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lunedì 29 febbraio 2016

SCHEDATI DAGLI USA: I MISTERI DELLA NOSTRA TESSERA SANITARIA


                                                 Fonte foto: Wikipedia

Lo sapevate che la nostra tessera sanitaria riporta codici militari, aeronautici e bancari americani? Come per la Bibbia, il consiglio è di tenere sotto mano l'oggetto che stiamo esaminando. Seguite il nostro ragionamento. Sul retro della tessera troviamo una banda magnetica (contenenti dei dati ignoti), un codice a barre, più una serie di informazioni. A questo punto, per capire il significato delle informazioni contenute nella tessera, bisogna andare sul sito del Ministero, sanita.finanze.it: su questo file, come potrete vedere voi stessi, troverete le spiegazioni relative al documento sanitario.

Curiosi di scoprire cos'è indicato nel codice a barre, andiamo a leggere cosa c'è scritto nel documento tecnico: "Il codice fiscale in modalità 'BAR CODE' è riportato sul retro della tessera secondo lo standard di codifica 39 che risponde alle norme MIL-STD-1189 e ANSI MH 10.8M-1983". Questo codice, che per molti non significherà niente, è in realtà un codice militare del Dipartimento della Difesa americana. Ma che ci fa un codice a barre approvato dal Dipartimento della Difesa Americana sulla nostra tessera sanitaria?

Ma noi non ci fermiamo e proseguiamo nella nostra analisi. Andando avanti, infatti, noterete la banda magnetica. Torniamo allora al documento del Ministero, e vediamo qual è la loro spiegazione: "La banda magnetica (...), e prevede le prime due tracce per codifica IATA/ABA e la terza traccia standard ISO 7811-5: 1995"- e prosegue - "Sulla traccia 1 della banda magnetica sono registrate le seguenti informazioni, secondo la codifica IATA (International Air Transport Association): (...)".

Ma allora cos'è il codice IATA? Spulciando su Wikipedia, ecco che viene svelato l'enigma: "È un'organizzazione internazionale di compagnie aeree con sede a Montréal, nella provincia del Quebec, Canada. Questa associazione unisce ed integra le varie reti di servizi delle compagnie associate permettendo, ad esempio, di poter controllare i prezzi e le disponibilità dei voli delle compagnie stesse anche da parte dei viaggiatori". Il codice ABA, invece, è un indirizzo bancario americano; ABA, infatti, è l'acronimo di American Bank Associaton (ABA).

E anche qui la domanda sorge spontanea: perché? Per quale motivo? Per Lo Sciacallo, tutto ciò non fa che confermare che l'Italia non è altro che una colonia statunitense, come già spiegato in un articolo precedente.

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L. Mason







domenica 28 febbraio 2016

LA BIBLIOTECA DELLO SCIACALLO: "NON PICCHIARMI PIU'" DI DAVE PELZER


Dave Pelzer durante una sua conferenza
fonte: wikipedia

Ben ritrovati alla consueta rubrica domenicale della biblioteca dello Sciacallo. Quella che vogliamo suggerirvi quest'oggi è una lettura che si distacca nettamente da tutte quelle delle precedenti settimane. Nessun sottotraccia, neanche l'ombra dei classici intrighi, delle denunce sociali, politiche e storiche che tanto amiamo.
Il tema del libro di questa domenica è crudo, concreto e brutale. La violenza sui minori; ma non perpetrata da loschi figuri, maniaci e pedofili. Quella che si consuma tra le rassicuranti mura domestiche ad opera di chi dovrebbe amare incondizionatamente i bambini: i loro genitori.

Si tratta di un testo pubblicato nel 1995 da un sopravvissuto alle sevizie domestiche, Dave Pelzer, californiano di Daly City, e all'epoca della sua uscita fu un vero bestseller negli Stati Uniti e vendette discretamente anche nel nostro Paese.

Il libro ripercorre l'odissea di Dave, costretto fin da piccolo a vivere segregato in casa, precisamente nel garage, impotente davanti alle continue violenze della madre, Catherine Christine Pelzer, poi deceduta nel 1992. La donna, pesantemente frustrata e di continuo in preda ai fumi dell'alcol, decise di rivalersi sul suo figlio più piccolo, Dave (egli aveva infatti due fratelli più grandi). E' disarmante la naturalezza con cui Pelzer mette per iscritto l'incredibile trattamento da lui subìto per quei lunghi anni. Il padre, un pompiere, spaventosamente assente, è l'ulteriore prova di come l'amore genitoriale non sia qualcosa di scontato. Se la madre è stata l'autrice materiale degli orrori, il padre è un colpevole forse ancora più disgustoso, essendo rimasto inerte a osservare suo figlio trascorrere la sua infanzia confrontandosi con cose che un bambino non dovrebbe conoscere. Consigliamo a tutti di ringraziare i propri padri e le proprie madri per l'amore che ci è stato disinteressatamente donato.

Pelzer fa chiaramente intuire come la violenza più potente, come le ferite più gravi siano quelle di natura psicologica. E' esemplificativo, in questo senso, il trattamento che egli definisce "dello specchio". La madre, infatti, era solita sbattere la testa del bambino contro uno specchio, strofinandola sulle lacrime che il piccolo lasciava sul vetro. Nel mentre, gli ordinava con inaudita perfidia di ripetere la frase: "Sono un bambino cattivo!!" più e più volte.
La psicologia di un bambino è labile, fragile; attraverso questo procedimento, egli stesso crederà pian piano di meritare quei continui castighi, convincendosi  di essere realmente il "bambino cattivo" che la madre non può far altro che punire severamente.
Ci permettiamo di aggiungere che anche i due fratelli più grandi sono vittime. Non abbiamo dubbi che una volta diventati adulti si saranno resi conto di quello a cui assistevano e partecipavano con odio; erano infatti soliti, su istigazione della donna, rincarare la dose di insulti e improperi all'indirizzo di Dave.

L'incubo, come racconta Pelzer, ha fine un giorno di marzo del 1973, quando alcuni dei suoi insegnanti si accorsero di numerosi e pronunciati lividi sul corpo di Dave, inducendolo a superare la sua paura e ad ammettere le violenze subìte. La polizia fa irruzione a casa Pelzer e arresta la donna.

Da quel momento iniziò la seconda vita di Dave Pelzer. Si arruolò nella Marina degli Stati Uniti e prestò servizio durante la Prima Guerra del Golfo.
Ebbe anche un figlio, sul quale riversò tutto l'amore a lui negato; elemento messo in risalto nella parte finale del libro, come ad evidenziare che si può diventare una brava persona e, soprattutto, un genitore affettuoso e responsabile anche con alle spalle un passato tragico e atroce.

Oggi Dave Pelzer lavora come motivatore e come volontario.

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

sabato 27 febbraio 2016

GLI EROI SENZA GLORIA: STANLEY MEYER, L'INVENTORE DELLA MACCHINA AD ACQUA


                            La pila a combustibile ad acqua, fonte: Wikipedia

L'articolo di oggi è dedicato a un uomo che avrebbe potuto rivoluzionare il mondo. Il suo nome era Stanley Meyer, e pensate, aveva scoperto un'alternativa al petrolio alla portata di tutti e non inquinante; con la sua invenzione, infatti, le macchine sarebbero state alimentate esclusivamente dall'acqua. Meyer era un convinto sostenitore della "Pila a combustibile ad acqua", secondo cui un mezzo, riadattato con questo dispositivo, avrebbe potuto utilizzare come combustibile semplicemente dell'acqua al posto del petrolio.

FUNZIONAMENTO DEL DISPOSITIVO - La pila scindeva l'acqua nei suoi due componenti, l'idrogeno e l'ossigeno. Il primo veniva bruciato per produrre energia; secondo l'inventore americano, il dispositivo richiedeva molta meno energia rispetto a quella convenzionale per compiere il processo di elettrolisi (il processo di conversione dell'energia elettrica in energia chimica). Inoltre, il meccanismo avrebbe coinvolto il gas di Brown. Il funzionamento della macchina avrebbe violato le prime due leggi della termodinamica, profilandosi come un dispositivo dal moto perpetuo.

BOICOTTATO - Inutile dire che fu boicottato dalla scienza convenzionale attraverso un'opera di screditamento perpetrata dai mass media nazionali. Meyer, però, combattè fino a quando potette: per dimostrare al pubblico americano la validità della sua invenzione, nel 1987 esibì presso una TV dell'Ohio una Dune Buggy che asseriva fosse spinta dalla pila a combustibile ad acqua. Sosteneva di aver consumato solo 83 litri di acqua lungo il tragitto da Los Angeles a New York (circa 4500 km). Inoltre, Meyer raccontò di aver sostituito le candele di accensione con degli iniettori che spruzzavano una miscela di idrogeno e ossigeno nei cilindri. Eppure, per la comunità scientifica, neanche quell'esperimento potè bastare. Gli interessi in gioco erano tanti e, vista la tenacia mostrata da Meyer nel difendere il suo esperimento, bisognava agire in fretta: nel 1996 venne citato in giudizio da due investitori ai quali aveva offerto in esclusiva la sua invenzione, in modo tale da poter essere esaminata. Tuttavia, secondo l'accusa, Meyer utilizzò una scusa infantile per evitare di sottoporre il suo velivolo al test: secondo lo scienziato, la sua tecnologia non solo era in attesa di brevetto ma era anche sotto investigazione da parte dell'ufficio brevetti, da Dipartimento dell'Energia degli USA e dai militari. Tuttavia, la perizia sul dispositivo fu effettuata da tre periti nominati dal tribunale che riuscirono a snobbare l'invenzione, non trovandoci nulla di rivoluzionario. Oltre al danno anche la beffa: la corte giudicò Meyer colpevole di frode, e lo obbligò a risarcire i suoi ivestitori di una cifra di 25000 dollari.

LA MORTE SOSPETTA - Che la parabola di Meyer fosse destinata a durare poco era prevedibile con largo anticipo: da quando si mise di traverso a certi poteri la sua vita era stata sconvolta. Raccontò diverse volte di come dei petrolieri arabi avessero provato a comprarlo in numerose circostanze, promettendogli di coprirlo d'oro in cambio dei brevetti, ma lui rifiutò qualsiasi offerta, perché riteneva quel comportamento scorretto; per lui, le tecnologie dovevano essere al servizio delle persone (era dello stesso pensiero Pier Luigi Ighina). La fine di Meyer, però, è avvolta nel mistero: il 20 marzo del 1998 fu ritrovato morto in un parcheggio, dopo aver cenato in un ristorante in compagnia del fratello e di due investigatori di nazionalità belga. Fu proprio il fratello a riferire che le ultime parole di Meyer, che corse improvvisamente fuori dal ristorante, furono: "Mi hanno avvelenato". Ovviamente, come da copione, per gli inquirenti si era trattato di aneurisma cerebrale. Per noi, invece, c'è il sospetto che Meyer sia stato eliminato con una "Legge del Contrappasso", che per chi è a conoscenza di certi temi, come quelli degli omicidi rituali, non può non ritenere una pista concreta.

Mente libera, occhi aperti
                                             Lo Sciacallo, Marcus L. Mason




venerdì 26 febbraio 2016

I BAMBINI INDACO: CHI SONO E DA DOVE VENGONO?


                                          Fonte foto: Wikipedia

La storia che vi raccontiamo quest'oggi è quella dei bambini indaco. Questi bambini farebbero parte di una nuova generazione di individui umani, più evoluti, e con uno scopo specifico una volta raggiunta l'età adulta. L'espressione "Indaco", così come quella di "Cristallo" (utilizzata per delineare bambini con caratteristiche e potenzialità simili ma con un'indole diversa), è stata coniata nel 1982 dalla parapsicologa  Nancy Ann Toppe. In sostanza, secondo la tradizione spirituale, ogni essere è circondato da un campo energetico denominato "aura" e percepibile esclusivamente da persone con spiccate capacità sensoriali. Sempre secondo questa tradizione, forma, colore e dimensioni dell'aura conterrebbero informazioni relative alle emozioni e allo stato fisico di ciascuno di noi. L'aura si troverebbe sopra la testa, e in genere non cambia, anche se è in taluni casi può capitare, persino istantaneamente. Secondo Nancy Toppe, il colore "assegnato" a un bambino, identificherebbe il compito che dovrà portare avanti nel corso della sua vita. Nel corso degli anni '70, la parapsicologa americana, percepì in molti neonati la presenza di un colore mai avvertito precedentemente: l'indaco. Il fenomeno, tra l'altro, sarebbe in costante aumento.

Ma chi sono i bambini indaco? Negli anni '70 si è riscontrato un boom di nascite di bambini con caratteristiche speciali, diverse da quelle dei comuni coetanei: spiccata sensibilità e inclinazione spirituale, poteri psichici, innata consapevolezza di sé e del mondo, chiaroveggenza, sensitività. Inoltre, nutrono un forte senso di insofferenza nei confronti delle autorità, hanno un rapporto molto intenso con gli adulti, spesso sono ribelli e, cosa ancor più affascinante, la maggior parte di loro asserisce di provenire da altri mondi o, addirittura, di ricordarsi una vita precedente. Spesso, purtroppo, la medicina ufficiale ha catalogato questi comportamenti come disturbi della personalità, assimilandoli a patologie come l'autismo o ai disturbi da deficit dell'attenzione e iperattività.

Ma le curiosità non finiscono qui. Molte persone che hanno analizzato il fenomeno dei bambini indaco, hanno constatato come la maggior parte di questi sarebbe in grado di aprire dei varchi con altri dimensioni, e di vedere esseri di altre dimensioni, descrivendo queste esperienze accuratamente. Emblematico il caso di Boriska, un bambino indaco nato nel 1996 in Russia: all'età di sette anni, Boriska raccontò di provenire da un'antica civiltà marziana, costretta a rifugiarsi in città sotteranee a seguito di una catastrofe che distrusse la loro atmosfera circa 800000 anni fa. Nella sua vita precedente sul pianeta rosso, Boriska guidava particolari navicelle spazial, e ne descrisse i particolari nello stupore generale della famiglia e delle persone di una cittadina russa situata nella regione di Volgograd. Questo racconto fa davvero venire la pelle d'oca, alla luce del fatto che recentemente, proprio su Marte, un satellite ha scattato una fotografia che rivelerebbe una città sotterranea delle dimensioni di Chicago. Boriska ha parlato anche di come l'antica civiltà marziana abbia sviluppato un processo per trasportare le anime da un corpo a un altro; anche qui, c'è davvero da prendere in seria considerazione i suoi racconti: l'ex Sergente Maggiore degli USA, Robert O'Dean, dopo aver rivelato al pubblico le foto che testimonierebbero l'esistenza degli esseri extraterrestri, in un'intervista svelò come in alcune basi segrete, l'esercito americano e quello di una razza aliena, stiano già clonando gli umani e trasportando le loro anime.

Ma il fenomeno dei bambini indaco interessa anche ai governi. La giornalista italiana Paola Giovetti, ha raccontato di aver partecipato, qualche anno fa, a un congresso internazionale, dove per la prima volta aveva preso parte una delegazione cinese, composta da generali e da altri personaggi autorevoli. Questa delegazione portò dei filmati inerenti ad alcuni bambini "superpsichici", che loro avevano individuato. Secondo il parere di chi studia questo fenomeno i bambini indaco avrebbero un DNA diverso rispetto al nostro.

Ma quali sono le conclusioni? Di teorie ce ne sono diverse, ma quella più comune, asserisce che questi bambini siano la nuova specie che popolerà il nostro pianeta, e che siano strettamente legate a questa era, iniziata il 21 dicembre 2012. Molte popolazioni antiche, come i Maya, avevano previsto questa nuova età del mondo, considerata un nuovo inizio per l'umanità. E se gli indaco fossero stati scelti per portare progresso alla nuova umanità? È quello che sostengono in molti. Tanti, infatti, credono che questi bambini, una volta adulti, introdurranno nuove conoscenze. Loro saranno i protagonisti di questo nuovo passaggio evolutivo, e noi?

Mente libera, occhi aperti
                                                 Lo Sciacallo, Marcus L. Mason





mercoledì 24 febbraio 2016

IL NEOCOLONIALISMO AMERICANO A BASE DI HAMBURGER E IPERCONSUMISMO


fonte: it.depositphotos.com

Chissà se i passeggeri puritani del Mayflower nel 1620, mentre sbarcavano sulle coste orientali del Nuovo Mondo per mettere le basi della loro nuova esistenza in quei territori ancora incontaminati, si immaginavano ciò che la nazione di cui si accingevano a costruire le fondamenta sarebbe diventata in pochi secoli di vita. Gli Stati Uniti sono infatti un paese relativamente giovane, essendo indipendente da meno di trecento anni, precisamente dal 4 luglio 1776. Eppure la sua crescita in termini economici, demografici e di peso politico nello scacchiere internazionale è stata esponenziale e rapidissima.

Gli Stati Uniti hanno trascorso il XIX secolo, l'Ottocento, a forgiare la loro identità nazionale. Ma se nei libri di testo americani viene trasmessa più o meno a chiare lettere l'idea che quest'ultima si sia sviluppata attraverso l'ideologia, la giustizia e le menti più brillanti a disposizione, sappiate che la verità è leggermente diversa. Indubbiamente la presenza in quel preciso periodo storico di uomini di indubbio spessore come Benjamin Franklin, George Washington, John Adams o Thomas Jefferson, fino ad arrivare ad Abraham Lincoln (non ci soffermeremo a sottolineare l'appartenenza di molti di loro alla Massoneria, documentata però da prove storiche e nient'affatto complottiste) è stata di vitale importanza, ma il sangue è scorso a fiumi. Un qualcosa di assolutamente normale, ci viene da dire. Qualsiasi stato per arrivare ad affermare una vera e propria identità nazionale è passato attraverso molte guerre, ed ha dovuto piangere molti morti. Viene da sorridere quando però gli Stati Uniti si inorgogliscono parlando della loro purezza e dei loro eroi. Strani argomenti, se utilizzati dai più grandi guerrafondai del pianeta.

Per comprendere come la propaganda a stelle a strisce ami e abbia amato, fin dal principio, manipolare gli eventi storici, citiamo l'esempio del celeberrimo "massacro di Boston", avvenuto nel marzo 1770, con i focolai che sarebbero poi sfociati nella guerra d'indipendenza già attivi.
E' documentato che non fu affatto una strage, ma un semplice, seppur grave, episodio di rissa degenerata. Era cominciato tutto con un battibecco sorto tra un giovane bostoniano e un soldato inglese. Volarono parole grosse, che attirarono molta popolazione con nessuna buona intenzione nei confronti degli odiati inglesi. I soldati, impauriti e sotto pressione, spararono. Le stime contano 5 morti e 6 feriti. Un po' poco per poterlo definire massacro. La versione che diede della vicenda Paul Revere, nemmeno testimone oculare, parlò, senza alcun fondamento, di cecchini inglesi appostati sulle finestre della Custom House di Boston. Lasciò quindi, di proposito ed in mala fede, pensare che la carneficina fosse premeditata. 

L'introduzione era d'obbligo per chiarire come agisce e in cosa si concretizza la mentalità americana.
Veniamo dunque ai giorni nostri, e ad occuparci del tema anticipato nel titolo.
Quello che le grandi potenze europee hanno fatto per secoli, ovvero assoggettare nazioni più deboli, senza un apparato statale ed un'identità ben riconoscibili, ponendole sotto la loro egemonia economica, commerciale e territoriale, ora (in verità, è un processo che prosegue dal secondo dopoguerra) gli Stati Uniti lo stanno facendo con noi. Chiaramente, i tempi sono cambiati, e state tranquilli, l'Italia non diventerà mai un protettorato dell'America. Ufficialmente.
In realtà, gli Stati Uniti hanno condizionato e continuano a condizionare ogni decisione riguardante le politiche economiche e culturali europee degli ultimi 60 anni suppergiù.
Assumendosi il ruolo di grandi liberatori dell'Europa dal giogo nazista prima, e stalinista poi, si sono implicitamente arrogati il diritto di farci partecipi della loro pesantissima opinione in merito a qualunque cosa, continuando parallelamente le loro strategie colonialiste in Sud America ad esempio, instaurando dittatori di comodo, con l'unica prerogativa di essere anti-sovietici e quindi, filo-americani (si veda in merito il caso del Cile di Pinochet, il più eclatante).

Questa è stata la strategia a livello politico e diplomatico. Nello stesso tempo, tuttavia, gli Stati Uniti hanno agito prepotentemente anche sul contesto sociale.
I paladini del capitalismo estremo e del consumismo sfrenato e ad ogni costo sono entrati nella vita quotidiana della gente comune. In ogni settore della nostra vita.
Basti pensare alla diffusione capillare e ancora in aumento dei fast-food, ormai nostri compagni inseparabili. Per il bravo capitalista, mangiare è quasi un peso; il pasto deve essere breve, non deve rubare tempo prezioso al lavoro. Che il cibo sia quindi veloce, il più "fast" possibile. Con conseguenze riguardanti la qualità degli alimenti in questione, sempre più scarsa (ma tanto a chi importa? Se mi riempie lo stomaco va bene lo stesso), e la nostra stessa salute, perché mangiare così rapidamente e male è dannoso per il nostro metabolismo.

Va poi scomparendo la vendita al dettaglio, e più specificatamente, la figura dell'artigiano. Ormai bisogna servirsi solamente degli enormi e dispersivi centri commerciali, simbolo del consumismo americano. L'obiettivo è offrire ogni tipo di accessorio o bene di consumo al momento, sempre disponibile. Poco importa se sia tutto prodotto a bassissimi costi e a bassissima qualità in Cina o a Taiwan. Non posso mica aspettare che il sarto mi confezioni un vestito su misura. Troppo, decisamente troppo tempo.

E infine, la tecnologia. Dall'America arrivano ogni mese ormai nuovi modelli di telefonini, computer, I-Pad, orologi ultra-digitali, per ingolosirci e farci credere che è fondamentale essere al passo coi tempi. Solo così possiamo sembrare quasi come loro. Che importanza può avere se tutta questa roba altro non sono che abili trucchi per annebbiare sempre di più le menti delle persone, rendendole schiave di droghe che non si rendono nemmeno conto di assumere in dosi massicce ogni giorno?

Non ci interessa neppure il fatto che sul solo suolo italiano sono presenti ben 113 installazioni militari statunitensi di vario genere? Se provassero a fare la stessa cosa i cinesi o i rumeni, quale sarebbe la nostra reazione?

Chiudiamo precisando che, contrariamente a quello che sembra, il nostro obiettivo non è indire una crociata tout court contro gli Stati Uniti. Hanno svolto un ruolo di primaria importanza nel Novecento specialmente, e senza di loro ci troveremmo molto probabilmente in grossi e più seri guai. Sono anche molto più avanti di noi (e ci riferiamo in particolare all'Italia) in molti aspetti del sociale, come i diritti per le coppie omosessuali, la fecondazione assistita, l'adozione, dimostrandosi di mente decisamente più aperta.
Quello che vogliamo far capire è che è sbagliato accettare senza colpo ferire una mentalità e una cultura che non ci appartengono solamente perché ci vengono imposte. E in più, avere la forza di rifiutare qualcosa se il nostro cervello ci suggerisce che c'è di meglio, che ciò non è giusto per noi.
Quindi, diamolo qualche giorno al sarto, per indossare il nostro nuovo vestito avremo tutto il tempo che vorremo. E a pranzo, magari, un bel piatto di pasta...

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

lunedì 22 febbraio 2016

LA BIBLIOTECA DELLO SCIACALLO: "DIARIO DEL CHE IN BOLIVIA"

                                             Fonte foto: wikipedia

 Il libro che vi consigliamo quest'oggi è un diario. Non si tratta di un diario qualunque, bensì quello di uno degli uomini più influenti del novecento: Ernesto Guevara de la Serna, detto "el Che". Ernesto Guevara è stato un medico, rivoluzionario, scrittore e guerrigliero argentino, ma anche un rosacroce. Nato a Rosario il 14 giugno del 1928 da una famiglia piuttosto abbiente (il padre, Ernesto Rafael, era un imprenditore). Da giovane si dedicò con successo allo sport, il rugby, nonostante fosse afflitto da asma, e per breve tempo militò nel San Isidro.

Oltre al rugby c'erano gli scacchi (passione tramandatagli dal padre), ma soprattutto la poesia: il suo interesse spaziava dagli scritti di Pablo Neruda, fino ad arrivare a Salgari, London, Verne, e ai saggi di Freud e Jung. Durante i suoi studi di medicina, insieme al suo amico biochimico, Alberto Granado, decise di prendersi una pausa di un anno dagli studi per intraprendere il viaggio attraverso il Sud America che da anni si erano promessi di fare. Lo scopo era quello di fare del volontariato, e di passare qualche settimana presso il lebbrosario di San Pablo, in Perù. Il Che rimase impressionato da tanta miseria e, influenzato dalle tesi marxiste, si convinse che solo attraverso la lotta rivoluzionaria sarebbero stati sconfitti gli imperialismi e risolte le disuguaglianze sociali. Tornato a Buenos Aires, completò gli studi, dopodichè si mise nuovamente in viaggio per l'America latina e centrale. Il resto è storia: entrato in contatto con gl ambienti socialisti in Guatemala, partecipò alla rivoluzione cubana del 1959 che portò all'abbattimento del dittatore filo-americano, Fulgencio Batista, e all'instaurazione del governo di Fidel Castro (che col tempo assunse i connotati di regime).

Una volta spesa necessariamente questa introduzione per delineare il personaggio, passiamo alla presentazione del diario. Il manoscritto fu pubblicato da "Instituto del Libro", a l'Avana, nel 1968. Questo è l'ultimo scritto del rivoluzionario argentino, ritrovato nel suo zaino dai militari boliviani. Si tratta di un documento straordinario; una cruda registrazione della vita di un guerrigliero, e il racconto fedele di mesi di preparazione di una rivoluzione . Dopo la prefazione di Fidel Castro, il diario inizia dal 7 novembre 1966, quando Guevara giunge nella sierra andina, in Bolivia, per condurre la guerriglia contro la dittatura militare di Barrientos, con al suo fianco quaranta compagni di nazionalità diverse. Nel libro sono contenute anche delle foto esclusive di Che Guevara e compagni, compreso il passaporto falso utilizzato dal Che per entrare in Bolivia.

 L'ultima pagina del documento è datata 7 ottobre 1967, due giorni prima che il guerrigliero troverà la morte a La Higuera: "Oggi sono 11 mesi dall'avvio della nostra guerriglia; la mattinata è trascorsa senza complicazioni, bucolicamente, fino alle 12:30 quando una vecchia, che portava delle capre al pascolo, è entrata nella gola dov'eravamo accampati e si è dovuta fermarla. La donna non ci ha dato notizie degne di fede sui soldati, rispondendo a tutto che non sa, che da molto non va da quelle parti. Ha informato solo sui sentieri; da quanto ha detto si deduce che siamo a circa 1 Lega da La Hilguera, a un'altra da Jahué e a due circa da Pucarà. Alle 17:30, Inti, Aniceto e Pablito sono andati a casa della vecchia che ha una figlia malata e un'altra mezza nana; le hanno dato 50 pesos raccomandandole di non dire una parola, ma con poche speranze che mantenga la promessa. Ce ne siamo andati alle 17  con una luna piccola piccola e la marcia è stata molto faticosa, lasciando parecchie tracce nella gola dove dov'eravamo; lì vicino non ci sono casa, ma solo colture di patate con piccoli canali che vengono dallo stesso torrente. Alle 2 ci siamo fermati a riposare, perché era ormai inutile proseguire. Il Chino diventa un vero impiastro quando bisogna camminare di notte. L'esercito ha dato una strana notizia sulla presenza di 250 uomini a Serrano per impedire la fuga dei circondati, che dicono siano 37, indicando la zona in cui ci nascondiamo tra i fiumi Acero e Oro. La notizia sembra sia diversionista. h=200m".

Mente libera, occhi aperti
                                             Lo Sciacallo, Marcus L. Mason

sabato 20 febbraio 2016

IL VOLTO OSCURO DELLA STORIA - REINHARD HEYDRICH: L'IDEATORE DELLA "SOLUZIONE FINALE"


Reinhard Heydrich  fonte: wikipedia

Se qualcuno, discutendo dell'epopea nazista, pronunciasse la seguente frase: "Il nazionalsocialismo prese il potere in Germania all'inizio degli anni Trenta del XX secolo instaurando una dittatura; uno dei principali obiettivi di Hitler era quello di sterminare completamente la popolazione di sangue ebraico", probabilmente pensereste che ha ragione. Sottoscrivereste tutto. Ebbene, vi assicuriamo che vi sbagliereste. Se si approfondisce a dovere l'evoluzione dell'ideologia nazista, si arriva a comprendere che almeno fino ai primi anni Quaranta si pensava di risolvere la cosiddetta "questione ebraica" in tutt'altra maniera: facendo uscire questi ultimi dal Terzo Reich per trasferirli in parte nelle terre aride e abbandonate dell'estremo Est europeo, e in parte, quella maggiore per dirla tutta, nell'isola del Madagascar, dove avrebbero vissuto in una sorta di carcere di massima sicurezza a cielo aperto.
Progetto accantonato perché non realizzabile, dato il massiccio impegno profuso in una guerra che si stava dimostrando molto meno "lampo" (blitzkrieg, in tedesco) di quanto si immaginasse tra i pezzi grossi del Nazismo. Solo allora fu presa in considerazione l'eventualità poi verificatasi della "soluzione finale". Quella ideata, pianificata e perfezionata dalla "Belva Bionda": Reinhard Heydrich.

Heydrich nasce nel 1904 ad Halle, città della Sassonia; il padre Bruno è direttore del Conservatorio reale del luogo, mentre la madre, Elizabeth Krantz, è figlia del direttore del Conservatorio di Dresda. Viene soprannominato fin da piccolo "figlio della musica" per le spiccate capacità manifestate già in tenera età di suonare strumenti come violino e pianoforte, nonché una certa propensione per il canto.
Al liceo si dimostra uno dei migliori studenti del suo istituto e si distingue anche in diverse discipline sportive. Insomma, è proprio il modello di quello che Hitler in seguito considererà il perfetto tedesco ariano.
Le idee estremamente nazionaliste che lo porteranno ai vertici del Reich iniziano a prendere forma concreta all'età di 16 anni, con la sua collaborazione col Freikorp, un gruppo paramilitare di destra estrema. Capisce che sarà quella la carriera che dovrà perseguire. Entra nell'Accademia navale di Kiel e scala la gerarchia dei gradi molto velocemente. Ma a causa di uno scandalo (si rifiuta di sposare la figlia di un costruttore navale da lui ingravidata), Heydrich viene allontanato dal servizio.

E' però il 1933 e il Nazismo sta salendo al potere; si iscrive immediatamente al partito ed entra fortunosamente e fortunatamente per lui in contatto con Heinrich Himmler; i due sono fatti l'uno per l'altro. In poco tempo mettono in piedi l'Ufficio Centrale della Sicurezza dello Stato (RSHA), un ufficio di supervisione a ogni settore della vita pubblica del neonato Reich. Insomma, una sorta di piccolo servizio segreto.
E' proprio grazie al RSHA ed in partcolare al fiuto di Heydrich che viene smascherato il complotto militare che le SA di Ernst Rohm stavano mettendo in atto contro Hitler. La conseguenza è la celeberrima Notte dei Lunghi Coltelli, del 1934.
La ricompensa di Hitler per il lavoro svolto da Heydrich è notevole: il 22 aprile dello stesso anno viene infatti nominato capo della Gestapo, la polizia del regime, oltre che consigliere di Stato per la Prussia. L'ascesa di Heydrich sembra inarrestabile: entro la fine dell'anno subentra al mentore Himmler a capo del RSHA. E' ritenuto da più parti che quest'ultimo non l'avesse presa molto bene, e che mai avrebbe perdonato ad Heydrich lo sgarbo.
Heydrich è tanto meticoloso quanto spietato nel suo lavoro. Non risparmia nessun nemico del Reich, riesce a portare alla luce il più piccolo scandalo, il più piccolo scheletro dell'armadio, ed è implacabile nelle punizioni. Chi minimamente sgarra, va incontro a morte sicura. E' in questo periodo che gli vengono attribuiti alcuni dei molti soprannomi con cui sarà ricordato; il già citato "Belva Bionda" o "Giovane Dio della Morte". Incuteva timore ai suoi stessi compagni di partito per il suo aspetto all'apparenza candido e angelico, quasi effeminato, e al tempo stesso mortifero.

Verso la fine degli anni Trenta l'odio di Heydrich nei confronti degli ebrei si intensifica ulteriormente. Himmler sosteneva che il suo pupillo fosse dilaniato dal fatto di avere nelle sue vene sangue ebraico, per parte di madre. Non riusciva a sopportarlo e per cancellare questa "macchia" si accanì sugli ebrei con ancora più ferocia. E' infatti lui il principale ispiratore e organizzatore della Notte dei Cristalli. Adottando come pretesto l'uccisione avvenuta a Parigi del funzionario tedesco Vom Rath ad opera di un giovane attivista ebreo, tra il 9 e il 10 novembre 1938 centinaia di botteghe e luoghi di culto giudaici in tutto il Reich vengono saccheggiati, dati alle fiamme, rasi totalmente al suolo dalle SS e dalla Gestapo. Essi si premurano chiaramente di confiscare e incamerare ogni bene materiale di un qualche valore.
In seguito a questi eventi, il numero due del regime, il Reichsmarschall Hermann Goring, lo mette a capo dell'Ufficio centrale per la gestione dell'emigrazione ebraica. Heydrich quindi programma un censimento generale degli ebrei del Reich e crea i tristemente noti ghetti, oltre a periodici pogrom, ovvero azioni di rappresaglia arbitrarie e inique.
Con l'invasione della Polonia ovviamente la mole di ebrei è in costante aumento e nella mente di Heydrich si fa sempre più strada quello che per lui avrebbe dovuto essere da sempre il rimedio alla questione ebraica: la deportazione in massa e lo sterminio. Acquisisce il potere necessario per imporre la sua visione nel settembre del 1941, quando subentra a Von Neurath come governatore del Protettorato di Boemia e Moravia, dove instaura un vero e proprio stato del terrore, con le sue forze di polizia che la fanno da padrone, guadagnandosi l'ennesimo soprannome: il "boia di Praga".

Con l'operazione Barbarossa (l'invasione dell'Unione Sovietica) che prende il via nell'estate dello stesso anno, iniziano le sistematiche eliminazioni anche di massa delle genti indesiderate. L'impegno militare tedesco in Russia è sfiancante ed enorme, ed è qui che il piano originario di deportazione si scopre inattuabile. La mole di ebrei è troppo grande. Hitler incarica quindi Heydrich di elaborare una soluzione e il nostro protagonista non chiedeva di meglio. Poco dopo, entra in funzione il tristemente noto campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, situato in Alta Slesia, in territorio polacco.La decisione definitiva di procedere con la soluzione finale viene ratificata nella segretissima riunione svoltasi in una tenuta a Wannsee, nei pressi di Berlino, il 20 gennaio 1942, alla presenza di quindici gerarchi del regime. Nell'incontro, organizzato dallo stesso Heydrich in collaborazione con Eichmann, si ribadisce come necessaria l'eliminazione fisica del problema ebraico dallo "spazio vitale" germanico. Su indicazione di Heydrich, grazie a precise modifiche alle vigenti leggi di Norimberga, viene sostanzialmente dichiarato illegale il semplice fatto di essere ebrei, meritevole della pena capitale. Per non utilizzare un eccessivo quantitativo di munizioni, viene fatto notare da Eichmann che tramite speciali docce da cui viene asperso gas letale (il notorio Zyklon B), è possibile eliminare anche sessantamila ebrei al giorno. I corpi sarebbero poi stati fatti sparire tramite appositi forni crematori.
Il sogno primordiale di Heydrich è finalmente realtà e la sua soluzione finale, Endlosung, viene messa in atto di lì a poco, trasformando sei dei campi di concentramento dell'est Europa (oltre ad Auschwitz-Birkenau, avremo Treblinka, Majdanek, Chelmno, Belzec e Sobibor) in veri e propri lager di sterminio, centri di morte istantanea.

Ma Heydrich non fa in tempo a vedere compiuta la sua opera: la mattina del 27 luglio 1942, a Praga, una granata esplode sotto l'auto su cui il governatore stava viaggiando. Muore in qualche ora non prima di aver sopportato un'atroce e, ci permetterete, giusta agonia. La matrice dell'attentato resta dubbia; c'è chi arriva addirittura a sostenere che sia stato ordinato dallo stesso Hitler, che aveva subodorato un tentativo di Heydrich di ribellarsi a lui per comandare il Reich in prima persona. Ci sembra però un'ipotesi azzardata. vista la totale dedizione di Heydrich alla causa hitleriana.
Ciliegina sulla torta, l'operazione dei campi di sterminio viene rinominata Reinhard in suo onore. Niente di più corretto, visto che ne era il reale padre.

Chiudiamo con una semplice considerazione: le follie propugnate da Hitler mai avrebbero potuto concretizzarsi senza l'ausilio di un gruppo di uomini che si votassero pienamente alla sua causa. Che ne fossero affascinati, sedotti e conquistati. Che la ritenessero giusta. Aristotele sosteneva che ogni cosa, anche la più positiva, nascondesse un lato oscuro, la sua degenerazione. Per noi la degenerazione dell'essere umano è qui perfettamente incarnata da un nome e da un cognome: Reinhard Heydrich.
Per non dimenticare.

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

venerdì 19 febbraio 2016

QUANDO LA MUSICA È ARTE: I CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL E IL LORO RIFIUTO ALLA GUERRA IN VIETNAM


                                                  Fonte foto: Wikipedia

Quando la musica è arte, e non Sanremo (perdonateci la battuta). La nostra rubrica musicale prosegue e, dopo avervi raccontato la storia e il percorso artistico di Nina Simone, soffermandoci in particolare sulla genesi del brano "Mississippi Goddam", quest'oggi vi parliamo dei Creedence Clearwater Revival, una band che ha fatto la storia del rock. I CCR sono stati un gruppo californiano attivo dal 1967 al 1972. La formazione originale era composta dal chitarrista solista nonché principale compositore, John Fogerty,  dal fratello, il chitarrista ritmico Tom Fogerty, dal bassista Stu Cook e dal batterista Doug Clifford. Il loro stile musicale, influenzato principalmente dal country, dal blues e dal rock 'n roll degli inizi, viene definito swamp rock, anche se vengono spesso associati al sottogenere southern rock, talvolta denominato "The Sound of the South" (il suono del Sud): i massimi esponenti di questa corrente musicale furono i Lynyrd Skynyrd (autori della celeberrima Sweet Home Alabama).

Come da tradizione, specialmente tra più importanti gruppi rock a cavallo tra la metà degli anni '60 e il '70, i Creedence Clearwater Revival hanno lanciato dei messaggi importanti nelle loro canzoni, molti delle quali avevano come tema principale l'orrore della guerra. In quegli anni, come è noto, gli Stati Uniti erano in conflitto con il Vietnam, e in tutto il paese si respirava un clima surreale: i dissidenti erano sempre più numerosi, ma venivano messi al bando dalla propaganda. Ne fecero le spese persino alcune celebrità importanti (emblematico fu il trattamento riservato al pugile Muhammad Ali a seguito del suo rifiuto alle armi). Erano gli anni delle contestazioni giovanili e degli Hyppy. All'epoca erano davvero numerose la manifestazioni di dissenso, e anche tra gli artisti, quelli veri, si era fatta avanti l'idea di condannare punto per punto la guerra e tutto ciò che ne derivava. Tra questi, com'è comprensibile, non potevano certo mancare John Fogerty e compagni, che sin da subito concentrarono i loro sforzi e le loro energie sulla diffusione di questi temi.

I Creedence hanno lasciato un'eredità importantissima nel mondo della musica rock, regalando singoli come "Have you Ever Seen the Rain?" o "Bad Moon Rising", fino alla cover "Susie Q", scritta in origine dal chitarrista Dale Hawkins (considerato da molti come uno dei fondatori dello swamp rock), o a quella più lunga di "I Heard it Through the Gravepine", composta da Norman Whitfied e Barret Strong, e portata al successo per la prima volta dall'artista soul Marvin Gaye. I pezzi che prenderemo in esame quest'oggi hanno un filo conduttore comune: la condanna della guerra e la speranza di un mondo migliore, dove la gente potesse vivere in armonia con la natura e con gli altri uomini, senza distinzioni di colore o di religione. La pioggia, presa come esempio in molti testi di Fogerty, rappresenta sia il buono che il cattivo, a seconda di ciò che si vuole raccontare: in Have you Ever Seen the Rain? rappresenta l'arcobaleno, ovvero sua figlia, la gioa della sua vita; in altri brani invece assume connotati di disagio e di terrore.

FORTUNATE SON - Il primo brano che andiamo ad analizzare è Fortunate Son, estratto dall'album del 1969, "Willy and the Poor Boys". La canzone, oltre ad essere un inno contro la guerra, denuncia il trattamento di favore concesso ai figli dei ricchi o dei militari, che grazie a questo status sociale privelegiato poterono scampare la chiamata alle armi, resa obbligatoria invece per i figli della cosiddetta "working class". Il canto di Fogerty è rabbioso, così come la struttura musicale del brano, con un ritmo decisamente incalzante.

                                            You tube, masterofacdcsuckaS

FIGLIO FORTUNATO

Certa gente è nata per sventolare la bandiera
Oh, sono rossi, bianchi e blu
E quando la banda suona "Hail to the Chief" (il brano che la banda della marina militare americana esegue per salutare il Presidente degli USA, ndr) Puntano il cannone contro di te... oh mio dio!
Non io, non io, io non sono un figlio di un senatore, no
Non io, non io, io non sono un figlio di un senatore, no
Yeah

Certa gente è nata con la camicia
Dio, non si fanno mancare nulla
Ma quando l'esattore delle tasse bussa alla loro porta
Dio, la loro casa sembra una svendita di roba usata
Non io, non io, io non sono figlio di un milionario, no
Non io, non io, io non sono un figlio fortunato, no

Certa gente è nata con occhi che luccicano di stelle
e ti spedisce giù in guerra
e quando chiedi loro : "Quanto dovremmo dare?"
rispondono solo "di più, di più, di più, di più, di più"
Non io, non io, io non sono figlio di un milionario, no
Non io, non io, io non sono uno fortunato, no
Non io, non io, io non sono figlio dell'esercito, no
Non io, non io, io non sono un figlio fortunato, no

RUN THROUGH THE JUNGLE - Il brano è incluso nell'album del 1970, "Cosmo's Factory", quinto album del gruppo. In questo singolo, Fogerty si immedesima in un soldato disperso nella giungla. Il ritmo è travolgente, e le parole sono semplici ma dirette, e coinvolgono l'ascoltatore tanto da indurlo ad identificarsi in quel soldato che teme per la sua vita, messa alla prova in ogni singolo istante. Celebre il riff di chitarra e di armonica che accompagna il pezzo per tutta la sua durata.

                                              You tube, masterofacdcsuckaS

CORRERE ATTRAVERSO LA GIUNGLA

Whoa, pensavo fosse un incubo,
Signore, è tutto così vero.
Mi hanno detto, "Non camminare lento,
Perché il Diavolo è a piede libero".

meglio correre attraverso la giungla,
meglio correre attraverso la giungla,
meglio correre attraverso la giungla,
Whoa, non voltarti indietro per guardare.

Mi è sembrato di sentire un rombo
Che sta chiamando il mio nome,
Duecento milioni di armi vengono caricate,
Satana grida: "Prendi la mira!"

meglio correre attraverso la giungla,
meglio correre attraverso la giungla,
meglio correre attraverso la giungla,
Whoa, non voltarti indietro per guardare.

Oltre la montagna,
Tuoni magici dicono,
"Lasciate che la gente conosce la mia saggezza,
Riempite il terreno con il fumo".

meglio correre attraverso la giungla, meglio correre attraverso la giungla,
meglio correre attraverso la giungla,
Whoa, non voltarti indietro per guardare.

WHO'LL STOP THE RAIN - Canzone folk-rock contenuta anch'essa nell'album sopraccitato, è divisa in tre versi: tutti e tre alludono a un senso di profondo disagio. La strofa "piani di cinque anni e nuove occasioni avvolte in catene d'oro", è un chiaro riferimento alla generazione di Woodstock. Il messaggio di fondo, è una  sorta di esortazione alle nuove generazioni di formare nuovi collettivi per contrastare lo stato delle cose (che tutt'ora impera) e avviare la società verso un sistema sociale più equilibrato e privo di disuguaglianze, senza rimandare quest'azione ai governanti, che fanno di tutto per scongiurare questi moti.


                                            Youtube, masterofacdcsuckaS

CHI FERMERÁ LA PIOGGIA

Fin da quando ricordo, la pioggia è sempre caduta

Nuvole di mistero che portano confusione sulla terra

Gli uomini buoni hanno provato a trovare il sole nei secoli

E mi chiedo, ancora mi chiedo, chi fermerà la pioggia?

Sono sceso in Virginia, cercando un rifugio dalla tempesta

Catturato in una favola, ho visto la torre crescere

Piani di cinque anni e nuove occasioni, avvolte in catene d’oro

E mi chiedo, ancora mi chiedo, chi fermerà la pioggia?

Sentivamo i cantanti suonare e volevo che cantassero ancora,

La folla si teneva raggruppata per stare al caldo

Ancora la pioggia scendeva, cadeva sulle mie orecchie,

E mi chiedo, ancora mi chiedo, chi fermerà la pioggia?


Mente libera, occhi aperti
                                              Lo Sciacallo, Marcus L. Mason










giovedì 18 febbraio 2016

LA BIBBIA CHE NON TI ASPETTI: SALMO 82: COME NEGARE L'EVIDENZA?


fonte: macitynet.it

Dopo qualche tempo, torniamo finalmente a occuparci di uno dei nostri temi preferiti: la Bibbia.
Per l'articolo in questione, abbiamo deciso di concentrarci non più sulle caratteristiche e le peculiarità dei reali protagonisti del testo biblico: gli Elohim e in particolare Yahweh (per chi non sapesse di cosa si tratta, rimandiamo alla lettura dei precedenti articoli dello Sciacallo sull'argomento).
Questa volta ci soffermeremo su un passo specifico dell'Antico Testamento; passo che, da solo, è in grado di far vacillare le certezze di chiunque. Stiamo parlando del celeberrimo Salmo 82.

Inquadriamo brevemente il libro dei Salmi: la tradizione ne attribuisce gran parte a Davide, ma la stessa critica ebraica moderna ritiene che gli autori siano molteplici, addirittura gruppi di persone, parecchi dei quali tuttora sconosciuti. Infatti il regno di Davide viene collocato intorno all'anno 1000 a.c., ma si ritiene che il libro dei Salmi sia databile a non prima del VI secolo a.c. Diviso in cinque parti, è un insieme di inni di vario genere: lode, supplica o meditazione sapienziale. Siamo curiosi di comprendere a quale gruppo appartenga il Salmo 82. È di poco conto per noi il fatto che ci tireremo addosso le critiche di qualunque esegeta ebraico o, perché no, cristiano che dovesse imbattersi in questo pezzo; noi commentiamo quello che leggiamo e, dal momento che crediamo che basterebbe leggere la Bibbia così com'è scritta senza arrampicarsi in astruse interpretazioni allegoriche per comprendere di cosa tratta, il Salmo 82 ci appare chiaro e limpido nella sua semplicità.

Vediamo dunque il brano in questione.
I primi due versetti sono già devastanti: "Dio si alza nell'assemblea divina, giudica in mezzo agli dèi". Quello che nelle nostre Bibbie è qui chiamato Dio è molto probabilmente Elyon, ovvero l'Altissimo. Immaginiamo dunque che costui si trovi in una sorta di riunione, di gran consiglio degli Elohim, appunto l'assemblea divina citata dal testo biblico. Non trovate che ci sia qualcosa che non quadra sin da qui? Per una religione che professa da sempre il suo monoteismo, parlare di 'assemblea divina' e successivamente un'espressione come 'in mezzo agli dèi' è alquanto bizzarro. La pluralità delle entità cosiddette divine è lampante e inequivocabile, non c'è allegoria che tenga.
Ma per noi è tutto più semplice: sappiamo che Elyon era "colui che stava sopra", quindi presumibilmente il comandante in capo degli Elohim, azzardiamo. Lo stesso che aveva avuto il potere di assegnare a ciascun Elohim il popolo e il territorio di sua competenza (Deuteronomio 32, 8). Qui prende la parola per pronunciare un discorso rivelatorio: "Fino a quando giudicherete iniquamente e sosterrete la parte degli empi? Difendete il debole e l'orfano, al misero e al povero fate giustizia. Salvate il debole e l'indigente, liberatelo dalla mano degli empi". La bontà e la misericordia che sembrano trasparire da questo passo nascondono in realtà le esortazioni di Elyon a eseguire gli ordini che sono stati comandati. Abbiamo infatti potuto analizzare come questi individui si lasciassero spesso andare; stermini, uccisioni indiscriminate e arbitrarie, nelle quali lo stesso Yahweh era maestro. Che si tratti di un avvertimento, quasi di una minaccia, è però magnificamente chiaro ai versetti 6 e 7, passaggio chiave del testo. È sempre Elyon a parlare: Io ho detto:"Voi siete tutti figli dell'Altissimo". Eppure morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti.
Gli Elohim, quindi lo stesso Yahweh, erano mortali. Esattamente come ogni uomo, cioè come ogni Adam, la razza da loro fabbricata. Dovevano essere molto accorti, quindi, nel giudicarsi superiori alle genti di cui si dovevano occupare, poiché anche loro sarebbero diventati cenere. Crediamo sinceramente che queste parole si commentino da sole. Aggiungiamo solo una piccola postilla. Ci chiediamo, alla luce di queste parole, come mai da un determinato punto in poi dell'Antico Testamento, di Yahweh non ci sia più traccia. Chissà, forse lo dovremmo chiedere agli autori degli undici libri scomparsi...

Mente libera, occhi aperti
                                            Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

mercoledì 17 febbraio 2016

DALL'INGHILTERRA I PRIMI RICONOSCIMENTI AL METODO DI BELLA: IL CANCRO PUÒ ANDARE KO


                                           Fonte foto: Youtube

Ieri si è diffusa una notizia in grado di poter riaccendere la speranza di tutti i malati di cancro e, allo stesso tempo, far prendere una rivincita a tutti coloro che da decenni insistono sul fatto che i tumori possono essere sconfitti, basta non seguire il metodo di "morte tradizionale", ovvero la chemioterapia, e accedere alle cosiddette "cure alternative". Ce ne sono innumerevoli, ma quella di cui ci occupiamo quest'oggi, sia per il putiferio mediatico che ha scatenato sul finire degli anni '90, sia perché questa è stata protagonista anche nella giornata di ieri, è la terapia Di Bella (nota comunemente come il "Metodo Di Bella").

Il tema della prevenzione dei tumori è stato pubblicato recentemente su una rivista scientifica inglese, che ha esaminato il ruolo delle vitamine, le retinoidi, già sperimentate da Luigi Di Bella, ormai defunto, e padre di questo metodo altamente contrastato dalla comunità scientifica. Lo studio, denominato "Solution of retinoids vitamin E in the Di Bella Method biological multitherapy", a cura  del figlio del medico siciliano, Giuseppe, dottore all'ospedale di Bologna, che da anni continua la sua battaglia contro Big pharma (il nome dato all'industria del farmaco che fattura ogni anno ricavi di circa 3 miliardi di dollari) contrapponendogli gli studi del padre, evidenzia i molteplici meccanismi biochimici e molecolari con cui i tre retinoidi considerati nella cura Di Bella (solubilizzati in vitamina E assieme alla vitamina D), esercitano la propria azione nella prevenzione e nella cura dei carcinomi.

Il Metodo Di Bella si era già rivelato efficace nei pazienti che erano stati sottoposti alla cura: basta fare un'attenta ricerca, e anche sul web si possono trovare tantissime testimonianze in tal senso. Ovviamente, questa cura non giova alle case farmaceutiche, e per questo motivo è sempre stata osteggiata, ricorrendo anche alla demonizzazione della stessa attraverso l'ausilio dei mass media. Nel video che vi posteremo a fine articolo, sentirete cosa ha da dire il figlio Giuseppe in merito a questo punto.

Come avete potuto notare, nel nostro articolo ci siamo limitati solamente ad accennare i punti fondamentali che caratterizzano questo "nuovo" metodo di approcio alla malattia, senza entrare nel dettaglio. Il motivo è semplice: essendo un argomento delicato, e non avendo conferito alcuna laurea in medicina, abbiamo preferito rimandare la spiegazione della cura a Giuseppe Di Bella, che ha tutte le facoltà per farlo. Prima dell'intervista a Di Bella, potete sentire la testimonianza (solamente una delle tante) di una paziente che asserisce di essere guarita grazie a questa cura. Buona visione.

                                             Youtube, Mytenebra

                                            Youtube, NEV220


Mente libera, occhi aperti
                                             Lo Sciacallo, MArcus L. Mason

lunedì 15 febbraio 2016

TUTTI GUARDIAMO IL FESTIVAL: PERCHE' SANREMO E' SANREMO

Fonte foto: Wikipedia
                                              
"Martedì scorso è stata una magnifica giornata. Alzandomi la mattina ero preso da una felicità strana. Guardando il cielo mi sono accorto che il sole era più bello e sorridente del solito; e certo, quella sera sarebbe iniziato il Festival di Sanremo. Non me lo perdo per nessun motivo, fin da bambino, e come sapete, il primo amore non si scorda mai. Quindi, quella sera, come altre infinite volte, mi sarei piazzato davanti al mio televisore e mi sarei gustato le meravigliose canzoni che i grandi artisti nostrani ci avrebbero proposto. Credo che avrebbe potuto anche scatenarsi il diluvio universale, ma nulla mi avrebbe impedito di seguire lo show. Sapete, qualche volta mi è capitato di essere in viaggio per lavoro durante la settimana di Sanremo; ma anche quando sono via da qui, quando sono lontano, trovo un modo per poterlo seguire. Anche perché, ora o mai più: succede solamente una volta all'anno. Pensate, mercoledì avrebbero trasmesso un film che volevo assolutamente vedere, Noi siamo infinito, ma avevo già predisposto tutto per poterlo registrare. Non potevo certo perdere Sanremo!

Ma l'imprevisto è sempre in agguato; infatti, un'oretta prima dell'inizio del mio programma preferito, squilla il mio cellulare: i miei amici desideravano uscire: dovevo trovare una scusa. Ho guardato fuori dalla finestra, e ho pensato: 'meno male che finalmente piove'. Così, ho trovato un buon pretesto per stare a casa. Ma quella sera sembrava essere maledetta. Squilla nuovamente il telefono: questa volta, però, era la mia ragazza. Aveva un tono preoccupato e mi dice: 'dobbiamo parlare urgentemente, di me e di te'. Semplicemente, non era il momento adatto per una cosa del genere e, a mezzo respiro, le chiesi di rimandare a un altro momento: 'ora non mi sento molto bene amore. Scusa, ne riparliamo, promesso, un giorno mi dirai'.

Ero finalmente libero, e mentre attendevo con impazienza che Carlo Conti salisse sul palco dell'Ariston, la mia mente si perse tra sogni e nostalgia ripensando alla splendida edizione dell'anno passato. La mia grande speranza era che non ci fosse nessun grado di separazione tra questa e quella, e che mi avrebbe emozionato nello stesso modo. D'altra parte, a Sanremo non sai mai cosa può succedere, è talmente ricco di sorprese proprio come la borsa di una donna.
Cantanti meravigliosi, altissimo standard musicale, ed esibizioni commoventi che sarebbero state in grado anche di vincere l'odio tra israeliani e palestinesi. E poi, all'ultima sera, lo splendente vestito blu della meravigliosa Madalina che ha illuminato i cieli immensi della cittadina ligure. Insomma, un'esperienza esaltante. Non vedo l'ora che arrivi l'anno prossimo".

Eh sì cari italiani: questo è il pensiero medio di centinaia di migliaia, forse milioni di voi. Quello che era nato negli anni '50 come un puro show di varietà di una sera si è trasformato, negli anni, in un pura questione di business, dove chi lo organizza si affretta a strapagare pop star straniere e mostri sacri italiani (probabilmente per coprire l'abituale infimo livello delle "canzoni" in gara) con i soldi dei contribuenti per far sì che tutto sia più glamour che mai. Un'occasione per la showgirl di turno per tirare fuori i vestiti più sgargianti, l'acconciatura più alla moda, e all'occorrenza, i tatuaggi a forma di farfalla. E dove chiunque abbia il coraggio di esprimere una vera opinione, come fece il buon Maurizio Crozza qualche anno fa, si ritrova subissato da ingiusti fischi. Ovviamente, perché lì più che mai l'ipocrisia deve regnare sovrana. Non ci resta che darvi un ultimo consiglio, nella speranza che il nostro esercizio di stile vi abbia divertito.
Italiani, wake up!

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason





domenica 14 febbraio 2016

LA BIBLIOTECA DELLO SCIACALLO: "LE MANI SUL VATICANO" DI CARLO MARRONI


fonte: thrillermagazine.it

Per l'appuntamento settimanale con la biblioteca dello Sciacallo, oggi vi proponiamo nuovamente un romanzo: Le mani sul Vaticano di Carlo Marroni, uscito nelle librerie nel 2012.
Abbiamo detto nuovamente perché a ben vedere i punti in comune con il testo da noi consigliato un paio di settimane fa, il più celebre Fatherland di Robert Harris, ci sono. Intrighi, cospirazioni e una narrazione serrata e senza respiro sono elementi che caratterizzano gli stili di entrambi gli autori.
Le mani sul Vaticano è come il romanzo di Harris un thriller di fantapolitica. Vediamone brevemente la trama.

Un nuovo conclave è alle porte, dal momento che il Papa sembra in fin di vita. Già si sono delineati due forti candidati per il soglio di Pietro, chiaramente appoggiati dalle rispettive lobby. Il primo è il palestinese Gabriel Sader, inviso agli occidentali; un papa arabo terrorizza diverse nazioni. La fazione rivale promuove la candidatura di Thomas Simpson, un gesuita conservatore americano alle spalle del quale agiscono i servizi segreti statunitensi ma anche israeliani.
Intorno a questo contesto generale, comincia una guerra diplomatica intestina tra cardinali all'interno e fuori dalla Città del Vaticano. Il protagonista è il giovane monsignore Luca Ferrari, uomo di fiducia del Segretario di Stato, cardinale Augusto Marinetti, che viene incaricato da quest'ultimo, che in segreto aspira al soglio pontificio, di fare luce sulla rete di complotti e sui giochi di potere messi in atto allo scopo di condizionare l'elezione pontificia. E da qui in poi le scoperte di Ferrari saranno notevolmente sorprendenti...

Marroni disegna un quadro estremamente complesso di personaggi che si muovono all'interno di un piccolo universo che si regge su regole proprie. Verranno alla luce scandali su cardinali dal passato oscuro, organizzazioni che operano nell'occulto e molto altro...
I sottotraccia sono altrettanto avvincenti: dall'ambiguo rapporto che intercorre tra Ferrari e Carmen Mendoza, storica dell'arte figlia di un importante banchiere iberico, attraverso cui si tocca la scottante tematica del celibato dei prelati, alle speculazioni intessute dal direttore dello IOR Luigi Torrealta, quasi un erede del celeberrimo e tristemente noto arcivescovo Paul Marcinkus.
Ricopre poi un importante ruolo nelle dinamiche dell'intreccio la descrizione della conflittualità tra i gesuiti e i Custodi della Terra Sacra, la Palestina, incarnati da padre Stefano Lanfranchi e padre Andrea Reattelli. E il finale spariglierà le carte in tavola...

L'autore, Carlo Marroni, è un giornalista che da anni lavora come vaticanista per il Sole 24 Ore. E' quindi indubbiamente molto informato sui corridoi del potere del Vaticano, e non ci stupiremmo se avesse inserito all'interno del libro alcuni elementi con i quali è venuto a contatto svolgendo il suo lavoro.
In definitiva, consigliamo Le mani sul Vaticano perché è perfetto per comprendere come all'interno della Santa Sede si lavori nell'ombra per sete di potere, di denaro, come accade nella politica di ogni grande potenza del pianeta. Vedete in che mani affidiamo la salvezza della nostra anima...

Mente libera, occhi aperti
                                             Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

sabato 13 febbraio 2016

GLI EROI SENZA GLORIA: PIER LUIGI IGHINA, L'UOMO CHE INVENTÓ LA MACCHINA DELLA PIOGGIA

                                            Fonte foto: Wikipedia


Tra gli eroi dimenticati del nostro tempo figura anche Pier Luigi Ighina, passato alla storia (si fa per dire), per aver scoperto l'Atomo Magnetico e per l'invenzione della Valvola antisismica e, soprattutto, per aver inventato la MACCHINA DELLA PIOGGIA. Prima di entrare nello specifico, ecco una breve biografia dello scienziato italiano. Ighina nasce a Milano nel 1908, e sin da giovanissimo si appassionò allo studio della natura, delle forze motrici e dell'elettromagnetismo. Concluse gli studi nel capoluogo meneghino, diventando tecnico in elettronica e radio-elettronica. Le sue scoperte si basano principalmente sulle teorie dello psichiatra e psicanalista austriaco Wilhelm Reich sull'energia orgonica: tale energia, a detta di Reich, coprirebbe tutto lo spazio, è di colore blu, e un impoverimento o il blocco di questa all'interno del nostro corpo, causerebbe la comparsa di svariate malattie, specialmente di natura psichica. Ovviamente, com'è logico intuire, queste teorie non vennero mai riconosciute dalla comunità scientifica.

Ighina fondava tutte le sue invenzioni sulla "Filosofia della Spirale", e sosteneva che attraverso l'applicazione di questo principio, basato a grandi linee sulla Filomazia, si sarebbe potuta migliorare la vita dell'uomo, attraverso artefatti elettromagnetici. All'età di 16 anni, Ighina scopre l'Atomo Magnetico, grazie a un microscopio particolare creato di sua mano. Lo scienziato lombardo disse di averlo scisso in due monopoli magnetici: uno positivo, l'energia solare, e uno negativo, la Terra. L'energia solare si congiunge alla Terra sotto forma di spirale e riscalda tramite l'attrito, mentre dalla Terra il monopolo negativo si ricongiunge al Sole attraverso un movimento a spirale opposto. Da questo scontro, trae origine la materia e la vita, ciascuna scandita da un proprio ritmo. Inoltre, sempre per conto di Ighina, esattamente al centro del Sole, risiederebbe un cuore magnetico dalle pulsazioni e i ritmi del tutto simili a quelli dell'organo vitale di un individuo umano.

Ma gli studi di Ighina non si fermano qui. Dichiarò infatti di poter rigenerare cellule morte, di allontanare i terremoti (Valvola antisismica) e allontanare o avvicinare le nuvole (macchina della pioggia). In un libro pubblicato nel 1954, l'Atomo Magnetico, lo scienziato milanese ipotizzava diversi esperimenti quali la già citata Valvola antisismica, o alcuni metodi alternativi per la trasmissione di immagini televisive, o di come effettuare le analisi del sottosuolo in profondità, e come annullare le radiazioni e l'inquinamento e produrre energia elettrica dal nulla.

LA MACCHINA DELLA PIOGGIA -  Ighina aveva sviluppato un marchingegno in grado di riprodurre la pioggia o di scacciare le nuvole. Questo macchinario era costituito da un elica di elicottero rivolta verso l'alto, e da due gruppi di tubi posti rispettivamente in superficie e sottoterra, ed entrambi caricati con polvere di alluminio. Secondo lo scienziato, i tubi si caricavano grazie all'energia solare: questa energia, poi, sarebbe stata usata per produrre l'allontanamento qualora l'energia fosse di polarità positiva; nel caso invece in cui l'energia fosse negativa, questa polarità avrebbe permesso un processo in grado di innescare un'attrazione che avrebbe consentito l'avvicinamento delle nuvole fino poi a scatenare la pioggia.

IL SUO RAPPORTO CON GUGLIELMO MARCONI: Ighina ha sempre sostenuto di aver collaborato con Guglielmo Marconi, nonostante molte scoperte fossero poi riconosciute all'inventore emiliano (un classico quando si parla di Marconi, chiedere a Tesla). A proposito di Marconi, Ighina fece un'affermazione sconvolgente riguardo alla sua morte: secondo lui, infatti, la morte improvvisa di Marconi sarebbe stata causata da un esperimento condotto da quest'ultimo sull'Atomo Magnetico senza la sua supervisione e, per questo motivo, si sarebbe concluso tragicamente.

Ighina non brevettò nessuna delle sue invenzioni. In primo luogo perché riteneva che il sapere doveva essere condiviso con tutti, e poi, come sostenne un suo collaboratore, Luigi Fanton, temeva per la sua vita, visto che per la comunità scientifica queste scoperte venivano ritenute scomode. Ighina morì a Imola a 95 anni, senza aver potuto godere del successo derivato dalle sue scoperte. Un'ingiustizia purtroppo condivisa con altri grandi menti dell'umanità.

Vi lasciamo con un filmato di Ighina dove spiega la sua più grande invenzione, la macchina della pioggia, e i motivi per la quale è stata osteggiata.


Mente libera, occhi aperti
                                                 Lo Sciacallo, Marcus L. Mason


                                      
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venerdì 12 febbraio 2016

UFO SULLA LUNA: LE FOTO NASCOSTE DALLA NASA


                                                 Fonte foto: Wikipedia

Qualche tempo fa, nel post intitolato "UFO: ECCO ALCUNE PROVE DELLA LORO ESISTENZA", vi abbiamo accennato alla prova di una presenza degli UFO sul suolo lunare, riscontrata durante l'allunaggio dell'Apollo 11. Secondo quanto descritto dall'ex Sergente Maggiore dell'esercito statunitense, Robert O'Dean, il governo americano avrebbe nascosto al mondo la prova schiacciante dell'esistenza aliena. O'Dean accusa alcuni ingegneri della NASA di aver fatto sparire circa quaranta foto che testimonierebbero inequivocabilmente l'esistenza di civiltà extraterrestri. Fortunatamente, però, alcuni dipendenti in buona fede, sono riusciti a conservare alcune fotografie, permettendo così all'ex militare di poterle divulgare.

O'Dean è certo della presenza degli extratterrestri, arrivando alla conclusione che la razza umana sia ibrida, e che la relazione con loro è di fratellanza, dunque, questa affermazione corroborerebbe quanto descritto nei vari testi antichi giunti fino ai giorni nostri, Bibbia compresa. La TEORIA DEGLI ANTICHI ASTRONAUTI parla infatti di questo, ovvero, di come una specie umanoide sia scesa sulla Terra per fabbricare una razza che avrebbe assunto sembianze simili alla loro, attraverso l'apporto di gran parte del proprio patrimonio genetico unito a quello degli ominidi già presente sul territorio terrestre.

Le fotografie mostrate da O'Dean durante un convegno spagnolo (a fine articolo avrete a disposizione alcuni video), indicano chiaramente degli edifici costruiti da una civiltà aliena, visto che nessuno mai si era avventurato sulla Luna, oltre che alcune navicelle spaziali da diametri e lunghezze fuori dal comune. L'ex Sergente Maggiore racconta anche di come, una mattina del 2 febbraio del 1961, sarebbe potuta scoppiare la Terza Guerra Mondiale: quel giorno, un gruppo numeroso di velivoli dalla forma circolare sorvolò i cieli del centro Europa provenendo da territori sovietici. Si scoprì ben presto, però, che quei velivoli non erano in dotazione dell'esercito sovietico, né di qualunque esercito terrestre: erano alieni. Uno studio - durato tre anni - intrapreso dal pilota britannico Thomas Pike, concluse che la razza umana era sotto osservazione da migliaia di anni; le specie extraterrestri interessati alla nostra civiltà sarebbero quattro, tutte di aspetto umanoide, tranne una, che è molto simile a noi umani (che siano gli Annunaki o gli Elohim biblici?).

Bene, non vogliamo aggiungere altro. Vi lasciamo alle parole e alle fotografie mostrate dall'ex militare statunitense. Buona visione.

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mercoledì 10 febbraio 2016

"IO HO PAURA" DI DAMIANO DAMIANI: ANNI DI PIOMBO IN UNA ROMA DI SANGUE

fonte: filmtv.it

Si torna a parlare di cinema sulle pagine de "Lo Sciacallo".
Oggi vi vogliamo consigliare la visione di una pellicola del 1977, diretta dal celebre regista Damiano Damiani, Io ho paura.

Prima di parlare del film in questione, inquadriamo brevemente il regista. Damiani salì all'onore delle cronache agli inizi degli anni 60, grazie alla sua trilogia "psicologica": Il rossetto (1960), Il sicario (1961) e L'isola di Arturo (1962). Dopo un adattamento del celebre romanzo La noia nel 1963, arriva nel '67 il primo film fondamentale del regista friulano: lo spaghetti-western Quién sabe?, tra le pellicole del genere più intriso di implicazioni politiche. Dichiaratamente uomo di sinistra, diventa il principale esponente del cinema cosiddetto civile e impegnato, o cinema di mafia: la sua opera forse più celebre, Il giorno della civetta, tratto dall'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia, del '68, è soltanto il primo di questo filone. Seguono negli anni successivi diversi lavori con il medesimo sfondo sociale: La moglie più bella (1970), Confessione di un commissario di polizia a un procuratore della repubblica (1971), L'istruttoria è chiusa: dimentichi (1971), Perché si uccide un magistrato (1974), Un uomo in ginocchio (1979), Pizza Connection (1985), Il sole buio (1989), oltre al grande successo ottenuto con la serie televisiva La Piovra, di cui Damiani diresse la prima stagione nel 1984. Dispiace solamente per il triste finale della sua carriera, con lo scult Alex l'ariete (2000), condito dalle imbarazzanti interpretazioni di Alberto Tomba e Michelle Hunziker.

Il film sul quale ci concentriamo, Io ho paura, ha per protagonista Lodovico Graziani, un brigadiere al quale, rimasto traumatizzato dopo una sparatoria, viene assegnata la scorta del giudice Concedda, integerrimo e incorruttibile uomo di legge. I due, collaborando, scoprono l'esistenza di un traffico d'armi nel quale sono coinvolti anche elementi di spicco dei servizi segreti: il giudice, nonostante gli avvertimenti di Graziani, pagherà con la vita il suo lavoro. C'è quindi un nuovo incarico per il brigadiere; proteggere il giudice-censore Moser, che però non pare tanto trasparente quanto Concedda...
I punti di forza del film sono molteplici: innanzitutto, la trama gialla di cui Damiani si serve per raccontare la tensione di una città, Roma, dove il sangue è all'ordine del giorno, e dove nessun cittadino si sente più ormai al sicuro. Memorabili, in questo senso, tutte le scene di violenza girate nelle palazzine dei condomini, sulla tromba delle scale, per dare l'idea della prossimità e della quotidianità della violenza stessa.
Damiani bilancia egregiamente le scene d'azione, con regia e montaggio decisamente dinamici, a quelle più riflessive, come i confronti continui tra Graziani e Concedda, due uomini che, pur dalla stessa parte, non riescono ad affrontare le situazioni con lo stesso spirito, pur innestandosi tra loro un evidente affetto.
E infine, gli attori, vero punto forte. Il protagonista Graziani è magistralmente incarnato da Gian Maria Volonté, attore a tutto tondo, che lascia qui da parte il suo istrionismo per tratteggiare un personaggio buio, introverso, pieno di contraddizioni, che ha paura, come suggerisce il titolo, pur credendo fermamente nel suo lavoro. Siamo lontani quindi, dal poliziotto giustiziere e folle di opere come Roma a mano armata o Il cinico, il violento, l'infame. Ottimi anche lo svedese Erland Josephson (tra gli attori preferiti di Ingmar Bergman), nella parte di Concedda, e il grande Mario Adorf, che interpreta il viscido Moser.
Ci sentiamo di consigliarlo perché tra i noir di quegli anni è quello che forse riesce a far intravedere più sfumature di personaggi reali e di un mondo di cui in un certo ambiente tutti erano a conoscenza ma di cui quasi tutti negavano l'esistenza.
Vi carichiamo due brevi estratti del film, sperando che vi invoglino a gustarvelo integralmente.

Mente libera, occhi aperti
                                              Lo Sciacallo, Marcus L.Mason



lunedì 8 febbraio 2016

LA BIBLIOTECA DELLO SCIACALLO: "LA BIBBIA NON È UN LIBRO SACRO" DI MAURO BIGLINO


                                          Elohim in ebraico, fonte: Wikipedia
 
 Torna la rubrica della Biblioteca dello Sciacallo, posticipata eccezionalmente di lunedì. Dopo avervi presentato il romanzo di Robert Harris, "Fatherland", quest'oggi ci dedicheremo a un nuovo saggio dal titolo "La Bibbia non è un libro sacro", dello studioso Mauro Biglino, che i lettori di questo blog già conosceranno perché ne abbiamo trattato ampiamente negli appuntamenti con la storia biblica. Questo saggio, che Biglino considera una mera "conferenza a tastiera", costituisce un must per chi vuole avvicinarsi ai temi della creazione di Dio e delle "sacre" scritture. In questo lavoro il noto studioso torinese (che per anni ha curato le traduzioni del libro più famoso della storia per conto dell'edizioni San Paolo), svela al pubblico una serie infinita di inganni e menzogne che vengono raccontate ai fedeli e che da secoli vengono accettate acriticamente e, di conseguenza, di come queste condizionano la vita di miliardi di persone in tutto il globo.

Si parte dalla Genesi, la radice di tutti gli inganni, fino ad arrivare a Gesù, senza però rivolgere troppa attenzione al Nuovo Testamento, in quanto il campo di studio dell'autore concerne soprattutto, se si parla della Bibbia, l'Antico Testamento, dove tutto ha origine. Inutile ricordarvi che si parlerà in modo piuttosto approfondito di una razza antropomorfa che gli autori biblici chiama Elohim, e di come uno di questi, Yahweh, sia stato presentato prima come il più importante degli Elohim e successivamente come Dio Unico, trascendentale, misericordioso e creatore dei cieli e della Terra. Biglino toglierà il velo sul Peccato originale e i Dieci comandamenti, sulle incogruenze presenti nel testo biblico e, tra i tanti argomenti, spiegherà passo per passo quali sono i punti fondamentali per dare vita a una nuova religione.

Il libro è scritto in modo chiaro, senza troppi ricami, e per tale motivo non risulta gravoso a chi legge, essendo così in grado di poter essere compreso da tutti. L'autore si rivolge ai lettori mostrando elementi concreti a suffragare le sue formulazioni, facendo spesso riferimento a studiosi di filologia semitica, spesso ebrei, oltre che alla stessa Bibbia, con tanto di "coordinate" ai vari passi, in modo tale da poter essere verificate immediatamente dal lettore. Questo è un libro che vi consigliamo dal profondo del cuore, perché siamo certi che sconvolgerà la vostra visione delle cose e vi porterà a conoscere di più non solo sull'argomento scientificamente trattato da Biglino, ma anche su altri argomenti che ad esso sono collegati e che sono alla base del sistema in cui viviamo. Alla fine della lettura tanti saranno i vostri interrogativi e, se siete cattolici, vi accorgerete di come la Chiesa continua a influenzare la vita di miliardi di persone in virtù di precetti religiosi basati sul falsità originarie.

P.S: continuate a seguirci, magari aiutandoci a diffondere i nostri articoli. Lo Sciacallo è al lavoro per farvi un grande regalo. Nei prossimi giorni ne saprete di più.

Mente libera, occhi aperti

                                                                                   Lo Sciacallo, Marcus L. Mason