Il reverendo Jim Jones fonte: tonyortega.org |
Poco allegra la nostra rubrica biografica di questa settimana: come nel caso di Reinhard Heydrich, ci occupiamo di un personaggio che non si merita le nostre lodi o i nostri apprezzamenti per la sua opera. Si guadagna senza ombra di dubbio, tuttavia, la nostra attenzione. Riteniamo infatti che sia fondamentale che episodi come quello che stiamo per raccontare non debbano per nessuna ragione andare perduti nei meandri della storia, ma al contrario, che servano sempre da monito, affinché follie tali non si verifichino mai più.
James Warren Jones nacque nel 1931 a Crete, piccolo villaggio rurale dell'Indiana. Nonostante la sua famiglia, poverissima, non fosse credente, il giovane Jim mostrò fin da subito grande interesse per la comunità pentecostale, di cui divenne membro. Le sue innate capacità retoriche e di protagonismo si esternarono già nella tenera età, quando improvvisava convincenti sermoni per i suoi amichetti e tentava di spiegare i salmi ai componenti della comunità.
Gli inizi del suo percorso sacerdotale sembravano davvero promettenti: a sedici anni, trasferitosi nel quartiere nero di Richmond, non si fece problemi a superare le barriere imposte all'epoca dalla segregazione razziale, molto in voga; impostò un ottimo rapporto con i suoi coetanei di colore, dando avvio nel contempo alla sua attività di predicatore, parlando per le strade dei sobborghi dei messaggi di uguaglianza e fraternizzazione contenuti nei Vangeli. Per questo fu costretto a tagliare tutti i ponti con il padre, fervente membro del Ku Klux Klan.
Dopo aver studiato teologia all'università dell'Indiana, a soli 21 anni divenne pastore della Somerset Methodist Church di Indianapolis. Fece proseliti specialmente all'interno della comunità nera della città, ponendo come argomento centrale dei suoi sermoni l'integrazione e la giustizia sociale. Fondò la sua chiesa nel 1954, con sede in un nuovo edificio chiamato Peoples Temples Full Gospel Church, il Tempio del Popolo.
Era incrollabile nelle sue battaglie per i diritti dei discriminati: con il supporto della moglie Marceline, adottò diversi bambini di origini afroamericane od orientali. La sua ammirevole abnegazione per queste cause, che ottennero dopo una reazione inizialmente tiepida un notevole consenso, gli valse nel 1961 la nomina da parte del sindaco di Indianapolis, Charles Boswell, di capo per la Commissione per i Diritti Umani.
Fino ad ora sembra quasi che stiamo narrando le vicende di un sant'uomo, uno strenuo oppositore delle ingiustizie e delle discriminazioni. Che fa del bene e che lotta per esso. Fino ad ora, appunto.
E' in questo periodo che i suoi sermoni cominciarono ad assumere toni stranamente visionari e inquietanti. Jones sostenne di aver visto in sogno un fungo atomico che si sarebbe scatenato su Chicago ed in seguito anche sulla stessa Indianapolis. Tutto ciò, ovviamente mai verificatosi.
Il Tempio del Popolo nella seconda metà degli anni Sessanta accolse sempre più nuovi accoliti e la comunità di Jones si stabilì prima a Mendocino, in California, dove si unirono ad essa un buon numero di diseredati, vagabondi e reietti, persone ai margini della società, e successivamente a San Francisco, nel 1972. Qui Jones, ormai diventato una sorta di guru, un vero e proprio padre spirituale per i suoi adepti, riuscì ad entrare nella Commissione Interna Comunale. Qui proruppe in invettive contro le speculazioni edilizie e per il supporto dei senzatetto.
Ma gli atteggiamenti e le parole di Jones facevano chiaramente intravedere che la sua deriva ossessiva e folle era in atto: parlò di un'imminente guerra nucleare, e affermò con convinzione di essere in grado di compiere ogni genere di miracolo. Inoltre, le voci su possibili molestie sessuali del Reverendo sui membri della sua chiesa si fecero sempre più insistenti. Queste molestie, secondo gli accusatori, avvenivano durante le celebrazioni di preghiera collettive che si verificavano di frequente nel territorio del Tempio del Popolo, una piccola città dotata di alloggi indipendenti, una scuola, una struttura ospedaliera, una piscina e una sala di registrazione radiofonica per lo spettacolo settimanale del Tempio.
La follia di Jones fu accresciuta dal continuo ed in costante aumento uso di farmaci e droghe da parte del Reverendo stesso, per tenersi sveglio, poiché sosteneva di non aver bisogno di sonno. I cosiddetti "miracoli" erano ovviamente organizzati a tavolino da Jones e dai suoi collaboratori, ma le persone, in preda ad accessi mistici, non ci facevano caso. Chi metteva in dubbio l'autenticità delle prodezze di Jones era severamente punito tramite l'avvelenamento del proprio cibo.
In un sermone del 1973 Jones arrivò a dire: "Per una serie inspiegabile di ragioni, accade che io sia stato scelto per essere Dio". Il delirio del suo "socialismo apostolico" o "divino" lo portò a credersi il predestinato a salvare l'umanità e addirittura pronto a migliorare l'opera di Gesù Cristo. Arrivò a simulare un finto attentato contro la sua persona per ripresentarsi in perfetta salute e dimostrare così la sua aura di santità.
Nello stesso 1973, per la prima volta Jones accennò alla possibilità di organizzare dei suicidi all'interno della comunità, che avrebbero potuto rivelarsi molto utili; per esempio, pensò di riempire degli autobus con i membri del consiglio direttivo (un organo interno del Tempio del Popolo) e di farli precipitare dal Golden Gate di San Francisco.
L'anno seguente prese forma nella mente del Reverendo il progetto Jonestown. Prevedeva di fondare una piccola comunità agricola da battezzare con questo nome in mezzo alla giungla della Guyana, nell'America Latina. Le impressioni dei fedeli spediti laggiù per i lavori di disboscamento dell'area parlavano di di un piccolo paradiso, ma in realtà pare non si trattasse che di una sorta di baraccopoli nel bel mezzo della foresta.
Una serie di articoli apparsi su alcuni quotidiani statunitensi nell'estate del 1977, molto critici nei confronti del reverendo Jones (venivano ribadite le già citate accuse di strane pratiche sessuali e non consumate all'interno del Tempio) persuaderono l'ormai paranoico tiranno a trasferirsi definitivamente a Jonestown, da dove trasmetteva continuamente (quando non era troppo fatto per riuscirci) polemici sfoghi all'indirizzo dei detrattori della sua chiesa. Pare, in aggiunta, che tutti gli adepti delle comuni americane fossero letteralmente costretti a partire, anche da un momento all'altro, per la Guyana sotto la pressione dei volontari del Tempio. Le persone cominciavano ad essere troppe, a Jonestown, in base allo spazio a disposizione, e le condizioni di vita si spingevano sempre di più verso il limite.
Jones faceva erroneamente credere ai suoi fedeli che decine e decine di "fascisti", come li chiamava lui, stessero per arrivare a Jonestown per mettere il Tempio sotto attacco. Il tema del suicidio collettivo come extrema ratio compariva sempre più frequentemente nei vaneggiamenti di Jones, nonostante attecchisse molto poco. Ma dentro di sè il Reverendo aveva ormai preso la sua decisione e si mise al lavoro con i suoi collaboratori più stretti alla ricerca di un espediente efficace per eliminare tutti gli abitanti del Tempio. Larry Schacht, il medico della comunità, fu incaricato di generare un germe che, diffuso a tempo debito, sarebbe stato capace di uccidere quell'intera miriade di persone.
Quella che Jones aveva instaurato era una dittatura a tutti gli effetti; chiunque manifestasse anche blandamente il desiderio di tornare a casa veniva costretto a giorni e giorni di durissimi lavori forzati.
Ma il governo degli Stati Uniti, oramai, teneva sotto stretta osservazione la comunità di Jones. Il primo a presentarsi a Jonestown fu, nel gennaio del 1978, il console Richard McCoy, a cui però tutti risposero di trovarsi magnificamente nel paradiso progettato e realizzato per loro dal Reverendo.
Pochi mesi dopo, in aprile, arrivò la denuncia di parenti di alcuni emigrati in Guyana, che segnalarono come i loro cari subissero torture di ogni tipo all'interno del Tempio, oltre che essere completamente esclusi dal mondo circostante. Chiaramente, Jones ne fu informato e attuò l'ennesimo lavaggio del cervello sui suoi poveri fedeli: disse che i loro parenti erano attivamente coinvolti nel complotto per distruggere il Tempio, e li convinse che avrebbero dovuto rivoltarsi contro di essi se ne avessero avuto occasione. Fece contemporaneamente pressioni sul medico, Schacht, perché risolvesse velocemente il problema dei suicidi. Il colpo di genio di quest'ultimo fu il cianuro. Ordinò ad una ditta californiana una quantità di veleno sufficiente ad uccidere duemila persone. La "soluzione finale" era in fase di definizione.
Nel novembre 1978, il neo eletto membro del Congresso Leo Ryan si recò in visita a Jonestown per un'ennesima supervisione. Ricevette da un adepto "ribelle" un biglietto in cui Jones era apertamente accusato di tirannia e schiavitù. In qualche modo, Jones ne venne a conoscenza e prima che Ryan ripartisse alla volta degli Stati Uniti, lo fece uccidere all'aeroporto insieme alla sua scorta.
Il momento era arrivato, Jones si era eccessivamente compromesso. Due giorni dopo l'omicidio di Ryan, il 18 novembre 1978, il Reverendo riunì tutta la comunità nella giungla e pronunciò il suo ultimo discorso in cui si inventò la storia di alcuni malvagi parlamentari pronti a deportare in alcuni campi di lavoro tutti i fedeli del Tempio. L'unico modo per sfuggire a quel terribile destino era il suicidio. 911 persone, totalmente plagiate, accettarono senza battere ciglio, di ingerire il letale cocktail preparato da Schacht, a base di cianuro, sedativi e succo d'ananas, morendo all'unisono davanti agli occhi di Jones che supervisionò, da bravo padre spirituale, l'agghiacciante rituale, prima di spararsi un colpo in testa e mettere così un definitivo punto alla follia del Tempio del Popolo.
Crediamo non siano necessarie ulteriori parole. Sinceramente, le abbiamo finite. Chi scrive in confidenza non ci crede, ma se esiste un inferno o qualcosa di simile, quello è senza il minimo dubbio il posto dove James Warren Jones si trova ora.
Mente libera, occhi aperti
Lo Sciacallo, Marcus L.Mason