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martedì 8 marzo 2016

LA DONAZIONE DI COSTANTINO ALLA CHIESA CATTOLICA: UN FALSO STORICO ACCLARATO


 
   La donazione di Costantino I, affresco situato nell'Oratorio di San Silvestro, a Roma. Fonte foto: Wikipedia

In questo post vi dimostreremo come la Chiesa Cattolica delle origini si sia arrogata il potere temporale in modo del tutto illecito. Anzi, ad essere corretti, il primo a denunciare questa truffa (perché di truffa si parla), è stato un filologo romano vissuto nel XV secolo: Lorenzo Valla. Costui, nel "De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio", "Discorso sulla donazione di Costantino, contraffatta e falsamente ritenuta vera", pubblicato nel 1517, svela la totale infondatezza del documento con cui la Chiesa ha posto le basi del suo potere, ovvero, la donazione di Costantino. Nel 1559, il saggio di Valla è stato inserito nell'Indice dei libri proibiti.

LA DONAZIONE DI COSTANTINO - In questo documento, datato 30 marzo 315, sarebbe contenuto un editto emesso dall'allora imperatore di Roma, Costantino I. Con esso, Costantino attribuiva a papa Silvestro I e ai suoi successori, una serie di concessioni: il primato del Vescovo di Roma sulle chiese orientali (Costantinopoli, Alessandria d'Egitto, Gerusalemme e Antiochia), la sovranità del papa su tutti i sacerdoti del mondo, la sovranità della Basilica del Laterano sul resto delle chiese e, non ultima, la superiorità del potere papale su quello imperiale. Di seguito vi proponiamo la parte fondamentale del documento, su cui si basarono le rivendicazioni del pontefice:

 « In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare e onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo... Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le province, palazzi e distretti della città di Roma e dell'Italia e delle regioni occidentali. »

Nella lunga lista dei privilegi è bene includere i diademi, gli onori e le insegne imperiali, la giurisdizione civile del Vaticano non solo sulla città eterna ma anche sul resto della Penisola e sull'Impero Romano d'Occidente; inoltre, l'editto conferirebbe alla Chiesa proprietà immobiliari estese fino in Oriente, più una donazione a papa Silvestro del Palazzo del Laterano.

Ma che ci fosse qualcosa che non tornava fu sin da subito chiaro a Valla, che verificò minuziosamente tutte le parti del documento, smontandolo punto per punto e accusando la Chiesa di essersi conferita un potere temporale in seguito a una documentazione redatta illecitamente. Si tratta di uno dei più grandi inganni della storia, e segue il filone delle traduzioni false (leggete i nostri articoli sulla Bibbia).

E allora vediamo insieme il contenuto delle argomentazioni del filologo romano. Prima di fare questo, però, è giusto precisare che la prima stampa del documento è stata resa possibile solamente grazie all'intervento di Ulrich von Hutten, un umanista nonché cavaliere tedesco, protestante, che per tutta la vita ha lottato, nel senso letterale del termine, contro il potere del Vaticano, tanto da arrivare a capeggiare una crociata, subito sedata dai principi dell'Assia e del Palatinato, che si era uniti in una lega. Dopo questo breve excursus possiamo finalmente incominciare.

Valla, fa notare innanzitutto quanto sia poco plausibile questa donazione, domandandosi perché un sovrano, per giunta dell'impero romano, avrebbe dovuto passare il suo potere alla Chiesa. La spiegazione demenziale che vuole un Costantino clemente nei confronti del papa in seguito alla sua confessione non regge: Valla risponde sostenendo che essere sovrano e allo stesso tempo religioso non sia un fatto di per sé incompatibile. A chi invece sosteneva l'autenticità del documento adducendo che l'imperatore fosse stato riconoscente per la guarigione dalla lebbra, lo studioso ci andava giù duro: il tutto, sosteneva, era ricavato dalla storia biblica di Naaman, guarito da Eliseo.

Inoltre, dal punto di vista storico, la donazione è inaccettabile, perché ne secoli addietro nessun pontefice aveva mai preteso obbedienza da parte di un sovrano, perché l'intera penisola italica era sotto il controllo dell'impero. Peraltro, fonti storiche piuttosto attendibili, sembrano essere concordi nell'affermare che Costantino era cristiano sin dalla fanciullezza (e quindi, non pagano, anche se i dubbi a riguardo sono molteplici), e come l'imperatore avesse ceduto il Palazzo Lateranense ed alcuni terreni al predecessore di Silvestro, Melchiade. Sotto il profilo giuridico, Valla sostiene che Costantino non ha mai compiuto le donazioni indicate nel documento in base al quale la Chiesa ha legittimato il suo potere: il testo della donazione, infatti, risulta assente nelle copie più antiche del Decretum di Graziano.

Capitolo lingua: il documento trattato, è scritto in un latino che risente delle influenze barbariche; inoltre la Cosantinopoli citata nell'opera ai tempi di Costantino non esisteva ancora (si chiamava Bisanzio), né era la capitale dell'Impero:

"E, ciò che è molto più assurdo e non rientra nella realtà dei fatti, come si può parlare di Costantinopoli come di una delle sedi patriarcali, quando ancora non era né patriarcale né una sede né una città cristiana né si chiamava così, né era stata fondata, né la sua fondazione era stata decisa? Infatti il privilegio fu concesso tre giorni dopo che Costantino si fece cristiano, quando Bisanzio esisteva ancora e non Costantinopoli".

Ci sono perplessità anche riguardo altre parti del testo, in primis, quelle rigurdanti il diadema aureo che in realtà, secondo Valla, era di stoffa o seta. Questa bugia, sempre secondo Valla, fu veicolata per nascondere invece la scarsità del valore della donazione. Ma come dicevamo poco fa, ci sono molti altri dubbi riguardo il documento, che Valla fa notare chiaramente nella sua opera. L'autore conclude la sua tesi sostenendo che anche qualora fossero stati concessi realmente quei privilegi, un buon papa avrebbe rifiutato in base a principi ultraterreni, basati sugli insegnamenti di Cristo, che ripudiava il potere. Lo spirito caustico, e tipicamente umanista di Valla, lo spinse nel 1441, a dimostrare come anche la lettera al sovrano di Osroene, Abgar V, attribuita a Gesù, fosse in realtà un falso; così come vari passi del Nuovo Testamento siano viziati da traduzioni ballerine.

Valla è stato il precursore di Lutero; era un uomo dal sapere infinito e con un'ottima padronanza del latino, ma soprattutto, un libero pensatore. Le sue critiche non risparmiavano nessuno: facendo confronti con il testo originale scritto in greco, sminuì il ruolo di traduttore biblico di San Girolamo. Per tutta la sua vita si era chiesto se ci fossero altri libri antichi stravolti in nome di un becero istinto rivolto al potere. La stessa domanda ce la poniamo noi.

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L. Mason





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