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sabato 12 marzo 2016

GLI EROI SENZA GLORIA: ERNETTI E IL CRONOVISORE IN GRADO DI VEDERE NEL PASSATO


     Versione tridimensionale dello spaziotempo di Minkocsky, fonte foto: Wikipedia

Fedeli lettori de Lo Sciacallo, come ogni sabato, rieccoci con la rubrica dedicata agli eroi senza gloria. La storia che vi raccontiamo quest'oggi è quella di Pellegrino Alfredo Maria Ernetti e del suo cronovisore, una vicenda tuttora avvolta nel mistero. Nato nel 1925 a Rocco Santo Stefano (Roma) e morto ad Isola di San Giorgio Martire (VE), Ernetti è stato un monaco, teologo, musicologo (esperto in particolare di musica prepolifonica, cioè quella musica che va da duemila anni prima della nascita di Cristo fino al 1000 d.C), esoterista e, non ultimo, scienziato. La vita di Ernetti fu sconvolta agli inizi degli anni '50, quando ebbe modo di sperimentare il cronovisore, una sorta di macchina del tempo (come lui stesso amava definirlo), ovvero un dispositivo in grado di captare e riprodurre immagini e suoni provenienti dal passato.

LE RICERCHE SCIENTIFICHE PRECEDENTI ALLA SCOPERTA - La scoperta del cronovisore, come tutte le scoperte scientifiche, avvenne per puro caso. A fine anni '40, infatti, Ernetti intraprese una collaborazione scientifica con padre Agostino Gemelli (Milano, 1878-1959), fondatore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dell'istituto secolare dei Missionari della Regalità di Cristo e dell'Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo. Gemelli è stato un personaggio controverso: nel 1938 appoggiò le leggi razziali e, inoltre, pare che fosse tra i 360 scienziati aderenti al "Manifesto degli scienziati razzisti". In particolare, Ernetti aveva chiesto aiuto a Gemelli perché stava lavorando su un canto gregoriano, proveniente da un magnetofono a filo; Ernetti era convinto che se avesse eliminato le armoniche dal canto avrebbe potuto ottenere un suono più puro. Per questo motivo si era rivolto a Gemelli, esperto nell'uso dell'oscilloscopio, strumento indispensabile  per raggiungere quello scopo.

LA SCOPERTA - Milano, 17 settembre 1952: secondo quanto asserito da Ernetti, i due stavano lavorando nei locali del Laboratorio di Fisica dell'università, quando ad un certo punto, preso da un momento di sconforto, Gemelli esclamò come era solito fare in queste situazioni: "Papà aiutami". Fu proprio in quell'istante che il padre del religioso milanese, morto anni addietro, rispose: "Certo che ti aiuto zuccone!". Questa frase era stata pronunciata senza alcun dubbio dal padre di Gemelli, che sin da giovane amava apostrofare il figlio con quell'epiteto. La registrazione rimase impressa nel registratore lasciato attivo nel laboratorio. I due ricercatori, una volta ascoltato il nastro, riferirono subito dell'accaduto il Vaticano.

IL CRONOVISORE - Per la realizzazione del cronovisore, Ernetti radunò un team composto da dodici scienziati, tra cui spiccava il nome del premio Nobel per la fisica, Enrico Fermi, di Werner Von Braun, che all'epoca lavorava per la Nasa, del portoghese De Matos, più un premio Nobel giapponese la cui identità non è mai stata svelata. In sostanza, per semplificare, secondo Ernetti ognuno di noi lascerebbe una traccia della propria esistenza, una sorta di registrazione della propria vita, quindi, tutto il passato è rintracciabile, basta trovare uno strumento in grado di intercettare questa "pellicola" e di visualizzarla. Il cronovisore era composto da tre parti: la prima era costituita da alcune antenne di metallo che avevano il compito di captare le "onde"; poi c'era un selettore con cui, attraverso l'ausilio di una manopola, era possibile "selezionare la sequenza desiderata", come si fa con la radio e, infine, c'era un sistema visivo che serviva per trasformare le sequenze in immagini e suoni.

UNA FINESTRA SUL PASSATO - Questa fu la descrizione dell'apparecchio, tratta dal Corriere della Sera, fornita dallo stesso Ernetti:

"Non è come un film, ma come un ologramma, a tre dimensioni, in rilievo. I personaggi non erano molto grandi. Pressappoco la dimensione dei nostri schermi televisivi […] in bianco e nero ma con il movimento e il suono […]. Potevamo regolare il nostro apparecchio sul luogo e l’epoca desiderati. Più esattamente sceglievamo qualcuno che volevamo seguire […]. E’ lui che vedevamo. Ciascun uomo possiede un genere d’onda, una sorta di emanazione che gli è propria, un po’ come una firma, o come delle impronte digitali […]. Dunque è qualcuno che noi vediamo e continuiamo a vedere in tutti i suoi spostamenti. E’ sempre lui al centro della scena. Il problema consisteva innanzi tutto nel trovarlo, per tentativi. Si regolava poi l’apparecchio sull’onda che emanava da lui, e l’apparecchio lo seguiva automaticamente".

Ernetti sosteneva inoltre di aver assistito alla rappresentazione della tragedia del Tieste del poeta latino Ennio e di averne competato l'opera trascrivendo le parti mancanti, di aver udito le voci di Benito Mussolini e Napoleone Bonaparte e di aver assistito alla passione e alla crocifissione di Cristo, tanto da essere riuscito a scattare una foto. Questa foto, però, fu contestata da un attento lettore del quotidiano, in quanto era identica al crocefisso dell'artista Lorenzo Coullaut Valera. Uno scivolone che costò caro ad Ernetti, nonostante il monaco cercò subito di assolversi, accampando mille scuse. Un errore che permise ai detrattori di porre un velo su questa invenzione: Ernetti decise infatti di ritirarsi dalle scene, mantenendo il riserbo assoluto sul cronovisore per tutto il resto della sua vita.

Tuttavia, nel 2002, il francese François Brune, pubblicò un libro dedicato proprio al cronovisore di Ernetti. Brune confermò che il Vaticano fu subito messo al corrente della scoperta. Da qui si è diffusa la teoria secondo la quale questa macchina sia nascosta in Vaticano.

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L. Mason