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martedì 14 giugno 2016

LO SCIACALLO INTERVISTA PAOLO FRANCESCHETTI: "VI SVELO COSA SI NASCONDE DIETRO I DELITTI MEDIATICI, DAL MOSTRO DI FIRENZE A YARA GAMBIRASIO A SARAH SCAZZI. ECCO COME HO SCOPERTO DI VIVERE IN UN MATRIX. RIGUARDO LE BESTIE DI SATANA..."


                                         Youtube: Paolo Franceschetti

Altro grande regalo dello Sciacallo: Marcus Mason ha infatti intervistato Paolo Franceschetti, avvocato, blogger, e tra i massimi esperti italiani di delitti rituali, di Rosa Rossa e di esoterismo. Ecco cosa ci ha raccontato.


Come sei arrivato ad occuparti di questi argomenti? Che tipo di problemi hai avuto?

“Chiunque arrivi ad occuparsi di queste tematiche inevitabilmente affronta dei problemi, che sia un politico, un avvocato o un giornalista. Il sistema usa qualsiasi mezzo pur di far desistere un personaggio scomodo. E’ il caso di un deputato belga, espulso dal parlamento in seguito alla sua inchiesta su un fenomeno così scottante come quello della pedofilia. In Italia è sempre successo, me compreso, ma niente più della media”.

Tu ti senti ancora in pericolo?

“Dal punto di vista fisico non credo di correre ulteriori rischi, anche perché ultimamente la mia indagine riguarda tematiche meno pericolose. Al contrario, sono molti gli impedimenti dal punto di vista pratico; ogni volta che per esempio intraprendo una ricerca, qualcuno cerca di ostacolarmi. Certo, il futuro non è prevedibile”.

Quale è stata la tua reazione una volta appresa la realtà di questo sistema? Avevi già avuto un sentore praticando la professione di avvocato?

“Il giorno in cui sono venuto a conoscenza della concretezza di questa realtà, è stato un vero shock. Vi racconto un aneddoto in merito:  era qualche anno che mi occupavo di poteri occulti e, dopo una serie di guai e minacce, a me e alla collega Solange, era stata assegnato un servizio di protezione della Digos di Viterbo. Tuttavia, avevamo notato che questi operavano come degli incompetenti, quasi come non avessero interesse a proteggerci. Chiaramente all’epoca pensavamo fosse per incapacità. La svolta avvenne quando pubblicai sul mio blog un articolo sul Mostro di Firenze (Il Mostro di Firenze: quella piovra che si insinua nello Stato, ndr), dove sostanzialmente denunciavo l’eliminazione sistematica dei testimoni dei delitti, intuendo che dietro operassero i servizi segreti. A quel punto mi sembrava banale capire che dietro quei delitti c’era la mano dello Stato e non dei contadini Pacciani, Vanni e Lotti”.

Continuando nella sua narrazione, Paolo ci racconta del suo incontro con Gabriella Carlizzi, e di come essa gli abbia sconvolto l’esistenza, svelandogli il Matrix che impregnava (e impregna) la nostra società…

“Dopo la pubblicazione di quell’articolo si scatenò un putiferio. Mi chiamò Gabriella Carlizzi (scrittrice, ndr), la prima persona che si era occupata seriamente della vicenda del Mostro di Firenze, spiegandomi una serie di cose: mi disse chi era il Mostro, chi c’era dietro e, a un certo punto, mi disse una cosa che mi ribaltò completamente la vita. Io le chiesi il motivo delle minacce subite, e lei mi rispose spiegandomi che, dal momento in cui avevo aperto un blog, per “loro” ero fuori controllo. Mentre prima ero stato controllato dalle stesse persone per cui combattevo, dopo la pubblicazione del pezzo ero diventato pericoloso. E quando le raccontai del servizio di protezione della Digos e della denuncia presentata al Pubblico Ministero Caselli, mi spiazzò un’altra volta: mi disse, sostanzialmente, che i sabotaggi che c’erano capitati alle moto e l’avvelenamento di Solange erano attribuibili alla stessa organizzazione che ci dava la caccia. Inoltre, mi anticipò correttamente la risposta di Caselli al mio esposto: una lettera firmata con inchiostro verde con un cordialmente finale e un punto esclamativo, sempre in verde. Ovvero, la condanna a morte da parte della Rosa Rossa. A quel punto mi si è decisamente aperto un mondo, ho capito molte cose. Da quel giorno la Digos smise di ‘controllarci’, probabilmente perché i nostri telefoni erano sotto controllo”.

Nel tuo racconto ci hai nominato la Rosa Rossa. Per chi non dovesse sapere di cosa si tratta, puoi farci una breve introduzione sulla storia di questa organizzazione?

“Si tratta di una costola deviata di un’altra organizzazione segreta che affonda le sue radici nei secoli precedenti, ovvero i Rosacroce (per approfondire, vedi l’intervista a Gianfranco Carpeoro, ndr). Si può dire che essi abbiano fatto la storia dell’umanità, avendo partecipato, agevolandoli o promuovendoli, ad alcuni degli avvenimenti storici più importanti del secondo millennio.

Nel 1888, a Londra, viene fondata un’organizzazione di stampo magico, la Golden Dawn. Da questa, si stacca, su iniziativa del mistico ed esoterista statunitense Arthur Edward Waite, un ulteriore ramo che approfondisce notevolmente i temi esoterici, l’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro Indipendente e Rettificato. La principale pratica a cui erano dediti la maggior parte degli adepti era proprio l’omicidio rituale. La Rosa Rossa è la prima organizzazione iniziatica a commettere questa sorta di delitti, nei confronti di singoli individui o di gruppi.

C’è un film intitolato “La vera storia di Jack lo Squartatore- From Hell” (diretto da Albert e Allen Hughes, del 2001, ndr), in cui i riferimenti alla RR sono chiari e comprensibili a chiunque sia a conoscenza del suo modus operandi  (simbologia di squadra e compasso, monologo finale del medico, ecc). Tanto è vero che il medico viene processato  non dal tribunale ma dalla Massoneria, come a sottolineare l’ufficiale presa di posizione massonica contraria alle pratiche deviate della RR. Il discorso di chiusura dell’assassino anticipa la strategia criminosa della RR che si svilupperà nel XX secolo, con Europa e Stati Uniti, specialmente, invasi da questa ondata di delitti”.

Quando la RR decide di compiere un delitto, in che modo sceglie la sua vittima e il corrispondente capro espiatorio?

“Diciamo che generalmente talvolta la vittima viene scelta a caso, altre volte invece no. Per quanto riguarda la persona da accusare può essere scelta dopo, in seguito alla pressione di inquirenti e stampa. Per esempio, nel caso di Yara Gambirasio, risulta difficile pensare che sin dall’inizio fosse stato scelto Massimo Bossetti, ma è probabile che sia stato individuato in un secondo momento. Bisogna ricordare che lui e la sua famiglia hanno asserito di essersi sentiti inseguiti e spiati per diversi mesi. Dunque, è probabile che il complotto ai suoi danni sia stato perfezionato proprio durante questo periodo di pedinamento”.

Entriamo nello specifico: in riferimento a questo caso, quali sono le simbologie che ci permettono di classificarlo come delitto rituale?

“Non ricordo i dettagli, ma posso dire in generale questo: viene ritrovato il cadavere dopo tre mesi, posizionato a poche decine di metri da dove erano iniziate le ricerche della Protezione Civile. Chi ha un minimo di esperienza  in materia, conosce l’odore nauseabondo che emana un cadavere. Risulta quindi evidente che il corpo sia stato posizionato lì il giorno stesso del ritrovamento. Sicuramente un semplice muratore non avrebbe avuto le possibilità per operare in questo modo, in barba a tutte le autorità inquirenti, vista poi la mediaticità della vicenda. Inoltre ricorre la simbologia: Yara è stata deposta in un campo di proprietà della ditta ‘Rosa & C’, più una serie di coincidenze relative all’omicidio di Sarah Scazzi. Prima di tutto il giorno della scomparsa, che per entrambe è il 26 del mese: agosto per Sarah e novembre per Yara; inoltre pochi hanno evidenziato l’assonanza dei nomi ai quali si aggiunge anche Chiara Poggi (vittima del delitto di Garlasco, ndr): la desinenza ara in latino significa ‘altare’, come ad indicare il sacrificio delle tre giovani vittime. Ovviamente questi sono solo degli indizi e non delle prove certe, che potrebbero però fungere da spunto per seguire delle piste diverse durante le indagini”.

Tu ti sei occupato da vicino di un caso di grossa risonanza mediatica, quello delle Bestie di Satana. In qualità di avvocato difensore di due degli imputati, Paolo Leoni e Nicola Sapone, puoi tracciarci un profilo psicologico dei due ragazzi? E secondo le tue indagini, cosa non torna nella versione ufficiale degli avvenimenti di quella notte del 1998?

“Sono persone assolutamente diverse da come sono state dipinte dai media. Se per alcuni tali descrizioni non si allontanano molto dalla realtà, almeno per quanto riguarda i miei assistiti posso testimoniare che quanto detto è falso. Ho avuto modo di conoscere sia i ragazzi che le loro famiglie e le relative amicizie, dormendo peraltro a casa loro per diverso tempo, potendo così constatare che si trattava di persone assolutamente normali e, anzi, estremamente ospitali. Una sola cosa avevano in comune con altri soggetti considerati universalmente come criminali (i tre contadini del Mostro di Firenze o Charles Manson negli USA): il fatto di essere talmente ignoranti da non essere in grado di difendersi. Riguardo alle dinamiche; dalle ricostruzioni, quella sera i ragazzi erano sotto l’effetto di alcol e sostanze stupefacenti, quindi non potevano essere in grado di commettere un omicidio così efferato senza lasciare tracce, considerando anche che i corpi delle vittime sono stati seppelliti. E’ impossibile che siano tornati a casa senza una goccia di sangue addosso e che nemmeno i famigliari si siano accorti di nulla, come è altrettanto improbabile scavare una buca così profonda in quel punto del bosco senza l’ausilio di un macchinario. Abbiamo fatto le prove con un esperto e siamo giunti a queste conclusioni”.

Con il caso delle Bestie di Satana per la prima volta in Italia si è parlato di Satanismo. Tu che conosci bene l’argomento, credi sia giusto parlare in questi termini di Satanismo?

“Diciamo che questi ragazzi, così come per il caso Manson in America, sono stati utilizzati per costruire a tavolino un caso di Satanismo che fosse inserito nei manuali di criminologia e poi studiato nelle università, con l’obiettivo di confondere le persone sull’essenza del vero Satanismo. Il vero Satanista non è il drogato di turno, il cosiddetto ‘Satanismo acido’, ormai quasi inesistente; ben più pericoloso è il Satanismo dei colletti bianchi, che progettano i delitti per poi attribuirli ad altri e rimanere così impuniti. Quello per esempio che è dietro alle sparizioni in Italia di 300/400 bambini e di 2000 persone all’anno (compresi gli adulti) che scompaiono in Italia senza lasciare traccia e che finiscono coinvolti in questi riti”.


Alla prossima settimana con la seconda parte dell’intervista. Si parlerà tra gli altri del delitto di Pier Paolo Pasolini, di religioni, dei progetti futuri di Paolo e di molto altro ancora.
Mente libera, occhi aperti
                                                  Lo Sciacallo, Marcus L. Mason