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venerdì 9 dicembre 2016

IN MORTE DI FIDEL: IL RACCONTO, IN BREVE, DI UN RIVOLUZIONARIO CHE HA SFIDATO LA POTENZA USA

                                                     Fonte foto: Wikipedia
 
Cari lettori, come ben saprete, il 26 novembre, a Santiago de Cuba, si è spento il rivoluzionario cubano Fidel Alejandro Castro Ruz, l’uomo che per anni, dal 1959 al 2008, ha guidato la nazione cubana: dal 2 dicembre 1976 al 24 febbraio 2008 è stato Presidente del Consiglio di Stato (succedendo a Osvaldo Dorticos Torrado) e ancor prima, dal 16 febbraio 1959 fino al 24 febbraio 2008, Primo ministro di Cuba.

Abbiamo aspettato che passasse la tempesta mediatica che ha investito Cuba in questi giorni per dire la nostra su un uomo che ha fatto, piaccia o meno, la storia del Novecento, portando un piccolo isolotto dei Caraibi al centro della scena politica internazionale, specialmente durante il periodo della Guerra Fredda; nel 1963, durante l’amministrazione Kennedy, Cuba è si è trovata immischiata nella contesa che vedeva opposte Usa e URSS, a tal punto che per un soffio il mondo è stato a un passo dal Terzo Conflitto Mondiale, in seguito alla scoperta, da parte dei caccia yankee, di installazioni missilistiche nel territorio cubano (gli Usa avevano fatto lo stesso in Turchia). Innanzitutto, cominciamo col dire che il nostro blog è libero da qualsiasi condizionamento mentale: ogni voce dissidente qui può trovare spazio, se non nuoce il buon senso. Detto questo, non nascondiamo (del resto si può scorgere dai nostri articoli), una simpatia nei confronti delle teorie marxiste. Al netto di questo, però, cercheremo di raccontarvi la vita di uomo che, come tutti, ha avuto luci e ombre, con l’onesta intellettuale che da sempre ci contraddistingue.

Fidel Castro e il Movimento del 26 luglio (che comprendeva tra gli altri, Ernesto “Che” Guevara de la Serna, Camilo Cienfuegos e Raul Castro), dopo diverse battaglie nella Sierra Maestra e il fallimento dell’attacco alla Caserma Moncada, finalmente nel 1959 riuscì a fare il suo ingresso a L'Avana, liberando Cuba da una dittatura odiosa, come quella di Fulgencio Batista. All’epoca l’isola era, in sostanza, il bordello degli Stati Uniti: il popolo era analfabeta, viveva in assoluta povertà, mentre i ricchi signori nordamericani si divertivano e sfruttavano tutte le risorse del Paese, compresa l’industria della canna da zucchero, l’oro di Cuba. Fidel eliminò tutto questo, rese la sua Cuba indipendente e varò delle riforme importanti che prevedevano l’istruzione obbligatoria fino a 16 anni (fu eliminato l’analfabetismo diffuso nel Paese), totalmente gratuita, così come il sistema sanitario (il miglior al mondo se non ci fosse l’embargo). Queste e altre grandi riforme di stampo socialista indispettirono gli Stati Uniti che, dopo la decisione di Castro di ricorrere alla forza per nazionalizzare le raffinerie americane in territorio cubano, dopo il fallito tentativo di invadere l’isola con l’aiuto di mercenari cubani (l’Invasione della Baia dei Porci), risposero con quello che lo Sciacallo non esita a definire un crimine nei confronti dell’umanità, ovvero, l’embargo, che il popolo cubano chiama “Blocqueo”.

Un provvedimento scellerato, fascio-nazista, che impedisce a un’intera popolazione di ricevere le cure sanitarie. E’ vero, ben presto il governo castrista ha assunto caratteristiche autoritarie e di autarchia. Ma questa non è altro che la degenerazione tipica di una nazione che si vede bloccata al suo esterno: la furiosa e delinquenziale azione statunitense ha stritolato le aspettative dell’Isola, ponendo una sorta di gabbia al di fuori dei confini cubani (esattamente come hanno fatto con l’URSS prima e la Cina poi). Chiaramente, gli USA preferivano di gran lunga il governo filo-americano di Batista: non dimentichiamoci che “gli esportatori della democrazia” hanno incitato l’ascesa di dittature fasciste, deponendo a loro piacimento politici scomodi come Salvador Allende (un giorno parleremo del Golpe Cileno perché c’è una storia non raccontata nei libri di storia).

Vi ricorderete il nostro articolo sull’Operazione Condor? Bene, quello è il potere di una nazione imperialista come gli USA, che soggioga intere nazioni, Italia compresa, e si permette di arrogarsi il diritto di interferire nelle scelte politiche degli altri Stati. Fidel Castro è stato in qualche modo costretto ad assumere una guida dispotica, perché altrimenti gli Stati Uniti avrebbero finanziato una controrivoluzione al suo interno, con l’aiuto di mercenari. Castro ha commesso errori soprattutto negli anni ' 70, quando ha represso molti omosessuali, salvo poi ammettere, anni dopo, di aver sbagliato. Ha incarcerato molti oppositori politici: non è stato un santo. Ma nessuno lo è. Tutti hanno volontariamente o involontariamente commesso un torto nei confronti di un'altra persona. Il valore di un uomo si giudica nel tempo e prendendo in considerazione tanti fattori: altrimenti si finisce per diventare come i Grillini, che giudicano le persone in base a un errore o a una parola di troppo scappata in un momento giocoso. Un po’ come i giudici di quei maledettissimi talent televisivi. In Italia c’è qualcuno che ha esultato per la morte di Castro, sia a destra sia in quella parte di sinistra democristiana: “Cuba sarà finalmente libera”, hanno scritto in molti. Non sanno, però, che la nostra amata Italia è infinitamente meno libera di Cuba…

Mente libera, occhi aperti
                                                Lo Sciacallo, Marcus L. Mason