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sabato 9 aprile 2016

GLI EROI SENZA GLORIA: BERTA CACERES, LA DONNA CHE DIFENDEVA LA POPOLAZIONE INDIGENA HONDUREGNA


                                        Fonte foto: youtube, Gerson Valladares

Come ogni sabato, rieccoci col consueto appuntamento dedicato ai grandi eroi della storia, uomini e donne, che si sono distinti nei loro campi di competenza, ma che sono pressoché sconosciuti alle masse. Per la prima volta sul nostro blog, dedichiamo questa rubrica a una grande donna: Berta Caceres, l'attivista honduregna assassinata lo scorso 3 marzo.

Nata il 4 marzo dei primi anni '70 (alcune fonti parlano del 1971 come suo presunto anno di nascita, altre riportano come data il '72 o il '73), si è distinta per il suo impegno a favore della causa ambientalista, difendendo i diritti della popolazione indigena autoctona (il popolo Lenca), e contribuendo a fondare il Consiglio dei popoli indigeni dell'Honduras. Cresciuta in un contesto di violenza che ha caratterizzato il Centro America negli anni '70, ha subito trovato un modello di riferimento nella madre, Berta Flores, ostetrica e attivista sociale che ha accolto e curato i rifugiati provenienti dalla vicina El Salvador.
 
Berta Caceres aveva guidato la comunità di Rio Blanco nella battaglia contro la realizzazione del complesso idroelettrico Agua Zarca, progettato per essere installato sul Rio Gualcarque (situato nell'Honduras Nord-occidentale), e sacro alla popolazione indigena. Il Rio Blanco, oltre ad essere considerato sacro dai Lenca, costituisce una fonte di risorsa idrica indispensabile per la vita di 600 famiglie stanziate nella foresta pluviale. Quest'opera, approvata senza il consenso della comunità indigena, contravvenendo perciò alla Convenzione sul diritto all'autodeterminazione dei popoli indigeni, aveva scatenato le proteste degli attivisti ambientalisti. Grazie a questa ed altre battaglie, nel 2015 era stata insignita del Premio Goldman per l'Ambiente, ossia il più alto riconoscimento concesso a un'ecoattivista.

Negli anni aveva ricevuto diverse intimidazioni e minacce di morte, da lei stessa denunciate; in particolar modo, aveva manifestato preoccupazione per l'alto numero di ecoattivisti uccisi: dal 2010 al 2014, infatti, la Ong Global Witness, aveva stimato 101 vittime nella sola Honduras. A causa di queste continue minacce di morte, è stata costretta a portare i suoi figli in Argentina, scongiurando così il rischio di rapimenti. È stata a lungo perseguitata giuridicamente dal governo, essendo tacciata di terrorismo.

Purtroppo, in quel maledetto 3 marzo del 2016, un giorno prima che potesse festeggiare il suo compleanno, è rimasta uccisa da alcuni colpi di pistola sparati, secondo la versione ufficiale, dai dei ladri mentre faceva ritorno nella sua abitazione presso La Esperanza, distante circa 200 chilometri dalla capitale Tegucicalpa. Alcune fonti sostengono che l'attivista centroamericana sia stata uccisa in casa mentre dormiva. Tutto questo, però, non convince affatto la madre, che parla invece di un chiaro attentato per fermare le sue battaglie civili.

Il mondo perde un'altra grande rivoluzionaria. Le sue battaglie, però, rimarranno impresse sui libri di scuola, e serviranno da lezione per chiunque, perché la morte non può fermare la diffusione delle idee di pace e convivenza. Berta vive, i morti sono loro.

"Quando iniziai a combattere per il Rio Blanco, riuscivo a sentire quello che il fiume aveva da dirmi. Sapevo che sarebbe stato difficile, ma allo stesso tempo ero consapevole che avrei trionfato. Me lo ha detto il fiume". (Berta Caceres)

Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L. Mason