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martedì 30 gennaio 2018

TU CHIAMALE, SE VUOI, ELEZIONI...



Cari amici, avete ragione: mancavamo da tempo. Vi chiediamo scusa, ma ricordatevi che noi ci saremo sempre, non abbiamo alcuna intenzione di mollare. Non si può cominciare il nuovo anno senza parlare delle elezioni del 4 marzo: in questa data, infatti, gli italiani saranno chiamati alle urne per scegliere il partito che governerà (davvero?) l'Italia per i prossimi 5 anni (ci riuscirà?).

Una cosa, però, notiamo subito: il grande Lucio Battisti cantava "Confusione" e noi riteniamo che essa sia la parola più adatta per descrivere questa ennesima farsa in salsa italica. La cosiddetta "sinistra" (non si offendano coloro che si sentono veramente di Sinistra) si scioglie ancora e Pietro Grasso fonda la lista unitaria "Liberi ed Uguali", mentre a destra ritorna, ancora una volta, il sempreverde Silvio Berlusconi, classe 1936, che dispensa nuove ricette di giornata. Il Cavaliere è alleato con la Lega Nord di Matteo Salvini, sempre sul pezzo quando si tratta di cavalcare argomenti che scuotono la pancia del distratto e ingenuo popolo italiano. E il Movimento 5 Stelle, che fa? Beh, i grillini propongono "il vecchio che avanza", Luigi Di Maio, un contenitore vuoto, con poche idee, se non quelle di Bruxelles. 

Insomma, tirando le somme, possiamo dire che da queste elezioni viene fuori l'ennesimo quadro clinico inquietante: zero idee, frammentazioni sparse, e guai a parlare di progetti per il Paese, non si sa mai che qualcuno possa decidere di aderire e alimentare il contenitore con un nuove idee. Purtroppo siamo sempre lì a ripeterci le stesse cose: Gaber è stato profetico, sono state messe al bando le ideologie e questo è il risultato...

Mente libera e occhi aperti
                                                 Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

mercoledì 29 novembre 2017

IL CASO TOTO' RIINA: GIUSTIZIA O VENDETTA?


Cari amici e lettori, oggi affrontiamo un altro argomento spigoloso: il 17 novembre è morto Salvatore Riina, noto boss mafioso, definito da molti "Il capo dei capi" (un nome che ispirò una fiction dedicata proprio alla sua storia malavitosa).

Ebbene, in questi giorni si è fatto un gran chiasso, come al solito quando si parla di morti di personaggi che hanno segnato in qualche modo la storia, sia essa politica o di altro tipo (da Giulio Andreotti a Licio Gelli, fino ad arrivare a Charles Manson): è disarmante leggere i commenti delle persone che, colmi di rabbia, affrontano la questione di pancia, senza riflettere su quanto dicono o, di questi tempi, scrivono. 

C'è chi chiedeva da anni la sedia elettrica, chi sottolineava che è stato giusto farlo morire da detenuto. Noi ci chiediamo: ma queste persone conoscono la differenza tra giustizia e vendetta? A parte il fatto che, come detto giustamente dal nostro amico Gianfranco Carpeoro nell'ultima puntata del consueto appuntamento col "Carpeoro Racconta", online su Youtube ogni sabato mattina, Riina non ea che il capo di basso livello, anche il peggior criminale ha diritto ad essere giudicato e, come sancito dalla nostra costituzione, la detenzione dovrebbe essere rieducativa, perché il dovere dello Stato non è solo di garantire la sicurezza dei cittadini ma anche quello di rieducare i criminali. Il fine è quello di creare una società migliore, non la giustizia da Far West.

E a chi giustifica l'odio adducendo al fatto che Riina ha ordinato l'esecuzione di un ragazzino, beh, si tratta certamente di un atto disgustoso, ma ciò non giustifica la vendetta. Lo Stato non deve giudicare come fa un qualunque cittadino indignato: altrimenti basterebbe applicare la pena di morte e il discorso finirebbe lì. In quest'epoca, purtroppo, chiunque farebbe carriera politica cavalcando questo malcontento. Ma se uno Stato applicasse la legge del taglione, quanto sarebbe diverso dall'assassino? Non credete che facendo in questo modo si legittimerebbero i delitti? Se lo fa lo Stato, perché allora non posso farlo io?

Farà discutere molti, ma a noi non importa, siamo genuini e quanto scriviamo equivale a ciò che pensiamo: troviamo ingiusto il fatto che Riina sia morto da carcerato. Un uomo, qualunque cosa abbia commesso, ha diritto a morire nel suo letto. Siamo tutti uguali di fronte alla morte. Ma la gente desiderava prendersela con un vecchio signore, ormai indifeso e senza capacità di agire, solo per il suo passato da malavitoso. C'era chi sosteneva che potesse ancora dare ordini, alla sua veneranda età e ormai in coma. Suvvia, siamo seri.

Una volta, la Sinistra, quella vera, cercava di combattere per l'eliminazione dell'ergastolo. Ma nell'era del pensiero egemone di destra, anche i cosiddetti "compagni" stanno dalla parte dei Salvini di turno. Eppure, nelle zone di guerra, capita che muoiono bambini e donne. In Africa, in Asia e nei paesi dell'America Latina, esiste lo sfruttamento minorile. Il cacao che acquistate al supermercato, spesso, deriva dallo sfruttamento dei bambini della Costa d'Avorio.

Ma in questo caso non importa: sono lontani da noi e non ci scandalizzano. Ma allora, qual è la giustizia?

Mente libera e occhi aperti 
                                                     Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

mercoledì 18 ottobre 2017

IL CASO WEINSTEIN

                                                           Fonte foto: Wikipedia

Cari lettori, in questi giorni è scoppiato un caso mediatico che riguarda il noto produttore cinematografico, Harvey Weinstein: in sostanza, come da vecchia tradizione in certi ambienti, questo signore abusava della sua carica per molestare sessualmente le aspiranti attrici che, per fare carriera, accettavano le "lusinghe" di Weinstein ed anche del fratello Bob, da quanto emerso nelle ultime ore.

Persino un famoso regista italiano, Roberto Faenza, si è unito al coro d'accusa nei confronti del produttore statunitense, dichiarando a Il Fatto Quotidiano come almeno una decina di attrici italiane abbiano accettato di andare a letto con lui in cambio di una piccola parte di un film. Negli ultimi giorni hanno fatto scalpore anche le accuse di Asia Argento, che avrebbe subito delle avances sessuali in un hotel da Weinstein. Inoltre, la figlia del regista Dario, avrebbe accusato altri registi: uno italiano, che le avrebbe mostrato il pene quando lei aveva solamente 16 anni; il secondo, un grosso regista americano, l'avrebbe invece drogata con la droga dello stupro e poi violentata quando aveva 26 anni.

Accuse agghiaccianti, per carità, ma stupisce il fatto che emergano solamente adesso, a carriera e ribalta già acquisita. E non è il primo caso, basti pensare anche alla vicenda di Bill Crosby. Premessa, a noi questo atteggiamento da parte di produttori o altri personaggi di potere (basti pensare al ruolo delle vallette in tv, ecc) ci fa ribrezzo e lo condanniamo energicamente: quello che non comprendiamo, però, è come queste attrici vuotino il sacco a successo acquisito, all'unisono con altre vittime, ma solo dopo la denuncia di qualcuna.

Un'altra cosa però ci preme di raccontare: una cosa è parlare di stupro, dove realmente la vittima è indifesa e senza colpe; un'altra è accettare di scendere a compromessi, sessuali compresi, per far carriera. Lì il mostro non è solo il Weinstein di turno, ma anche la cosiddetta vittima: non ci stiamo quando sentiamo dire "in quei momenti non sai come comportarti e diventi schiava", perché tutti, donne comprese, abbiamo la facoltà e l'intelligenza, ma soprattutto la dignità (merce rara negli ultimi anni), di dire no. 

Weinstein sarà pure un depravato sessuale, ma una che ha scelto di andarci a letto lo ha in qualche modo legittimato. E la cosa è davvero grave. La stessa Asia Argento ha raccontato di come si fosse sentita in qualche modo "responsabile" per non averlo respinto, ma la cosa davvero grave, a nostro modesto avviso, è il fatto di non aver raccontato a suo tempo lo stupro subito. Vediamo come andrà a finire la vicenda, ma statene certi: di gente come Weinstein, è piena nel mondo dello spettacolo...

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

lunedì 9 ottobre 2017

50 ANNI FA MORIVA ERNESTO "CHE" GUEVARA": IL NOSTRO PENSIERO


                                             Fonte foto: Wikipedia

Oggi sono passati esattamente 50 anni dalla scomparsa di una icona del Novecento, nonché simbolo della Sinistra, Ernesto Guevara della Serna, meglio noto come "Che Guevara". L'appellativo "Che" gli venne dato dai cubani a causa di un'intercalare comunemente utilizzato tra gli argentini. Medico, poeta e rivoluzionario: Ernesto Guevara è entrato nel cuore di tutti coloro che credono nei valori di uguaglianza e giustizia sociale e che combattono il capitalismo e l'imperialismo al fine di creare una società più giusta.

Da anni si cerca di screditare l'immagine del Che, accusandolo dei crimini più disparati, forse nel tentativo di distruggere le idee che rivoluzionari come lui, anche quelli meno noti come Thomas Sankara (leggi qui), si portano dietro. Ma gli ideali non muoiono mai e "camminano" anche dopo la morte di chi ha combattuto per attuarli. Alcuni cercano di inserirlo in unico calderone insieme a personaggi indiscutibilmente negativi come Benito Mussolini, Adolf Hitler e Francisco Franco, rifilando uno schiaffo alla storia di un uomo che per tutta la vita ha cercato in tutti i modi di scuotere le coscienze e di unire, anziché distruggere, i popoli del Terzo mondo.

Un uomo colto, che prima di diventare rivoluzionario, a soli ventitré anni, fece il giro del continente latinoamericano in moto, verificando con i suoi occhi lo stato in cui vivevano le popolazioni del Sud America, e il contrasto tra ricchi e poveri.

Sappiamo che era massone: del resto la rivoluzione cubana, come quasi tutte le rivoluzioni (tranne quella cinese), sono state appoggiate dalla Massoneria. Raul Castro, massone, presentò Ernesto a Fidel, che invece non è mai stato massone. Questo lo diciamo a tutti quei "compagni" che sbraitano contro la Massoneria, ignorando che anche la Libera Muratoria ha dato il suo contributo alla storia del Comunismo. Anche la rivoluzione sovietica, come ci ha raccontato in un'intervista il nostro amico Gianfranco Carpeoro (leggi qui), fu finanziata dalla Massoneria. Quelli infatti erano tempi in cui la Massoneria, quella vera, contava ancora qualcosa. Ma questa è un'altra storia.

E pensare che il progetto di costruzione di una società socialista arriva ancora da più lontano, e porta la firma dei Rosacroce. Chissà se anche il rivoluzionario argentino ne abbia fatto parte, perché alcuni indizi ci portano a pensare a questo, come la lettera scritta ai figli prima di morire. Una lettera bellissima, in cui emerge il fatto che il Che fosse consapevole di terminare la sua esistenza a breve. Proprio come i Rosacroce. Ma questa è solo una nostra supposizione.

L'8 ottobre del 1967 venne catturato in Bolivia, e il giorno succesivo fu fucilato. Dopo la morte è diventato un Mito: il Mito cancella la parte umana di un uomo elevandolo a qualcosa di sacro e inviolabile. Per noi, invece, resterà un uomo straordinario, ma pur sempre un uomo. Certo, di uomini così ce ne sono sempre di meno...

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

mercoledì 6 settembre 2017

CARPEORO SULL'ATTENTATO DI BARCELLONA: "C'ERA UN'INFORMATIVA DEI SERVIZI SEGRETI AMERICANI CHE AVVISAVA LA SPAGNA..."

                                           Fonte: www.carpeoro.com

"L'Isis utilizza la modalità del camion perché è la più economica e richiede un livello di addestramento minore". Lo sostiene Gianfranco Carpeoro, durante il consueto appuntamento domenicale con la fortunata trasmissione in onda su Youtube "Carpeoro racconta", spin-off di "Border Nights, condotta da Fabio Fabretti. "Mancando la base operativa per organizzare attentati più sofisticati, questa modalità consente di realizzare attentati senza avere la necessità di addestrare i terroristi".

Il 17 agosto scorso, infatti, la Spagna è stata colpita dal "pseudo" Isis: un camion impazzito (che novità, ndr) è piombato sulla folla uccidendo 13 persone. La cosa curiosa e che lascia davvero da pensare, è quanto rivelato da Carpeoro durante la puntata: "C'era un'informativa dei servizi segreti americani, che fanno parte della sovragestione, che avvisava i servizi spagnoli di un probabile attacco a Barcellona e, ciononostante, la Spagna non ha disposto un livello di prevenzione superiore".

E alla domanda di Fabretti sul perché hanno colpito la Spagna, Carpeoro ha risposto così: "La Spagna era già stata colpita altre volte. Insieme a Francia e Gran Bretagna è un obiettivo primario del terrorismo. Gli obiettivi di secondo livello sono Germania e Russia. I terroristi stanno colpendo sistematicamente. Per adesso, l'Italia non è coinvolta".

Un'altra cosa che colpisce chiunque provi a riflettere su questi episodi riguarda la natura degli attentatori: questi terroristi non hanno nulla a che vedere con i militanti dell'Ira o i terroristi palestinesi -g iusto per fare dei paragoni col passato - in quanto manca una motivazione dettata dal vissuto di queste persone. Ed è proprio questo che fa notare Carpeoro: "Il terrorismo ha un coefficiente di attivazione di odio che si basa su fatti storici regressi (parenti ammazzati, amici). Questi, invece, sono nati e cresciuti in Occidente, non hanno un retaggio storico o territoriale. Sono terroristi artificiali. L'integralismo religioso e l'uso di particolari droghe consente di formare un neo terrorista occidentale che da un giorno all'altro partecipa a un attentato".

Analisi e riflessioni come al solito brillanti, che lasciano spazio ad altre domande: colpiranno anche gli USA? Quando finirà l'escalation di attentati? Ne stanno preparando un altro di grande entità? Forse a queste domande non riusciremo a rispondere, ma è evidente che il tutto dipenderà dai mutamenti sul piano della politica internazionale e interna dei principali Stati europei.

Mente libera, occhi aperti

                                                Lo Sciacallo, Marcus L. Mason


giovedì 27 luglio 2017

IL BRIGANTE MUSOLINO: LA STORIA MALEDETTA DEL "RE DELL'ASPROMONTE"

                                          Il brigante Musolino, fonte: Wikipedia

Cari amici dello Sciacallo, ben ritrovati. Quest'oggi abbiamo deciso di parlarvi di una storia di tanto tempo fa. Una storia tragica, intrisa di emozioni di vendetta, giustizia e rassegnazione che, sotto alcuni aspetti, pare assomigliare al racconto del "Conte di Montecristo", di Alexandre Dumas, ma con una sola differenza: quella che ci apprestiamo a raccontarvi è una storia dannatamente vera.

La pima edizione del romanzo di Dumas è del 1846, mentre la storia di oggi comincia il 28 ottobre 1897 quando a Santo Stefano in Aspromonte, una tranquilla cittadina della provincia di Reggio Calabria, scoppia una rissa all'osteria della Frasca: da una parte c'è un giovane taglialegna di nome Giuseppe Musolino, detto Beppe, con suo cugino Antonio Filastò; dall'altra, invece, i prepotenti signorotti locali, i fratelli Vincenzo e Stefano Zoccali, più un loro compagno.

Il giorno dopo la rissa, in una stalla, qualcuno spara a Vincenzo Zoccali, che tuttavia riesce ad evitare la morte. Proprio in quella stalla viene ritrovato in seguito il berretto di Musolino e, successivamente, inizia la caccia dei carabinieri, che nel frattempo fermano Filastò e un certo Nicola Travia. Le guardie giungono così a casa di Musolino ma non lo trovano, perché é scappato: sei mesi più tardi verrà fermato e tradotto in carcere a Reggio Calabria. 

Il primo processo a suo carico ebbe inizio il 24 settembre del 1898, davanti alla Corte d'Assise di Reggio Calabria: nonostante le innumerevoli prove portate da Musolino (in realtà il berretto Musolino lo aveva perso il giorno prima durante la fuga dopo la rissa), non furono smentite le testimonianze di falsi testimoni (Rocco Zoccali e Stefano Crea asserirono di averlo sentito adirato per aver fallito il bersaglio) e così, il 28 settembre, a 21 anni, entrò in carcere.

Proclamatosi innocente, davanti ai presenti, giura vendetta in caso di evasione e, sul motivetto della canzone del brigante Nino Martino, inizia a cantare alcuni versi in reggino che tradotte in italiano suonano ("N'ebbero allegrezza quel giorno quando i giurati condannato m'hanno ma se per caso al paese torno quegli occhi che risero piangeranno"). Dure le invettive nei confronti di Zoccoli, reo di averlo incastrato ingiustamente: "Ti mangerò letteralmente il fegato e venderò la tua carne come animali da macello!".

Viene condotto al carcere dell'odierna Locri (allora si chiamava Gerace Marina) ma, alle 3:30 del 9 gennaio del 1889, riesce a fuggire, insieme ai compagni di cella Giuseppe Surace, Antonio Filastò e Antonio Saraceno. Una leggenda locale vuole che Musolino riuscì a scappare sotto la guida di San Giuseppe che, in sogno, gli indicò dove doveva scavare. Ma si tratta solo di una leggenda, la verità, non la sapremo mai.

Una volta evaso, Musolino inizia a mettere in pratica la sua vendetta, commettendo una serie di omicidi contro le persone che lo avevano messo in questa situazione, nascondendosi nei boschi dell'Aspromonte (da qui il suo soprannome "il Re dell'Aspromonte"), arrivando persino a dormire nei cimiteri. Beppe Musolino gode dell'appoggio dei cittadini calabresi, che lo vedono come un simbolo delle ingiustizie subite contro la Calabria e il Sud (non dimentichiamoci la Questione Meridionale, che inzia proprio in quegli anni).

Inizia così la caccia al "brigante", anche se Musolino rifiutò sempre quell'appellativo: nei primi otto mesi di fuga compie cinque omicidi e quattro tentati omicidi, oltre al tentativo di distruggere la casa di Zoccali con la dinamite. Scattano una serie di tentativi di incastrarlo, ma nessuno di questi riesce ad andare a buon fine, e le gesta del brigante iniziano a diventare leggendarie, tanto che iniziano a occuparsi di lui anche quotidiani nazionali e stranieri, come il Times e Le Figaro.

Nel 1901, stremato e stanco di fuggire, decide di chiedere la grazia al nuovo re Vittorio Emanuele III, così lascia la Calabria e si mette in cammino ma nello stesso anno, ad Acqualagna (Pesaro Urbino), viene catturato per puro caso: per uno strano scherzo del destino infatti, Musolino vede due carabinieri e, pensando erroneamente di essere stato riconosciuto, comincia a scappare, inciampando tuttavia in un filo di ferro. Entrambi i carabinieri erano comandati dal brigadiere Antonio Matteo, padre del famoso Enrico. Divenne celebre la frase dell'ormai celebre brigante: "Quello che non potè un esercito, potè un filo".

A metà ottobre tutti i giornali rendono pubblica la sua cattura (si dice che il governo italiano abbia speso un milione di lire) e il 24 ottobre viene accompagnato al carcere di Catanzaro, in un treno speciale. Ne 1902 inizia un nuovo processo contro di lui, a Lucca: Musolino chiese, come riportato dal Corriere della Sera, di essere difeso dai migliori avvocati d'Italia perché come da lui stesso dichiarato, era un uomo storico e non un delinquente qualunque. Inoltre, pronuncia altre parole in sua difesa: "In caso di assoluzione il popolo sarà contento, in caso contrario, fareste una seconda ingiustizia. Inoltre, dovete sapere, che io non sono calabrese, perché ho sangue nobile, in quanto parente stretto di un principe di Francia". Nel processo si rese necessaria la presenza di un interprete, perché molti testimoni facevano fatica ad esprimersi in italiano coretto. Del resto, l'Italia era un paese giovanissimo, che per secoli era stato diviso in numerosi staterelli.

Viene condannato all'ergastolo al carcere di Pontolongone. Resta in carcere fino al 1946, dopodiché, una volta riconosciuta l'infermità mentale, fu trasferito al manicomio di Reggio Calabria, dove muore il 22 gennaio 1956. Una storia triste, che racconta un'Italia diversa da quella di oggi. Tuttavia, di storie come queste, ce ne sono tantissime. Musolino era un eroe o un brigante? A nostro modo di vedere era un semplice uomo, con i suoi pregi e i suoi difetti. Un uomo che si è fatto giustizia da solo, commettendo però, in questo modo, altri errori.

Di seguito, una delle tante canzoni in memoria del brigante: questa versione è del siciliano Orazio Strano, che  racconta nel dettaglio la sua storia. Su youtube si trova anche la voce vera del brigante. Vi invitiamo all'ascolto della canzone.


 

                                              Youtube, Alessandro Tripodi


Mente libera, occhi aperti

                                                    Lo Sciacallo, Marcus L. Mason


sabato 8 luglio 2017

IL LATO OSCURO DELLA FILOSOFIA: HOUSTON STEWART CHAMBERLAIN E "I FONDAMENTI DEL XIX SECOLO"


Houston Stewart Chamberlain
fonte: worldfuturefund.org

Cari lettori, oggi vogliamo affrontare la retrospettiva di un personaggio forse poco noto ai più, ma che con la sua filosofia, il suo pensiero e i suoi scritti, ha influenzato enormemente i fondamenti sociali sui quali si è basato il movimento più nefasto apparso nel XX secolo, ovviamente il nazismo.

Houston Stewart Chamberlain nasce nel 1855 a Southsea, cittadina della contea britannica dell'Hampshire. Durante la sua infanzia, soprattutto a causa di alcuni disturbi fisici di cui soffriva, Chamberlain gira per mezza Europa, trascorrendo periodi in Italia, Spagna e in Francia. Torna in Inghilterra per volere del padre, che lo iscrive al collegio scolastico per allievi militari di Cheltenham. Il giovane Chamberlain si accorge quasi subito che la vita del militare non fa per lui, e il suo soggiorno nell'accademia è travagliato. Si interessa decisamente di più alle scienze, in primis l'astronomia e la botanica. Si laurea a Ginevra in fisica naturale nel 1881. E' proprio negli anni trascorsi nella città svizzera che Chamberlain inizia a nutrire dei sentimenti astiosi ed odiosi all'indirizzo della sua madrepatria, incarnata nella persona di Benjamin Disraeli, primo ministro britannico di lungo corso dell'epoca vittoriana.
In campo scientifico, un passo molto importante è l'adesione di Chamberlain all'ipotesi del tedesco Hanns Horbiger, denominata "Teoria del ghiaccio cosmico", secondo la quale il nostro sistema solare è permeato da corpi in gran parte composti di ghiaccio. Importante, dicevamo, poiché questa teoria è stata in seguito fortemente sostenuta da Hitler, per dimostrare la sua fedeltà e ammirazione per la figura di Chamberlain.

Parallelamente ad un rigetto delle sue origini (l'Inghilterra e la sua politica), nella sua giovinezza Chmaberlain sviluppa una fortissima infatuazione per la cultura germanica, grazie specialmente all'influenza del suo tutore prussiano Otto Kuntze, che gli insegna il tedesco, declamandogli la manificenza dell'impero tedesco.
Cultura germanica il cui paradigma è, secondo Chamberlain, la musica di Richard Wagner, da cui l'intellettuale ormai anglo-tedesco rimane a tal punto colpito, da porla al centro del suo pensiero politico. Il Wagnerismo, di cui Chamberlain è campione, propina infatti la superiorità indiscussa della razza e della potenza germanica; qui Chamberlain riesce finalmente a trovare quella spinta spirituale, e in parte sognatrice e misticheggiante, che andava cercando da tempo e che l'arte e il costume britannici non avevano saputo suscitare in lui.
Dopo la morte del compositore, Chamberlain intratterrà una fitta corrispondenza ed una forte amicizia con la vedova di questi, Cosima, fino ad arrivare, diversi anni dopo, a sposarne la figlia Eva.

Ci preme sottolineare che non è certamente Chamberlain l'ideatore o il deus ex machina di un pensiero estremamente razzista e imperniato sulla purezza del proprio sangue, dilagante in quel periodo. Wagner stesso, che poi nella sua musica avrebbe estrinsecato tutto il suo odio verso i minori e gli impuri (i non-ariani), aveva trovato una vividissima fonte d'ispirazione in uno scritto ripugnante e inaccettabile, ma che aveva riscosso grande consenso: il Saggio sulla disuguglianza delle razze, pubblicato fra il 1853 e il 1855 dall'aristocratico francese Arthur de Gobineau. Questo ridicolo pamphlet teorizza il destino vittorioso di una fantomatica razza ariana, discendente diretta dei franchi germanici (sic), oltre a diffondere uno sperticato e pruriginoso odio nei confronti di qualsivoglia altra "razza", chiaramente indegna anche solo di respirare la stessa aria. Con inoltre un odioso afflato classista; i campioni dell'arianesimo sono, secondo de Gobineau, i ricchi aristocratici; il resto è feccia.

Non può essere altro che la razza quindi, la chiave di volta per analizzare al meglio l'opera grazie (o a causa?) alla quale Chamberlain è famoso: I fondamenti del XIX secolo, che pubblica nel 1899 grazie al supporto dell'editore Hugo Bruckmann (lo stesso che avrebbe poi pubblicato il Mein Kampf).
Chamberlain si propone di ripercorrere l'intera storia della civiltà occidentale, dalle origini nel vicino Oriente, per arrivare, tramite argomentazioni para o pseudo-scientifiche, alle innovazioni tecnologiche, industriali e filosofiche appunto del XIX secolo, tutte opera della pluri-celebrata razza ariana.
Al contrario, ogni guerra, conflitto, scontro è stato provocato dalla nefasta azione della subdola razza ebraica (attraverso il loro grande ascendente in campo economico), il cui obiettivo non è altro che rimanere l'unica razza pura sulla faccia della Terra in mezzo ad un coacervo di meticci difficilmente distinguibili; e per fare questo, gli ebrei dovevano annientare la gloriosa razza ariana.

E invece, noi sappiamo bene chi ha rischiato di essere completamente annientato da chi ha deciso di mettere in pratica le idee astruse, anti-scientifiche ed eticamente folli di Chamberlain e affini.
E' chiaro che la nostra analisi dello scritto in questione è stata superficiale e non siamo entrati nel vivo di tutti i passaggi logici operati dall'autore nel delineare il percorso della civiltà occidentale. Ma sapete una cosa? Francamente non ci interessava, perché se le basi sociologiche, storiche e scientifiche sono queste, cercare di cavare qualcosa di culturalmente rilevante è tempo perso, e gli inspiegabili giri di parole, che possiamo trovare sul web, mediante i quali qualcuno riesce ad attribuire grande valenza a questo tipo di junk literature, letteratura-spazzatura, sono aria fritta. 

Ne abbiamo voluto parlare per ricordare ancora una volta come il male nella sua storia ha saputo tante volte mettersi in ghingheri, vestirsi con giacca e cravatta, e apparire rispettabile e colto. Attenzione, lo fa ancora oggi.

Chiudiamo con una citazione che metterà bene in luce il valore morale del personaggio che abbiamo trattato: "Non solo l'ebreo, ma tutto ciò che deriva dal pensiero e dalla mente ebraici, corrode e disintegra quanto di meglio c'è in noi" (H.S.Chamberlain)

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

giovedì 15 giugno 2017

IL MOVIMENTO 5 STELLE GETTA LA MASCHERA: IL TEMA DELLO IUS SOLI E LA "SVOLTA" A DESTRA


                                          Fonte: Wikipedia
Dopo un mese di assenza, eccoci finalmente tornati. Non è cambiato un granché in questi ultimi tempi: crisi, attentati, morti, politici inadeguati, soluzioni lontane. Insomma, solo molto baccano e poca sostanza. Ma anche tanta ipocrisia. Molti giornalisti si sono scandalizzati per il mancato rispetto del minuto di raccoglimento dedicato alle vittime dei morti londinesi da parte della Nazionale saudita prima di una partita di calcio. La giustificazione dei sauditi ("Non fa parte della nostra cultura"), diciamolo, è discutibile. Come, a nostro modesto avviso, è altrettanto discutibile la scelta di osservare il minuto di silenzio.

A scanso di equivoci, noi rispettiamo i morti londinesi, ed è proprio per questo che per pudore, avremmo evitato questa farsa, dato che se avviene un attentato è solo perché i servizi segreti (ed è inutile che li distinguiate in servizi regolari o deviati), lo hanno acconsentito. Vuol dire che ci sono state forze maggiori che hanno fatto pressione affinché queste devastazioni si verificassero. Ma noi de Lo Sciacallo andiamo oltre e affermiamo, in piena libertà, la nostra contrarietà ai minuti di silenzio in ambito sportivo. Calmi, sappiamo già che qualcuno storcerà il naso, ma è il nostro pensiero e ora vi spieghiamo brevemente il motivo: chi sceglie quali morti siano meritevoli di attenzione? Perché non si fanno i minuti di silenzio ai morti di Gaza o agli operai morti sul lavoro? E agli immigrati morti nel Mediterraneo? Non sono morti come quelle povere vittime di Londra? Dov'è finita la pietà umana? Come al solito,  solo quando tocca noi o i nostri vicini ci accorgiamo che la vita è un bene prezioso da salvaguardare.

Ma cambiamo decisamente argomento, a questo, magari, torneremo negli articoli successivi. E' sulla bocca di tutti la "svolta" del Movimento 5 stelle, che, dopo anni di traballanti tentativi di mantenersi distaccati dal gioco politico hanno definitivamente tolto la maschera e mostrato una faccia molto più simile ai soggetti che in origine si erano prefissati di combattere. Uno dei punti di forza, per lo meno iniziali, dei grillini, era quello di presentarsi come alternativi all'attuale sistema politico. In realtà, si è trattato solo di un grande bluff, di un MacGuffin (per dirla in termini cinematografici).

Le ultime elezioni hanno evidenziato un declino del Movimento di Grillo e Casaleggio. La risposta del guru genovese non si è fatta attendere: infatti, i militanti hanno sostanzialmente virato a destra (anche grazie al vuoto a sinistra), cavalcando il tema dello ius soli, molto caro alle destre, che vorrebbero respingerlo, in difesa dello ius sanguinis, che fa leva sul legame di sangue che un individuo avrebbe verso lo Stato di appartenenza. Una cagata pazzesca, come direbbe il buon Paolo Villaggio. E' da quando esiste il mondo che le "razze" si mescolano: compresa quella italica, forse la migliore rappresentante in questo senso. E menomale aggiungiamo noi, visto che è dall'incontro col diverso che una persona apprende nuove conoscenze e migliora la propria vita.

Tutto questo, dicono, per scongiurare l'Isis, che con i migranti e gli islamici non ha nulla a che vedere, ma con "noi" europei sì. Una scelta senza senso, che non porta a nulla, ma che continua ad alimentare quel muro che divide i popoli, anziché unirli. Uno che nasce su un territorio è di conseguenza padrone di quest'ultima. E a coloro che sono contrari rivolgiamo queste semplici domande: cosa significa essere italiani? Qual è il dna di un italiano? Si può dimostrare scientificamente l'appartenenza all'etnia italica?

Ma al di là di questa nostra presa di posizione appare evidente che tutto questo può succedere solo in assenza di idee. Le idee formano la politica, non viceversa. Ma noi, come spiegava saggiamente Giorgio Gaber, viviamo in un mondo che ha dichiarato guerra alle idee, per questo si devono cercare alleanze ed altre ricette magiche per prendere voti. Ma quand'è che cambieranno le cose?  La scesa in campo di Corbyn nel Regno Unito e la candidatura di Sanders alle primarie americane sembrano ridare speranze a noi "ideologici". Purtroppo, però, in Italia le cose continuano a procedere nel peggiore dei modi, nel caos più totale. Ma agli italiani si sa, basta non togliergli il pallone...

Mente libera, occhi aperti
                                             Lo Sciacallo Marcus L. Mason

venerdì 12 maggio 2017

LA MORTE DI SCARPONI: SI E' TRATTATO DAVVERO DI UN TRAGICO INCIDENTE?

                                              Fonte foto: Wikipedia

"Astana è un'area massonica". Con queste parole, Gianfranco Carpeoro, un caro amico dello Sciacallo nonché autore, tra gli altri, del saggio "Dalla Massoneria al terrorismo", risponde alla domanda di un ascoltatore durante una puntata della fortunata trasmissione in onda su Youtube e condotta da Fabio Fabretti (già conduttore di Border Nights), "Carpeoro racconta".

Carpeoro, partendo da una domanda sulla città kazaka, costruita secondo un criterio esoterico, arriva a parlare dell'attività sportiva del famoso team ciclistico: "In quell'area operano diverse Ur-lodges, su tutte la "Three Eyes - spiega l'ex gran maestro della massoneria - e lì succedono delle cose strane ivi comprese delle attività sportive sempre nell'occhio del ciclone a causa del doping. Fanno investimenti nello sport che nessun'altra struttura mondiale fa".

Poi si arriva a parlare dei ciclisti, le vere vittime di questi esperimenti: "Soltanto quest'anno Fabio Aru si è infortunato in circostanze sospette e il suo posto è stato preso da Michele Scarponi che è morto in un incidente d'auto...". Secondo Carpeoro il mondo dello sport viene utilizzato dal potere: "Per anni il ciclismo è stato nominato da Armstrong, il grande rivale di Marco Pantani. Tutti sospettavano che si dopasse, ma alla fine si è saputo solo dopo il suo ritiro. Pantani lo hanno messo in croce, lui no".

Il potere utilizzerebbe gli atleti come copertura di altra attività: "Lo sport è come la religione, è l'oppio dei popoli. Lo sport serve soprattutto come copertura di una ricerca nell'ambito delle sostanze dopanti e stupefacenti che interessa i servizi segreti, che possono utilizzarle, ad esempio, nei terroristi". I ciclisti, e gli atleti in genere, funzionerebbero da cavie. E la vicenda Pantani? Ecco il commento di Carpeoro: "Pantani si è rifiutato ed è stato fatto fuori col contrappasso: lui non si è voluto prestare a questo gioco che poneva come base la droga e la droga è stata utilizzata per farlo fuori. Marco non si drogava: pensate che aveva persino rifiutato l'EPO, in un'epoca in cui questa sostanza non era ancora illegale".

E il mondo del calcio? Poteva starne fuori? Certo che no: "La gente non lo sa ma i ciclisti vengono drogati dall'età di 16 anni. Sapete quanti ciclisti si sono ritirati in età giovanile dopo aver visto la siringa? Nel calcio tutto questo non emerge perché non ci sono i controlli. Basta vedere le partite dei campionati stranieri o quelle di Champions League: le squadre straniere corrono il triplo delle nostre. Il mondo del calcio è coinvolto di più".

A dimostrazione di quanto affermato da Carpeoro, vi rimandiamo a un articolo pubblicato dalla Gazzetta dello Sport (http://www.gazzetta.it/Ciclismo/07-04-2016/confessioni-choc-un-corridore-fanno-tremare-ciclismo-150144286823.shtml). Chi era quel ciclista anonimo? Fate uno più uno.

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L. Mason






venerdì 5 maggio 2017

RENZI BIS: MA IL PD E' UN PARTITO DI SINISTRA?

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Nei giorni scorsi abbiamo assistito alle primarie del Partito Democratico, precedute da un confronto televisivo tra i tre candidati davvero imbarazzante, in stile americano, dove si è parlato di tutto e di niente. Scontata la vittoria di Matteo Renzi, colui che voleva abbandonare i giochi (non vi ricorda Silvio Berlusconi?), un democristiano che ha spostato definitivamente il PD a destra, riuscendo nell'opera iniziata dai suoi predecessori.

Ancora più imbarazzante, consentitici di dirlo, sono le migliaia e migliaia di persone accorse a votare: per carità, la "democrazia" va rispettata, ma come si fa a farsi prendere in giro da un partito che da sempre volta le spalle ai lavoratori? Un partito che ha favorito l'ascesa di Berlusconi e la venuta di Monti, con tanto di approvazione della legge Fornero? Che la destra faccia politiche di un certo indirizzo non è affatto sorprendente: piuttosto, troviamo del tutto innaturale il comportamento avuto dalla sinistra.

Ma dove sono finiti i valori dei progressisti? Libertà, uguaglianza, fratellanza e giustizia sociale hanno lasciato il passo alla finanza e alle banche, senza contare le infiltrazioni democristiane, nate già all'epoca del compromesso storico e proseguite con la nascita dell'Ulivo prima e del PD poi. Come si fa a definirlo un partito di sinistra? Cos'è la sinistra oggi? Esiste ancora? I lavoratori devono prendere coscienza di essere la classe sfruttata, e che il potere è ancora nelle mani della classe che nel 1989 ha vinto la sua battaglia.

Sia ben chiaro, l'Unione Sovietica non era un paradiso: dopo la rivoluzione di Lenin e la morte di quest'ultimo, Trockij (gran maestro della massoneria sovietica nonché successore designato a guidare il Paese), fu eliminato da Stalin, un falso "compagno", che nella seconda guerra mondiale aveva stipulato patti con Hitler. Stalin ha trasformato l'URSS in uno Stato reazionario, sul modello da lui ideato di "Socialismo in un solo paese". Certo, dopo la sua morte l'Unione Sovietica si è trasformata, ma resta il fatto che aveva "tradito" il progetto di società che i rivoluzionari di ottobre si erano prefissati.

Quello che vogliamo sottolineare in questo articolo, che è nato più per uno sfogo dovuto alla percezione di un panorama politico desolante, è il totale abbandono delle ideologie, demonizzate dagli stessi politici, ovvero, coloro a cui spetterebbe la guida politica e strategica di uno Stato. Ma a  questo punto ci chiediamo su quali basi, dato che le ideologie appartengono al passato e quelli che ragionano in funzione di esse sono etichettati come retrogradi e ottusi.

Noi, invece, riteniamo che una società debba fondarsi e essere governata da persone che amministrano sulla base delle idee e che siano in grado di programmare un piano che deve consentire, in un futuro, di ragionare su un progetto e non su scelte operate alla giornata, senza alcuna pianificazione. Come sarà l'Italia tra tot anni? Non lo sapremo mai, perché questo dipenderà, purtroppo per noi, da soggetti che man mano stabiliranno cosa secondo loro (o chi per loro) è giusto o no.

"Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra?" cantava uno straordinario Giorgio Gaber, uno che tutto questo l'aveva intuito con largo anticipo...

Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L. Mason