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domenica 19 giugno 2016

ESOTERISMO E RELIGIONE: LA STORIA DI SILVESTRO II, IL PAPA MAGO


Gerberto di Aurillac
fonte: slideplayer.it

Cari lettori, quella che vogliamo raccontarvi oggi è la curiosa vicenda di Gerberto di Aurillac, passato alla storia con il nome che assunse una volta divenuto papa: Silvestro II.

Gerberto nacque a Belliac, in Francia, nel 940 circa. Da quasi bambino, fu accolto come novizio nell'abbazia di Aurillac (città che avrebbe poi conservato nel nome). Lì compì il suo intero percorso di studi, durante il quale fece sfoggio di un'innata sensibilità per il sapere e di una rara intelligenza; la quale lo spinse ad allontanarsi dal chiuso monastero dove aveva dimorato fino ad allora per spostarsi in quella che, all'epoca, era il centro culturale più florido d'Europa, anche grazie alle innumerevoli innovazioni portatevi dagli Arabi che l'avevano occupata: la Spagna. Qui Gerberto venne a contatto, oltre che con le più recenti scoperte in campo matematico, trigonometrico, botanico e farmacologico, anche con tutta una serie di cosiddette "scienze esoteriche", come alchimia, negromanzia e astrologia.

Successivamente, l'imperatore Ottone II lo chiamò a dirigere come abate la prestigiosa abbazia di Bobbio, incarico che conservò fino alla morte del suo protettore, l'imperatore, sconfitto in Calabria dai musulmani nel 983. Vistosi costretto ad una precipitosa fuga, Gerberto riparò a Pavia, per poi fare ritorno alla patria natia, la Francia. Divenne un accanito sostenitore di Ugo Capeto, che anche grazie all'intercessione di Gerberto, monaco eminente, salì al trono francese, nominando il suo alleato vescovo di Reims.
Attivo nella vita politica di quegli anni, Gerberto non tralasciò mai però gli studi. Il suo motto era: "Io consacro tutte le mie forze per conoscere quello che non so". Pubblicò diversi testi, riguardanti svariati ambiti del sapere, dalla filosofia fino alla matematica. Si dilettò anche come inventore, progettando per la sua cara abbazia di Aurillac il prototipo di un orologio ad acqua. Intuì inoltre per primo la potenza del vapore, che utilizzò per creare un organo che venisse riempito di ciò che lui chiamava ventus, ovvero del vapore acqueo che facendo vibrare le linguette dell'organo, produceva la melodia. L'astrologia era in ogni caso la sua più grande passione, a cui si dedicava anche di notte, professando un credo secondo cui ogni scienza era legata all'altra, e non si poteva proclamarsi esperto di una di esse, senza avere concezione dell'importanza di tutto il resto.

In questo periodo della sua vita, pare che Gerberto si fosse abbandonato anima e corpo alla costruzione di un golem, un automa che si muovesse e rispondesse a dei comandi al suono della sua voce. Le fonti raccontano di una piccola testa d'oro a cui egli chiedeva consiglio per ogni situazione intricata. Raoul de Longchamps, cronista del tempo, sostenne che all'interno del piccolo golem Gerberto avesse imprigionato un autentico demonio. La testa fu sfortunatamente distrutta alla morte di Gerberto. Ma la sua tradizione pare che non andò perduta: nel Medioevo si hanno diverse segnalazioni di congegni simili, come quello portato dall'Oriente dall'arcivescovo Arnolfo II. Ma anche in questo caso, ogni traccia è andata perduta.

Riguardante il periodo del vescovato di Reims, circola un aneddoto molto interessante su Gerberto.
Innamoratosi della figlia del prefetto della città, per conquistarla si indebitò a tal punto da mettersi in mano a degli usurai. In preda alla disperazione, un giorno si ritrovò a vagabondare per un bosco, quando, d'un tratto, gli apparve la figura di una donna bellissima che recava con sé una spropositata quantità di monete d'oro. Disse di chiamarsi Meridiana, e promise di procurargli ogni sorta di ricchezza se si fosse consacrato solamente a lei, rinunciando alla figlia del prefetto. Gerberto accettò e leggenda vuole che da quel momento, ogni notte, Meridiana apparisse al prelato, per fare l'amore e per dispensare ogni genere di consiglio in ambito politico e non. Di fatto Gerberto ne era succube, fino ad accettare di non professare mai più la Santa Comunione (secondo molti, simulava anche dopo essere diventato papa). Inutile sottolineare che chi fa fede a questa storia, vede in Meridiana un'incarnazione del Demonio.

Nel 995, Gerberto lasciò nuovamente la Francia per trasferirsi alla corte di Ottone III, figlio del suo grande amico Ottone II. Nel 999, questi lo nominò arcivescovo di Ravenna, ma proprio quell'anno il pontefice in carica, Gregorio V, morì avvelenato. L'imperatore Ottone voleva essere sicuro che a succedergli ci fosse un uomo di sua fiducia, e scelse ovviamente Gerberto, che assurse al soglio papale col nome di Silvestro II. I maligni sostengono che questa fortunata (per Gerberto) serie di coincidenze fossero il frutto di un patto col Demonio, e in questo senso citiamo una curiosità ripresa anche dallo studioso Gian Luca Margheriti, nel suo approfondimento su Silvestro II; egli sin da giovane amava ripetere questa frase: "Gerberto si innalza da R a R e dopo prospera come papa a R".
L'interpretazione è presto detta: le tre erre rappresentano le tappe della sua brillante carriera eccelesiastica: Reims, Ravenna e infine Roma. C'è chi riconduce questa frase a un oracolo della famosa testa d'oro di Gerberto; resta che egli sapeva sin da molti anni addietro dove la vita lo avrebbe condotto.

Gerberto fu il papa che dovette gestire le grandi paure del popolino per l'avvento dell'anno Mille, in cui molti identificavano la fine del mondo. I suoi progetti andavano molto oltre, verso un "mondo nuovo" che avrebbe voluto costruire insieme al suo imperatore.
Il 12 maggio 1003, tuttavia, al termine di una messa, Silvestro si sentì male. Si spense quasi immediatamente, con una lacrima che gli scorreva lungo il viso.
Per chi decide di crederci, Meridiana anni prima gli aveva predetto la morte dopo aver celebrato la messa a Gerusalemme. Gerberto mai si avvicinò a quella città, ma non aveva fatto i conti con il destino: la lacrima stava a significare che alla fine aveva capito. Morì infatti nella chiesa romana di Santa Croce in Gerusalemme.

Ma, se pensate che la storia di Gerberto di Aurillac termini con la sua morte, vi sbagliate di grosso.
Silvestro fu sepolto nella chiesa di San Giovanni in Laterano a Roma. Ebbene, due testi del XII secolo, il De nugis curialum di Walter Map e il Chronicon di Guglielmo Godell, raccontano di uno stranissimo e inquietante fenomeno. Pare infatti che ogni qualvolta si avvicinasse la morte di un papa o di un importante esponente della Chiesa di Roma, dalla tomba di Gerberto scaturisse acqua in quantità più o meno inferiore a seconda del rango del morituro. Map afferma: "Che la tomba di quello scaturisca gocce, per così dire di lacrima, quando un papa o un grande cardinale muore, è stato sufficientemente provato e divulgato".
Il diacono Giovanni, nel suo Liber de Ecclesia Lateranensi, conferma: "Spesso il suo sepolcro, anche quando l'aria è purissima e nonostante non si trovi in un luogo umido, emette (...), vistosamente, gocce d'acqua".
Nel 1648 la tomba di Gerberto fu riaperta. Si sentivano ancora i profumi degli oli usati per imbalsamare il corpo, ma a contatto con l'aria, il corpo divenne cenere, lasciando intatto solo il suo anello.

Lasciamo a voi stabilire quanta verità e quanta finzione ci siano nella storia della vita e della morte di Gerberto di Aurillac. Siamo certi che però molte domande ve le farete su di lui. e possiamo ritenerci soddisfatti. Perché il nostro compito è questo: noi non forniamo risposte, forniamo domande.

Mente libera, occhi aperti
                                             Lo Sciacallo, Marcus L.Mason