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giovedì 30 giugno 2016

OBAMA STA PER RIVELARE AL MONDO L'ESISTENZA DEGLI ALIENI?


                                                     Fonte foto: Wikipedia
Gli alieni sono entrati di sorpresa nella campagna elettorale statunitense. Il motivo? Ve lo sveliamo subito, vi chiediamo solo un po’ di pazienza. Prima di cominciare con la nostra narrazione, facciamo un passo indietro di sei anni: nel 2010, infatti, a un anno dall’insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca, era circolata la notizia secondo la quale il 27 novembre del medesimo anno, il primo presidente afroamericano della storia degli USA avrebbe finalmente tolto il velo sul mistero degli UFO, rivelando ai cittadini americani e non, l’esistenza degli extraterrestri e il loro insediamento sul pianeta Terra.
Ebbene, come avete potuto notare, in quel giorno non successe proprio nulla, tant’è che gli ufologi dovettero nuovamente rimandare il coming out del governo a stelle e strisce a data da stabilirsi. In quel giorno fu disattesa l’aspettativa di migliaia di persone, che perlomeno speravano si concretizzasse il loro sogno, alla luce del fatto che solamente un anno prima anche la Chiesa Cattolica, nella figura del gesuita statunitense Guy Casolmagno (astronomo e direttore della Specola Vaticana dal 2015), si era espressa positivamente in merito alla questione aliena: “gli extraterresti esistono e con loro vige un rapporto di fratellanza”. Parole analoghe erano state pronunciate da Monsignor Corrado Balducci (1923-2008), ex ufologo e demonologo  del Vaticano, che aveva ammesso l’esistenza degli alieni nella Bibbia, citando in particolare il Salmo 23, confermando così le argomentazioni di Zecharia Sitchin (1920-2010) e Mauro Biglino.

Veniamo ora all’attualità. In una intervista rilasciata al quotidiano britannico Mirror, Stephen Bassett, direttore del Paradigm Research Group, ha affermato di essere a conoscenza di un discorso che pronuncerà Obama prima di lasciare la Casa Bianca. In sostanza, secondo Bassett, il 2016 sarà l’anno della rivelazione del mistero UFO. Ricordiamo che anche la candidata del Partito Democratico, Hilary Clinton, ha promesso al suo elettorato che in caso di successo svelerà, qualora fosse necessario, la verità sul fenomeno alieno che dal 1947, data dell’incidente di Roswell, in New Mexico, tormenta la vita di milioni di americani.
Ci siamo. Barack Obama sarà il presidente della rivelazione e vincerà il Nobel per questo motivo. La più grande notizia della storia sta per essere annunciata e sarà in prima pagina su tutti i giornali del mondo”, ha detto il lobbista che da anni combatte contro il governo degli Stati Uniti perché riveli ai cittadini la verità sugli alieni e il loro rapporto con i rappresentanti dei nostri governi che, a quanto pare, conosco molto bene l’argomento. Il Pentagono si è finalmente deciso a raccontare tutta la verità? O si tratta dell’ennesima bufala? Registriamo comunque l’interesse di gran parte della stampa italiana che ha riportato la notizia. Inoltre, da qualche anno diversi governi hanno deciso di desecretare i documenti che attestano il fenomeno UFO e molte trasmissioni televisive (come Focus), sono impegnate nella diffusione di questi argomenti. C’è chi sostiene, a ragione o a torto, che questo processo che è in atto negli ultimi tempi serva a farci “familiarizzare” col tema, in modo tale da non rendere troppo traumatica la rivelazione.

Che dire, non possiamo sapere se si tratta dell’ennesima presa in giro oppure no. Ciononostante crediamo che sia giunto il momento di raccontare come stanno effettivamente le cose, visto che oramai i cittadini di tutto il mondo sono in grado di informarsi con l'ausilio di internet, e se anche la Chiesa sta cominciando ad aprirsi sugli alieni, beh, allora è davvero questione di tempo. Del resto Tritemio lo aveva detto che questa sarebbe stata l'epoca in cui le religioni avrebbero trovato la loro morte, almeno per come le abbiamo intese fino ad oggi, e anche i Maya erano dello stesso avviso, pronosticando per l’umanità un cambiamento radicale, proprio a partire dal 21 dicembre 2012. Sono solo coincidenze?

Mente libera, occhi aperti
                                                     Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

sabato 25 giugno 2016

LA NOSTRA RIFLESSIONE SULL'ESITO DEL BREXIT: COME STANNO DAVVERO LE COSE?


                                            Fonte immagine: www.publicdomainpictures.net

Il Regno Unito è fuori dall’UE. Gli europeisti sono nel panico, non sanno capacitarsi di questa scelta del popolo britannico, mentre i nazionalisti e gli euroscettici esultano, auspicandosi una diaspora generale in grado di far collassare l’intero impianto geopolitico costruito finora. Un sistema evidentemente non condiviso dalla maggior parte dei cittadini europei, delusi e amareggiati per la deriva economica e politica a cui si è giunti, con interi paesi in mano alle banche, e con la conseguente crescita del debito pubblico. Un debito pubblico destinato ad accrescere sempre di più, dato che il potere di stampare moneta è prerogativa esclusiva delle banche: le nostre monete, infatti, non hanno alcun valore, visto che con gli accordi di Bretton Woods l’elité “illuminata” ha deciso di svincolare la moneta dal suo valore aureo, creando, di fatto, quello che è oggi viene definito come “signoraggio bancario”,  e di cui purtroppo non si fa minimamente accenno nelle trasmissioni politiche, se non in modo approssimativo e con spiegazioni incomprensibili per un pubblico poco avvezzo a discussioni di stampo economico.

Tornando all’esito del referendum, David Cameron ha deciso di dimettersi dal suo incarico, vista la presa di posizione dei  suoi cittadini. Analizzando i dati, però, notiamo delle faglie piuttosto evidenti: se da una parte il tandem Inghilterra-Galles ha sbeffeggiato i tecnocrati europei, dall’altra vediamo la Scozia e l’Irlanda del Nord inferocite contro i cugini del Regno. Gli scozzesi  nutrono da sempre dei sentimenti di insofferenza nei confronti dei dirimpettai inglesi, e minacciano l’indizione di un nuovo referendum per l’uscita dal Regno Unito. I risultati emersi da questo referendum, che ricordiamo essere consultivo, ci forniscono diversi spunti di riflessione: prima di tutto perché i giovani hanno votato per il Remain, probabilmente perché l’Europa, nonostante gioie e dolori, soprattutto dolori, garantiva loro interscambi culturali; la spaccatura è ancora più evidente se si va ad analizzare il contesto sociale: i voti favorevoli al Brexit sono arrivati dal resto del paese, mentre la metropoli londinese ha votato in massa contro l’uscita dall’UE. Quindi, possiamo affermare da questa analisi, che la fascia più anziana del Regno Unito ha deciso il futuro dei giovani britannici. Tra l'altro, sempre statistiche alla mano, possiamo notare un lieve margine di vantaggio degli euroscettici. Un po' poco per cantare vittoria. Chi beneficia del Brexit è soprattutto la Francia, con Parigi che si appresta a raccogliere lo scettro di Londra per insidiare il primato di Berlino: Hollande, come era lecito prevedere, ha chiesto alla Merkel di accelerare i tempi di uscita dall'unione del Regno Unito.

Poi c’è da fare un’altra considerazione: la Gran Bretagna, diversamente dagli altri stati, ha sempre mantenuto un piede in due scarpe, visto che aveva accettato di far parte dell’unione pur conservando la sterlina. Inoltre, come ci ha spiegato saggiamente Paolo Franceschetti nell’ultima intervista che ci ha rilasciato, la Bank of England detiene una grande percentuale della BCE (precisamente il 14,5%), più della Banca d’Italia (12,5) e dietro solo alla Deutsche Bundesbank (18,9). Questa è una curiosa anomalia, dato che la Gran Bretagna dispone di una moneta diversa dalla nostra, il che dovrebbe far trasalire chiunque, ma evidentemente ciò non desta clamore da parte dei media (specialmente se poi questi partecipano alle riunioni del Bilderberg, per di più senza riferire nulla ai cittadini, come nel caso della conduttrice di Otto e Mezzo).

Gli euroscettici sono pronti a stappare lo champagne e minacciano di seguire la strada indicata dalla Gran Bretagna, ma il rischio è enorme. L’Europa non funziona: l’allargamento a macchia di leopardo, unito alla globalizzazione e all’aggravamento della crisi economica, hanno fatto sì che l’Europa si trasformasse in un tiranno spietato, andando così ad alimentare, giustamente, sentimenti antieuropei. Tuttavia, riteniamo del tutto inutile e rischiosa l’uscita in blocco dall’Unione Europea, specie per un paese come l’Italia: meglio percorrere un altro cammino, ossia, quello di rimanere nell’unione, ma cambiando le regole che la governano ed eliminando il predominio di Francia e Germania, per realizzare un Europa davvero solidale, in grado di garantire i diritti di tutti i cittadini e la pace. Purtroppo per realizzare questo sogno servirebbe un politico davvero degno di tale nome, che si impegnasse per salvaguardare i diritti dei cittadini, e nel panorama europeo, almeno fino adesso, non ne vediamo traccia. In conclusione, possiamo asserire che questo referendum serve a destabilizzare l'assetto politico europeo, e che il suo esito sia stato espressamente voluto dai poteri forti. Adesso anche Grillo è passato a posizioni europeiste, a dimostrazione del fatto che anche il Movimento Cinque Stelle mira a comandare, esattamente come gli altri partiti che tanto criticava. Questa situazione non farà altro che produrre un sostanziale aumento dei biechi e perversi nazionalismi alla Marine Le Pen, creando così le basi per un ritorno al passato. E chi conosce la storia sa bene a cosa ci riferiamo…
Mente libera, occhi aperti
                                             Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

martedì 21 giugno 2016

LO SCIACALLO INTERVISTA PAOLO FRANCESCHETTI: “PASOLINI E’ STATO UCCISO PERCHE’ STAVA RIVELANDO UN SEGRETO IMPORTANTE, E LA STESSA FINE HA FATTO RINO GAETANO. E PER QUANTO RIGUARDA LE GUERRE E LA CRISI ECONOMICA…”


                                          Fonte foto: paolofranceschetti.blogspot.it

Come vi avevamo promesso, ecco la seconda parte dell'intervista a Paolo Franceschetti, avvocato, blogger, e tra i massimi esperti di delitti rituali, di Rosa Rossa, di Massoneria ed Esoterismo.

Parlando di atrocità commesse ai danni dei bambini, abbiamo diverse opere sia letterarie che cinematografiche che ci raccontano queste realtà, come ”It”di Stephen King o “Le 120 giornate di Sodoma” del Marchese De Sade. Proprio da questo testo Pier Paolo Pasolini trasse un film che all’epoca destò scandalo, forse determinandone la fine violenta. In merito a questo delitto, qual è la tua posizione?


“Sicuramente Pasolini era un personaggio scomodo, poiché conosceva il mondo dei poteri occulti. Cercò di divulgare al pubblico queste realtà attraverso la pellicola “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, in cui l’apparente perversione e violenza servono a costruire un vero film di denuncia. Inoltre sempre in quel periodo si stava dedicando alla stesura di “Petrolio”, un romanzo dove denunciava la morte del presidente nonché fondatore dell’Eni, Enrico Mattei. Egli morì in un incidente aereo, ma parve chiaro a tutti che ci fosse dietro di più. L’obiettivo era quello di far decadere dalla carica Mattei, per mettere al suo posto Eugenio Cefis (appartenente alla loggia massonica P2, ndr).


 Già le modalità dell’omicidio Pasolini sono sospette, a partire dal presunto assassino, Pino Pelosi,  un ragazzino per di più di corporatura esile. Difficilmente quindi sarebbe stato in grado da solo di uccidere Pasolini con quelle barbare modalità.  In più c’è da dire che negli ultimi anni Pelosi ha cominciato a raccontare la sua versione, asserendo come non fosse possibile all’epoca per lui esporre la realtà dei fatti; oggi è più libero in quanto i veri mandanti del delitto sono ormai deceduti. Le indagini furono condotte in modo piuttosto approssimativo perché occorreva coprire i reali autori dell’omicidio. Concentriamoci poi sull’aspetto esoterico: il delitto avviene ad Ostia, e pare subito evidente il contrappasso dantesco; infatti ci troviamo nei pressi dell’Idroscalo del Lido di Ostia (un tempo impianto per ammaraggio ed il decollo di idrovolanti ed aerei anfibi, ndr), e ricordiamo che Mattei morì in un incidente aereo. Inoltre, come in altri omicidi, ricorre tutta una simbologia: Ostia rappresenta il corpo di Cristo e, inoltre, è il simbolo principale dei Rosacroce, e la Rosa Rossa rappresenta Cristo al centro della Croce. Dunque ci troviamo di fronte a un personaggio davvero scomodo; ricordiamo il suo famoso pezzo “Io so”, perché in effetti era uno che sapeva ma in quel periodo non c’era spazio per dedicarsi a certe tematiche”.


Lo stesso discorso vale per Rino Gaetano. Il cantautore crotonese raccontava al pubblico che i suo testi sarebbero stati compresi in futuro. Lui lanciava diversi messaggi nelle sue canzoni: in Rosita ad esempio sembra descrivere le modalità di accalappiamento del sistema. E’ possibile che ne abbia fatto parte per poi svincolarsi da esso una volta resosi conto del suo lato oscuro?


“Certo, oggi non vengono capite, magari tra vent’anni molte persone afferreranno il significato delle sue canzoni e perché nominava determinate persone nei testi. E’ possibile che sia entrato in contatto con il sistema, oppure conosceva qualcuno che gli passava dell’informazioni, perché era a conoscenza di troppe cose per essere semplicemente un iniziato alla Massoneria. Entrare in Massoneria non significa comprendere tutto, c’è un percorso da fare, e più cresci individualmente più ti elevi. Lui era troppo giovane per arrivare a capire certe dinamiche, quindi era più probabile che ci fosse qualcuno che lo informava. La Massoneria cerca di abbindolare le persone; ci hanno provato anche con me, esponendomi i pregi di questa organizzazione, garantendomi una formazione avanzata, visto che la Massoneria è un serbatoio di conoscenza, oltre che una protezione. Ciononostante ho avuto modo di verificare che tutto l’altruismo che mi promettevano non aveva alcun fondamento nella realtà, perciò decisi a istinto di declinare l’invito”.


Proprio a proposito di Massoneria, parlando con Gianfranco Carpeoro abbiamo potuto percepire come la Massoneria di un tempo fosse sorretta da ideali nobili, a differenza di quella moderna, completamente corrotta. Sei d’accordo?


“Il problema, secondo me, è che qualunque istituzione quando diventa troppo potente si corrompe. Questo vale anche per i blogger, nel senso che chiunque può essere animato a fare informazione. Ma nel momento in cui riscuote successo, è costretto ad assumere sempre più collaboratori, ed è chiaro che si finisce per perdere il controllo della struttura. Questo è quello che è successo alla Massoneria, ma non solo: anche per il Cristianesimo vale lo stesso discorso, come per le religioni in generale. Bisogna ricordare ai fondamentalisti che Maometto apprezzava il messaggio originale di Gesù Cristo, e più volte si è ispirato a lui”.


Parlando di Maometto e di Islam, credi che questa campagna diffamatoria nei confronti del credo musulmano sia architettata ad arte, con l’obiettivo di diffondere sempre di più l’odio fra le genti?


“Sicuramente soffiano sul fuoco e lo fanno in malafede. Chi ha il potere ha tutto l’interesse, per mantenerlo, a fomentare questi sentimenti astiosi. Infatti, per controllare le masse un buon metodo è quello di far sfogare i loro istinti nell’odio reciproco, cosicché chi è al di sopra, super partes, avrà più facilità nel tenerli a bada. Al contrario, un benessere e una felicità troppo diffusi giocherebbero decisamente a sfavore di alcuni regimi tirannici che così non prospererebbero”.


Secondo te i conflitti sono generati da motivazioni strettamente terrene quali il petrolio oppure bisogna andare a ricercare le vere ragioni in una sorta di spiritualità deviata?


“Il petrolio è una scusa, in realtà ce n’è in abbondanza. Quando siamo andati in Iraq ci hanno raccontato che la motivazione era acquisire il controllo sui giacimenti, ma in realtà le famose “sette sorelle” già detenevano questo potere. Le ragioni sono di varia natura: economiche, socio-politiche e financo esoteriche, la  meno comprensibile alle masse. In realtà basterebbe capire solamente la natura socio-politica di bisogno di controllo sulle persone di cui parlavamo anche prima”.


Anche la crisi economica è stata indotta da questi personaggi?


“Sicuramente. Va detto che la storia è regolata da cicli: ora siamo nella fase di crisi, poi ci sarà la ricostruzione, perché anche in questo modo si ottiene il consenso delle masse, tutti pronti a rimboccarsi le maniche dopo i disastri che hanno provocato il disfacimento della società”.


Riguardo il Referendum avanzato dal governo Renzi, notiamo delle somiglianze con quanto proposto in passato dal governo Berlusconi per quanto concerne l’abolizione del Senato. Lo stesso progetto immaginato dagli esponenti della P2…


“Sì. Il provvedimento si pone l’obiettivo di ridurre i tempi legislativi, e quindi in sé sarebbe anche positivo. Il problema sono le persone: se uno è corrotto, anche se la legge è buona continuerà ad essere corrotto, e si entra così in un circolo vizioso. La vera rivoluzione dovrebbe partire dalla mentalità. In Italia c’è una corruzione conclamata e, inoltre, abbiamo una Costituzione piena di difetti. Ridurre drasticamente il numero di parlamentari significherebbe facilitare il controllo su di essi”.


Cosa ne pensi del Brexit? E’ vero che il Regno Unito detiene una percentuale della BCE?


“Il Regno Unito ha sempre mantenuto un certo distacco dall’UE, conservando la Sterlina e rifiutando l’Euro. Non riesco a comprende l’esigenza che sta dietro a questa iniziativa. Riguardo la seconda domanda posso dire che la Gran Bretagna controlla il 17% della BCE. Certo, è curioso che i media non si interessino di divulgare una notizia di questa portata”.


Parliamo un po’ dei tuoi progetti futuri. Sappiamo che sei impegnato nella ricerca di cure alternative alla chemioterapia e nello studio delle religioni. Cosa puoi dirci a riguardo?


“Sono a metà della stesura di un libro sulle malattie sui tumori, in modo tale che il malato abbia una panoramica completa delle cure esistenti. Questo non è il mio campo, me ne sto occupando perché la mia ex compagna è morta di tumore. In futuro continuerò ad occuparmi di religioni, spiritualità ed esoterismo. Ho pubblicato un libro sulle religioni concentrandomi non sulle differenze, bensì sugli aspetti in comune tra di loro, come il fatto che l’amore sia la chiave che unisce qualsiasi ricerca spirituale effettuata dall’uomo nella storia. Ho inoltre avviato con una casa editrice un progetto riguardante un libro su Dante Alighieri, che molto probabilmente è stato l’ultimo capo segreto dei Templari dopo la morte di Jacques B. De Molay ”.


Fonte foto: paolofranceschetti.blogspot.it

Secondo Gianfranco Carpeoro i Rosacroce “bianchi” sarebbero ormai non più operativi. Sei d’accordo con lui o ritieni invece che agiscano tutt’oggi nell’ombra?


“Partendo dal presupposto che il sapere rosacrociano non è andato disperso e che la Divina Commedia è un’opera rosacrociana esoterica, ci sono altre opere importanti scritte da appartenenti all'organizzazione valide ancora oggi. Penso ad esempio ai libri di Paramahansa Yogananda, che sono ancora in commercio. I Rosacroce, se non ricordo male, appaiono e scompaiono nella storia dell’umanità a cicli di 108 anni, quindi è fisiologico che ai giorni nostri siano scomparsi ufficialmente, così come è probabile che in futuro si palesino nuovamente”.


A proposito di Rosacroce, è nota la leggenda secondo la quale tutti i membri conoscessero con largo anticipo la data della propria morte. Che Guevara, nella lettera scritta ai figli nel caso venisse ucciso, sembra rientrare in questa casistica. Secondo i tuoi studi e le tue ricerche, ritieni che anche il rivoluzionario argentino fosse un iniziato?


“Per alcuni aspetti sì, ma è altrettanto vero che un Rosacroce vero non ricorrerebbe all'omicidio per nessun motivo. Lui invece era un combattente, seppur per motivi nobili, ma ritengo che un vero iniziato ai Rosacroce non impugnerebbe mai un’arma se non per legittima difesa. Poi dipende anche dal periodo storico: ai tempi dei Templari, per esempio, era un po’ difficile essere un Rosacroce e allo stesso tempo non prendere mai in mano una spada. Rudolf Steiner, Rosacroce, diceva che un Rosacroce non faceva del male né volontariamente né involontariamente. Riguardo alla previsione della propria morte bisogna sapere che i veri esperti di Esoterismo sanno calcolare la data della propria morte. Per determinarla basta guardare il proprio quadro astrologico”.


Ringraziamo Paolo Franceschetti per la sua disponibilità e gentilezza, augurandoci di risentirci al più presto per approfondire tanti altri argomenti. Infine, invitiamo tutti i nostri lettori a visitare il suo blog (http://paolofranceschetti.blogspot.it/) e a leggere i suoi libri.

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                                            Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

domenica 19 giugno 2016

ESOTERISMO E RELIGIONE: LA STORIA DI SILVESTRO II, IL PAPA MAGO


Gerberto di Aurillac
fonte: slideplayer.it

Cari lettori, quella che vogliamo raccontarvi oggi è la curiosa vicenda di Gerberto di Aurillac, passato alla storia con il nome che assunse una volta divenuto papa: Silvestro II.

Gerberto nacque a Belliac, in Francia, nel 940 circa. Da quasi bambino, fu accolto come novizio nell'abbazia di Aurillac (città che avrebbe poi conservato nel nome). Lì compì il suo intero percorso di studi, durante il quale fece sfoggio di un'innata sensibilità per il sapere e di una rara intelligenza; la quale lo spinse ad allontanarsi dal chiuso monastero dove aveva dimorato fino ad allora per spostarsi in quella che, all'epoca, era il centro culturale più florido d'Europa, anche grazie alle innumerevoli innovazioni portatevi dagli Arabi che l'avevano occupata: la Spagna. Qui Gerberto venne a contatto, oltre che con le più recenti scoperte in campo matematico, trigonometrico, botanico e farmacologico, anche con tutta una serie di cosiddette "scienze esoteriche", come alchimia, negromanzia e astrologia.

Successivamente, l'imperatore Ottone II lo chiamò a dirigere come abate la prestigiosa abbazia di Bobbio, incarico che conservò fino alla morte del suo protettore, l'imperatore, sconfitto in Calabria dai musulmani nel 983. Vistosi costretto ad una precipitosa fuga, Gerberto riparò a Pavia, per poi fare ritorno alla patria natia, la Francia. Divenne un accanito sostenitore di Ugo Capeto, che anche grazie all'intercessione di Gerberto, monaco eminente, salì al trono francese, nominando il suo alleato vescovo di Reims.
Attivo nella vita politica di quegli anni, Gerberto non tralasciò mai però gli studi. Il suo motto era: "Io consacro tutte le mie forze per conoscere quello che non so". Pubblicò diversi testi, riguardanti svariati ambiti del sapere, dalla filosofia fino alla matematica. Si dilettò anche come inventore, progettando per la sua cara abbazia di Aurillac il prototipo di un orologio ad acqua. Intuì inoltre per primo la potenza del vapore, che utilizzò per creare un organo che venisse riempito di ciò che lui chiamava ventus, ovvero del vapore acqueo che facendo vibrare le linguette dell'organo, produceva la melodia. L'astrologia era in ogni caso la sua più grande passione, a cui si dedicava anche di notte, professando un credo secondo cui ogni scienza era legata all'altra, e non si poteva proclamarsi esperto di una di esse, senza avere concezione dell'importanza di tutto il resto.

In questo periodo della sua vita, pare che Gerberto si fosse abbandonato anima e corpo alla costruzione di un golem, un automa che si muovesse e rispondesse a dei comandi al suono della sua voce. Le fonti raccontano di una piccola testa d'oro a cui egli chiedeva consiglio per ogni situazione intricata. Raoul de Longchamps, cronista del tempo, sostenne che all'interno del piccolo golem Gerberto avesse imprigionato un autentico demonio. La testa fu sfortunatamente distrutta alla morte di Gerberto. Ma la sua tradizione pare che non andò perduta: nel Medioevo si hanno diverse segnalazioni di congegni simili, come quello portato dall'Oriente dall'arcivescovo Arnolfo II. Ma anche in questo caso, ogni traccia è andata perduta.

Riguardante il periodo del vescovato di Reims, circola un aneddoto molto interessante su Gerberto.
Innamoratosi della figlia del prefetto della città, per conquistarla si indebitò a tal punto da mettersi in mano a degli usurai. In preda alla disperazione, un giorno si ritrovò a vagabondare per un bosco, quando, d'un tratto, gli apparve la figura di una donna bellissima che recava con sé una spropositata quantità di monete d'oro. Disse di chiamarsi Meridiana, e promise di procurargli ogni sorta di ricchezza se si fosse consacrato solamente a lei, rinunciando alla figlia del prefetto. Gerberto accettò e leggenda vuole che da quel momento, ogni notte, Meridiana apparisse al prelato, per fare l'amore e per dispensare ogni genere di consiglio in ambito politico e non. Di fatto Gerberto ne era succube, fino ad accettare di non professare mai più la Santa Comunione (secondo molti, simulava anche dopo essere diventato papa). Inutile sottolineare che chi fa fede a questa storia, vede in Meridiana un'incarnazione del Demonio.

Nel 995, Gerberto lasciò nuovamente la Francia per trasferirsi alla corte di Ottone III, figlio del suo grande amico Ottone II. Nel 999, questi lo nominò arcivescovo di Ravenna, ma proprio quell'anno il pontefice in carica, Gregorio V, morì avvelenato. L'imperatore Ottone voleva essere sicuro che a succedergli ci fosse un uomo di sua fiducia, e scelse ovviamente Gerberto, che assurse al soglio papale col nome di Silvestro II. I maligni sostengono che questa fortunata (per Gerberto) serie di coincidenze fossero il frutto di un patto col Demonio, e in questo senso citiamo una curiosità ripresa anche dallo studioso Gian Luca Margheriti, nel suo approfondimento su Silvestro II; egli sin da giovane amava ripetere questa frase: "Gerberto si innalza da R a R e dopo prospera come papa a R".
L'interpretazione è presto detta: le tre erre rappresentano le tappe della sua brillante carriera eccelesiastica: Reims, Ravenna e infine Roma. C'è chi riconduce questa frase a un oracolo della famosa testa d'oro di Gerberto; resta che egli sapeva sin da molti anni addietro dove la vita lo avrebbe condotto.

Gerberto fu il papa che dovette gestire le grandi paure del popolino per l'avvento dell'anno Mille, in cui molti identificavano la fine del mondo. I suoi progetti andavano molto oltre, verso un "mondo nuovo" che avrebbe voluto costruire insieme al suo imperatore.
Il 12 maggio 1003, tuttavia, al termine di una messa, Silvestro si sentì male. Si spense quasi immediatamente, con una lacrima che gli scorreva lungo il viso.
Per chi decide di crederci, Meridiana anni prima gli aveva predetto la morte dopo aver celebrato la messa a Gerusalemme. Gerberto mai si avvicinò a quella città, ma non aveva fatto i conti con il destino: la lacrima stava a significare che alla fine aveva capito. Morì infatti nella chiesa romana di Santa Croce in Gerusalemme.

Ma, se pensate che la storia di Gerberto di Aurillac termini con la sua morte, vi sbagliate di grosso.
Silvestro fu sepolto nella chiesa di San Giovanni in Laterano a Roma. Ebbene, due testi del XII secolo, il De nugis curialum di Walter Map e il Chronicon di Guglielmo Godell, raccontano di uno stranissimo e inquietante fenomeno. Pare infatti che ogni qualvolta si avvicinasse la morte di un papa o di un importante esponente della Chiesa di Roma, dalla tomba di Gerberto scaturisse acqua in quantità più o meno inferiore a seconda del rango del morituro. Map afferma: "Che la tomba di quello scaturisca gocce, per così dire di lacrima, quando un papa o un grande cardinale muore, è stato sufficientemente provato e divulgato".
Il diacono Giovanni, nel suo Liber de Ecclesia Lateranensi, conferma: "Spesso il suo sepolcro, anche quando l'aria è purissima e nonostante non si trovi in un luogo umido, emette (...), vistosamente, gocce d'acqua".
Nel 1648 la tomba di Gerberto fu riaperta. Si sentivano ancora i profumi degli oli usati per imbalsamare il corpo, ma a contatto con l'aria, il corpo divenne cenere, lasciando intatto solo il suo anello.

Lasciamo a voi stabilire quanta verità e quanta finzione ci siano nella storia della vita e della morte di Gerberto di Aurillac. Siamo certi che però molte domande ve le farete su di lui. e possiamo ritenerci soddisfatti. Perché il nostro compito è questo: noi non forniamo risposte, forniamo domande.

Mente libera, occhi aperti
                                             Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

venerdì 17 giugno 2016

IL GRUPPO BILDERBERG: ECCO I NOMI DEI POTENTI CHE PRENDONO DECISIONI SOPRA LE NOSTRE TESTE

                                        Hotel de Bilderberg, fonte foto: Wikipedia

Molti di voi sapranno che lo scorso 12 giugno, a Dresda, si è riunito il Gruppo Bilderberg. Pochi, però, purtroppo, sono a conoscenza degli obiettivi di questa “organizzazione”. In tv, se non in sporadiche occasioni, questo argomento costituisce un vero e proprio tabù, al pari di altre tematiche più volte affrontate dallo Sciacallo.
Il Gruppo Bilderberg (o club Bilderberg), nasce su iniziativa del celebre banchiere David Rockfeller (uno dei massimi pensatori del Nuovo Ordine Mondiale). Si tratta di un incontro annuale, non ufficiale, che raduna circa 130 dei maggiori esponenti nel campo politico, economico e, soprattutto, bancario. Il club si riunisce ogni anno in hotel o resort di lusso principalmente europei, e una volta ogni quattro anni in quelli statunitensi o canadesi. I nomi dei partecipati sono noti alla stampa, ma i loro incontri si svolgono a porte chiuse, senza che nessuno possa conoscere le decisioni che verranno prese al loro interno da questa stretta cerchia di membri dell’élite. E’ noto anche un loro ufficio, una sorta di sede, a Lesda, nei Paesi Bassi. Altre organizzazioni con strutture e intenti simili sono il Cato Institute e la Commissione Trilaterale, di cui vi parleremo in un’altra occasione.
La prima riunione si tenne il 29 maggio del 1954 presso l’hotel de Bilderberg (da cui il nome), a Oosterbeek, nei Paesi Bassi. Il Gruppo Bilderberg è formato da una commissione permanente e da un gruppo distinto di supervisori. Il primo presidente della commissione è stato il principe dei Paesi Bassi, Bernhard van Lippe-Biesterfeld: il suo mandato è durato dal 1954 fino al 1975. Dal 2001 il presidente è Henri de Castries. Questi soggetti, in assoluta libertà e senza che nessuno possa mettere becco, prendono decisioni in grado di modificare gli assetti economici e istituzionali di diversi paesi, incidendo sulla vita di milioni di persone. Tanti sono anche i rappresentanti che nel corso degli anni hanno rappresentato o tuttora rappresentano l’Italia: Giovanni Agnelli, John Elkann, Leopoldo Pirelli, Marco Tronchetti Provera, Roberto Olivetti, Alberto Ronchey, Ugo Stille, Giuseppe Glisenti, Gianfranco Piazzesi, Mario Monti, Romano Prodi, Enrico Letta, Giulio Tremonti, ecc).
Tra i nomi che vi abbiamo citato, noterete la presenza di molti giornalisti. Può sembrare assurdo, ma nel club Bilderberg vengono ospitati, regolarmente, molti esponenti dell’informazione, compresi alcuni direttori o direttrici di un’azienda pubblica come la RAI, a cui gli italiani pagano il canone. Riteniamo che tutto questo sia inaccettabile, perché la deontologia del giornalista ordina a tutti coloro che intraprendono questo mestiere di informare i cittadini, non di gabbarli. Ne è un esempio Lilli Gruber, in questi ultimi anni volto di punta di La 7, dove conduce “Otto e mezzo”. Ebbene, noi chiediamo all'affabile “giornalista”, a nome di tutti gli italiani, di raccontarci come è andata la chiacchierata con quegli uomini d’affare che decidono, a spese nostre, le sorti del mondo. Tra l’altro la signora Gruber, agli inviti del club, ha risposto sempre presente, partecipando in varie occasioni; in nessuna di queste, purtroppo, ha mai voluto spiegare i il motivo per cui era stata invitata né ha mai diffuso qualche scoop giornalistico, dimenticandosi l’intento della sua professione.
Noi restiamo basiti, anche perché ad Otto e Mezzo la Gruber non risparmia alcune prediche, facendo spesso della morale una bandiera da sventolare a due mani e con gran vigore. Non ce ne voglia questa straordinaria paladina dell’informazione, che tanti imbrogli e altarini politici ha svelato nel corso della sua lunga e brillante carriera, ma allo stesso tempo non possiamo non accorgerci di una contraddizione di fondo enorme.
Tornando alla recente riunione del Bilderberg, appare scontato che avranno discusso del Brexit britannico, proponendo chissà quali soluzioni per contrastare o favorire questa eventuale novità politica. Purtroppo non sappiamo che decisione hanno adottato questi illustri signori, perché non abbiamo la fortuna, o sfortuna, di stringere amicizie con questi loschi uomini d’affari senza scrupoli, al contrario della gentilissima Gruber che però, con nostra enorme sorpresa, non dedica mai uno spazio nella sua esaustiva e completa trasmissione d’informazione a spiegare alla gente quello che di cui lei è a conoscenza, visto il suo recente soggiorno a Dresda. Peccato, perché avremmo la fortuna di conoscere le decisioni prese dal Bilderberg per l’Italia: l’ultima fu devastante, con la presa al potere di Mario Monti , cosa che probabilmente la simpatica giornalista conosceva da tempo, ma ha preferito non interferire con i loro progetti. E chissà cosa ci aspetta ancora.  Chiudiamo con un appello valevole sia per l’immensa Lilli Gruber che per altri suoi colleghi non esenti da colpe: continuate pure a farvi delle graziose e rilassanti trasferte in giro per l’Europa con questi personaggi, non c’è nessun problema, basta che vi dimettete dai vostri ruoli. Ne guadagnerà l’informazione.
Mente libera, occhi aperti
                                                           Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

                     

martedì 14 giugno 2016

LO SCIACALLO INTERVISTA PAOLO FRANCESCHETTI: "VI SVELO COSA SI NASCONDE DIETRO I DELITTI MEDIATICI, DAL MOSTRO DI FIRENZE A YARA GAMBIRASIO A SARAH SCAZZI. ECCO COME HO SCOPERTO DI VIVERE IN UN MATRIX. RIGUARDO LE BESTIE DI SATANA..."


                                         Youtube: Paolo Franceschetti

Altro grande regalo dello Sciacallo: Marcus Mason ha infatti intervistato Paolo Franceschetti, avvocato, blogger, e tra i massimi esperti italiani di delitti rituali, di Rosa Rossa e di esoterismo. Ecco cosa ci ha raccontato.


Come sei arrivato ad occuparti di questi argomenti? Che tipo di problemi hai avuto?

“Chiunque arrivi ad occuparsi di queste tematiche inevitabilmente affronta dei problemi, che sia un politico, un avvocato o un giornalista. Il sistema usa qualsiasi mezzo pur di far desistere un personaggio scomodo. E’ il caso di un deputato belga, espulso dal parlamento in seguito alla sua inchiesta su un fenomeno così scottante come quello della pedofilia. In Italia è sempre successo, me compreso, ma niente più della media”.

Tu ti senti ancora in pericolo?

“Dal punto di vista fisico non credo di correre ulteriori rischi, anche perché ultimamente la mia indagine riguarda tematiche meno pericolose. Al contrario, sono molti gli impedimenti dal punto di vista pratico; ogni volta che per esempio intraprendo una ricerca, qualcuno cerca di ostacolarmi. Certo, il futuro non è prevedibile”.

Quale è stata la tua reazione una volta appresa la realtà di questo sistema? Avevi già avuto un sentore praticando la professione di avvocato?

“Il giorno in cui sono venuto a conoscenza della concretezza di questa realtà, è stato un vero shock. Vi racconto un aneddoto in merito:  era qualche anno che mi occupavo di poteri occulti e, dopo una serie di guai e minacce, a me e alla collega Solange, era stata assegnato un servizio di protezione della Digos di Viterbo. Tuttavia, avevamo notato che questi operavano come degli incompetenti, quasi come non avessero interesse a proteggerci. Chiaramente all’epoca pensavamo fosse per incapacità. La svolta avvenne quando pubblicai sul mio blog un articolo sul Mostro di Firenze (Il Mostro di Firenze: quella piovra che si insinua nello Stato, ndr), dove sostanzialmente denunciavo l’eliminazione sistematica dei testimoni dei delitti, intuendo che dietro operassero i servizi segreti. A quel punto mi sembrava banale capire che dietro quei delitti c’era la mano dello Stato e non dei contadini Pacciani, Vanni e Lotti”.

Continuando nella sua narrazione, Paolo ci racconta del suo incontro con Gabriella Carlizzi, e di come essa gli abbia sconvolto l’esistenza, svelandogli il Matrix che impregnava (e impregna) la nostra società…

“Dopo la pubblicazione di quell’articolo si scatenò un putiferio. Mi chiamò Gabriella Carlizzi (scrittrice, ndr), la prima persona che si era occupata seriamente della vicenda del Mostro di Firenze, spiegandomi una serie di cose: mi disse chi era il Mostro, chi c’era dietro e, a un certo punto, mi disse una cosa che mi ribaltò completamente la vita. Io le chiesi il motivo delle minacce subite, e lei mi rispose spiegandomi che, dal momento in cui avevo aperto un blog, per “loro” ero fuori controllo. Mentre prima ero stato controllato dalle stesse persone per cui combattevo, dopo la pubblicazione del pezzo ero diventato pericoloso. E quando le raccontai del servizio di protezione della Digos e della denuncia presentata al Pubblico Ministero Caselli, mi spiazzò un’altra volta: mi disse, sostanzialmente, che i sabotaggi che c’erano capitati alle moto e l’avvelenamento di Solange erano attribuibili alla stessa organizzazione che ci dava la caccia. Inoltre, mi anticipò correttamente la risposta di Caselli al mio esposto: una lettera firmata con inchiostro verde con un cordialmente finale e un punto esclamativo, sempre in verde. Ovvero, la condanna a morte da parte della Rosa Rossa. A quel punto mi si è decisamente aperto un mondo, ho capito molte cose. Da quel giorno la Digos smise di ‘controllarci’, probabilmente perché i nostri telefoni erano sotto controllo”.

Nel tuo racconto ci hai nominato la Rosa Rossa. Per chi non dovesse sapere di cosa si tratta, puoi farci una breve introduzione sulla storia di questa organizzazione?

“Si tratta di una costola deviata di un’altra organizzazione segreta che affonda le sue radici nei secoli precedenti, ovvero i Rosacroce (per approfondire, vedi l’intervista a Gianfranco Carpeoro, ndr). Si può dire che essi abbiano fatto la storia dell’umanità, avendo partecipato, agevolandoli o promuovendoli, ad alcuni degli avvenimenti storici più importanti del secondo millennio.

Nel 1888, a Londra, viene fondata un’organizzazione di stampo magico, la Golden Dawn. Da questa, si stacca, su iniziativa del mistico ed esoterista statunitense Arthur Edward Waite, un ulteriore ramo che approfondisce notevolmente i temi esoterici, l’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro Indipendente e Rettificato. La principale pratica a cui erano dediti la maggior parte degli adepti era proprio l’omicidio rituale. La Rosa Rossa è la prima organizzazione iniziatica a commettere questa sorta di delitti, nei confronti di singoli individui o di gruppi.

C’è un film intitolato “La vera storia di Jack lo Squartatore- From Hell” (diretto da Albert e Allen Hughes, del 2001, ndr), in cui i riferimenti alla RR sono chiari e comprensibili a chiunque sia a conoscenza del suo modus operandi  (simbologia di squadra e compasso, monologo finale del medico, ecc). Tanto è vero che il medico viene processato  non dal tribunale ma dalla Massoneria, come a sottolineare l’ufficiale presa di posizione massonica contraria alle pratiche deviate della RR. Il discorso di chiusura dell’assassino anticipa la strategia criminosa della RR che si svilupperà nel XX secolo, con Europa e Stati Uniti, specialmente, invasi da questa ondata di delitti”.

Quando la RR decide di compiere un delitto, in che modo sceglie la sua vittima e il corrispondente capro espiatorio?

“Diciamo che generalmente talvolta la vittima viene scelta a caso, altre volte invece no. Per quanto riguarda la persona da accusare può essere scelta dopo, in seguito alla pressione di inquirenti e stampa. Per esempio, nel caso di Yara Gambirasio, risulta difficile pensare che sin dall’inizio fosse stato scelto Massimo Bossetti, ma è probabile che sia stato individuato in un secondo momento. Bisogna ricordare che lui e la sua famiglia hanno asserito di essersi sentiti inseguiti e spiati per diversi mesi. Dunque, è probabile che il complotto ai suoi danni sia stato perfezionato proprio durante questo periodo di pedinamento”.

Entriamo nello specifico: in riferimento a questo caso, quali sono le simbologie che ci permettono di classificarlo come delitto rituale?

“Non ricordo i dettagli, ma posso dire in generale questo: viene ritrovato il cadavere dopo tre mesi, posizionato a poche decine di metri da dove erano iniziate le ricerche della Protezione Civile. Chi ha un minimo di esperienza  in materia, conosce l’odore nauseabondo che emana un cadavere. Risulta quindi evidente che il corpo sia stato posizionato lì il giorno stesso del ritrovamento. Sicuramente un semplice muratore non avrebbe avuto le possibilità per operare in questo modo, in barba a tutte le autorità inquirenti, vista poi la mediaticità della vicenda. Inoltre ricorre la simbologia: Yara è stata deposta in un campo di proprietà della ditta ‘Rosa & C’, più una serie di coincidenze relative all’omicidio di Sarah Scazzi. Prima di tutto il giorno della scomparsa, che per entrambe è il 26 del mese: agosto per Sarah e novembre per Yara; inoltre pochi hanno evidenziato l’assonanza dei nomi ai quali si aggiunge anche Chiara Poggi (vittima del delitto di Garlasco, ndr): la desinenza ara in latino significa ‘altare’, come ad indicare il sacrificio delle tre giovani vittime. Ovviamente questi sono solo degli indizi e non delle prove certe, che potrebbero però fungere da spunto per seguire delle piste diverse durante le indagini”.

Tu ti sei occupato da vicino di un caso di grossa risonanza mediatica, quello delle Bestie di Satana. In qualità di avvocato difensore di due degli imputati, Paolo Leoni e Nicola Sapone, puoi tracciarci un profilo psicologico dei due ragazzi? E secondo le tue indagini, cosa non torna nella versione ufficiale degli avvenimenti di quella notte del 1998?

“Sono persone assolutamente diverse da come sono state dipinte dai media. Se per alcuni tali descrizioni non si allontanano molto dalla realtà, almeno per quanto riguarda i miei assistiti posso testimoniare che quanto detto è falso. Ho avuto modo di conoscere sia i ragazzi che le loro famiglie e le relative amicizie, dormendo peraltro a casa loro per diverso tempo, potendo così constatare che si trattava di persone assolutamente normali e, anzi, estremamente ospitali. Una sola cosa avevano in comune con altri soggetti considerati universalmente come criminali (i tre contadini del Mostro di Firenze o Charles Manson negli USA): il fatto di essere talmente ignoranti da non essere in grado di difendersi. Riguardo alle dinamiche; dalle ricostruzioni, quella sera i ragazzi erano sotto l’effetto di alcol e sostanze stupefacenti, quindi non potevano essere in grado di commettere un omicidio così efferato senza lasciare tracce, considerando anche che i corpi delle vittime sono stati seppelliti. E’ impossibile che siano tornati a casa senza una goccia di sangue addosso e che nemmeno i famigliari si siano accorti di nulla, come è altrettanto improbabile scavare una buca così profonda in quel punto del bosco senza l’ausilio di un macchinario. Abbiamo fatto le prove con un esperto e siamo giunti a queste conclusioni”.

Con il caso delle Bestie di Satana per la prima volta in Italia si è parlato di Satanismo. Tu che conosci bene l’argomento, credi sia giusto parlare in questi termini di Satanismo?

“Diciamo che questi ragazzi, così come per il caso Manson in America, sono stati utilizzati per costruire a tavolino un caso di Satanismo che fosse inserito nei manuali di criminologia e poi studiato nelle università, con l’obiettivo di confondere le persone sull’essenza del vero Satanismo. Il vero Satanista non è il drogato di turno, il cosiddetto ‘Satanismo acido’, ormai quasi inesistente; ben più pericoloso è il Satanismo dei colletti bianchi, che progettano i delitti per poi attribuirli ad altri e rimanere così impuniti. Quello per esempio che è dietro alle sparizioni in Italia di 300/400 bambini e di 2000 persone all’anno (compresi gli adulti) che scompaiono in Italia senza lasciare traccia e che finiscono coinvolti in questi riti”.


Alla prossima settimana con la seconda parte dell’intervista. Si parlerà tra gli altri del delitto di Pier Paolo Pasolini, di religioni, dei progetti futuri di Paolo e di molto altro ancora.
Mente libera, occhi aperti
                                                  Lo Sciacallo, Marcus L. Mason








venerdì 10 giugno 2016

QUANDO LA MUSICA E' ARTE: "AERIALS", I SOAD CI INVITANO AD APPROFONDIRE IL NOSTRO SGUARDO SULLA REALTA' CHE CI CIRCONDA


                                     
                                               Fonte foto: Wikipedia

Cari lettori, sulle pagine de Lo Sciacallo ritorna l’appuntamento con la musica. Se la volta scorsa vi abbiamo consigliato l’ascolto del leggendario album dei Clash, London Calling, quest’oggi abbiamo scelto un singolo di un gruppo alternative metal statunitense  che stimiamo moltissimo: i System of a Down. Prima di parlarvi del singolo, della sua genesi, della sua struttura musicale e del suo significato, facciamo un passo indietro descrivendovi brevemente la storia di questa band.

I System of a Down (spesso abbreviati con l’acronimo SOAD), sono un gruppo musicale statunitense formatosi a Los Angeles nel 1994. I membri che compongono il gruppo (il vocalist e tastierista Serj Tankian , il chitarrista Daron Malakian, il bassista Shavo Odadjian e il batterista John Dolmayan) sono tutti originari dell’Armenia, nonché discendenti dei superstiti del genocidio armeno operato dai Giovani Turchi nel 1915. Questo drammatico evento storico (tuttora negato dal governo turco), ricorre ampiamente nei testi della band.
I SOAD hanno pubblicato in tutto cinque album: System of a Down nel 1998, Toxicity nel 2001, Steal This Album! Nel 2002, Mezmerize e Hipnotize nel 2005. Noto è anche il loro impegno sociale, come testimoniato dalla guida, insieme a Tom Morello (chitarrista dei Rage Against The Machine), dell’associazione Axis of Justice, che riunisce fan, musicisti e associazioni politiche con lo scopo di difendere la giustizia sociale.

Difficile identificare i SOAD in un genere. I musicisti della band hanno rigettato etichette e generalizzazioni, nonostante inizialmente il loro sound fosse stato associato a quello di gruppi della scena Nu Metal. Quel che è certo è che si tratta di una band alternative metal, con influenze stilistiche tipiche dell’hard rock e di melodie apprese dalla tradizione mediorientale, passando per il progressive rock. Il principale autore dei brani, Malakian, ha affermato di prendere come  fonte di ispirazione i Beatles, mentre Odadjian e Tankian hanno citato i Kiss. Come vi abbiamo accennato precedentemente, l’origine mediorientale del gruppo ha avuto una notevole influenza sul loro prodotto musicale: ne è un esempio “Aerials”, un singolo del 2002 estratto dall’album Toxicity.

L a canzone si apre con degli arpeggi di basso e chitarra, dopodiché entra in scena la batteria e la voce di Tankian (una delle più belle della scena Metal). Il brano è caratterizzato anche dai vocalizzi di Tankian che accompagnano  la struttura melodica del brano. Il testo, scritto dallo stesso Tankian in collaborazione con Malakian, è basato sulla concezione personale della realtà in cui viviamo che ognuno di noi ha. Sostanzialmente, i SOAD ci spronano a guardare le cose con occhi diversi e da diverse angolature, per cogliere le diverse sfaccettature che ci offre la realtà. Di seguito vi proponiamo il testo e la canzone, invitandovi all’ascolto.

Eteree (traduzione presa da angolo testi.it)

Nell'aria
La vita è una cascata
Siamo uno in una riva
E l’altro dopo la cascata

Nuotando nel vuoto
Ascoltiamo parole
Ci perdiamo
Ma troviamo tutto?

Perché noi siamo gli unici che vogliono mettersi in gioco
Vogliono sempre andare
Ma tu non vuoi mai provare.

E noi siamo gli unici che vogliono poter scegliere
Che vogliono mettersi in gioco
Ma tu non vuoi mai perdere.

Nell’aria, nel cielo,
Quando perderai la tua mentalità ristretta
Ti renderai libero.
La vita è una cascata,
Beviamo dal suo fiume
Poi ci giriamo e costruiamo le nostre mura.

Nuotando nel vuoto
Ascoltiamo parole
Ci perdiamo
Ma troviamo tutto?

Perché noi siamo gli unici che vogliono mettersi in gioco
Vogliono sempre andare
Ma tu non vuoi mai provare.

E noi siamo gli unici che vogliono poter scegliere
Che vogliono mettersi in gioco
Ma tu non vuoi mai perdere.

Quando perderai la tua mentalità ristretta
Ti renderai libero.
Nell’aria, così in alto,
Quando renderai liberi i tuoi occhi
Avrai la ricompensa eterna
Nell’aria, nel cielo,
Quando perderai la tua mentalità ristretta
Ti renderai libero.
Quando renderai liberi i tuoi occhi
Avrai la ricompensa eterna

Questo è il link per ascoltare il brano (https://www.youtube.com/watch?v=L-iepu3EtyE)

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L. Mason






mercoledì 8 giugno 2016

ELEZIONI COMUNALI 2016: LO SPECCHIO DI UN'ITALIA RASSEGNATA, SENZA PIU' IDEOLOGIE E STUFA DI RENZI


fonte: ilquaderno.it

Cari lettori, da bravi italiani vogliamo oggi proporre brevemente il nostro punto di vista riguardo alle elezioni comunali tenutesi nell'ultimo weekend.

I dati emersi dalla consultazione elettorale sono assai interessanti: la prima conclusione che inevitabilmente si può trarre è la clamorosa debacle del PD del premier Matteo Renzi. Lo vedremo più nel dettaglio analizzando le situazioni delle singole città, ma il sentimento di astio da parte del popolo italiano nei confronti dell'ex sindaco di Firenze è in chiara ascesa. Sarà che la crisi economica non accenna a placarsi (ricordiamo le parole di Renzi di qualche tempo fa durante un discorso ai dipendenti di Alitalia: "Allacciate le cinture, l'Italia prende il volo"), sarà che il lavoro continua a scarseggiare, sarà che le pensioni sono sempre al minimo storico con poveri anziani costretti a mangiare alla Caritas o a tornare a lavorare al mercato, il progetto portato avanti sinora dal governo Renzi non convince più tantissimi italiani. Lo stesso Presidente del Consiglio ha confermato ieri, in conferenza stampa, di non essere per nulla soddisfatto dei risultati delle comunali. Sinceramente non vediamo come avrebbe potuto esserlo.

Sorride un po' di più il Movimento Cinque Stelle, anche se il suo attecchimento a livello nazionale si dimostra una volta di più ondivago e irregolare. Se in alcune città come Roma e Torino i risultati si sono rivelati a dir poco sorprendenti, in altri importanti centri come Milano o Napoli i grillini sono pressoché inesistenti o in ogni caso insignificanti come consensi sul territorio.

Infine, il centro destra: Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d'Italia, che propongono gli spunti più stuzzicanti. E' inevitabile notare come i dissidi interni alle forze politiche sopracitate riguardo la condotta da adottare in alcune città si siano rivelate in quei casi deleterie. Quando i tre partiti, consensualmente concentrano il proprio sostegno su un unico candidato, l'esito positivo è innegabile (basti pensare a Milano); viceversa, nel momento in cui si litiga, neanche fossimo "all'asilo mariuccia", la beffa è dietro l'angolo, incarnata dalla figura di Giorgia Meloni, candidata sindaco a Roma sostenuta da Salvini ma non da Berlusconi, che manca il ballottaggio per soli due punti percentuali. Niente via Almirante, dunque. I nostalgici del Movimento Sociale Italiano se ne facciano una ragione.

Concentriamoci allora sulla situazione della Capitale, dove inaspettatamente il primo partito è il Movimento Cinque Stelle, rappresentato dalla sua giovane candidata Virginia Raggi, che ottiene il 35,2%, staccando di più di dieci punti Roberto Giachetti del PD, col quale andrà al ballottaggio, fermatosi al 24,9%.
Ovviamente la Raggi si è subito premurata di annunciare, con entusiasmo quasi adolescenziale (sic!), che rischia di essere il primo sindaco donna di Roma. Da far accapponare la pelle, davvero.
Se in questi ultimi giorni vi siete fermati a dare un'occhiata a uno dei numerosi talk-show tenutisi sull'argomento, vi sarete accorti delle allucinanti risposte date dai cittadini romani alla domanda sul motivo che li ha spinti a sostenere la Raggi. Nessuno, e dico nessuno, che abbia fatto un accenno al programma della candidata pentastellata. La frase comune suona più o meno così: "L'abbiamo votata perché abbiamo provato prima il centrodestra (Alemanno) poi il centrosinistra (Marino): questa è una faccia nuova".
La "questione romana" è lo specchio dello scenario politico che ci si presenta davanti: qualcosa di totalmente amorfo, dove nessuno riesce più ad individuare un'ideologia da appoggiare, in cui credere e per cui lottare. Si vota (chi vota) il meno peggio; una faccia "nuova", possibilmente giovane, magari carina come la Raggi, incrociando le dita e sperando nella Provvidenza. Nulla di personale contro Virginia Raggi, davvero, ma non riusciamo a riconoscere in lei, e più in generale nel M5S, un'ideologia concreta che vada oltre la contestazione ad oltranza e una agognata anarchia da gestire poi non si sa come. Se il M5S governerà Roma, vedremo di che pasta sarà fatto.

Lo stesso identico discorso vale per Torino, dove la candidata grillina Chiara Appendino riesce nell'impresa di portare al ballottaggio un totem come Piero Fassino, a cui non basta superare il 40% dei consensi per riconfermarsi sindaco. La Appendino promette una ventata di aria fresca, di gioventù, ma in concreto davvero poco altro. Ciò basta però per infliggere un altro duro colpo a Renzi in una delle roccaforti della sinistra, dove ebbero luogo, sul finire del XIX secolo le prime grandi lotte operaie italiane (consigliamo a tal proposito il film I compagni, del 1963, diretto da Mario Monicelli). Ma tant'è: in effetti, dov'è la sinistra in Italia? Se qualcuno la trova o ne scova anche solo delle briciole, ce lo faccia sapere. Vediamo un po' di destra estrema, movimenti di forte protesta portati avanti da ex comici e l'evoluzione naturale della vecchia Democrazia Cristiana. Nulla più.
Per concludere, a Torino la destra, presentatasi divisa, sprofonda nell'anonimato.

Una inattaccabile conferma sull'invisibilità dell'ideologia marxista in Italia è fornita dal risultato di Bologna, la città rossa per antonomasia. Nemmeno qui Renzi può dormire sonni tranquilli. Il suo uomo, Virginio Merola, riesce nell'impresa di andare al ballottaggio con una candidata di centrodestra (qui ben coalizzato, e infatti...) e per di più, ebbene sì, della Lega Nord, Lucia Borgonzoni, di cui vi consigliamo di ascoltare alcuni discorsi per afferrare appieno di che mente sopraffina si tratti.
Ma molti bolognesi, il 22%, non pochi, si affidano a lei pur di staccarsi dall'ala protettrice renziana. Siamo sinceri, molto probabilmente alla fine Merola avrà la meglio: ma la batosta, per la pseudo-sinistra felsinea, consiste nel fatto che il 60% dell'elettorato non l'ha appoggiata domenica scorsa.

E poi, l'altro grande oggetto del contendere: la poltrona di Palazzo Marino, a Milano. Lo smacco più grande per il PD è quello di aver visto il suo uomo di punta, il grande manager dell'Expo Giuseppe "Beppe" Sala, che doveva vincere a mani basse, di fatto pareggiare contro il candidato di tutto il centrodestra, il fondatore di CHILI, Stefano Parisi, nativo di Roma e trapiantato a Milano.
La differenza tra i due è minima, di circa 5000 voti, e si preannuncia un ballottaggio all'ultima scheda. Evidentemente qualcuno si deve essere ricordato della disastrosa (checché ne dica la propaganda renziana) Expo di Sala, dal punto di vista organizzativo ed economico (date un'occhiata a questo articolo per qualche approfondimento: http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2016/01/expo-primo-bilancio-un-disastro-epocale.html).

Ma seppur deludenti, i risultati di queste città non raggiungono il disastro totale di Napoli, dove la candidata del PD, Valeria Valente, non andrà nemmeno al ballottaggio, letteralmente surclassata dal sindaco uscente Luigi de Magistris, che col 42% pare in ogni caso prossimo a mantenere il suo incarico. A contenderglielo sarà la proposta del centrodestra, Gianni Lettieri, che già ci aveva provato cinque anni fa.

A conti fatti, questo primo turno di comunali non fa che confermare la rassegnazione della popolazione italiana di fronte a questo Stato che non fornisce gli strumenti per costruire la propria felicità; la perduta voglia anche di impegnarsi per portare avanti un'idea, una lotta di classe o una ribellione sociale. Tutto questo a vantaggio di chi questa situazione l'ha progettata e messa in atto.

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

domenica 5 giugno 2016

ANALISI DI UN MITO: CHI ERA DAVVERO MUHAMMAD ALI?


                                          Muhammad Ali, fonte: Wikipedia

Ieri si è spento Muhammad Ali, al secolo Cassius Marcellus Clay, medaglia d’oro nei mediomassimi ai giochi olimpici di Roma nel 1960, nonché campione del mondo dei pesi massimi in tre occasioni. Risulta complicato parlare di Ali in un momento come questo: la sua figura, infatti, trascende la dimensione sportiva, e si eleva a una sorta di eroe mitologico. Impossibile non parlare di lui, perché la sua storia va oltre lo sport, e tocca delle tematiche molto vicine a quelle affrontante nel nostro blog, per questo, abbiamo deciso di raccontarvi la sua storia, quella vera, al netto di caratterizzazioni agiografiche.

Al di là dei meriti sportivi, evidenti, nonostante alcuni match poco chiari e condizionati dalla mafia italo-americana (su tutti i primi due contro il leggendario Sonny Liston), gli va riconosciuto il merito di essere stato il primo grande personaggio della storia della nobile arte. Un personaggio istrionico, a volte profeta a volte ideologo, che ha lasciato un segno di una importanza enorme nella storia dello sport. A differenza di quello che vi viene detto in questi giorni dai maggiori media nazionali, non è stato il più grande pugile della storia, perché quel riconoscimento spetta senza dubbio a Sugar Ray Robinson (alias Walker Smith Jr), a cui lo stesso Ali si ispirava, tanto da chiedergli di diventare il suo manager. 

Non è stato nemmeno il paladino dei diritti civili in America, visto che questo vestito gli è stato cucito in seguito, e scoprirete tra poco il motivo. Era un uomo che prima di tutti aveva intuito che ancor prima di diventare uno sportivo bisognava costruirsi un personaggio. Come raccontato dal giornalista sportivo Rino Tommasi, Ali nella vita privata era piuttosto timido, ma ogni qual volta si trovava in presenza di telecamere e giornalisti, sentiva l’esigenza di recitare una parte. La storia di Muhammad Ali comincia dopo la scalata al trono dei massimi nel 1964, quando battè Sonny Liston (zio materno del musicista blues BB. King), che sconfisse di nuovo due anni più tardi in seguito all'ormai celebre “pugno fantasma”.

 Il giorno successivo al suo primo incontro con Liston, il labbro di Louswille (così come veniva soprannominato Ali), rese nota la sua conversione all’Islam, aderendo alla Nation of Islam, una setta religiosa guidata dal santone Elijah Muhammad, un estremista religioso che profetizzava per gli USA l'afroislamismo, cioè, la creazione al suo interno di una nazione esclusivamente nera e filo-islamica, eretta dai discendenti delle tratte degli schiavi. Una chimera che a noi oggi sembra folle, e molto probabilmente lo era e lo è tuttora (la NOI esiste ancora e ha come leader Louis Farrakhan), ma negli USA degli anni ’70 tutti erano sognatori, e spesso i sogni, specie in un periodo come quello, finivano per diventare realtà, e allora sognare era lecito, giusta o sbagliata che fosse la causa. A parte gli appassionati di pugilato, magari non tutti sanno che Ali, a differenza di tanti suoi colleghi, discendeva da una famiglia borghese, di origini anche bianche (aveva antenati irlandesi). Sapeva esprimersi bene, era colto, un personaggio perfetto per promuovere e diffondere le idee della NOI.

Pugilisticamente parlando, almeno per quanto riguarda la categoria più pesante (non la più prestigiosa, come molti profani pensano erroneamente), era una novità assoluta: portò in quella divisione uno stile elegante, basato su un movimento di gambe strepitoso, e un’agilità e una velocità fuori dal comune per i massimi (queste ultime due qualità si sarebbero poi riviste nel pugilato di Mike Tyson). Pugili così eleganti se ne erano visti prima di Ali, ma in altre categorie di peso: su tutti, sono da ricordare il grande Sugar Ray Robinson e Benny Leonard. Fu probabilmente il re del trash talking: era solito riempire di insulti gli avversari, tanto da chiamare “Uncle Tom” il rivale Joe Frazier, paragonandolo di fatto allo schiavo nero protagonista dell’omonimo romanzo.

Fu il primo massimo a rifiutare la sciagurata chiamata alle armi durante la disastrosa guerra del Vietnam (Joe Frazier non si era arruolato per motivi famigliari). Quando Ali pronunciò la famosa frase “Nessun Vietcong mi ha mai chiamato negro”, destò scalpore, tanto da essere fermato per tre anni, con tanto di confisca del titolo. Aveva perso tutto, ma fortunatamente per lui non aveva perso la vita, che molto probabilmente, in altri tempi, gli sarebbe potuta costare dopo una dichiarazione di quel tipo. Inoltre, per la prima volta, quella maledetta guerra fu trasmessa in mondovisione, e tutti gli americani, che prima avevano vissuto le guerre come se nulla fossero, assuefatti dalle dichiarazioni di spirito patriottico fornite dai vari governi che si erano succeduti, poterono vedere per la prima volta gli orrori di un conflitto orribile e insensato.

Allora la gente si riversò nelle piazze, guidate dai nascenti movimenti pacifisti per i diritti civili. Musicisti e registi captarono il cambiamento e la volontà delle masse, esprimendosi nelle loro arti e creando in questo modo un fronte unitario contro la decisione del governo americano di proseguire le attività belliche in Vietnam. Fu allora che Ali, si trasformò da pericolo nazionale quale era a simbolo del movimento di protesta, innalzandosi a un ruolo di profeta e rivoluzionario, inconsapevolemente. Fu allora che in America si poté parlare pubblicamente di antimilitarismo, senza rischiare di essere accusati di sovversivismo e antipatriottismo.

In realtà Ali non era altro che il principale portavoce a livello sportivo della Nation Of Islam del santone Muhammad e Malcom X, che appena capì di essere dalla parte sbagliata, e dopo essersi avvicinato alle idee e al progetto politico di Martin Luther King, venne ucciso durante un comizio politico, si narra, proprio su commissione della Nation Of Islam (è bene raccontare il distacco dello stello Ali da Malcom X). Prima della ribellione di Malcom X, infatti, l’ex campione dei massimi, quando faceva discorsi pubblici, era solito citare i suoi “maestri”, Elijah Muhammad e Malcom X. Ci sarebbe molto altro da dire sulla figura di Muhammad Ali. Chissà se avesse capito che la guerra si sarebbe conclusa in una disfatta (gli americani non erano abituati a quella parola, e non prendevano neanche in considerazione un'ipotesi così pessimista); ma come in un romanzo ucronico, qualora gli yankees avessero trionfato, si sarebbe parlato di Ali in questi termini o se ne sarebbe ridimensionata la figura? Non lo sapremo mai. In ogni caso, ricorderemo Ali come il più grande personaggio sportivo del XX secolo. Senza se e senza ma.

Mente libera, occhi aperti
                                              Lo Sciacallo, Marcus L. Mason 

giovedì 2 giugno 2016

LA SCOMPARSA IMPROVVISA DI PIO XI: MORTE NATURALE O...?


Pio XI, al secolo Achille Ratti
fonte: andreatornielli.it

Cari lettori, oggi vogliamo affrontare l'analisi di un episodio storico a cui spesso si dà poca importanza, ma che cela un mistero a tutt'oggi non del tutto chiarito.

Da bravi complottisti, quando un personaggio di un certo rango e con una certa posizione muore improvvisamente, qualcosa nelle nostre teste scatta sempre e sentiamo di dover verificare che le cose siano effettivamente andate come ci raccontano. Inutile sottolineare che molto spesso non è così.
Tutti si ricorderanno di papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, che occupa il soglio pontificio per soli 33 giorni (magari il numero vi dice qualcosa...) prima di morire improvvisamente, il 29 settembre 1978, secondo la versione ufficiale, per un infarto miocardico.
La verità è molto probabilmente ben diversa: il nuovo papa aveva in testa di realizzare una sorta di grande repulisti all'interno del voluminoso apparato burocratico ecclesiastico, eliminando tutti quegli elementi iniqui che portavano soltanto corruzione e malaffare all'interno delle Mura Leonine. I primi obiettivi erano alcuni esponenti di rilievo della finanza vaticana, ed è inutile sottolineare che si sia deciso di uscire dall'imbarazzo risolvendo il problema alla base: mettendo Luciani in condizioni di non nuocere.

Ma quarant'anni prima dell'affaire Giovanni Paolo I, ci fu un altro pontefice la cui dipartita dà ancora adito a più di un dubbio: si tratta di Achille Ratti, salito al soglio col nome di Pio XI.
Ratti nasce a Desio, nel milanese, il 31 maggio 1857. Si dedica alla carriera religiosa a partire dal 1867 quando inizia a frequentare il seminario di Seveso e successivamente quello di Monza, fino ad entrare nell'ordine terziario francescano nel '74. Viene ordinato sacerdote a Roma nel dicembre '79 dal cardinale La Valletta. Si occupa di istruzione, prima come prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano e in seguito come insegnante, fino al suo ingresso nell'élite ecclesiastica negli anni '90 del XIX secolo. Arriva ad ottenere, sotto Benedetto XV, il prestigioso incarico di prefetto della Biblioteca Vaticana.
Dopo una serie di incarichi diplomatici all'estero (il più importante dei quali nelle veci di visitatore apostolico in Polonia), viene nominato nel 1921 arcivescovo di Milano, dove fonda l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Alla morte di Benedetto XV, è eletto nuovo pontefice.

Una volta in carica, Ratti si adopera per dirimere la questione romana, ancora irrisolta dai tempi di Porta Pia. Si mostra in più di un'occasione in contrasto con i provvedimenti del regime fascista, ma soltanto fino al 1929, anno in cui, l'11 febbraio, Stato italiano e Chiesa Cattolica firmano i celeberrimi Patti Lateranensi, in cui a quest'ultima vengono concessi privilegi economici e gestionali spropositati (per approfondire, vi suggeriamo di nuovo, come avevamo già fatto in un precedente articolo, la lettura de La questua di Curzio Maltese). Da qui in poi la Chiesa si mostra quasi totalmente in linea con la politica mussoliniana, non proferendo parole sulle atrocità italiane nelle colonie nordafricane, né sull'azzeramento delle libertà di pensiero e di stampa in patria.

L'atteggiamento ambiguo di Ratti non può proseguire a partire dal 1938 quando l'Italia, su imbeccata di Hitler, promulga le aberranti leggi razziali. Pio XI, che mai ha avuto in simpatia il dittatore nazista (nel maggio 1938, quando Hitler era venuto in visita in Italia, non aveva voluto incontrarlo), individua nella cerimonia per il decennale dei Patti Lateranensi, che si sarebbe tenuta l'11 febbraio 1939, il momento giusto per pronunciare un forte discorso in cui, secondo la ricostruzione di una dirigente dell'epoca della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), Bianca Penco, avrebbe condannato apertamente la deriva politica che Mussolini aveva intrapreso, evidenziando una violazione palese degli stessi Patti che l'Italia si era impegnata ad onorare, oltre alla denuncia delle persecuzioni antisemite e anticristiane ormai dilaganti in Germania. E' superfluo rimarcare quale enorme danno d'immagine tutto ciò avrebbe rappresentato per il Duce e per lo stesso Hitler.

Pio XI non avrebbe mai pronunciato quel discorso. Nella notte del 10 febbraio, secondo la versione ufficiale, viene colpito da un attacco cardiaco e muore. Casualmente, frattanto, il Cardinal Segretario di Stato, Eugenio Pacelli (che sarebbe stato il nuovo papa, Pio XII) fa distruggere le copie esistenti del discorso in questione. I conti tornano, anche perché l'operato di pontefice di Pacelli durante la Seconda Guerra Mondiale è sotto accusa da settant'anni, tacciato di viltà, ignavia e connivenza nei confronti delle atrocità che venivano compiute.

E' chiaro che alla luce di questi fatti la morte fulminea di Pio XI si circonda di un'aura di mistero. Se davvero è stato ucciso, chi può aver commesso il delitto?
Nel 1972 in un suo memoriale, il cardinale Eugène Tisserant scrive, a proposito di Ratti: "Lo hanno eliminato, lo hanno assassinato". E individua il presunto colpevole nel medico personale del papa, Saverio Petacci, nientepopodimeno che il padre di Claretta, appassionata amante del Duce e che morirà fucilata insieme a lui nel '45. Un'incredibile coincidenza, naturalmente.
Ma c'è di più: la donna era solita annotare la cronaca delle sue giornate più importanti su un diario. Ed è qui che si è tentato di trovare lumi sulla vicenda, infittendo tuttavia il mistero. Infatti, durante l'analisi del diario è risultato evidente come la pagina inerente al 5 febbraio 1939 sia incompleta. Termina con la frase: "Legge i biglietti e si inquieta per una cosa che segna...Poi dice: questi sanno..."
Silenzio fino al 12 febbraio quando prosegue non facendo il minimo accenno ai fatti in questione, soltanto una frase riportata del duce che dice a Claretta che si recherà alle esequie di Ratti in compagnia della moglie. Ci pare lapalissiano che alcune pagine scottanti del diario della Petacci siano state fatte scientemente sparire. Dove forse si trovava la prova del fatto che quella di Pio XI fu una morte su commissione.
Chissà, forse un giorno scopriremo questo grande cimitero dei libri dove sono conservate le risposte ai grandi misteri della storia; e tra le Guerre di Yahweh e la versione integrale della Steganographia di Tritemio, magari troveremo le pagine del diario di una giovane donna italiana.

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