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martedì 2 agosto 2016

LO SCIACALLO INTERVISTA GLAUCO CARTOCCI SUL MISTERO DEI BEATLES: PAUL IS DEAD?

 
                                                Fonte foto: Wikipedia


Lo Sciacallo non si ferma neanche in vacanza e torna più carico che mai con un'altra grande esclusiva. Marcus L. Mason ha intervistato lo scrittore Glauco Cartocci, tra i primi ad occuparsi della leggenda che più di tutte affascina il mondo del rock, ovvero la presunta morte di Paul McCartney, storico bassista dei Beatles. Nel noto gruppo di Liverpool, McCartney divideva la leadership con John Lennon, dando vita a una delle coppie più prolifiche e influenti della storia del rock (più di 200 canzoni portano la loro firma). Ecco cosa ci ha raccontato Glauco in merito alla vicenda.


Quando hai cominciato ad occuparti del caso PID? Quando e come è incominciata la storia?

"Va detto che sono un fan dei Beatles da quando ero bimbo. Vissi "in diretta" la vicenda PID all'epoca (Ottobre 1969) e la cosa mi turbò abbastanza. Andai a cercare al centro di Roma le pochissime riviste straniere che venivano importate in Italia (Time e Life) e lessi tutto avidamente e con trepidazione. Tuttavia, dopo un primo interesse mondiale sulla faccenda, la cosa venne liquidata come "fesseria" o "burla". Frettolosamente, troppo frettolosamente, secondo me.

Per anni e anni non se ne parlò più, finché (non so come) nel 2004 mi venne la voglia di controllare in Rete se, putacaso, ci fosse qualcosa su quell'antica vicenda. Rimasi sbalordito nel constatare che l'interesse per la "sostituzione" di McCartney avesse avuto un grande ritorno di fiamma (ca. nel 2002) e nel vedere come addirittura le ipotesi si fossero moltiplicate. Anche gli indizi si erano affastellati, oltre ai pochi che erano venuti fuori nel 1969 se ne trovavano ora a bizzeffe. Molti erano stupidi o ridicoli, ma ce ne erano davvero parecchi che facevano gelare il sangue nelle vene.

Da quel momento decisi di intraprendere la mia personale indagine, che è raccolta nel libro, continuamente aggiornato. Ad oggi ho pubblicato quattro libri, scrivo di rock on-line e faccio diverse conferenze sui Beatles".


Qual è la tua versione dei fatti? 

"Eh, sarebbe bello avere UNA versione. In realtà, chi come me studia a fondo un mistero, capisce che le ramificazioni sono tante, e che diverse soluzioni sono possibili. Nel libro, alla fine, ho raccolto ben 10 "quadri" ipotetici che rispondono alla domanda "come può essere andata la faccenda?" e ognuno di essi è assai diverso dal precedente. Per capirci, c'è il quadro tradizionale della "morte per incidente" e accanto ad esso c'è quello della "grande Burla". Ma ci sono molte soluzioni intermedie. Un'idea che mi piace particolarmente è che il primo Paul si sia fatto sostituire volontariamente (perché stanco della Beatlemania o altri motivi) e abbia istruito il sosia, continuando a scrivere i brani, suonando sui dischi (NB: i Beatles dal '66 non suonarono più "Live" a parte il brevissimo rooftop del 1969). Poi, forse, durante i primi anni '70, il sosia avrà cominciato a far tutto da solo, col permesso del "titolare", chissà".

La questione dei tratti somatici: che differenze ci sono tra il “primo” Paul e il secondo?

"E' una questione molto complessa. Per anni sono stati fatti raffronti molto dilettanteschi: i primi riscontri seri, scientifici, risalgono all'epoca recente, nel 2009, ad opera del team Gavazzeni-Carlesi (la famosa indagine pubblicata dal mensile WIRED). Seguì a breve distanza di tempo un'analisi indipendente svolta da Daniele Gullà. Entrambi i team riscontrarono notevoli differenze sia nella forma del cranio, sia nel "trago" dell'orecchio, sia nella dentatura. Sono analisi complesse, i cui risultati fanno discutere. Non posso riportare qui risultati di altre persone, anche se sul mio libro ne do un sunto (dietro liberatoria del team che li ha svolti)".

  



Il Paul del 1964 a confronto con quello "attuale", fonte foto: Wikipedia







Quali sono i riferimenti più evidenti a questa vicenda? Quali indizi si trovano all’interno della discografia dei Beatles?

"Non si può certo parlare di "prove" ma, come avete detto voi, di ''indizi'' più o meno pesanti. Tali indizi sono classificabili cronologicamente, o anche come tipologia. Cronologicamente: un primo gruppo (come ad esempio la famosa "passeggiata" a piedi nudi sulle strisce di Abbey Road) sono gli indizi "classici". Poi c'è una seconda ondata, ipotesi e letture venute fuori diciamo dal 1970 al 2000. Infine c'è l'epoca di Internet, in cui ognuno dice la sua.

Comprenderete che distinguere l'indizio "serio" dalla cavolata non è facilissimo, ed è uno degli scopi che mi sono prefissato nella mia analisi. (A proposito: anche io ne ho trovati un bel po'…). Quanto alle tipologie di indizi, sono divisibili in: sonori (messaggi nascosti); letterari (parole delle canzoni e alcune scritte singolari); visivi e grafici (copertine di dischi, immagini o disegni nei booklet, film etc.); comportamentali (contraddizioni e stranezze dei Beatles e del loro entourage). Nel libro assegno dei "voti" per così dire, ai differenti indizi, per valutarne la significatività: moltissimi sono stupidaggini, e spiego perché, come e quali essi siano".

Com’era il rapporto tra Paul McCartney e Phil Spector? L’esuberante produttore americano (accusato dell’omicidio di Lennon e Michael Jackson) c’entra in questa storia?

"Sono sincero: non ne so niente, l'ipotesi che Spector c'entri nella vicenda PID è stata prospettata da Carpeoro nella trasmissione radiofonica "Forme d'onda" cui ho partecipato, e non mi è chiarissima la meccanica da lui proposta. Mi sembra comunque che Carpeoro punti il dito più sull'omicidio Lennon che su PID, in riferimento a Spector. Per quanto mi riguarda, Spector con una eventuale sostituzione di McCartney non c'entra nulla, né mai è venuto fuori alcunché in tal senso, neanche nelle indagini di Patterson o di Reeve (remote, precedenti alle mie)".   

                                           Phil Spector, Wikipedia


Chi avrebbe deciso di nascondere la verità al pubblico?
"Sempre nel caso che Paul fosse stato sostituito, sarebbe stato interesse sia della band, che della casa discografica, non far trapelare nulla. Era un'epoca in cui un membro così importante di un gruppo non poteva venire rimpiazzato, e certo non uno dei Beatles, per giunta il co-autore dei loro successi. Mi spingo oltre, dicendo che era interesse anche dell'economia inglese continuare con i Beatles. Davvero molti e ingenti, gli interessi in gioco".
Ad Amburgo una donna ha chiesto di essere riconosciuta da Paul come sua figlia, ma l’esame del DNA ha dato esito negativo. E’ la prova evidente che il Paul che consociamo dal ’66 è in realtà un sosia?

"Non è esattamente così. Non c'è stato alcun esame del DNA. Il test del DNA, nel 1984, non esisteva, si procedette a un’analisi del sangue come da prassi dell’epoca. McCartney fu implicato in una causa legale per il riconoscimento di paternità, da parte di Bettina Huebers, di Berlino, che il Beatle avrebbe concepito negli anni di Amburgo (1959-1962). L'analisi dette risultato negativo, quindi Bettina perse la causa. Tuttavia la donna successivamente tornò all’attacco, dicendo che all’epoca McCartney mandò “un sosia” e per questo il gruppo sanguigno non coincide. I “complottisti” si chiedono: e se l’attuale McCartney fosse un sosia? Avrebbe certo eseguito a cuor leggero l’esame!  Tuttavia capirete bene che la vicenda non prova nulla: McCartney potrebbe essere sempre lui, e aver mandato un sosia solo in quella circostanza".

Cosa c’è di vero nella vicenda dell’Aston Martin?
"E' sicuramente vero che McCartney possedeva una Aston Martin che ebbe un'incidente nell'autunno del 1966.  A fine 2010, l’auto originariamente appartenuta a Paul McCartney era in restauro presso un’officina di Corsico, una cittadina dell’hinterland milanese. Il mio collaboratore Donato Pastore andò subito sul posto, e parlò col restauratore, Walter Baroni. Baroni sostiene che l'incidente non fu eclatante, ma - si sa - ci si può ammazzare anche a 40 km orari, o si può rimanere sfigurati (all'epoca non c'erano air-bag o cinture di sicurezza, fra l'altro). Inoltre Baroni ci ha detto anche parecchie cose interessanti, che sarebbe impossibile riassumere qui, ma le trovate dettagliatamente elencate nel libro".


                                        

                                        "Abbey Road", fonte foto: Roger, flickr

Sulla copertina di Abbey Road si è parlato molto dell’indizio contenuto nella targa della macchina nera (28 IF). All’epoca, però, McCartney non avrebbe avuto 28 anni, bensì 27. Può essere un riferimento all’età di Faul e non di Paul?
"Personalmente lo escludo. Intanto lo esclude la logica: se si parla di uno che "avrebbe avuto 28 anni se fosse stato vivo" certo non si può riferire al Sosia, che nel 1969 era vivo e vegeto. E' però vero che varie "voci" e anche un indizio nel film Magical Mystery Tour farebbero pensare che il sosia fosse un po' più vecchio. Tuttavia ritengo che tutto l'indizio della targa sia una mezza "bufala", sicuramente pilotato dai Beatles per fare confusione. Anche le lettere LMW, mai spiegate in modo convincente, sarebbero una falsa pista".

Si può presumere che in realtà Paul non sia morto ma che sia stato sfigurato nell’incidente tanto da essere costretto ad usufruire di un sosia per le uscite pubbliche?
"E' una delle mie dieci ipotesi, lo Scenario numero 4, "Preferirei essere morto". Si basa sulle possibili risultanze dell'incidente dell'Aston Martin, di cui abbiamo parlato sopra. Paul era il "bello" del gruppo, The Cutie, e mai avrebbe accettato una carriera in cui sarebbe apparso menomato, sotto i riflettori".

Parlaci un po’ del tuo libro “Paul is Dead? Il caso del doppio Beatle”. Hai raccolto ulteriori indizi in merito alla vicenda?
"Nel corso dei 12 anni intercorsi dalla prima stesura, (e delle 7 edizioni del libro) si sono aggiunti moltissimi indizi (anche ad opera dei miei amici e dei gruppi su Internet, forum e social), ma quello che è rilevante è che spesso ho inserito nuovi modi di "leggere" gli indizi stessi, o le contraddizioni dei diretti interessati sulla vicenda. Ogni indizio viene vagliato, discusso, in alcuni casi smontato, in altri rivalutato.

Il libro non è un libro a tesi (non si vuole dimostrare né che Paul sia stato sostituito, né che sia sempre lui), e questa è la cosa che è stata più apprezzata dai lettori. Ognuno può farsi una sua propria idea sulla vicenda: quello che mi interessa è far capire quanto sia complesso il mistero. Molto spesso indizi e vicende sconosciuti ai più risultano di gran lunga più interessanti degli indizi "classici" tanto pubblicizzati. Sono certo che questa storia non avrà fine, e che il futuro riservi altri colpi di scena".
Lo Sciacallo ringrazia sentitamente Glauco per la sua gentilezza e disponibilità.


Mente libera, occhi aperti

                                           Lo Sciacallo, Marcus L. Mason