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mercoledì 18 ottobre 2017

IL CASO WEINSTEIN

                                                           Fonte foto: Wikipedia

Cari lettori, in questi giorni è scoppiato un caso mediatico che riguarda il noto produttore cinematografico, Harvey Weinstein: in sostanza, come da vecchia tradizione in certi ambienti, questo signore abusava della sua carica per molestare sessualmente le aspiranti attrici che, per fare carriera, accettavano le "lusinghe" di Weinstein ed anche del fratello Bob, da quanto emerso nelle ultime ore.

Persino un famoso regista italiano, Roberto Faenza, si è unito al coro d'accusa nei confronti del produttore statunitense, dichiarando a Il Fatto Quotidiano come almeno una decina di attrici italiane abbiano accettato di andare a letto con lui in cambio di una piccola parte di un film. Negli ultimi giorni hanno fatto scalpore anche le accuse di Asia Argento, che avrebbe subito delle avances sessuali in un hotel da Weinstein. Inoltre, la figlia del regista Dario, avrebbe accusato altri registi: uno italiano, che le avrebbe mostrato il pene quando lei aveva solamente 16 anni; il secondo, un grosso regista americano, l'avrebbe invece drogata con la droga dello stupro e poi violentata quando aveva 26 anni.

Accuse agghiaccianti, per carità, ma stupisce il fatto che emergano solamente adesso, a carriera e ribalta già acquisita. E non è il primo caso, basti pensare anche alla vicenda di Bill Crosby. Premessa, a noi questo atteggiamento da parte di produttori o altri personaggi di potere (basti pensare al ruolo delle vallette in tv, ecc) ci fa ribrezzo e lo condanniamo energicamente: quello che non comprendiamo, però, è come queste attrici vuotino il sacco a successo acquisito, all'unisono con altre vittime, ma solo dopo la denuncia di qualcuna.

Un'altra cosa però ci preme di raccontare: una cosa è parlare di stupro, dove realmente la vittima è indifesa e senza colpe; un'altra è accettare di scendere a compromessi, sessuali compresi, per far carriera. Lì il mostro non è solo il Weinstein di turno, ma anche la cosiddetta vittima: non ci stiamo quando sentiamo dire "in quei momenti non sai come comportarti e diventi schiava", perché tutti, donne comprese, abbiamo la facoltà e l'intelligenza, ma soprattutto la dignità (merce rara negli ultimi anni), di dire no. 

Weinstein sarà pure un depravato sessuale, ma una che ha scelto di andarci a letto lo ha in qualche modo legittimato. E la cosa è davvero grave. La stessa Asia Argento ha raccontato di come si fosse sentita in qualche modo "responsabile" per non averlo respinto, ma la cosa davvero grave, a nostro modesto avviso, è il fatto di non aver raccontato a suo tempo lo stupro subito. Vediamo come andrà a finire la vicenda, ma statene certi: di gente come Weinstein, è piena nel mondo dello spettacolo...

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

lunedì 9 ottobre 2017

50 ANNI FA MORIVA ERNESTO "CHE" GUEVARA": IL NOSTRO PENSIERO


                                             Fonte foto: Wikipedia

Oggi sono passati esattamente 50 anni dalla scomparsa di una icona del Novecento, nonché simbolo della Sinistra, Ernesto Guevara della Serna, meglio noto come "Che Guevara". L'appellativo "Che" gli venne dato dai cubani a causa di un'intercalare comunemente utilizzato tra gli argentini. Medico, poeta e rivoluzionario: Ernesto Guevara è entrato nel cuore di tutti coloro che credono nei valori di uguaglianza e giustizia sociale e che combattono il capitalismo e l'imperialismo al fine di creare una società più giusta.

Da anni si cerca di screditare l'immagine del Che, accusandolo dei crimini più disparati, forse nel tentativo di distruggere le idee che rivoluzionari come lui, anche quelli meno noti come Thomas Sankara (leggi qui), si portano dietro. Ma gli ideali non muoiono mai e "camminano" anche dopo la morte di chi ha combattuto per attuarli. Alcuni cercano di inserirlo in unico calderone insieme a personaggi indiscutibilmente negativi come Benito Mussolini, Adolf Hitler e Francisco Franco, rifilando uno schiaffo alla storia di un uomo che per tutta la vita ha cercato in tutti i modi di scuotere le coscienze e di unire, anziché distruggere, i popoli del Terzo mondo.

Un uomo colto, che prima di diventare rivoluzionario, a soli ventitré anni, fece il giro del continente latinoamericano in moto, verificando con i suoi occhi lo stato in cui vivevano le popolazioni del Sud America, e il contrasto tra ricchi e poveri.

Sappiamo che era massone: del resto la rivoluzione cubana, come quasi tutte le rivoluzioni (tranne quella cinese), sono state appoggiate dalla Massoneria. Raul Castro, massone, presentò Ernesto a Fidel, che invece non è mai stato massone. Questo lo diciamo a tutti quei "compagni" che sbraitano contro la Massoneria, ignorando che anche la Libera Muratoria ha dato il suo contributo alla storia del Comunismo. Anche la rivoluzione sovietica, come ci ha raccontato in un'intervista il nostro amico Gianfranco Carpeoro (leggi qui), fu finanziata dalla Massoneria. Quelli infatti erano tempi in cui la Massoneria, quella vera, contava ancora qualcosa. Ma questa è un'altra storia.

E pensare che il progetto di costruzione di una società socialista arriva ancora da più lontano, e porta la firma dei Rosacroce. Chissà se anche il rivoluzionario argentino ne abbia fatto parte, perché alcuni indizi ci portano a pensare a questo, come la lettera scritta ai figli prima di morire. Una lettera bellissima, in cui emerge il fatto che il Che fosse consapevole di terminare la sua esistenza a breve. Proprio come i Rosacroce. Ma questa è solo una nostra supposizione.

L'8 ottobre del 1967 venne catturato in Bolivia, e il giorno succesivo fu fucilato. Dopo la morte è diventato un Mito: il Mito cancella la parte umana di un uomo elevandolo a qualcosa di sacro e inviolabile. Per noi, invece, resterà un uomo straordinario, ma pur sempre un uomo. Certo, di uomini così ce ne sono sempre di meno...

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L. Mason