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lunedì 6 marzo 2017

LADRI E LEGITTIMA DIFESA: LA SOLUZIONE E' DAVVERO ARMI FACILI PER TUTTI?


fonte: lindro.it

Cari lettori, un tema che nelle ultime settimane si sta dibattendo in televisione e sui giornali riguarda fin dove un normale cittadino possa spingersi per potersi difendere da un malvivente che tenta di rubare nella sua casa o nel suo negozio. In questo senso continuano ad esserci proposte interviste a commercianti o famiglie che si dicono esasperati per la degenerazione di questo fenomeno; si sentono sempre a rischio, sotto tiro, poco o per nulla tutelati dallo Stato, e rivendicano per questa ragione il diritto di potersi difendere per conto proprio con qualsivoglia mezzo a disposizione. Chiaramente il riferimento è al possesso e all'utilizzo di un'arma.

E' evidente che il problema esista e non si può sottovalutare. Il tema della sicurezza dei cittadini è uno dei punti cardine sui quali si fonda e si stabilisce la bontà o meno di un governo e il grado di civiltà più o meno basso di una nazione; il fatto che in Italia le persone comuni arrivino, come già accade in alcune città, tra cui Bologna, ad organizzarsi privatamente per formare dei gruppi di ronda in giro per le strade, è sintomo di carenze e lacune molto profonde all'interno dell'apparato istituzionale; questo significa che il problema, a livello nazionale, si trova già in uno stadio critico. La pur lodevole. secondo noi, iniziativa suddetta non avrebbe dovuto essere necessaria.
Aggiungiamo che a porre in rilievo la questione ci hanno pensato alcuni personaggi noti che hanno espresso sui loro profili dei social network l'indignazione e la rabbia per episodi a loro capitati; come non citare il feroce post di Francesco Facchinetti, figlio di Roby, membro dei Pooh, che, a seguito di un tentativo di furto nella villa brianzola del padre, rivendica il secondo lui sacrosanto diritto di farsi giustizia da solo, se necessario anche attraverso le armi, nei confronti di chiunque si introduca nella sua proprietà. Oppure l'appello di Claudia Mori, moglie di Adriano Celentano, che denuncia come diversi individui sospetti entrino ripetutamente nel territorio della sua famiglia.

L'opinione pubblica si spacca in due: chi è assolutamente per incentivare la giustizia privata, favorendo l'acquisizione di armi od oggetti simili, e chi al contrario si oppone ardentemente invocando la non-violenza di gandhiana memoria.
Noi come al solito, ci schieriamo in una posizione intermedia e vi esponiamo immediatamente in che misura: la legge sulla legittima difesa è, a nostro avviso, estremamente carente e poco tutela la vittima della situazione, colui che deve difendersi. Andrebbe di sicuro riformata, concedendo un più ampio raggio di manovra al cittadino, che, bisogna ricordarlo, viene a trovarsi in una condizione critica e in cui il raziocinio può venir meno.
Non possiamo però assolutamente giustificare una propaganda a favore delle armi, della violenza gratuita e della costruzione dei muri (vedi il quartiere Santa Bona di Treviso). Significherebbe retrocedere di almeno 500 anni e in un'epoca in cui l'Italia è già indietro su tutto, avviare volontariamente ulteriori processi di imbarbarimento e isolazionismo ci sembra paradossale. Centinaia di migliaia di persone nei secoli hanno combattuto e sono morte per abbattere i muri e le barriere, non per innalzarne altri.
Allo stesso modo, ci pare diseducativo e portatore di un bruttissimo messaggio il presentarsi in televisione con una collana a forma di pistola, come ha fatto l'ormai famoso gioielliere veneto Zancan qualche giorno fa. Non vogliamo commentare oltre, ma cerchiamo di evitare queste miserande figure.

Il problema è grosso, la situazione sembra già degenerata; per questo motivo lo Stato deve intervenire al più presto. Non consentendo un uso arbitrario di armi, che dati alla mano, non porta assolutamente all'abbassamento del numero dei crimini, ma anzi al suo aumento, incentivando l' "anarchia della pistola". Due misure che si potrebbero adottare: a livello pratico, una riorganizzazione delle forze di polizia, che da tre, malpagate e poco motivate, dovrebbero passare a una sola: stipendi adeguati e gli strumenti per poter fare il proprio lavoro in maniera ottimale. A livello giuridico, è indispensabile la certezza della pena, in Italia una mera chimera fino ad oggi.

Probabilmente non sarebbe sufficiente solo questo ad azzerare il problema, ma potrebbe essere un inizio positivo. Dobbiamo iniziare a intraprendere un percorso che ci deve condurre a tutti i costi ad una serena convivenza civile e non alla guerriglia urbana da Far West. Abbiamo bisogno di Martin Luther King, non di John Wayne.

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason