Fonte foto: Wikipedia
La nostra esistenza è attorniata da simboli. A volte ce ne
accorgiamo, altre no. Eppure sono dappertutto: nei simboli dei partiti politici,
nelle pubblicità, nella musica, nel cinema . Ogni simbolo porta con sé un
significato e, come spiega brillantemente il nostro amico Gianfranco Carpeoro, un
grande simbolista, rappresentano un archetipo. Il simbolo ha come scopo quello
di farci fare due processi: uno non razionale e uno razionale, meno immediato.
Il primo caso è rappresentato dal dado: a seconda di come si dispongono i
punti, noi siamo in grado di percepire il numero senza avere la necessità di
dover contare; e questo è possibile proprio perché conosciamo la disposizione
dei punti di tutte le facce del dado. Nel caso fossero disposti diversamente,
verrebbe meno questa immediatezza.
Il simbolo si trasmette per iniziazione, quando al momento
della trasmissione i contenuti vengono svelati e spiegati al soggetto definito “iniziato”, o per
tradizione, quando viene invece trasmesso solo lo schema, senza nessuna spiegazione. Nel primo caso abbiamo sia la scatola che il contenuto,
nel secondo solo la scatola. E qui nasce il problema, perché nel secondo caso,
viaggiando da generazione a generazione, spesso si finisce per dimenticare ciò che conserva la scatola,
perché risulterà sempre più complesso decifrarne il contenuto, anche se
basterebbe aprire la scatola.
Entriamo ora nel nocciolo della questione. In una conferenza
tenutasi a Milano nel 2011, Carpeoro ha spiegato l’origine del simbolo del
partito Comunista, la Falce e il Martello, e il suo significato: il simbolo è
stato ideato da un massone della loggia tre globi di Berlino (che con la
garanzia del Gran Maestro della massoneria sovietica, Lev Trockiy, ha
finanziato la rivoluzione di ottobre), ispirandosi allo schema del simbolo
della Massoneria, Squadra e Compasso, che molti massoni moderni nemmeno
comprendono il significato. La Falce e il Martello stanno ad indicare
rispettivamente le classi contadine e operaie, che più di tutte risentivano
dello sfruttamento della società capitalista, e che dovevano perciò prendere
coscienza della loro condizione di classe, unendosi e lottando per
costruire una società basata sull’ideale comunista. Per quanto riguarda il significato della Squadra
e del Compasso vogliamo fare un giochino simpatico con voi: scriveteci nei commenti
(sul blog e sulla nostra pagina Facebook) qual è secondo voi il significato di
questi due simboli.
Ora, però, è il momento di svelarvi il mistero delle fontane a bocca di leone. Addirittura un’intera città, Venezia, è fondata su questa simbologia. La
spiegazione, ancora una volta, ce la fornisce Gianfranco Carpeoro, nel suo
romanzo “Il volo del Pellicano”. Nel romanzo si cita un passo di “Geroglifici”,
un opera di Orapollo scritta in lingua greca, presumibilmente nel V secolo d.C:
“Un leone perché il Sole, quando è in congiunzione col Leone
incrementa la piena del Nilo e, durante il periodo in cui esso rimane in questa
costellazione, le nuove acque spesso raggiungono il doppio del livello
consueto. E’ per questo motivo che gli antichi sovrintendenti alle opere sacre
costruivano a forma di leone i canali e le condutture delle fontane sacre, e
per lo stesso motivo, ancora oggi in campagna, per propiziarsi una piena
abbondante, il vino raccolto nei tini è fatto uscire da rubinetti a forma di
leone”.
Ma non finisce qui, perché l’origine del leone è ancora più
antica, e affonda le sue radici nella Bibbia e in molte altre tradizioni. Per chi
deciderà di proseguire nelle ricerche, alla maniera di Giulio Cortesi nel libro
sopracitato, scoprirà un altro aneddoto molto singolare: il periodo in cui
viene collocato il “Diluvio universale” (su questa denominazione ci sarebbe da
discutere), guarda combinazione, non solo coincide con la costellazione del
Leone, ma veniva identificato proprio con l’era del Leone.
“Dalla bocca esce la parola, il segno e simbolo. Se è
segno, la parola non significa nulla. Se invece è simbolo, significa tutto”
Carl Gustav JungMente libera, occhi aperti
Lo Sciacallo, Marcus L. Mason