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giovedì 31 marzo 2016

QUANDO LA MUSICA E' ARTE: SUPERSTITION, STEVIE WONDER CONTRO LE SUPERSTIZIONI

                                             Fonte foto: Wikipedia

Cari amici e lettori de Lo Sciacallo, anche quest'oggi si torna a parlare di musica. La volta scorsa vi abbiamo parlato di Animals, un album dei Pink Floyd datato 1977. Oggi, invece, vi proponiamo una canzone di Stevie Wonder, "Superstition", tratta dall'album Talking Book, pubblicato dalla Motown nel 1972, Il disco vede Wonder alle prese con sonorità più personali, in netto contrasto rispetto ai lavori precedenti, più mainstream. Tanti sono gli ospiti speciali presenti all'interno del disco: Jeff Beck, Ray Parker Jr e Buzz Feiten alle chitarre e David Sambom al sassofono.

Prima di presentarvi la canzone, come di consueto, una breve biografia dell'artista. Stevie Wonder, al secolo Steveland Hardaway Judkins, nasce a Saginaw, nel Michigan, il 13 maggio del 1950. Cieco dalla nascita, l'artista americano è considerato uno dei maggiori interpreti della black music, in particolare del Soul e dell'R&B, oltre che dello Smooth Soul, sottogenere della musica soul caratterizzato dall'influenza del Funk. Come tanti grandi artisti del suo tempo, Stevie Wonder è un polistrumentista: è capace infatti di suonare, oltre al pianoforte e all'armonica da bocca, anche il basso, le tastiere, la batteria e altri strumenti a percussione.

Ma la grandezza di Wonder è tale da renderlo affascinante anche al di fuori dei confini della musica nera, divenendo fonte di ispirazione anche per molti artisti rock (così come è stato per l'artista funk James Brown). Ed è proprio con la pubblicazione di Takling Book che Wonder amplia il suo pubblico fino raggiungere i palati forti tipici degli amanti del Rock 'n' Roll. Tra i suoi marchi distintivi, si possono citare l'uso dei bassi sinth, dl clavinet, e la sovraincisione delle sue stesse voci atte a creare un effetto multiplo di voci soliste.

SUPERSTITION: in origine il brano era stato inciso per Jeff Beck, ma l'insistenza del suo manager gli fece cambiare idea, e all'ex chitarrista degl Yardbirds, che all'epoca aveva fondato il suo gruppo "Jeff Beck Group" gli venne offerto Cause We've Ended As Lovers. Celebre l'attacco di batteria che dà inizio al brano: questa fu suonata dallo stesso Wonder, mentre il sassofono da Trevor Laurence. Gli altri suoni furono creati da Malcolm Cecil e Robert Margouleff tramite l'ausilio dei sintetizzatori. La canzone fu utilizzata da diversi registi come colonna sonora per i loro film: tra questi, John Carpenter, che utilizzò il brano per "La Cosa".

Nel testo vengono citate diverse superstizioni e il consiglio che dà Wonder è chiaro: "Quando credi in cose che non capisci allora soffri. La superstizione non è la soluzione". Un messaggio che lo Sciacallo sottoscrive in pieno, perché l'ignoranza, purtroppo, è un terreno fertile per certi tipi di condizionamenti. State in guardia da questo tipo di fenomeni: i miracoli, la sfortuna e la fortuna sono gli strumenti magici che il potere (Chiesa Cattolica compresa), usa contro di noi. Restiamo vigili. Di seguito trovate un video con la canzone e la sua traduzione.

 
                                            Youtube, SongsTranslation

Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

mercoledì 30 marzo 2016

IL DOGMA DELLA VERGINITA'? LA SPIEGAZIONE E' TUTTA TERRENA


L'Annunciazione di Sandro Botticelli
fonte: wikipedia.it

Uno dei primi condizionamenti psicologici che vengono imposti al neofita della religione cattolica riguarda la nascita di Gesù il Cristo. Quello che ci viene comunemente insegnato è che egli sia stato generato diversamente da ogni altro essere umano. In parole povere, Maria, sua madre, lo ha concepito da vergine, ovvero senza aver intrattenuto rapporto carnale alcuno con il suo sposo, il futuro San Giuseppe.

Dispiace sinceramente dover affermare che le fonti storiche raccontano un andamento dei fatti completamente diverso.
Occorre innanzitutto ricordare a chi legge che Giuseppe, e di conseguenza, Gesù, erano di stirpe reale. Appartenenti alla casa di Giuda, erano i diretti eredi di Davide, come gli stessi Vangeli sottolineano in varie occasioni, riferendosi a Gesù come al "Figlio di Davide". Inoltre, la parola Cristo significava letteralmente il re (direttamente, dal greco christòs) e l'appellativo esatto era Gesù "IL" Cristo, Gesù il Re. L'eliminazione dell'articolo ha poi erroneamente fatto pensare ad un regno celeste immaginario, che non è mai passato nemmeno per l'anticamera del cervello del personaggio in questione. Il regno era quello d'Israele, decisamente terreno.

Torniamo alla questione della presunta verginità.
La prima cosa da mettere in chiaro è che Giuseppe e Maria facevano parte della comunità essena di Qumran, all'interno della quale vigevano regole ben precise per quanto riguardava le unioni matrimoniali dinastiche. I Vangeli di Matteo e Luca confermano che Maria fu "data in sposa a Giuseppe" e si riferiscono sempre a lei come sua moglie. I due concetti di sposa e vergine cozzano decisamente tra di loro. Un chiarimento è da ricercare nell'originale ebraico: la parola che viene tradotta con 'vergine' è almah, che aveva però il semplice significato di "giovane donna" senza alcuna allusione alla sua condizione sessuale. La stessa traduzione latina non è corretta, perché la parola virgo vuol dire semplicemente nubile, non sposata. Anche qui niente a che vedere col sesso.

Maria, ad un certo momento, rimase incinta, e questo fu un imbarazzo per Giuseppe. La ragazza era infatti in una sorta di periodo di prova come sposa di un appartenente alla casa reale, durante il quale l'unione sessuale era bandita. Era quindi necessario che le alte sfere sacerdotali dessero la loro approvazione alla gravidanza. E qui è fondamentale un'ennesima, ma piccola, digressione.
All'epoca le tre più importanti dinastie sacerdotali prendevano il nome dai sacerdoti viventi ai tempi di Re Davide: la dinastia sadochita, da Sadoc, la dinastia Abiatar, e la dinastia levita, da Levi. Ma il bello arriva ora: oltre al titolo sacerdotale, gli esseni tramandavano i nomi degli Arcangeli dell'Antico Testamento, da affiancare all'appellativo religioso. Quindi il Sadoc, il più alto in grado, era l'Arcangelo Michele, l'Abiatar era chiamato Arcangelo Gabriele, e il Levi era l'Arcangelo Raffaele.
Ed ecco la rivelazione riguardo al celeberrimo episodio dell'Annunciazione. Fu l'Abiatar, ovvero l'Arcangelo Gabriele, che si recò da Maria per comunicarle che la sua gravidanza era stata accettata. Ne deduciamo quindi che Maria, al momento della cosiddetta Annunciazione, era già incinta.

Le regole prestabilite della comunità imponevano una vita matrimoniale essenzialmente casta, salvo per la procreazione che doveva avvenire in precisi periodi. Tre mesi dopo il "fidanzamento ufficiale" avveniva quello che veniva chiamato Primo Matrimonio, con l'inizio degli sponsali fissati per il mese di settembre. I rapporti intimi erano permessi tuttavia solamente nella prima metà di dicembre, affinché la nascita avvenisse in settembre, il mese della cerimonia dell'Espiazione. Se la sposa non rimaneva gravida, si sarebbe dovuto attendere fino al dicembre successivo.
Se al contrario, il tentativo di concepimento aveva successo, si passava ad un'ulteriore cerimonia, il Secondo Matrimonio, che sanciva definitivamente l'unione. Non poteva però avvenire prima del terzo mese di gravidanza, quindi erano solitamente ubicati in marzo. Fino a quel momento, la donna era ancora considerata una almah, cioè, secondo l'interpretazione cattolica, vergine. Solo dopo, avrebbe cominciato a chiamarsi madre.

E' evidente quindi che Giuseppe e Maria infransero le regole. Secondo diverse datazioni, tra cui quella dello studioso scozzese Laurence Gardner, Gesù nacque il 1 marzo del 7 A.C. Il concepimento è dunque riconducibile al giugno del 8 A.C., addirittura prima del Primo Matrimonio, ancora durante il periodo di fidanzamento.
Il gioco è fatto: Maria concepì e partorì come almah. Ora si può proprio dirlo forte. Gesù il Cristo fu concepito e partorito da una "vergine".

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason



martedì 29 marzo 2016

LA COMUNITA' SCIENTIFICA COSTRINGE DE NIRO A RITIRARE IL FILM CHE DENUNCIA LA CORRELAZIONE TRA I VACCINI E L'AUTISMO



                                             Fonte foto: Wikipedia

È passata un po' sotto traccia, sia per le festività pasquali in corso che tenevano occupate la menti delle persone (le feste sono anch'esse uno strumento di controllo e di distrazione delle masse), sia per l'argomento che costituisce un autentico tabù per la comunità scientifica, ovvero, la notizia della mancata proiezione del film "Vaxxed: from Cover-Up to Catastrophe" (Vaccinati: dall'insabbamento alla catastrofe) di Andrew Wakefield, il medico "scomunicato" dalla medicina ufficiale per aver accusato le autorità statunitensi di aver nascosto i dati emersi da uno studio che indicherebbe una correlazione tra le vaccinazioni e l'aumento dei disturbi neuro-psichiatrici come l'autismo.

In seguito a numerose polemiche fioccate da ogni dove, Robert De Niro ha deciso di fare marcia indietro e di non presentare il film al suo Tribeca Film Festival. L'attore americano ha un figlio affetto da autismo, e per tale motivo aveva deciso di presentare il film:

"Crediamo che sia fondamentale che i fatti che riguardano le cause dell'autismo siano discusse apertamente - aveva dichiarato l'attore - in 15 anni non ho mai preteso l'inserimento di un solo film in questo festival, ma questo tema mi tocca personalmente e per questo motivo voglio che ci sia un dibattito. Non sto dando il mio supporto a questa tesi, né sono contrario alle vaccinazioni. Sto solo dando l'opportunità di far nascere un dibattito intorno a questi argomenti".

Alla fine, però, anche uno come De Niro, in un festival che lui stesso ha contributo a far nascere, si è dovuto arrendere alle pressioni di Big Pharma: "Non credo che questa pellicola possa contribuire alla discussione come mi ero auspicato", è stato il commento sconsolato dell'attore. Secondo i medici, Wakefield avrebbe alterato i dati, e le sue teorie non sarebbero da prendere in considerazione, in quanto secondo loro sono state del tutto smontate e, per questo, è stato radiato dall'albo dei medici. Ma, ancora più importante, potrebbe condizionare le scelte di quei genitori che rifiuterebbero di far vaccinare i propri bambini, mettendoli in questo modo in serio pericolo di salute. La risposta di Wakefield non si è fatta attendere: "Questa è la testimonianza di come i poteri di interesse corporativi censurino la libertà di parola, l'arte e la verità".

Noi invece consigliamo la visione di questo film. Il motivo è lo stesso per cui è nato questo blog: ovvero quello di porsi delle domande, di diventare curiosi e di insinuare quella stilla di dubbio che risulta necessaria per affrontare la vita nel migliore dei modi e senza condizionamenti di alcun tipo. Bene, a parer nostro ci sono argomentazioni assolutamente credibili per cui bisogna quanto meno riflettere accuratamente sull'argomento.

Il 7 e l'8 giugno del 2000 si tenne un incontro segreto di oltre 50 persone del CDS, NIH, OMS e dell'American Accademy of Pediatrics, con altri esponenti delle lobby farmaceutiche, per discutere dei dati del CDC Vaccine Date Sets che aveva dimostrato con prove inoppugnabili come l'aumento dell'esposizione al mercurio contenuto nei vaccini aveva incrementato di 11 volte il rischio per i bimbi di incorrere in questi disturbi neuropsichiatrici. Queste conclusioni, chiaramente, avrebbero potuto produrre effetti devastanti per l'industria del farmaco, quindi, per far fronte a questo problema, i presenti concordarono di nascondere al pubblico americano le prove di questa correlazione tra i vaccini e le lesioni cerebrali. Sempre in quel periodo, inoltre, come se non bastasse, fu intensificato il programma vaccinale, con conseguenze spaventose (1 bambino su 60 riscontrava problemi di autismo).

Neanche le domande di risarcimento di oltre 5000 famiglie presso la Corte Federale, hanno potuto fermare i piani di questa élite del male: le perizie, come nel caso di Hannah Polling, dimostravano chiaramente che i vaccini avevano prodotto un sovraccarico metabolico che aveva di conseguenza causato un autismo indotto dal vaccino e altre lesioni cerebrali. Ma i casi e le prove sottaciute non finiscono certamente qui, bisognerebbe spendere diversi libri per trattare questo inganno globale (per informarsi bene sull'argomento vi consigliamo questo sito: http://autismovaccini.org).

Non fermatevi sulle apparenze e continuate ad indagare.

Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

domenica 27 marzo 2016

LO SCIACALLO INTERVISTA MAURO BIGLINO

Cari lettori, qualche settimana fa vi avevamo anticipato che eravamo al lavoro per offrirvi qualcosa di speciale. Siamo riusciti infine a raggiungere il nostro obiettivo. Abbiamo ottenuto un'intervista da Mauro Biglino, ormai famoso studioso della Bibbia ed in particolare dell'Antico Testamento. Durante il colloquio che abbiamo avuto con lui, abbiamo cercato di sviscerare un po' tutto il suo lavoro degli ultimi sei anni, che lo ha portato a conclusioni a prima vista sorprendenti, ma molto più concrete di quanto si possa immaginare.

Ci scusiamo sin da ora se specialmente nella seconda parte dell'intervista, la qualità audio/video non sarà ottimale, ma ci sono stati alcuni problemi tecnici che ci hanno limitati. Crediamo in ogni caso che il contenuto sia di alto livello, e speriamo la penserete come noi. Aggiungiamo, ma ve ne accorgerete successivamente nella visione, che le voci dello Sciacallo e dei suoi collaboratori sono mascherate.

Ci teniamo in maniera particolare a ringraziare Mauro Biglino per la grande disponibilità e per il tempo concessoci. Gli facciamo un ulteriore in bocca al lupo per il suo lavoro. Qui sotto il link per poter ascoltare il nostro colloquio col dottor Biglino.

https://www.youtube.com/watch?v=oECE7j7pr50

Buona visione.

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason






sabato 26 marzo 2016

GLI EROI SENZA GLORIA: PIER GIORGIO PEROTTO, L'INVENTORE DEL PRIMO COMPUTER


           Il team della P101: Perotto è quello seduto a sinistra, fonte: Wikipedia

La storia che ci accingiamo a raccontarvi quest'oggi è quella dell'inventore del primo personal computer. Se state pensando a Bill Gates o a qualche altro nome americaneggiante siete fuori strada. Pochi sanno, infatti, che l'invenzione di quello che sarebbe poi diventato il nostro pc moderno, appartiene a un team di ricercatori italiani, guidato da Pier Giorgio Perotto, ingegnere e informatico torinese nato a Torino il 24 dicembre 1930 e scomparso il 23 gennaio 2002 a Genova.

Perotto svolgeva la mansione di progettista per l'azienda Olivetti, una storica azienda italiana che opera nel settore dell'informatica. Originario della provincia di Biella, nel 1952 ottenne la laurea in ingegneria elettrotecnica presso il Politecnico di Torino, dove l'anno successivo conseguì anche la laurea in ingegneria aeronautica. Il suo nome è associato anche al super calcolatore elettronico Enea 9003, dove collaborò alla produzione.

È nel 1962 però che il suo lavoro prese una svolta significativa, iniziando il progetto della Programma 101, quello che è considerato il primo personal computer della storia, terminato tre anni dopo in concomitanza con la cessione della Divisione Elettronica alla multinazionale americana General Elettric. Questa macchina, ribattezzata "Perottina" in suo onore, venne utilizzata persino dalla Nasa per il programma spaziale dell'Apollo 11. È sua anche l'invenzione della "cartolina magnetica", componente essenziale per i primi PC.

IL PROGRAMMA 101 - L'invenzione di questa macchina fu presentata dal team di Perotto nel 1965, in occasione dell'esposizione universale di New York. L'Olivetti, nel medesimo anno, mise in vendita la macchina, riuscendo a vendere 44000 esemplari. Terminato il progetto, Perotto sperimentò nuovi PC, fino alla conversione dell'Olivetti al PC IBM, avvenuta nei primi anni '80.

Parlando della Perottina, l'inventore piemontese affermò: "Sognavo una macchina amichevole alla quale delegare quelle operazioni che sono causa di fatica mentale e di errori, una macchina che sapesse imparare e poi eseguire docilmente, che immagazzinasse dati e istruzioni semplici e intuitive, il cui uso fosse alla portata di tutti, che costasse poco e fosse delle dimensioni degli altri prodotti per ufficio ai quali la gente era abituata. Dovevo creare un linguaggio nuovo, che non avesse bisogno dell'interprete in camice bianco".

Se noi oggi siamo in grado si potervi raccontare questa storia tramite l'ausilio del PC lo dobbiamo anche e soprattutto a quest'uomo. Grazie.

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L.Mason


venerdì 25 marzo 2016

QUANDO LA MUSICA E' ARTE: "ANIMALS" DEI PINK FLOYD; ROGER WATERS DIVIDE L'UMANITA' IN CANI, MAIALI E PECORE


                                      La Battersea Power Station, fonte: Wikipedia

Cari lettori de Lo Sciacallo, eccoci di nuovo con il consueto appuntamento settimanale dedicato alla musica. Settimana scorsa abbiamo dedicato questa rubrica ad un brano di Enzo Avitabile, quest'oggi, invece, vi presentiamo uno degli album più belli in assoluto della storia della musica e, al tempo stesso, tra i più sottovalutati: si tratta di Animals, decimo album dei Pink Floyd. Pubblicato nel 1977 come risposta al crescente movimento punk (i Pink Floyd erano tra le band più bersagliate dagli artisti punk, basti pensare alla maglietta indossata ai tempi da Jhonny Rotten dei Sex Pistols, "I hate Pink Floyd), l'album, che segue il successo del precedente "Wish You Were Here" del 1975 e precede il più celebre "The Wall", del 1979, si ispira al romanzo satirico di George Orwell, La Fattoria degli animali, suddividendo l'umanità in cani, maiali e pecore.

L'album, chiaramente, è una denuncia al sistema capitalista (una tematica ricorrente nella band capitanata da Waters), e l'atmosfera di quello che è un concept album è piuttosto cupa e inquietante, quasi oppressiva, che catapulta l'ascoltatore in una condizione di disagio emotivo. La copertina di Animals è una fotografia della famosa centrale elettrica londinese, la Battersea Power Station, sulle cui ciminiere fluttua un gigantesco maiale, atto a rappresentare il "Pigs on the wind", canzone che apre e chiude il disco. Quel maiale gonfiabile, divenuto in seguito uno dei simboli della band, si sganciò durante la realizzazione dell'album, sorvolando i cieli di Londra: in seguito a questo incidente, fu emanato un comunicato che avvertiva i piloti del fatto. Fu poi ritrovato in una fattoria (quasi come fosse uno scherzo del destino) e Storm Thorgerson, l'autore di molte copertine dei Floyd (ma anche di altre band come i Muse), dichiarò anni dopo: "Quel giorno tutto ciò che poteva andare storto, andò storto".

Come dicevamo prima il disco è molto aspro e si concede momenti di delicatezza solamente con il brano di apertura e chiusura, Pigs on the wind. A caratterizzare l'album sono tre brani: Dogs, Pigs (Three Different Ones) e Sheep; i primi due sono frutto di un recupero e di una elaborazione di due brani scartati nel lavoro precedente Wish You Were Here, un disco dedicato al "diamante pazzo" Syd Barret, fondatore del gruppo inglese, ovvero, Gotta Be Crazy e Raving and Drooling. In Animals, a differenza del romanzo di Orwell, alla fine le pecore (la rappresentazione del popolo), si ribellano ai cani (i padroni). Passiamo ora alle tre tracce principali, ovvero Dogs, Pigs (Three Different Ones) e Sheep.

DOGS: La canzone, dalla durata di 17 minuti, inizia con l'entrata "sfumata" della chitarra acustica di David Gilmour che accenna qualche giro di accordi funk, dopodiché il chitarrista incomincia a intonare il brano. Splendida sia la voce di Gilmour (in una delle sue performance migliori), sia gli assoli. Nel pezzo, esattamente come accadrà per Pigs (Three Different Ones) con i maiali e Sheep con le pecore, si può udire l'abbaiare dei cani, che lascia spazio all'assolo mozzafiato di Gilmour che spezza in due la canzone. Il testo, scritto come di consuetudine dal bassista Waters, è una critica accesa nei confronti degli arrampicatori sociali e di tutte quelle categorie di persone disposte a tutto, persino a ricorrere all'omicidio, pur di ottenere il potere. Per Waters, il contrappasso per queste persone sarà tremendo: saranno trascinati da un masso sott'acqua o finiranno per essere trovati morti da qualche parte. Di seguito vi forniamo il brano con il testo tradotto dall'inglese.

                                           Youtube, Nika Basaria


Devi essere pazzo, devi averne proprio bisogno
Devi imparare a dormire in piedi e quando sei per strada
Devi essere in grado di scegliere la preda facile a occhi chiusi
E poi, muovendoti silenzioso sottovento e furtivamente,
Devi colpire quando è il momento giusto, senza pensarci

E dopo un po' potrai lavorare sui dettagli di stile
Come la cravatta aziendale e la stretta di mano decisa
Un certo sguardo negli occhi e un sorriso rassicurante
Devi saperti confidare con le persone a cui stai mentendo
Così, quando ti voltano le spalle
Avrai la possibilità di affondare il coltello

Devi guardarti costantemente alle spalle
Lo sai, sarà sempre più difficile man mano che diventi vecchio
E alla fine, farai i bagagli e volerai giù al Sud
Nascondendo la testa nella sabbia
Soltanto un altro vecchio triste,
che muore di cancro in completa solitudine

E quando perdi il controllo mieterai il raccolto che hai seminato
E mentre la paura cresce, il sangue cattivo rallenta e diventa pietra
Ed è troppo tardi per perdere il peso che eri solito portarti in giro
Così fatti una buona annegata, mentre scendi giù solo, trascinato dalla pietra.

Devo ammettere di essere un po' confuso
A volte mi sembra di essere stato usato.
Devo stare sveglio, devo darmi da fare e togliermi di dosso questo malessere che s'insinua
Se non mi difendo, come posso trovare la mia strada fuori da questo labirinto?

Sordo, muto e cieco tu continui a far finta
Che tutti siano sacrificabili e che nessuno abbia un vero amico
E ti sembra che la cosa giusta da fare sia isolare il vincitore
E tutto può essere fatto alla luce del sole
E tu credi che in natura tutti siano assassini.

Chi è nato in una casa piena di dolore
Chi è stato addestrato a non sputare nel ventilatore
Chi è stato istruito sulle cose da fare
Chi è stato distrutto dal "personale addetto"
Chi è stato sistemato con collare e catena
Chi ha ricevuto una pacca sulle spalle
Chi ha avuto un posto tra il pubblico
Chi si è distinto nel branco
Chi era soltanto uno straniero a casa
Chi è stato alla fine schiacciato
Chi è stato trovato morto al telefono
Chi è stato trascinato giù dalla pietra.

PIGS (THREE DIFFERENT ONES): Il brano si apre con dei grugniti di maiali seguiti da un fischio assordante creato attraverso un sintetizzatore; poi entra in scena l'organo Hammond di Richard Wright che esegue un fraseggio in minore, basato su due accordi dalla struttura simile ad alcuni preludi del musicista Johann Sebastian Bach. Su questo tema musicale si sviluppa la struttura ritmica attraverso il basso di Waters e la batteria di Mason, e alla chitarra di Gilmour, da cui scaturiscono accordi ponderosi, quasi a voler trasformare il pezzo dandogli un'atmosfera pesante e arrabbiata, esattamente in sintonia con le parole di Waters, che descrivono, come si evince dal titolo, tre diversi tipi di maiali, tra cui rientrono gli uomini d'affare e la casta politica. In particolare, la seconda strofa sarebbe un riferimento a Margaret Thatcher, mentre nella terza, è evidente l'accenno a Mary Whitehouse, un'attivista che si battè per ripristinare quei valori di moralità che, a detta sua, derivano dalla fede in Cristo. Il brano si conclude con un intenso assolo di chitarra elettrica.

                                              Youtube, iiTzmiiqzChannel



Uomo importante, uomo maiale, ha ha, sei una farsa
Sei un pezzo grosso benestante, ha ha, sei una farsa
E quando tieni la mano sul cuore
sembri un tipo simpatico, quasi un buffone.
Con la testa dentro al porcile, dicendo:
"Continua a scavare", macchie di porco sul tuo mento grasso
Che cosa speri di trovare?
Quando sei giù nella miniera dei porci,
sei quasi divertente, sei quasi divertente,
ma in verità sei una tragedia.

Fermata del bus, borsa di topo,
ha ha, sei una farsa
hai fregato la vecchia strega, ha ha, sei una farsa
Emani freddi dardi di vetri rotti.
Sei un tipo simpatico,
meriti quasi un rapido sorriso
Ti piace la sensazione dell'acciaio.
sei straordinario con uno spillo sul cappello,
e divertentissimo con la pistola in mano!
sei quasi divertente, sei quasi divertente,
ma in verità sei una tragedia.

Hei tu, Whitehouse, ha ha, sei una farsa
Tu topo di città fiero della casa, ha ha, sei una farsa
stai cercando di tenere fuori i nostri sentimenti dalla strada.
Sei quasi uno scherzo
a labbra serrate e piedi freddi,
e ti senti abusato?
Devi originare l'onda del male
e tenerla tutta dentro.
Mary, sei quasi divertente,
Mary sei quasi divertente,
ma in verità sei una tragedia.

SHEEP: l'assolo di piano elettrico in stile jazzistico eseguito da Wright con un Fender Rhodes, che dà inizio al brano, viene preceduto da un'atmosfera quasi onirica, colma di cinguettii di uccelli e dal belare sommesso delle pecore. Il testo è una critica, seppur più mitigata rispetto alle precedenti, contro le pecore, ovvero il popolo, manipolabile e servile, inconsapevole di quanto gli sta accadendo attorno. Waters non risparmia nemmeno la fede (alla fine del pezzo, al minuto 6:23, si può udire una voce filtrata che recita una parte completamente stravolta del Salmo 23, nel quale il Re Davide asserisce che Dio è il suo pastore).

                                           Youtube, :)

Inoffensivo passi il tuo tempo nella prateria,
appena consapevole di un certo disagio presente nell'aria
Farai meglio a stare attento: potrebbero esserci cani intorno
Ho guardato oltre il fiume Giordano e ho visto
Le cose non sono quello che sembrano

Cosa ci guadagni a far finta che non cia un vero pericolo
Docile e obbediente segui il capo
Giù per i corridoi molto frequentati, nella valle d'acciaio
Che sorpresa! Uno sguardo scioccato nei tuoi occhi
Ora le cose sono proprio quello che sembrano.
No, questo non è un brutto sogno

Il signore è il mio pastore
Non chiederò niente
Mi fa sdraiare in prati verdi
Mi conduce lungo acque silenti
Con coltelli lucenti egli libera la mia anima
Mi fa penzolare a ganci nei luoghi più alti
Mi trasforma in cotolette d'agnello
Eccolo, è molto potente e molto affamato
Quando viene il giorno, noi umilmente
In quieta riflessione e grande dedizione
Proviamo l'arte del karate
Ecco, noi risorgeremo e faremo piangere i maledetti.

Belando e balbettando l'ho preso per il collo con un grido
Onda sopra onda di furia vendicativa
Cammina allegramente fuori dall'oscurità del sogno

Hai sentito la notizia?
I cani sono morti
E' meglio che tu stia a casa a fare quello che ti è stato detto
Togliti dalla strada se vuoi diventare vecchio.

E voi, a che categoria appartenete?

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L.Mason


giovedì 24 marzo 2016

LE BOMBE DI BRUXELLES E L'AUTOBUS DI TARRAGONA: LA PASQUA PIU' TRISTE DEGLI ULTIMI ANNI


fonte: redazione.borse.it
fonte: www.firenzepost.it


Sono veramente giorni difficili e ostici quelli che ci stanno conducendo alla Pasqua 2016.
Quest'ultima settimana è stata funestata da due eventi di risonanza internazionale che sono stati in grado di mettere in dubbio tutte le nostre certezze: gli attentati terroristici all'aeroporto e sulla metropolitana di Bruxelles e il terribile incidente stradale che in Spagna ha causato la morte di 14 persone, tra cui sette ragazze italiane che si trovavano lì nell'ambito del progetto Erasmus.

Proviamo a vedere che cosa possiamo trarre come insegnamento da queste due orribili tragedie.

Partiamo da Bruxelles: al di là delle reali matrici e delle reali motivazioni dell'azione terroristica (per approfondire vi rimandiamo al nostro articolo di un paio di giorni fa in proposito), sono chiari gli obiettivi di chi imbastisce e di chi tira le fila di questi orrori. Fomentare l'odio, far sì che le persone non si fidino più nemmeno del vicino di casa, dividere il mondo intero in due unici e ben distinti tronconi pronti a farsi la guerra; da una parte, l'Occidente liberale, democratico (avremmo qualche obiezione al riguardo), e dall'altra un Islam radicale e fondamentalista che vuole distruggerci in quanto "miscredenti". Ora, chi possiede una mente libera, e decide di informarsi, di approfondire tutto ciò che lo circonda, come noi dello Sciacallo predichiamo, si sarà già reso conto di quanto questa visione manichea dello scacchiere internazionale di questa epoca storica sia alquanto semplicistica per non dire inesatta; in ogni caso, non dobbiamo darla vinta a chi vuole imporci questo schifo. Avevamo concluso il post dell'altro giorno con la frase "restiamo umani"; ebbene, lo vogliamo ribadire, a chiare lettere, urlandolo a squarciagola. Non dimentichiamoci di essere umani; non permettiamo che l'estremismo intollerante che una becera propaganda politica va affermando si impossessi di noi. Utilizziamo la paura che naturalmente si è insinuata nei nostri cuori per farci forza l'un l'altro e proseguire con le nostre vite, lottando ancora più accanitamente, se possibile, per i nostri obiettivi. Sarà la miglior arma che possiamo utilizzare per combattere il vero nemico che qualcuno, per disgustose ragioni legate sempre alle solite cose (potere, soldi, potere, soldi, perché di questo si tratta), ha voluto far dilagare in mezzo a noi come una devastante epidemia: l'odio.

Ci sono cose che nemmeno chi ha il potere, il vero potere tra le mani può controllare, e delle tragedie che trascendono anche il più sadico degli assassini. Una di queste è senza alcun dubbio quella che, domenica scorsa, ha coinvolto in Spagna, tra le 14 persone totali che hanno perso la vita, sette studentesse italiane. Vogliamo ricordare i loro nomi: Francesca Bonello, Elisa Valent, Lucrezia Borghi, Serena Saracino, Elisa Scarascia Mugnozza, Elena Maestrini, Valentina Gallo, tutte di età comprese tra i 21 e i 25 anni. Tutte bellissime, con sogni infranti da una sorte assurda e incomprensibile. Ricordiamocene sempre, è questo il vero volto del male. Il male è ciò che non si può spiegare, che ci coglie di sorpresa e ci fa vedere quanto in realtà siamo piccoli e insignificanti di fronte a lui. La morte di queste splendide ragazze mette a nudo la fragilità di ognuno di noi. Nelle loro foto diffuse dalla stampa si possono scorgere, sotto il velo della loro gioventù, speranze, progetti, intenzioni, tutte le decisioni che avrebbero preso nella vita, o le scelte che avrebbero fatto.
Come non riconoscersi in loro? Abbiamo un mondo là fuori, tutto per noi, che dobbiamo andare a prendere, perché è lì, a portata di mano. Non rimaniamo chiusi nel nostro riccio, schiavi delle nostre incertezze. E' questo che ci insegnano Elena, Elisa, Valentina, Lucrezia, Serena, Francesca ed Elisa; è vero, se ne sono andate, ma quel mondo loro l'avevano già afferrato.

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

mercoledì 23 marzo 2016

CLAMOROSO: UN DEPUTATO BELGA DENUNCIA LE AUTORITA' BELGHE, TIRANDO IN BALLO IL NUOVO ORDINE MONDIALE


                                         Fonte foto: Wikipedia

Avete letto bene. In Belgio, a poche ore dagli attentati, c'è chi sospetta che dietro a questi atti efferati ci sia un disegno più grande rispetto a quello che ci è stato descritto. Uno schema tattico orchestrato da personaggi che sono inseriti in posizioni di comando all'interno del circuito politico del Belgio, e che che hanno il compito di dirigerne le trame. La notizia è sorprendente, perché a muovere questa accusa non sono i soliti complottisti alla Marcus L. Mason, ma Laurent Louis, deputato belga che, attraverso il proprio profilo fb, ha sentito il bisogno di sfogarsi e di raccontare ai cittadini belgi qual è, a suo modo di vedere, la verità riguardo questi ed altri tragici eventi come l'11 settembre o gli attentati di Parigi.

Laurent Louis, per noi "complottisti", è un personaggio noto per le sue invettive contro il Nuovo Ordine Mondiale. Il 34enne belga, infatti, ha accusato vari personaggi nel corso della sue pur breve carriera politica: ha denunciato Francois Hollande di commettere crimini contro l'umanità in Siria, denunciando anche i crimini commessi da Israele, e la presenza di armi nucleari americani sul territorio belga. Ha sparato a zero sulle banche, colpevoli di sottomettere i popoli, arrivando a stracciare la sua carta di credito sotto gli occhi stupefatti dei suoi colleghi, accusandoli di essere dei servitori del NWO. Emblematico fu il suo monito al parlamento belga nel caso della vicenda del pedofilo Marc Dutroux (una vicenda dove furono coinvolti uomini dei servizi, banchieri e politici, fino ad arrivare ai reali belgi), dopo che questi avevano cercato di ostacolarlo in tutti i modi (anche con l'aiuto della stampa), appena scoprirono che era entrato in possesso di documenti segreti inerenti al giro di pedofilia che i parlamentari del paese fiammingo ben conoscevano (Elio Di Rupo in primis).

Ma le denunce di Louis non si fermano qui, perché il giovane deputato belga non ha risparmiato neanche la NATO, colpevole di aver criminalizzato i gruppi di sinistra (È bene tener presente che Louis ha un blackground di "destra") tra gli anni '60 e '80 e di voler destabilizzare il mondo arabo rovesciando governi legittimati ad esercitare il proprio potere. Secondo Louis, infatti, prima dello scontro finale con l'Iran (che per molti darà il via alla Terza Guerra Mondiale), il prossimo bersaglio sarà l'Algeria.

Ma veniamo ora alla notizia del giorno. Louis non si capacita di come questi criminali abbiano potuto agire indisturbati in un momento come questo, con i presidi delle forze dell'ordine sparsi in ogni parte della capitale belga, accusando i vertici delle istituzioni e i servizi segreti. Di seguito vi proponiamo il messaggio integrale scritto dal deputato sulla sua pagina Facebook, tradotto dal francese:

"In questo giorno buio per il Belgio, vorrei rivolgere il mio sostegno e le mie condoglianze alle famiglie delle vittime degli attentati di Bruxelles. Dopo l'aeroporto nazionale, la metropolitana brussellesi appena toccato dagli attentati mortali. La situazione è grave ed è importante di chiamare tutti i cittadini alla calma. Naturalmente, l'islamismo radicale sarà ancora una volta reso responsabile di questi attentati presentati come una vendetta dopo l'arresto di Salah Abdeslam a Molenbeek, alla fine di settimana scorsa.
 

Tuttavia, come passare sotto silenzio la responsabilità del governo belga in questi atti orrendi perpetrati questo martedì nella nostra capitale? Ora le cose sono due: o i nostri servizi di sicurezza sono incompetenti e incapaci di proteggere i luoghi sensibili come l'aeroporto nazionale o le reti   metropolitane brussellesi, oppure sono gli stessi servizi che sono all'origine di questi attentati.
Vista la situazione attuale, visto il livello di allerta, è inconcepibile che degli individui siano in grado di entrare in metropolitana o nell'aeroporto nazionale con delle bombe e di farsi saltare in aria. Non oso immaginare che i nostri servizi segreti e i nostri servizi di sicurezza siano inadempienti al punto di non poter proteggere efficacemente dei luoghi di così grande importanza.
 

Come sapete, non ho mai nascosto il mio pensiero che gli attentati che sono stati perpetrati negli Stati Uniti e in Europa dal 11 settembre 2001 erano degli attentati sotto false bandiere, degli attentati attribuiti a delle organizzazioni terroristiche islamiche ma in realtà attuati dai nostri governi al servizio degli interessi politici-economici per creare destabilizzazione nel mondo arabo, lo sviluppo dell'islamofobia nel mondo, la concretizzazione del progetto del grande Israele e in fine la realizzazione di un Nuovo Ordine Mondiale che impone un governo mondiale che limitano i nostri diritti e delle libertà fondamentali al fine di lottare contro il terrorismo creato da coloro che, nell'ombra, tirano le redini della politica mondiale.
 

Quando si sa le misure di sicurezza che sono messe attualmente in atto nel paese, quando si vede che un attentato può accadere in una stazione della metropolitana che si trova appena sotto il sedile del CD & V, il partito del ministro della giustizia, quando si vede la sorveglianza alla quale tutti i cittadini (soprattutto arabi) sono attualmente sottoposti, è difficile credere che tali attacchi possano essere stati commessi senza l'aiuto e la complicità delle autorità belghe.
A seguito di questi attentati di Bruxelles, poiché è intollerabile che tali atti possano accadere nel nostro paese, in posti chiave e in un momento in cui i livelli di allarme terroristico sono i più elevati, chiedo a nome del movimento "In piedi belgi" le dimissioni del ministro dell'interno Jan Jambon, del ministro della giustizia Koen Geens e del primo ministro Charles Michel. O questi ministri sono incompetenti, oppure sono complici, ma in ogni caso hanno dimostrato di non meritare il loro posto al governo
".


Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

martedì 22 marzo 2016

ATTENTATI IN BELGIO: SIAMO VICINI ALLA TERZA GUERRA MONDIALE?


                                              Fonte foto: Wikipedia

Ci risiamo. Dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi, quest'oggi si è consumata l'ennesima tragedia, questa volta a Bruxelles, nel cuore della comunità europea. Prima un kamikaze ha distrutto la sala partenze internazionali dello scalo Zaventem, adiacente ai banchi dell'American Airlines, poi le stragi alle stazioni di Schuman e Maelbeek.  Chi conosce e studia il sistema in cui viviamo non si sarà di certo sorpreso per quanto accaduto in queste ore. Da almeno una settimana, infatti, le luci dei riflettori erano puntate proprio sul Belgio: quattro giorni fa, ricordiamo, è stato arrestato Salah Abdeslam, l'ultimo dei terroristi di Parigi, mentre Najim Laachraoui, che avrebbe fabbricato le cinture esplosive, risulta essere tuttora latitante.

Il movente alla radice degli attentati è lo stesso che ha originato le stragi che hanno sconvolto Parigi: destabilizzare l'Europa e provocare una reazione violenta dei cittadini europei, che ora, come da copione, pretendono più sicurezza e, a gran voce, esigono un azione militare nei territori occupati dall'Isis, il temuto califfato islamico che di islamico, come spiegheremo tra poco, ha poco o niente. Anche qui, esattamente come vi abbiamo spiegato nell'articolo sugli attentati parigini, c'è la mano della CIA, in quello che è un protocollo consolidato. Non vi spiegheremo il modus operandi perché ne abbiamo già parlato nel pezzo citato poc'anzi. C'è da ricordare, però, che queste azioni si programmano con largo anticipo (il periodo di preparazione varia dai 6 mesi a un anno), per cui, a differenza da quanto sostenuto da alcuni giornalisti a caldo, questi attentati non possono essere una risposta all'arresto di Salah; inoltre, se vi ricordate, subito dopo gli attentati francesi, l'Isis aveva già minacciato di attaccare il Belgio.

Dicevamo che il califfato, esattamente come Al Qaeda (dissolta nel 2005), non ha nulla in comune col mondo islamico, se non il territorio in cui è ubicato. A fomentare e ad addestrare questi fanatici, a cui vengono fornite le armi, sono proprio i paladini dell'esportazione della democrazia, quelli che possono vantare, tra i premi Nobel per la pace, uomini di guerra come Kissinger. Consentitici di affermare, parafrasando Totò: "CIA, ma mi faccia il piacere!". Questi tecnocrati europei, con menti "illuminate", gli stessi che hanno creato l'UE, ora stanno cercando di spostare gli equilibri politici su posizioni di estrema destra, incoraggiando i biechi nazionalismi alla Donald Trump, e soluzioni approssimative e abominevoli come quelle proposte dall'italico Matteo Salvini, fedele amico dei fascistoni di Forza Nuova e Casapound.

La Terza Guerra Mondiale programmata da uomini come Albert Pike, o profetizzata da gente come Nostradamus o Basilio di Krostandt è in atto, e il tutto è iniziato l'11 settembre del 2001, con gli attentati alle Torri Gemelle. Sta a noi non cascare nel tranello ordito dal magus, uscendo dal cerchio e contribuendo a migliorare le nostre vite con iniziative che permettano di unire le persone e non il contrario. Non dobbiamo permettere al NWO di avanzare e di militarizzare l'Europa, restringendo la totalità dei diritti civili conquistati nei secoli, primo tra tutti, la libertà. Restiamo umani.

Mente libera, occhi aperti
                                               Lo Sciacallo, Marcus L. Mason 





domenica 20 marzo 2016

LA BIBLIOTECA DELLO SCIACALLO: "IO, VENDITORE DI ELEFANTI", LA STORIA DI UN CLANDESTINO SENEGALESE


                                               Fonte foto: unosguardoalfemminile.it

Cari amici e lettori de Lo Sciacallo, ben ritrovati con la nostra biblioteca. Il libro che vi consigliamo quest'oggi è "Io, venditore di elefanti", un'autobiografia di Pap Khouma, uno scrittore senegalese naturalizzato italiano. Pap Khouma nasce a Dakar, in Senegal, nel 1957. Il 21 luglio del 1984 Khouma decide di lasciare il Senegal in cerca di fortuna e, dopo varie peripezie, riuscirà a stabilirsi definitivamente a Milano, dove tuttora risiede. L'opera presa in esame quest'oggi è stata pubblicata nel 1990 da Oreste Pivetta; nel 2005 pubblica "Nonno Dio e gli spiriti danzanti" e nel 2010 "Noi neri italiani". Lo scrittore italo-senegalese conosce quattro lingue (wolof, francese, inglese e italiano), ed è direttore di El Ghibli e direttore e fondatore di Assaman, una rivista online di informazione italo-africana. Nel 2013 è stato candidato alle elezioni regionali lombarde nella sottoscrizione di Milano con SEL (Sinistra Ecologia e Libertà), a sostegno del candidato della coalizione di centro-sinistra Umberto Ambrosoli. Attualmente vive e lavora nel capoluogo lombardo.


"Come ci si sente da clandestini? Male. Oltretutto si entra in concorrenza con chi sta male quanto noi. Un immigrato deve subire, tacere e subire, perché non ha diritti. Deve reprimere dentro di sé ogni reazione, svuotarsi di ogni personalità. Subire con la consapevolezza che questa è l’unica possibilità". Queste parole sono tratte dalla terza pagina del testo; Pap Khouma parla in prima persona e descrive con uno stile semplice la sua esperienza da clandestino, uno status inventato da alcuni soggetti politici nostalgici dell'era fascista, ma accettata ormai da tutti come fosse una normalità, al pari di quanto si afferma quando si fa la distinzione, parlando di profughi, tra aventi diritto d'asilo e non (uno stratagemma creato ad arte dai poteri per rendere impossibile la vita di tutte quelle persone che fuggono via dai loro paesi d'origine perché devastati da guerre e veleni portati dai liberatori democratici che alla fine, oltre al danno anche la beffa, dettano le regole per l'ingresso dei migranti da loro stessi "fomentati", come diretta conseguenza delle loro attività malavitose in quei territori).

L'autore racconta e descrive nei minimi particolari tutte le vicende più significative vissute sulla sua pelle, che purtroppo per molti rappresenta una minaccia, come emerge, seppur in modo sottile, dopo un'attenta lettura del testo. Si parte da quando viveva in Senegal, dove si guadagnava da vivere vendendo oggetti tipici ai turisti ad Abidjan, allora capitale della Costa d'Avorio nonché una delle più fiorenti città dell'Africa nera. Tuttavia capisce ben presto che quella vita non gli permette di realizzarsi e di soddisfare tutte le sue esigenze così, dopo un consulto dall'indovino locale (il set-kat), decide di partire alla volta della Germania passando per l'Italia. Qui, accolto da un amico che lo aiuta a raggiungere Riccione, dove trova un alloggio da un amico e dove conosce a sua volta altri ragazzi che diventeranno i suoi fedeli compagni d'avventura. Giunto l'inverno comprendono che gli affari sono in netto calo, decidendo di lasciare Riccione e di dirigersi a Parigi per poi approdare definitivamente in Germania, ma prima di compiere questo passo, si pongono l'obiettivo di acquistare un auto; ma proprio in questo momento si accorgono che la loro condizione di clandestinità non permette loro di potersi intestare la macchina, scegliendo quindi di partire in treno per trovare un intestatario valido, ma vengono fermati dagli agenti sulla frontiera e rispediti in Francia.

Ma per il gruppo di amici, Parigi si rivelerà presto ostile e, una volta trovata la persona adatta a cui intestare la macchina, decidono di mettersi in viaggio verso Riccione, dove si imbattono più volte nella polizia, che in diverse circostanze consegnerà a Pap il mandato di espulsione, che puntualmente non verrà rispettato da questi, che alla prima occasione non aspetta un solo minuto per gettare il foglio nel primo cestino che trova: del resto, non aveva intrapreso un viaggio dal Senegal con l'intenzione di farsi una vacanza, la vita è troppo preziosa per dar retta a un disumano pezzo di carta. Alla fine, dopo mille avventure, l'autore riuscirà ad ottenere il permesso di soggiorno, ma anche una volta ottenuto questo riconoscimento, il futuro scrittore dimostrerà quanto è difficile abbattere certi pregiudizi che purtroppo albergano tra la gente. Non in Marcus L. Mason, che consiglia spassionatamente la lettura di questo libro che è una testimonianza diretta di vitale importanza per comprendere i problemi che tuttora attanagliano l'Italia e più in generale l'Europa.


"Io appartengo all’unica razza che conosco, quella umana" (cit. Albert Einstein)

Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

sabato 19 marzo 2016

IL VOLTO OSCURO DELLA RELIGIONE: IL REVERENDO JIM JONES, PLURIOMICIDA DI 911 INNOCENTI


Il reverendo Jim Jones
fonte: tonyortega.org

Poco allegra la nostra rubrica biografica di questa settimana: come nel caso di Reinhard Heydrich, ci occupiamo di un personaggio che non si merita le nostre lodi o i nostri apprezzamenti per la sua opera. Si guadagna senza ombra di dubbio, tuttavia, la nostra attenzione. Riteniamo infatti che sia fondamentale che episodi come quello che stiamo per raccontare non debbano per nessuna ragione andare perduti nei meandri della storia, ma al contrario, che servano sempre da monito, affinché follie tali non si verifichino mai più.

James Warren Jones nacque nel 1931 a Crete, piccolo villaggio rurale dell'Indiana. Nonostante la sua famiglia, poverissima, non fosse credente, il giovane Jim mostrò fin da subito grande interesse per la comunità pentecostale, di cui divenne membro. Le sue innate capacità retoriche e di protagonismo si esternarono già nella tenera età, quando improvvisava convincenti sermoni per i suoi amichetti e tentava di spiegare i salmi ai componenti della comunità.
Gli inizi del suo percorso sacerdotale sembravano davvero promettenti: a sedici anni, trasferitosi nel quartiere nero di Richmond, non si fece problemi a superare le barriere imposte all'epoca dalla segregazione razziale, molto in voga; impostò un ottimo rapporto con i suoi coetanei di colore, dando avvio nel contempo alla sua attività di predicatore, parlando per le strade dei sobborghi dei messaggi di uguaglianza e fraternizzazione contenuti nei Vangeli. Per questo fu costretto a tagliare tutti i ponti con il padre, fervente membro del Ku Klux Klan.

Dopo aver studiato teologia all'università dell'Indiana, a soli 21 anni divenne pastore della Somerset Methodist Church di Indianapolis. Fece proseliti specialmente all'interno della comunità nera della città, ponendo come argomento centrale dei suoi sermoni l'integrazione e la giustizia sociale. Fondò la sua chiesa nel 1954, con sede in un nuovo edificio chiamato Peoples Temples Full Gospel Church, il Tempio del Popolo.
Era incrollabile nelle sue battaglie per i diritti dei discriminati: con il supporto della moglie Marceline, adottò diversi bambini di origini afroamericane od orientali. La sua ammirevole abnegazione per queste cause, che ottennero dopo una reazione inizialmente tiepida un notevole consenso, gli valse nel 1961 la nomina da parte del sindaco di Indianapolis, Charles Boswell, di capo per la Commissione per i Diritti Umani.

Fino ad ora sembra quasi che stiamo narrando le vicende di un sant'uomo, uno strenuo oppositore delle ingiustizie e delle discriminazioni. Che fa del bene e che lotta per esso. Fino ad ora, appunto.

E' in questo periodo che i suoi sermoni cominciarono ad assumere toni stranamente visionari e inquietanti. Jones sostenne di aver visto in sogno un fungo atomico che si sarebbe scatenato su Chicago ed in seguito anche sulla stessa Indianapolis. Tutto ciò, ovviamente mai verificatosi.
Il Tempio del Popolo nella seconda metà degli anni Sessanta accolse sempre più nuovi accoliti e la comunità di Jones si stabilì prima a Mendocino, in California, dove si unirono ad essa un buon numero di diseredati, vagabondi e reietti, persone ai margini della società, e successivamente a San Francisco, nel 1972. Qui Jones, ormai diventato una sorta di guru, un vero e proprio padre spirituale per i suoi adepti, riuscì ad entrare nella Commissione Interna Comunale. Qui proruppe in invettive contro le speculazioni edilizie e per il supporto dei senzatetto.
Ma gli atteggiamenti e le parole di Jones facevano chiaramente intravedere che la sua deriva ossessiva e folle era in atto: parlò di un'imminente guerra nucleare, e affermò con convinzione di essere in grado di compiere ogni genere di miracolo. Inoltre, le voci su possibili molestie sessuali del Reverendo sui membri della sua chiesa si fecero sempre più insistenti. Queste molestie, secondo gli accusatori, avvenivano durante le celebrazioni di preghiera collettive che si verificavano di frequente nel territorio del Tempio del Popolo, una piccola città dotata di alloggi indipendenti, una scuola, una struttura ospedaliera, una piscina e una sala di registrazione radiofonica per lo spettacolo settimanale del Tempio.

La follia di Jones fu accresciuta dal continuo ed in costante aumento uso di farmaci e droghe da parte del Reverendo stesso, per tenersi sveglio, poiché sosteneva di non aver bisogno di sonno. I cosiddetti "miracoli" erano ovviamente organizzati a tavolino da Jones e dai suoi collaboratori, ma le persone, in preda ad accessi mistici, non ci facevano caso. Chi metteva in dubbio l'autenticità delle prodezze di Jones era severamente punito tramite l'avvelenamento del proprio cibo.
In un sermone del 1973 Jones arrivò a dire: "Per una serie inspiegabile di ragioni, accade che io sia stato scelto per essere Dio". Il delirio del suo "socialismo apostolico" o "divino" lo portò a credersi il predestinato a salvare l'umanità e addirittura pronto a migliorare l'opera di Gesù Cristo. Arrivò a simulare un finto attentato contro la sua persona per ripresentarsi in perfetta salute e dimostrare così la sua aura di santità.

Nello stesso 1973, per la prima volta Jones accennò alla possibilità di organizzare dei suicidi all'interno della comunità, che avrebbero potuto rivelarsi molto utili; per esempio, pensò di riempire degli autobus con i membri del consiglio direttivo (un organo interno del Tempio del Popolo) e di farli precipitare dal Golden Gate di San Francisco.

L'anno seguente prese forma nella mente del Reverendo il progetto Jonestown. Prevedeva di fondare una piccola comunità agricola da battezzare con questo nome in mezzo alla giungla della Guyana, nell'America Latina. Le impressioni dei fedeli spediti laggiù per i lavori di disboscamento dell'area parlavano di di un piccolo paradiso, ma in realtà pare non si trattasse che di una sorta di baraccopoli nel bel mezzo della foresta.
Una serie di articoli apparsi su alcuni quotidiani statunitensi nell'estate del 1977, molto critici nei confronti del reverendo Jones (venivano ribadite le già citate accuse di strane pratiche sessuali e non consumate all'interno del Tempio) persuaderono l'ormai paranoico tiranno a trasferirsi definitivamente a Jonestown, da dove trasmetteva continuamente (quando non era troppo fatto per riuscirci) polemici sfoghi all'indirizzo dei detrattori della sua chiesa. Pare, in aggiunta, che tutti gli adepti delle comuni americane fossero letteralmente costretti a partire, anche da un momento all'altro, per la Guyana sotto la pressione dei volontari del Tempio. Le persone cominciavano ad essere troppe, a Jonestown, in base allo spazio a disposizione, e le condizioni di vita si spingevano sempre di più verso il limite.

Jones faceva erroneamente credere ai suoi fedeli che decine e decine di "fascisti", come li chiamava lui, stessero per arrivare a Jonestown per mettere il Tempio sotto attacco. Il tema del suicidio collettivo come extrema ratio compariva sempre più frequentemente nei vaneggiamenti di Jones, nonostante attecchisse molto poco. Ma dentro di sè il Reverendo aveva ormai preso la sua decisione e si mise al lavoro con i suoi collaboratori più stretti alla ricerca di un espediente efficace per eliminare tutti gli abitanti del Tempio. Larry Schacht, il medico della comunità, fu incaricato di generare un germe che, diffuso a tempo debito, sarebbe stato capace di uccidere quell'intera miriade di persone.
Quella che Jones aveva instaurato era una dittatura a tutti gli effetti; chiunque manifestasse anche blandamente il desiderio di tornare a casa veniva costretto a giorni e giorni di durissimi lavori forzati.

Ma il governo degli Stati Uniti, oramai, teneva sotto stretta osservazione la comunità di Jones. Il primo a presentarsi a Jonestown fu, nel gennaio del 1978, il console Richard McCoy, a cui però tutti risposero di trovarsi magnificamente nel paradiso progettato e realizzato per loro dal Reverendo.
Pochi mesi dopo, in aprile, arrivò la denuncia di parenti di alcuni emigrati in Guyana, che segnalarono come i loro cari subissero torture di ogni tipo all'interno del Tempio, oltre che essere completamente esclusi dal mondo circostante. Chiaramente, Jones ne fu informato e attuò l'ennesimo lavaggio del cervello sui suoi poveri fedeli: disse che i loro parenti erano attivamente coinvolti nel complotto per distruggere il Tempio, e li convinse che avrebbero dovuto rivoltarsi contro di essi se ne avessero avuto occasione. Fece contemporaneamente pressioni sul medico, Schacht, perché risolvesse velocemente il problema dei suicidi. Il colpo di genio di quest'ultimo fu il cianuro. Ordinò ad una ditta californiana una quantità di veleno sufficiente ad uccidere duemila persone. La "soluzione finale" era in fase di definizione.

Nel novembre 1978, il neo eletto membro del Congresso Leo Ryan si recò in visita a Jonestown per un'ennesima supervisione. Ricevette da un adepto "ribelle" un biglietto in cui Jones era apertamente accusato di tirannia e schiavitù. In qualche modo, Jones ne venne a conoscenza e prima che Ryan ripartisse alla volta degli Stati Uniti, lo fece uccidere all'aeroporto insieme alla sua scorta.

Il momento era arrivato, Jones si era eccessivamente compromesso. Due giorni dopo l'omicidio di Ryan, il 18 novembre 1978, il Reverendo riunì tutta la comunità nella giungla e pronunciò il suo ultimo discorso in cui si inventò la storia di alcuni malvagi parlamentari pronti a deportare in alcuni campi di lavoro tutti i fedeli del Tempio. L'unico modo per sfuggire a quel terribile destino era il suicidio. 911 persone, totalmente plagiate, accettarono senza battere ciglio, di ingerire il letale cocktail preparato da Schacht, a base di cianuro, sedativi e succo d'ananas, morendo all'unisono davanti agli occhi di Jones che supervisionò, da bravo padre spirituale, l'agghiacciante rituale, prima di spararsi un colpo in testa e mettere così un definitivo punto alla follia del Tempio del Popolo.

Crediamo non siano necessarie ulteriori parole. Sinceramente, le abbiamo finite. Chi scrive in confidenza non ci crede, ma se esiste un inferno o qualcosa di simile, quello è senza il minimo dubbio il posto dove James Warren Jones si trova ora.

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

giovedì 17 marzo 2016

QUANDO LA MUSICA É ARTE: ENZO AVITABILE CANTA "TUTTI I BAMBINI SONO UGUALI"


                                                         Fonte foto: Wikipedia


Gentili lettori, ben ritrovati con la rubrica dedicata alla musica e agli interpreti che l'hanno resa grande. Finora vi abbiamo parlato esclusivamente di artisti stranieri, perciò oggi ci dedicheremo a un artista di casa nostra. E' napoletano, ma non si tratta né di Pino Daniele, né tantomeno di Edoardo Bennato o Roberto Murolo, ma di Enzo Avitabile, all'anagrafe Vincenzo, nato nel capoluogo partenopeo il 1 marzo 1955. Avitabile è un sassofonista di orientamento Jazz, ma che nel corso della sua straordinaria carriera (è molto celebre al di fuori dei nostri confini), ha saputo abbracciare sonorità mediorientali, in particolare quelle arabe, mescolandole al Jazz, alla canzone napoletana e alla Fusion, consolidandosi come artista Word Music, termine che indica la mescolanza tra elementi folk e etnici con la pop music.

Cresciuto nel quartiere di Marianella, dove studia e apprende i primi insegnamenti di sassofono, esibendosi in pubblico già all'età di sette anni, si diploma in flauto al prestigioso conservatorio di San Pietro a Majella. Nel corso della sua lunghissima carriera ha collaborato con artisti di calibro internazionale, quali James Brown, Tina Turner e Randy Crawford, oltre ad aver preso parte a delle Jazz session con Maceo Parker sul palco dell'Umbria Jazz. In Italia ha collaborato con i compaesani Pino Daniele e Edoardo Bennato: in particolare, per quanto riguardo il primo, ha preso parte come corista nel brano "A me me piace o'blues", mentre col secondo ha suonato il sassofono baritono e tenore in "Sono solo canzonette". Nel 2012, il regista premio Oscar per "Il silenzio degli innocenti", Jonathan Demme, presenta al Festival del Cinema di Venezia il docu-film "Enzo Avitabile Music Life", dove il grande regista statunitense ripercorre la carriera del musicista napoletano.

Tra l'immensa discografia dell'artista abbiamo voluto scegliere questa canzone che riassume alla perfezione l'identità dell'artista, sia per la sua struttura musicale che per il testo, dove ancora una volta emerge un pensiero politico di stampo marxista. La canzone si intitola "Tutt'egual song 'e criature" (tutti uguali sono i bambini), ed è tratta dall'album "Salvamm' o munno (salviamo il mondo), pubblicato il 19 marzo 2004 per l'etichetta Il Manifesto cd.

La canzone descrive le condizioni di miseria e sofferenza vissute da quei bambini nati e cresciuti in luoghi sfortunati, lontani dal benessere che circonda i loro coetanei. Il messaggio di fondo è che anche loro sono bambini, esattamente come i nostri, nonostante le differenze etniche e religiose: tutti i bambini del mondo dovrebbero passare la loro infanzia a studiare e giocare, ma purtroppo sappiamo che per molti questa è pura utopia. La musica, malinconica ed evocativa, richiama ritmi arabi, supportata da un testo che non può non strappare una lacrima a chi ha anche solo un briciolo di compassione e umanità. Di seguito vi riportiamo il testo tradotto dalla lingua napoletana oltre al brano in questione. Buon ascolto.

Vivono sotto terra a Bucarest
sniffando colla dalle buste
a Baghdad, invece, ancora sui muri
sono appiccicati gli schizzi di occhi dei ragazzi
bimbi nelle favelas tutti rappezzati
stelle avvoltolate e luna stropicciata
ciuffi neri neri di mamma africana
sporchi e affamati non arrivano a domani

Tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
tutti nati dall'amore
si sa come si nasce
ma non si sa come si muore
tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno

Figlio di un albanese nato in mezzo al mare
attento che se lo mangiano i pescecani
col moccio al naso e il fucile in mano
deve fare l'uomo se è serbo o afgano
il Kurdistan sempre la stessa storia
ad haiti raccogliendo cibo da una discarica
fiori dagli occhi a mandorla gettati per strada
ad oriente a pagamento per strane fantasie

Tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
tutti nati dall'amore
si sa come si nasce
ma non si sa come si muore
tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno

In un prato verde
devono giocare
non si devo spegnere i sogni
si devono far volare
non si devono mai deludere
non si devono mai tradire
non si devono abbandonare
non si devono far soffrire

Tutti uguali sono i bambini

Vivono sotto terra a Bucarest
a Baghdad, invece, ancora sui muri
bimbi nelle favelas tutti rappezzati
ciuffi neri neri di mamma africana
tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
tutti nati dall'amore
si sa come si nasce
ma non si sa come si muore
tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno


                                          Youtube, Studenti di Farmacia


Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

mercoledì 16 marzo 2016

OPERAZIONE CONDOR: L'ENNESIMA VERGOGNA CONTRO LA LIBERTA' E LA GIUSTIZIA


fonte: popoffquotidiano.it

Nel 1992 il giudice paraguaiano José Augustìn Fernàndez rinvenne in una stazione di polizia di Asunciòn quelli che successivamente sarebbero stati denominati "Archivi del Terrore".
Contenevano dettagliate informazioni concernenti la terribile sorte subita da migliaia di cittadini sudamericani tra gli anni 70 e 80; 50.000 le persone uccise, 30.000 i desaparecidos 400.000 gli imprigionati. La sorpresa arrivò nel momento in cui ci si rese conto che questi crimini erano stati perpetrati dai servizi segreti e dagli eserciti di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia e Brasile.
La supervisione era ovviamente ad opera degli Stati Uniti, attraverso la CIA, che si servì di qualsiasi partito politico, movimento insurrezionalista di estrema destra o di guerriglia esistente sui territori in questione per reprimere, nel sangue se necessario, ogni governo anche democraticamente eletto, ma di ideologia socialista o filo-comunista. Il caso più eclatante è chiaramente quello del Cile e del colpo di stato di Augusto Pinochet, che l'11 settembre 1973 rovesciò l'esecutivo socialista di Salvador Allende, che sembra si suicidò nel Palazzo della Moneda, a Santiago.

Alla metà degli anni Settanta il governo americano, allora nelle mani del presidente Richard Nixon e del suo influente Segretario di Stato Henry Kissinger, controllava tramite regimi dittatoriali fantoccio praticamente tutta l'area latino-americana. L'opposizione sovversiva era però dilagante e una soluzione per placare la ribellione popolare andava trovata.
Prese quindi forma "l'Operazione Condor". Nel 1973, durante la Decima Conferenza degli Eserciti Americani, fu il generale brasiliano Breno Borges Fortes a suggerire una collaborazione tra i servizi segreti dei differenti regimi per localizzare, catturare e neutralizzare ogni singola cellula comunista che operasse nell'ombra. Pochi mesi dopo, nel febbraio del 1974, l'incontro tra i capi di ciascuna singola forza di polizia segreta, coordinati da Manuel Contreras, numero uno della DINA, la polizia di Pinochet, diede il via all'operazione.
Se secondo la versione ufficiale, gli obiettivi del piano Condor erano in larga misura piccoli gruppi armati di oppositori dei regimi dittatoriali imperanti, la verità è ben diversa e molto più atroce.
Ci si accanì senza alcuna remora su qualunque individuo che esercitasse il suo diritto di libertà di opinione e di pensiero. Non vennero risparmiati studenti e docenti universitari, giornalisti non di regime, intellettuali in genere, che subirono ogni forma di tortura e di sevizie (è ancora tristemente nota Villa Grimaldi, a Santiago, luogo simbolo della feroce repressione operata da Pinochet).
Ma non era tutto; spesso e volentieri divenivano vittime anche i familiari e i conoscenti più intimi dei cosiddetti sovversivi.

Abbiamo detto che la CIA svolse un ruolo di fondamentale importanza nella realizzazione dell'Operazione Condor. Vediamo in cosa esso si concretizzò.
Innanzitutto, furono essenziali gli aiuti economici degli statunitensi che permisero ai regimi di disporre delle migliori armi e tecnologie del periodo, oltre che di un adeguato addestramento, fornito anch'esso dagli americani. Controllarono e supportarono attivamente anche organizzazioni repressive di stampo decisamente fascista, tra le quali si ricorda Patria y Libertad in Cile.
La CIA scelse di collocare il quartier generale per l'Operazione Condor in Centro America, e precisamente a Panama, dove organizzò una base di smistamento di uomini, materiali e informazioni tra i vari apparati di intelligence. Pare fu qui che nacque l'idea dei "voli della morte", che saranno ampiamente utilizzati specialemente in Argentina durante la dittatura militare di Jorge Videla (ne parleremo nel prossimo appuntamento con il cinema su Lo Sciacallo, quando ci occuperemo di Garage Olimpo).

Queste sono pagine di storia vergognose, che vengono troppo spesso taciute o poco raccontate. Non c'è da parte nostra alcun intento di supportare una specifica parte politica, ma solamente quello di denunciare e di ricordare, perché crediamo ce ne sia ancora bisogno, che questi fatti sono avvenuti, che sono stati calpestati tutti i diritti sociali, politici e umani di persone che avevano la sola colpa di voler vivere alla luce del sole, in un paese che non fosse schiavo degli interessi economici e di potere di potenze superiori. E tutto ciò è stato commesso mettendo in campo una crudeltà, una ferocia e una spietatezza che appartengono al lato peggiore e più iniquo dell'animo umano.

Dopo la scoperta di Fernàndez, i tribunali internazionali hanno fatto il loro corso.
Nel 1997, l'ex dittatore del Paraguay Alfredo Stroessner è stato condannato dal tribunale dell'Aia per crimini contro l'umanità ed ha vissuto i suoi ultimi anni in esilio a Brasilia.
Nel 2001 un tribunale federale argentino ha emesso un mandato internazionale di cattura per il dittatore boliviano Hugo Banzer, ritenuto responsabile della scomparsa di 33 prigionieri politici suoi connazionali.
L'ex capo del regime militare cileno Augusto Pinochet è deceduto nel 2006, mentre era detenuto durante lo svolgimento del suo processo per crimini contro l'umanità. E potremmo anche proseguire.

Un'ultima curiosità: sapete chi fu insignito nel 1973 del Premio Nobel per la Pace? Nientepopodimeno che il Segretario di Stato americano, Henry Kissinger.

Mente libera, occhi aperti
                                              Lo Sciacallo, Marcus L.Mason


martedì 15 marzo 2016

GESU', IL NATALE, I MIRACOLI E LA RESURREZIONE: ELEMENTI CONDIVISI CON ALTRI PREDICATORI MESSIANICI


                  Il Cristo Pantocratore del duomo di Cefalù (PA), fonte foto: Wikipedia

Oggi vi parleremo di Gesù Cristo. Non vi preoccupate, non vi faremo una lezione di catechismo, ma piuttosto ci concentreremo su alcuni elementi che ne hanno fatto di lui un mito per miliardi di persone nel mondo. C'è molta discussione riguardo la sua figura: c'è chi sostiene che non sia mai esistito e chi invece ribatte il contrario; fonti storiche certe, purtroppo, non ce ne sono, visto considerato che i Vangeli non costituiscono una prova e, tra l'altro, sono spesso in contrasto tra di loro, senza contare poi la mole di Vangeli cosiddetti "apocrifi", cioè da non considerare attendibili (salvo diverse disposizioni a seconda della dottrina cristiana di appartenenza). Con questo articolo, però, Lo Sciacallo Mason non intende dare una sentenza definitiva sulla questione, anche perché ritiene superfluo il fatto se sia esistito o meno. Quel che è certo è invece l'esistenza dell'archetipo di questa figura.

Si scopre infatti che in diverse culture esiste un mito assolutamente contrapponibile con la figura del Gesù di Nazareth. Tutto si basa sul rapporto tra le varie civiltà e il Sole, l'oggetto più adorato di tutti i tempi, in virtù della funzione che compie ogni giorno. Allo stesso modo gli antichi scrutavano il cielo, prestando attenzione in particolare alle stelle. Il rilevamento delle stelle consentiva ai popoli antichi di anticipare molti eventi che si sarebbero ripetuti ciclicamente nel corso di lunghi periodi di tempo, come le eclissi e le lune piene, catalogando in gruppi la mappa celeste, in quelle che in epoca moderna conosciamo col nome di costellazioni. Ed ecco il primo simbolo attinente con quello che i cristiani considerano il Messia, ovvero Gesù Cristo: la Croce. Questo è uno dei simboli più conosciuti nell'intera storia dell'umanità (basti pensare alla croce celtica); i popoli dell'antichità conoscevano la Croce dello Zodiaco, che per loro rappresentava non solo il Sole, ma anche i dodici mesi dell'anno, le quattro stagioni, i solstizi e gli equinozi. Il termine Zodiaco è riferito al fatto che le costellazioni sono antropomorfizzate, vale a dire, sono personificate come persone o animali. Il Sole era personificato come Dio.

LE MITOLOGIE ANTICHE: HORUS

Horus è il dio del Sole dell'antico Egitto, risalente al 3000 a.C, la sua vita rappresenta una serie di mitologie allegoriche sul movimento del Sole nel cielo. Attraverso la lettura dei geroglifici in Egitto, conosciamo molto bene la figura di questo Messia. Da Horus derivano le parole orizzonte e ore: la prima significa che Horus è Sole, mentre la seconda sta a indicare il percorso del sole nell'arco della giornata. Anche la parola tramonto deriva da questa mitologia, dato che Horus aveva un fratello malvagio di nome Set (avete visto Gods of Egypt?), da cui deriva la parole inglese "sunset". Veniamo ora alla storia di questo Dio: Horus nasce il 25 dicembre dalla vergine Isis-Meri, e la sua nascita fu accompagnata da una stella dell'est, che ha permesso ad alcuni re di trovare il luogo di nascita del neonato e di portargli dei doni. A dodici anni era un insegnante e a trenta venne battezzata da Anup, e da quel momento poté cominciare il suo ministero. Horus aveva inoltre dodici discepoli, compieva miracoli (come guarire i malati e camminare sulle acque), e veniva chiamato "La verità", "La luce", "Il figlio eletto di Dio", "Il buon pastore", "L'agnello di Dio", ecc. Un giorno però, tradito da Typhon, venne crocefisso e, dopo tre giorni dalla sepoltura, resuscitò.

ATTIS

Attis è una divinità Frigia (una regione dell'Anatolia centrale, la moderna Turchia), è nato anch'egli da una vergine il 25 dicembre, crocifisso e risorto dopo tre giorni di sepoltura.

KRISHNA

Nella cultura indiana, Krishna nacque il 25 dicembre dalla vergine Devaki, con una stella dell'est che segnalava la sua venuta. Insieme ai suoi discepoli ha compiuto miracoli, è stato crocifisso, dopodiché è risorto dopo tre giorni.

DIONISO

Anche il Messia greco era nato il 25 dicembre da una vergine, ed era un insegnante che viaggiava compiendo miracoli, come per esempio trasformare l'acqua in vino. Veniva soprannominato "Rei dei Re", "L'unigenito di Dio", L'Alfa e l'Omega", ecc. Morì crocifisso e poi risorse.

MITHRA

Mithra della Persia era nato il 25 dicembre da una vergine, aveva dodici discepoli e compieva miracoli. A tre giorni dalla sua morte, resuscitò. Tra i vari soprannomi che gli venivano attribuiti, c'erano "La Verità", "La Luce", ecc. Il giorno sacro per questo culto era la Domenica. Un elemento non di poco conto per la nostra analisi.


Questi che vi abbiamo elencato, sono solo alcuni de vari salvatori nati da una vergine e sparsi su tutto il continente. Ora, le domande che nascono spontanee sono infinite. È esistito un personaggio con queste caratteristiche a cui vari popoli hanno attribuito nomi diversi? O si tratta solo di miti e leggende? Quel che pare abbastanza verosimile, è il fatto che la religione cristiana abbia fatto una sorta di collage. Ma c'è anche chi sostiene una tesi diversa e, a proposito di questo, vi mostriamo un video qui sotto, che vi consigliamo assolutamente di vedere se volete ampliare i vostri orizzonti. Buona visione.

 

                                         Youtube, TEX GUILLER


Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L. Mason