scena su un palco da alcuni youtubers, dove sotto si accalcavano diversi bambini e ragazzini di quella che è stata definita la generazione Z (altresì nota col nome di Post-Millenials), cioè, quella generazione circoscritta tra i nati dalla fine degli anni ’90 o agli inizi dei ‘2000. Tanto per intenderci, si sta parlando di quella generazione che ha come idoli musicali gli One Direction, Ariana Grande, e molto altro trash. Poi c’è chi dice che gli One Direction stiano proseguendo il lavoro dei Beatles. Purtroppo, però, c’è da constatare che chi va affermando questa fesseria non è un Post-Millenials ma qualche illetterato della Generazione Y, tra i principali colpevoli di questo sfracello socio-culturale. Del resto ai loro tempi avevano come idoli gli 883, su cui è meglio non infierire (basta ascoltare qualche loro successone per finire immediatamente in uno stato di profondo disagio). Va bene, alla fine il nostro Sciacallo non è stato di parola; non riesce proprio a resistere alla tentazione di pungolare quel duo pavese.

 A parte lo sconforto nell’assistere a uno spettacolo, se così si può definire, messo in scena da ragazzini di 18 anni che facevano fatica ad esprimere dei concetti in un italiano corretto, la cosa più sconvolgente è stata quella di vedere un intero padiglione adibito a uno spettacolo a dir poco osceno, con la complicità dei genitori di questi bimbi. Bimbi che già in tenera età posseggono un profilo Facebook o di Instagram, o un account su Youtube dove caricare video. Tutte cose che un genitore dovrebbe proibire per il bene dei propri figli. Si fa un gran chiacchierare riguardo l'educazione dei propri figli, e poi su Youtube dobbiamo assistere a insulti e minacce di morte lanciati da leoni o leonesse da tastiera (spesso anonimi) la cui carriera scolastica non va oltre la terza elementare. Ma che mondo stiamo costruendo? Ma i giochi e i cartoni animati: che fine hanno fatto?

Naturalmente sono stati soppiantati da idoli di pietra, intrattenitori di basso spessore, a cui questi bambini, senza il controllo dei genitori, permettono di fare incassi notevoli, ottenere pubblicità, notorietà e sponsor del tutto immeritati. Youtubers che guadagnano a raffica con visualizzazioni facili e con video di bassissima caratura (non tutti chiaramente). Ne è un esempio CiccioGamer89, uno youtuber romano che si diverte a riprendersi mentre gioca ai videogames o in macchina mentre è intento a catturare Pokemon. Una delle tante persone false che si annidano sul Tubo. Ma pazienza, del resto, lo fa per noi. Purtroppo, però, chi ci perde sono proprio le nuove generazioni, sempre più intontite, ed è per questo che chi ci governa ha già messo le basi per un controllo di massa: questi giovani non saranno mai dei rivoluzionari, non proveranno mai a cambiare le cose. Cresceranno, è vero, ma ciò che si vive nell’infanzia è fondamentale per lo sviluppo della psiche e per il futuro delle nuove leve. E se questo è il loro passato, beh, il futuro non promette faville…
Mente libera, occhi aperti
                                                Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

lunedì 31 ottobre 2016

LA BIBLIOTECA DELLO SCIACALLO: "DALLA MASSONERIA AL TERRORISMO" DI GIOVANNI FRANCESCO CARPEORO


fonte: eprice.it

Cari lettori, rispolveriamo la nostra vecchia rubrica della "Biblioteca dello Sciacallo" per consigliarvi velocemente e una volta di più, se ce ne fosse ancora bisogno, l'ultima fatica di un eminente personaggio nell'ambito degli studiosi di massoneria e di esoterismo in Italia: Dalla Massoneria al Terrorismo del Gran Maestro e amico dello Sciacallo Gianfranco Pecoraro, in arte Carpeoro.

Di questo libro abbiamo già abbondantemente parlato nella nostra recente intervista all'autore, ma ci serviamo di questo spazio per suggerirvi ulteriormente e caldamente la lettura del testo, uscito all'inizio del mese di ottobre.
In meno di 200 pagine, Carpeoro spazia tra argomenti che potranno interessare i più appassionati di storia della Massoneria, di cui ripercorre le tappe fondamentali, fornendo nel dettaglio anche l'organizzazione in gradi dei tre riti principali, il Rito Scozzese Antico e Accettato (R.S.A.A.), il Rito Primitivo di Memphis e Misraim e il Rito di York; si addentra nell'analisi delle dottrine e degli accadimenti che hanno portato alla nascita di quella che viene comunemente chiamata "Massoneria deviata", raccontandoci la storia dei personaggi che l'hanno e che continuano a contraddistinguerla, riservando, come già ampiamente accennato nell'intervista, un grosso spazio all'approfondimento della figura di Licio Gelli, che Carpeoro definisce "il pirata italiano del Novecento".

Inevitabile sottolineare come alcune delle informazioni più succulente di Dalla Massoneria al Terrorismo siano da ricercare nelle pagine che si occupano di quest'ultimo, argomento che tocca da molto vicino ciascuno di noi. In parallelo con le teorie espresse dal Gran Maestro del Grande Oriente Democratico Gioele Magaldi nel suo libro Massoni, società a responsabilità illimitata, Carpeoro espone minuziosamente la situazione attuale delle logge massoniche o paramassoniche che reggono le fila di molti degli accadimenti anche tragici che vediamo succedersi davanti ai nostri occhi. Potrete approfondire nel dettaglio la natura e chi compone le cosiddette Ur-Lodges, capirete la loro influenza e importanza nella gestione del potere all'interno della nostra società. E vi assicuriamo che avrete delle belle (o brutte?) sorprese.


Per quanto riguarda la strettissima attualità, Carpeoro dà il suo punto di vista sui più notori e sanguinosi episodi di terrorismo che si sono avvicendati negli ultimi mesi, dalle stragi di Parigi nella redazione della rivista satirica Charlie Hebdo e del 13 novembre 2015 (perché proprio quella data? Carpeoro ce lo spiega...), fino agli avvenimenti di Bruxelles. Con un'interessante teoria su possibili azioni violente anche in Italia.

Tutto questo e molti altri aneddoti e approfondimenti; insomma, non potete farvi scappare Dalla Massoneria al Terrorismo, un piccolo grande libro che stravolgerà coloro che sono ancora vergini a questo genere di argomenti, ma che arricchirà oltre ogni aspettativa anche i più avvezzi ai temi in questione.
Da applausi l'appendice con il testo di Francesco Saba Sardi, Istituzione dell'ostilità.

Mente libera, occhi aperti

                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

lunedì 24 ottobre 2016

LO SCIACALLO INTERVISTA CARPEORO: "IL MIO NUOVO LIBRO E' UNA BOMBA. VI RACCONTO LA STORIA DEL PIRATA GELLI E DEL CASO MORO. IL 10 AGOSTO, UNA DATA PERICOLOSA PER L'ITALIA. VI SPIEGO PERCHE'..."



                                                           Fonte foto: Macrolibrarsi


Abbiamo incontrato il nostro amico Gianfranco Carpeoro, ex Gran Maestro della Loggia Serenissima, che ci ha parlato del suo nuovo libro intitolato “Dalla Massoneria al Terrorismo”, un’autentica bomba, per stessa bocca dell’autore, pronta ad esplodere per rivelare al pubblico ciò che c’è dietro alle più grandi manovre politiche, economiche e criminali, come la progettazione degli attentati di matrice “Isis”. Di seguito la nostra intervista.



Prima di parlare del libro, Gianfranco ci svela un aneddoto curioso su Enrico Cuccia, collegandolo ai Templari…

Cuccia ha cercato di trasformare la finanza nella versione mistica-eretica-cattolica. Chi pensa che egli fosse il portabandiera della finanza laica si sbaglia di grosso: Mediobanca era organizzata in capitoli Templari e il Consiglio d’amministrazione era composto da 13 membri; Cuccia presenziava le riunioni secondo una ritualità templare. Io sono in possesso della lettera che Cuccia scrisse a Romiti quando quest’ultimo fu inquisito, e vi posso assicurare che è una lettera templare al 100%. Mattioli, il braccio bancario di Cuccia, aveva aiutato fra’ Tommasino (un personaggio del romanzo “Il Volo del Pellicano”, di Carpeoro, ndr), un personaggio realmente esistito, che si chiamava Tommaso Sale, finanziando interamente la ricostruzione di Chiaravalle, e chiedendo a fra’ Tommasino di essere seppellito come unico laico in un cimitero di frati. Cuccia è sepolto nel cimitero interno, e nella lapide lui è sdraiato con le mani incrociate, vestito da Templare, con tanto di squadra e compasso sulla lapide. Ad un certo punto qualcuno ha fatto la spia, mettendo nei guai Fra’ Tommasino che ha dovuto rispondere di questo davanti alla Curia. La Curia ha chiesto che la lapide di Mattioli fosse sostituita, e frà Tommasino ha replicato che potevano fare a meno di lui. A quel punto, per paura, la cosa è stata insabbiata”.


Spesa questa premessa, Carpeoro ci spiega le ragioni per cui vale la pena leggere questo libro

Questo libro è una bomba perché ci sono una serie di cose importanti. Parte con degli aspetti storici-leggendari della Massoneria. La gente dà poco peso ai simboli e ai miti. Nel Medioevo spesso venivano raffigurati dei draghi: ciò non significa che bisogna credere ai draghi, ma ai dinosauri sì. Questo significa che le leggende e i miti hanno le loro radici da un archetipo, e l’archetipo è una storia vera, reale. Il ricercatore saggio sa decifrare questi simboli fino a coglierne il vero significato, senza fermarsi a un’analisi superficiale. Il libro parte dalla spiegazione di questi simboli, dei riti, e poi si snoda abbracciando varie tematiche fondamentali. La Massoneria e la Chiesa Cattolica, infatti, raggiungono insieme l’apogeo: l’apogeo della Chiesa Cattolica viene raggiunta nel Medioevo con la costruzione delle grandi cattedrali, tramite la manovalanza dei massoni. Poi dopo si ritrovano su fronti opposti perché da un lato la Chiesa diventa potere, cessa di essere conoscenza e potere, abbracciando unicamente il secondo. Lo si capisce da fatti storici fondamentali, quali la soppressione dell’Ordine dei Templari. D’altro canto, la Massoneria comincia a mettere in discussione i dogmi, rendendo per questo fragile la costruzione della Chiesa Cattolica, che in quegli anni si fondava sul dogma”.



E da questo momento, secondo Carpeoro, la Massoneria si fa coinvolgere in una guerra che avrebbe dovuto evitare…

L’errore della Massoneria è stato quello di farsi coinvolgere in uno scontro con la Chiesa che successivamente si è trasformato in una guerra. Io nel libro pubblico un articolo di Francesco Saba Sardi, mai pubblicato su carta, che si chiama “L’istigazione dell’odio”, dove racconta un modus operandi consolidato del potere, che è quello di dividere per creare una guerra. Lo scontro nacque perché la Massoneria decise di prendere le difese dello gnosticismo: da quel momento la Chiesa comincia a scomunicare. La Massoneria diventa anticlericale, sbagliando, nella stessa misura in cui la Chiesa si proclamava antimassonica. Per motivi pragmatici era giustificato, ma accettando di essere il nemico, nello stesso tempo lo legittimi, peraltro andando contro la dottrina massonica. La Massoneria accetta tutti, anche i cristiani, a patto, però, che nessuno imponga dogmi. Infatti, la dottrina massonica è molto decisa contro gli atei”.

                                                     Fonte foto: Imdon


A proposito di questo, si sa che Alessandro Cecchi Paone è ateo e, allo stesso tempo, massone. Come ti spieghi questo?

Cecchi Paone ignora il fatto che nelle Costituzioni di Anderson, ma anche in documenti come il Poema Regio ed altri risalenti a prime del Mille, c’è scritto che l’ateo, nel senso stretto del termine, non può fare il suo ingresso in Massoneria. Il motivo è semplice: in realtà gli atei veri sono pochissimi, perché il dogma del ‘non esiste’, non è un dogma difendibile. Tu puoi affermare di essere agnostico, e questa distinzione venne stabilita al Convegno di Losanna del 1875, dove venne precisato che l’ateo non può entrare in Massoneria, ma l’agnostico sì. Un conto è dire ‘io non credo che Dio esista’, un altro è dire ‘io credo che Dio non esista’. E’ una distinzione sottilissima, ma è fondamentale. Molti scienziati, come il matematico Carnap, hanno detto di non occuparsi di Dio, ma ciò non significa necessariamente escluderne l’esistenza”.


Eppure ci sono scienziati che hanno provato a cercare di Dio attraverso la scienza…

E quello è un altro errore. Perché la scienza è una cosa umana, come fai a cercare Dio con uno strumento umano? Lo stesso Carnap, che io considero il maestro della matematica moderna, affermava che era impossibile cercare Dio con risorse umane”.


Poi si finisce a parlare di Léo Taxil, che Gianfranco Carpeoro definisce un personaggio esemplare:

Su Léo Taxil nessuno ha mai detto la verità. Nessuno conosce il motivo per cui uno si professa palladiano. Premesso che io non sono un sostenitore di Pike, rimane il fatto che l’identificazione di Lucifero con Satana, così come la costruzione di Satana è grossolana. Tenete presente che sin dal 200 d.c. si cerca di costruire questa figura, interpretando un documento e facendo sparire gli originali. Ireneo di Lione, che poi la Chiesa ha fatto diventare beato, ha tradotto a modo suo le due lettere di Giovanni, facendo sparire gli originali in greco, e costruendo la parola AntiCristo, che non esiste in Giovanni, così come nell’Apocalisse. Peraltro, Ireneo la costruisce in maniera così subdola, perché in latino Ante-Cristo vuol dire “prima di Cristo”. Nell’Apocalisse, per descrivere la controparte si utilizzano tre termini: l’avversario, la bestia 666 e un’altra. Esiste una sorta di egregora di tutte le nostre parti negative che se ognuno di noi non controlla nella sua individualità si coalizzano formando dei cerchi magici, giri di potere. L’egregora non è altro che la somma di noi, e se in ognuno di noi è prevalente una certa parte, è chiaro che prende una certa strada. Ma esiste anche l’egregora positiva”.


Il palladismo che dottrina propone e qual è la sua origine?

Viene associato alla figura di Prometeo. Prometeo è il titano ribelle che dà il fuoco agli uomini. Per questo motivo Carducci, provocatoriamente, scrive l'Inno a Satana. Ciò non toglie che poi, siccome gli uomini sono meschini, l’egregora, se non c’è consapevolezza, finisce per giocare sempre al ribasso, specialmente se è negativa. Alla fine si creano degli stereotipi consolidati. Basta pensare ad Alarico, che viene sempre dipinto con la barba lunga, quando invece non era un barbaro (vedi la prima intervista a Gianfranco).

                                                         Licio Gelli 
                                                         Fonte foto: Sinistra in Europa


 Si arriva poi a parlare di Licio Gelli, che Carpeoro paragona a un pirata…

Licio Gelli nasce dai pirati del ‘600. Siccome è un personaggio involuto, il pirata viene sempre raffigurato nell’atto di seppellire il tesoro, mai viene dipinto mentre lo disseppelisce. Il pirata era l’antipotere, e a che serve il denaro all'antipotere? A Gelli hanno trovato il tesoro che lui aveva trafugato ai tempi in cui gli era stato affidato dai partigiani, quello del Montenegro, sotto forma di lingotti d’oro sotto i vasi delle piante del suo giardino. Non in una banca svizzera. Perché Gelli è stato una forma decadente e corrotta di pirateria, il più grande pirata italiano del ‘900, capace di allearsi e tramare con chiunque. Gelli diventa Maestro Venerabile della loggia P2 nel 1970. Secondo la Commissione P2, questa loggia viene ricostituita nei primi anni ’50 e viene denominata così per motivi di ordinazione numerica all’interno del Grande Oriente d’Italia. La domanda è: cosa è successo prima? Esiste un archivio? Su questo il GOI non risponde e non si indaga. E’ come se la P2 fosse nata con Gelli, ma non è così, o meglio, forse è nata con Gelli, ma c’era qualcosa prima”.



Gianfranco, noi sappiamo che oltre alla P2 esistevano anche la P3, la P4 e la P5. Ma della P1? Come mai nessuno ne parla?

Non ne parla nessuno. Molto probabilmente perché la P1 esiste tuttora e forse non esistono la P3, la P4 e la P5”.


Si è parlato poi del terrorismo. Carpeoro ha decifrato la data di un possibile attacco in Italia…

Dopo aver parlato di questo spaccato con Gelli arrivo a parlare di terrorismo. Tempo fa scrissi che bisogna tenere d’occhio la data del 10 agosto, perché prima o poi qualcosa combineranno. Dovete sapere che Federico II, che ebbe un ruolo di protettore dell’Islam, visto che fu protagonista dell’unica crociata che finì con degli accordi riguardanti la restituzione pacifica di Gerusalemme ai cristiani. Federico II, però, subito dopo avvia una persecuzione violentissima contro gli islamici siciliani, sterminandoli. Questa persecuzione culmina il 10 agosto del 1222, quando cattura i capi, lo sceicco e i due figli, decapitandoli in piazza a Palermo”.


Quindi la prossima vittima designata è l’Italia?

E’ vero che l’Italia gode di una protezione speciale da parte dell’Islam. Perché è vero che Craxi ha preso i soldi da Gelli, ma pari pari li ha girati ad Arafat. Il famoso conto di protezione era il conto che girava i soldi all’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ndr). Poi è ovvio che quando Craxi è scappato all’estero, quel conto è finito in mani diverse. Nel Partito Socialista i conti svizzeri erano intestati al Segretario del partito, ma fiduciariamente; non erano soldi suoi, come va dicendo Di Pietro. Perciò l’Italia ha un po’ di benemerenza nei confronti degli islamici. E’ vero che esiste la sovragestione, ma anche questa non può non tener conto che gli italiani non sono odiati dagli arabi. Non come i francesi. Abbiamo la macchia della Libia, ma è pur vero che è una macchia sbiadita, a differenza del colonialismo francese e di quello che hanno fatto poi gli americani. Pensate che Sarkozy ha voluto la morte di Gheddafi perché erano soci e aveva paura che questi potesse parlare. Quindi, escluso il Vaticano, dove l’Isis ha minacciato di colpire, a meno di clamorosi scenari politici, se l’Italia non parteciperà ai giochi francesi e americani difficilmente verrà colpita. E anche in tal caso bisogna invocare una motivazione strumentalmente forte come i fatti di Palermo”.


Come ha spiegato Gioele Magaldi, l’attentato di Nizza sembrerebbe contenere un messaggio all’Italia?

Gli avvisi principali che stanno facendo all’Italia, che sono in realtà gestioni della sovragestione, sono i rapimenti, che avvengono sempre in momenti particolari. Quando si era diffusa la notizia che noi avevamo le basi, subito dopo smentita da Renzi, ci sono stati dei rapimenti. Che poi il rapimento lo faccia una banda di berberi non ha importanza, perché a quei livelli d’intelligence oramai hanno capito come sovragestire con la mano nascosta le cose. Il fatto che il bombarolo di turno si faccia esplodere nel nome di Allah è irrilevante”.


Anche perché ognuno opera nel suo livello senza conoscere quello superiore. E’ corretto?

E’ una regola. Pensate, che su Facebook c’è stato qualcuno che ha scritto che questo metodo è uguale a quello di Cosa Nostra, al che io ho risposto che è Cosa Nostra che ha copiato il metodo. Se uno si va a studiare come agiva Cosa Nostra, può notare che gli anelli superiori li conoscevano. La non-conoscenza diretta degli anelli superiori riguardava gli atti concreti. Ad esempio, il picciotto che doveva uccidere Mario Rossi, veniva incaricato da Mario Bianchi; Rossi, però, non andava mai a parlare con Mario Neri, che dirigeva l’operazione, quindi, non avrebbe mai potuto testimoniare in un processo. Detto questo, però, sapeva della sua esistenza. La caratteristica di questo protocollo dell’Intelligence, invece, è quella che gli anelli bassi non conoscono nemmeno l’esistenza degli anelli superiori. Il che è diverso. Questi bombaroli si fanno esplodere senza conoscere i vertici che dirigono questo tipo di operazioni. Molti sono convinti di agire come autonomi”.


Si passa poi a parlare di Craxi , fino ad arrivare al caso Moro, che ha spaccato l’Italia nel 1978…

Craxi aveva un unico problema: non era simpatico al popolo. A dimostrazione di questo c’è il fatto che è odiato tutt’oggi persino dagli antisionisti, eppure Craxi è stato forse il primo difensore occidentale della causa dei palestinesi. Nel libro cito un personaggio che è stato il regista delle più grandi porcherie occidentali, Michael Ledeen. Un personaggio che prima era amico di Craxi e poi, dopo che costui lo ha scaricato, si è messo a fare la guerra contro di lui, aiutando Di Pietro, Prodi ed altri, con una storia precisa. Questa vicenda si è ripercossa sul caso Moro: Moro era filo-palestinese”.

                                                       Bettino Craxi
                                                       Fonte foto: Morasta



Ma è vero che Craxi era l’unico che voleva salvare Moro?

Certo. Prodi, invece, batteva bandiera panamense, inventandosi la storia della seduta spiritica. Questo perché Prodi era stato compagno di università di Moro, voleva salvarlo ma senza rischiare la faccia. Cossiga lo ha tradito, e questo è stato il grande errore della sua vita. Cossiga non è sopravvissuto psicologicamente a questo rimorso, per questo sarebbe divenuto “picconatore”, in realtà la sua aggressività è esplosa dopo che qualcuno ha attaccato l'operazione Gladio di cui lui era lo sponsor principale in Italia. Craxi aveva preparato i documenti per la trattativa, e questi documenti erano giunti sulla scrivania dell’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, pronti per essere firmati. Zaccagnini e Berlinguer sono andati a braccetto dal Presidente minacciando le dimissioni qualora avesse firmato questi documenti. Berlinguer nel 1975 aveva l’Italia in mano, avendo vinto in 20 regioni su 20. Berlinguer col compromesso storico ci aveva rimesso. Un altro che si è battuto per salvare Aldo Moro è stato De Mita”.


Quindi, tirando le somme, quali sono i motivi per cui Berlinguer e Andreotti avrebbero esercitato pressioni per non salvare Moro?

Per la precisione, più che Andreotti, per quanto riguarda la DC, è stato l’allora segretario Beniamino Zaccagnini. I motivi erano diversi: Berlinguer era stato beffato dal compromesso storico e Zaccagnini voleva farlo saltare. Il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento, non se la sentita di firmare il documento, visto che DC e PCI costituivano il 70% del Parlamento. Poi c’è stata anche la mano del Mossad (il servizio segreto israeliano, ndr). Molti non lo sanno, ma il Mossad si mantiene a pagamento, come tutti i servizi segreti efficienti, compresi quelli bulgari. Li pagano e questi eseguono le operazioni”.


Infine, in chiusura, una chicca sul golpe Borghese…

Andreotti disse di non aver mai conosciuto Gelli. Ebbene, io ho potuto appurare che ai tempi del golpe Borghese, Caradonna aveva occupato la sede Rai a Roma, e Di Tullio la sede Rai a Milano. A bloccare quel golpe fu Gelli, che al telefono raccontò che Andreotti gli aveva riferito che non c’era più copertura. Il braccio destro di Gelli, Francesco Cosentino, si trovava già da Giuseppe Saragat perché avrebbe dovuto fargli firmare il documento. Io trovai delle carte qualche anno fa, feci delle verifiche, e appurai che era vero. Andreotti disse ai suoi collaboratori che glielo aveva chiesto l’America. Molti non sanno che i servizi segreti statunitensi coprivano la Mafia in Sicilia. Quando lui venne inquisito per Mafia, su fatti concreti, lui sfidò gli Usa, facendo i nomi di tutti gli ambasciatori americani”.

 Con l'augurio di un grande successo del suo libro, ringraziamo Gianfranco per la sua disponibilità e gentilezza.

Mente libera, occhi aperti
                                              Lo Sciacallo, Marcus L.Mason