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lunedì 24 ottobre 2016

LO SCIACALLO INTERVISTA CARPEORO: "IL MIO NUOVO LIBRO E' UNA BOMBA. VI RACCONTO LA STORIA DEL PIRATA GELLI E DEL CASO MORO. IL 10 AGOSTO, UNA DATA PERICOLOSA PER L'ITALIA. VI SPIEGO PERCHE'..."



                                                           Fonte foto: Macrolibrarsi


Abbiamo incontrato il nostro amico Gianfranco Carpeoro, ex Gran Maestro della Loggia Serenissima, che ci ha parlato del suo nuovo libro intitolato “Dalla Massoneria al Terrorismo”, un’autentica bomba, per stessa bocca dell’autore, pronta ad esplodere per rivelare al pubblico ciò che c’è dietro alle più grandi manovre politiche, economiche e criminali, come la progettazione degli attentati di matrice “Isis”. Di seguito la nostra intervista.



Prima di parlare del libro, Gianfranco ci svela un aneddoto curioso su Enrico Cuccia, collegandolo ai Templari…

Cuccia ha cercato di trasformare la finanza nella versione mistica-eretica-cattolica. Chi pensa che egli fosse il portabandiera della finanza laica si sbaglia di grosso: Mediobanca era organizzata in capitoli Templari e il Consiglio d’amministrazione era composto da 13 membri; Cuccia presenziava le riunioni secondo una ritualità templare. Io sono in possesso della lettera che Cuccia scrisse a Romiti quando quest’ultimo fu inquisito, e vi posso assicurare che è una lettera templare al 100%. Mattioli, il braccio bancario di Cuccia, aveva aiutato fra’ Tommasino (un personaggio del romanzo “Il Volo del Pellicano”, di Carpeoro, ndr), un personaggio realmente esistito, che si chiamava Tommaso Sale, finanziando interamente la ricostruzione di Chiaravalle, e chiedendo a fra’ Tommasino di essere seppellito come unico laico in un cimitero di frati. Cuccia è sepolto nel cimitero interno, e nella lapide lui è sdraiato con le mani incrociate, vestito da Templare, con tanto di squadra e compasso sulla lapide. Ad un certo punto qualcuno ha fatto la spia, mettendo nei guai Fra’ Tommasino che ha dovuto rispondere di questo davanti alla Curia. La Curia ha chiesto che la lapide di Mattioli fosse sostituita, e frà Tommasino ha replicato che potevano fare a meno di lui. A quel punto, per paura, la cosa è stata insabbiata”.


Spesa questa premessa, Carpeoro ci spiega le ragioni per cui vale la pena leggere questo libro

Questo libro è una bomba perché ci sono una serie di cose importanti. Parte con degli aspetti storici-leggendari della Massoneria. La gente dà poco peso ai simboli e ai miti. Nel Medioevo spesso venivano raffigurati dei draghi: ciò non significa che bisogna credere ai draghi, ma ai dinosauri sì. Questo significa che le leggende e i miti hanno le loro radici da un archetipo, e l’archetipo è una storia vera, reale. Il ricercatore saggio sa decifrare questi simboli fino a coglierne il vero significato, senza fermarsi a un’analisi superficiale. Il libro parte dalla spiegazione di questi simboli, dei riti, e poi si snoda abbracciando varie tematiche fondamentali. La Massoneria e la Chiesa Cattolica, infatti, raggiungono insieme l’apogeo: l’apogeo della Chiesa Cattolica viene raggiunta nel Medioevo con la costruzione delle grandi cattedrali, tramite la manovalanza dei massoni. Poi dopo si ritrovano su fronti opposti perché da un lato la Chiesa diventa potere, cessa di essere conoscenza e potere, abbracciando unicamente il secondo. Lo si capisce da fatti storici fondamentali, quali la soppressione dell’Ordine dei Templari. D’altro canto, la Massoneria comincia a mettere in discussione i dogmi, rendendo per questo fragile la costruzione della Chiesa Cattolica, che in quegli anni si fondava sul dogma”.



E da questo momento, secondo Carpeoro, la Massoneria si fa coinvolgere in una guerra che avrebbe dovuto evitare…

L’errore della Massoneria è stato quello di farsi coinvolgere in uno scontro con la Chiesa che successivamente si è trasformato in una guerra. Io nel libro pubblico un articolo di Francesco Saba Sardi, mai pubblicato su carta, che si chiama “L’istigazione dell’odio”, dove racconta un modus operandi consolidato del potere, che è quello di dividere per creare una guerra. Lo scontro nacque perché la Massoneria decise di prendere le difese dello gnosticismo: da quel momento la Chiesa comincia a scomunicare. La Massoneria diventa anticlericale, sbagliando, nella stessa misura in cui la Chiesa si proclamava antimassonica. Per motivi pragmatici era giustificato, ma accettando di essere il nemico, nello stesso tempo lo legittimi, peraltro andando contro la dottrina massonica. La Massoneria accetta tutti, anche i cristiani, a patto, però, che nessuno imponga dogmi. Infatti, la dottrina massonica è molto decisa contro gli atei”.

                                                     Fonte foto: Imdon


A proposito di questo, si sa che Alessandro Cecchi Paone è ateo e, allo stesso tempo, massone. Come ti spieghi questo?

Cecchi Paone ignora il fatto che nelle Costituzioni di Anderson, ma anche in documenti come il Poema Regio ed altri risalenti a prime del Mille, c’è scritto che l’ateo, nel senso stretto del termine, non può fare il suo ingresso in Massoneria. Il motivo è semplice: in realtà gli atei veri sono pochissimi, perché il dogma del ‘non esiste’, non è un dogma difendibile. Tu puoi affermare di essere agnostico, e questa distinzione venne stabilita al Convegno di Losanna del 1875, dove venne precisato che l’ateo non può entrare in Massoneria, ma l’agnostico sì. Un conto è dire ‘io non credo che Dio esista’, un altro è dire ‘io credo che Dio non esista’. E’ una distinzione sottilissima, ma è fondamentale. Molti scienziati, come il matematico Carnap, hanno detto di non occuparsi di Dio, ma ciò non significa necessariamente escluderne l’esistenza”.


Eppure ci sono scienziati che hanno provato a cercare di Dio attraverso la scienza…

E quello è un altro errore. Perché la scienza è una cosa umana, come fai a cercare Dio con uno strumento umano? Lo stesso Carnap, che io considero il maestro della matematica moderna, affermava che era impossibile cercare Dio con risorse umane”.


Poi si finisce a parlare di Léo Taxil, che Gianfranco Carpeoro definisce un personaggio esemplare:

Su Léo Taxil nessuno ha mai detto la verità. Nessuno conosce il motivo per cui uno si professa palladiano. Premesso che io non sono un sostenitore di Pike, rimane il fatto che l’identificazione di Lucifero con Satana, così come la costruzione di Satana è grossolana. Tenete presente che sin dal 200 d.c. si cerca di costruire questa figura, interpretando un documento e facendo sparire gli originali. Ireneo di Lione, che poi la Chiesa ha fatto diventare beato, ha tradotto a modo suo le due lettere di Giovanni, facendo sparire gli originali in greco, e costruendo la parola AntiCristo, che non esiste in Giovanni, così come nell’Apocalisse. Peraltro, Ireneo la costruisce in maniera così subdola, perché in latino Ante-Cristo vuol dire “prima di Cristo”. Nell’Apocalisse, per descrivere la controparte si utilizzano tre termini: l’avversario, la bestia 666 e un’altra. Esiste una sorta di egregora di tutte le nostre parti negative che se ognuno di noi non controlla nella sua individualità si coalizzano formando dei cerchi magici, giri di potere. L’egregora non è altro che la somma di noi, e se in ognuno di noi è prevalente una certa parte, è chiaro che prende una certa strada. Ma esiste anche l’egregora positiva”.


Il palladismo che dottrina propone e qual è la sua origine?

Viene associato alla figura di Prometeo. Prometeo è il titano ribelle che dà il fuoco agli uomini. Per questo motivo Carducci, provocatoriamente, scrive l'Inno a Satana. Ciò non toglie che poi, siccome gli uomini sono meschini, l’egregora, se non c’è consapevolezza, finisce per giocare sempre al ribasso, specialmente se è negativa. Alla fine si creano degli stereotipi consolidati. Basta pensare ad Alarico, che viene sempre dipinto con la barba lunga, quando invece non era un barbaro (vedi la prima intervista a Gianfranco).

                                                         Licio Gelli 
                                                         Fonte foto: Sinistra in Europa


 Si arriva poi a parlare di Licio Gelli, che Carpeoro paragona a un pirata…

Licio Gelli nasce dai pirati del ‘600. Siccome è un personaggio involuto, il pirata viene sempre raffigurato nell’atto di seppellire il tesoro, mai viene dipinto mentre lo disseppelisce. Il pirata era l’antipotere, e a che serve il denaro all'antipotere? A Gelli hanno trovato il tesoro che lui aveva trafugato ai tempi in cui gli era stato affidato dai partigiani, quello del Montenegro, sotto forma di lingotti d’oro sotto i vasi delle piante del suo giardino. Non in una banca svizzera. Perché Gelli è stato una forma decadente e corrotta di pirateria, il più grande pirata italiano del ‘900, capace di allearsi e tramare con chiunque. Gelli diventa Maestro Venerabile della loggia P2 nel 1970. Secondo la Commissione P2, questa loggia viene ricostituita nei primi anni ’50 e viene denominata così per motivi di ordinazione numerica all’interno del Grande Oriente d’Italia. La domanda è: cosa è successo prima? Esiste un archivio? Su questo il GOI non risponde e non si indaga. E’ come se la P2 fosse nata con Gelli, ma non è così, o meglio, forse è nata con Gelli, ma c’era qualcosa prima”.



Gianfranco, noi sappiamo che oltre alla P2 esistevano anche la P3, la P4 e la P5. Ma della P1? Come mai nessuno ne parla?

Non ne parla nessuno. Molto probabilmente perché la P1 esiste tuttora e forse non esistono la P3, la P4 e la P5”.


Si è parlato poi del terrorismo. Carpeoro ha decifrato la data di un possibile attacco in Italia…

Dopo aver parlato di questo spaccato con Gelli arrivo a parlare di terrorismo. Tempo fa scrissi che bisogna tenere d’occhio la data del 10 agosto, perché prima o poi qualcosa combineranno. Dovete sapere che Federico II, che ebbe un ruolo di protettore dell’Islam, visto che fu protagonista dell’unica crociata che finì con degli accordi riguardanti la restituzione pacifica di Gerusalemme ai cristiani. Federico II, però, subito dopo avvia una persecuzione violentissima contro gli islamici siciliani, sterminandoli. Questa persecuzione culmina il 10 agosto del 1222, quando cattura i capi, lo sceicco e i due figli, decapitandoli in piazza a Palermo”.


Quindi la prossima vittima designata è l’Italia?

E’ vero che l’Italia gode di una protezione speciale da parte dell’Islam. Perché è vero che Craxi ha preso i soldi da Gelli, ma pari pari li ha girati ad Arafat. Il famoso conto di protezione era il conto che girava i soldi all’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ndr). Poi è ovvio che quando Craxi è scappato all’estero, quel conto è finito in mani diverse. Nel Partito Socialista i conti svizzeri erano intestati al Segretario del partito, ma fiduciariamente; non erano soldi suoi, come va dicendo Di Pietro. Perciò l’Italia ha un po’ di benemerenza nei confronti degli islamici. E’ vero che esiste la sovragestione, ma anche questa non può non tener conto che gli italiani non sono odiati dagli arabi. Non come i francesi. Abbiamo la macchia della Libia, ma è pur vero che è una macchia sbiadita, a differenza del colonialismo francese e di quello che hanno fatto poi gli americani. Pensate che Sarkozy ha voluto la morte di Gheddafi perché erano soci e aveva paura che questi potesse parlare. Quindi, escluso il Vaticano, dove l’Isis ha minacciato di colpire, a meno di clamorosi scenari politici, se l’Italia non parteciperà ai giochi francesi e americani difficilmente verrà colpita. E anche in tal caso bisogna invocare una motivazione strumentalmente forte come i fatti di Palermo”.


Come ha spiegato Gioele Magaldi, l’attentato di Nizza sembrerebbe contenere un messaggio all’Italia?

Gli avvisi principali che stanno facendo all’Italia, che sono in realtà gestioni della sovragestione, sono i rapimenti, che avvengono sempre in momenti particolari. Quando si era diffusa la notizia che noi avevamo le basi, subito dopo smentita da Renzi, ci sono stati dei rapimenti. Che poi il rapimento lo faccia una banda di berberi non ha importanza, perché a quei livelli d’intelligence oramai hanno capito come sovragestire con la mano nascosta le cose. Il fatto che il bombarolo di turno si faccia esplodere nel nome di Allah è irrilevante”.


Anche perché ognuno opera nel suo livello senza conoscere quello superiore. E’ corretto?

E’ una regola. Pensate, che su Facebook c’è stato qualcuno che ha scritto che questo metodo è uguale a quello di Cosa Nostra, al che io ho risposto che è Cosa Nostra che ha copiato il metodo. Se uno si va a studiare come agiva Cosa Nostra, può notare che gli anelli superiori li conoscevano. La non-conoscenza diretta degli anelli superiori riguardava gli atti concreti. Ad esempio, il picciotto che doveva uccidere Mario Rossi, veniva incaricato da Mario Bianchi; Rossi, però, non andava mai a parlare con Mario Neri, che dirigeva l’operazione, quindi, non avrebbe mai potuto testimoniare in un processo. Detto questo, però, sapeva della sua esistenza. La caratteristica di questo protocollo dell’Intelligence, invece, è quella che gli anelli bassi non conoscono nemmeno l’esistenza degli anelli superiori. Il che è diverso. Questi bombaroli si fanno esplodere senza conoscere i vertici che dirigono questo tipo di operazioni. Molti sono convinti di agire come autonomi”.


Si passa poi a parlare di Craxi , fino ad arrivare al caso Moro, che ha spaccato l’Italia nel 1978…

Craxi aveva un unico problema: non era simpatico al popolo. A dimostrazione di questo c’è il fatto che è odiato tutt’oggi persino dagli antisionisti, eppure Craxi è stato forse il primo difensore occidentale della causa dei palestinesi. Nel libro cito un personaggio che è stato il regista delle più grandi porcherie occidentali, Michael Ledeen. Un personaggio che prima era amico di Craxi e poi, dopo che costui lo ha scaricato, si è messo a fare la guerra contro di lui, aiutando Di Pietro, Prodi ed altri, con una storia precisa. Questa vicenda si è ripercossa sul caso Moro: Moro era filo-palestinese”.

                                                       Bettino Craxi
                                                       Fonte foto: Morasta



Ma è vero che Craxi era l’unico che voleva salvare Moro?

Certo. Prodi, invece, batteva bandiera panamense, inventandosi la storia della seduta spiritica. Questo perché Prodi era stato compagno di università di Moro, voleva salvarlo ma senza rischiare la faccia. Cossiga lo ha tradito, e questo è stato il grande errore della sua vita. Cossiga non è sopravvissuto psicologicamente a questo rimorso, per questo sarebbe divenuto “picconatore”, in realtà la sua aggressività è esplosa dopo che qualcuno ha attaccato l'operazione Gladio di cui lui era lo sponsor principale in Italia. Craxi aveva preparato i documenti per la trattativa, e questi documenti erano giunti sulla scrivania dell’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, pronti per essere firmati. Zaccagnini e Berlinguer sono andati a braccetto dal Presidente minacciando le dimissioni qualora avesse firmato questi documenti. Berlinguer nel 1975 aveva l’Italia in mano, avendo vinto in 20 regioni su 20. Berlinguer col compromesso storico ci aveva rimesso. Un altro che si è battuto per salvare Aldo Moro è stato De Mita”.


Quindi, tirando le somme, quali sono i motivi per cui Berlinguer e Andreotti avrebbero esercitato pressioni per non salvare Moro?

Per la precisione, più che Andreotti, per quanto riguarda la DC, è stato l’allora segretario Beniamino Zaccagnini. I motivi erano diversi: Berlinguer era stato beffato dal compromesso storico e Zaccagnini voleva farlo saltare. Il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento, non se la sentita di firmare il documento, visto che DC e PCI costituivano il 70% del Parlamento. Poi c’è stata anche la mano del Mossad (il servizio segreto israeliano, ndr). Molti non lo sanno, ma il Mossad si mantiene a pagamento, come tutti i servizi segreti efficienti, compresi quelli bulgari. Li pagano e questi eseguono le operazioni”.


Infine, in chiusura, una chicca sul golpe Borghese…

Andreotti disse di non aver mai conosciuto Gelli. Ebbene, io ho potuto appurare che ai tempi del golpe Borghese, Caradonna aveva occupato la sede Rai a Roma, e Di Tullio la sede Rai a Milano. A bloccare quel golpe fu Gelli, che al telefono raccontò che Andreotti gli aveva riferito che non c’era più copertura. Il braccio destro di Gelli, Francesco Cosentino, si trovava già da Giuseppe Saragat perché avrebbe dovuto fargli firmare il documento. Io trovai delle carte qualche anno fa, feci delle verifiche, e appurai che era vero. Andreotti disse ai suoi collaboratori che glielo aveva chiesto l’America. Molti non sanno che i servizi segreti statunitensi coprivano la Mafia in Sicilia. Quando lui venne inquisito per Mafia, su fatti concreti, lui sfidò gli Usa, facendo i nomi di tutti gli ambasciatori americani”.

 Con l'augurio di un grande successo del suo libro, ringraziamo Gianfranco per la sua disponibilità e gentilezza.

Mente libera, occhi aperti
                                              Lo Sciacallo, Marcus L.Mason