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lunedì 15 febbraio 2016

TUTTI GUARDIAMO IL FESTIVAL: PERCHE' SANREMO E' SANREMO

Fonte foto: Wikipedia
                                              
"Martedì scorso è stata una magnifica giornata. Alzandomi la mattina ero preso da una felicità strana. Guardando il cielo mi sono accorto che il sole era più bello e sorridente del solito; e certo, quella sera sarebbe iniziato il Festival di Sanremo. Non me lo perdo per nessun motivo, fin da bambino, e come sapete, il primo amore non si scorda mai. Quindi, quella sera, come altre infinite volte, mi sarei piazzato davanti al mio televisore e mi sarei gustato le meravigliose canzoni che i grandi artisti nostrani ci avrebbero proposto. Credo che avrebbe potuto anche scatenarsi il diluvio universale, ma nulla mi avrebbe impedito di seguire lo show. Sapete, qualche volta mi è capitato di essere in viaggio per lavoro durante la settimana di Sanremo; ma anche quando sono via da qui, quando sono lontano, trovo un modo per poterlo seguire. Anche perché, ora o mai più: succede solamente una volta all'anno. Pensate, mercoledì avrebbero trasmesso un film che volevo assolutamente vedere, Noi siamo infinito, ma avevo già predisposto tutto per poterlo registrare. Non potevo certo perdere Sanremo!

Ma l'imprevisto è sempre in agguato; infatti, un'oretta prima dell'inizio del mio programma preferito, squilla il mio cellulare: i miei amici desideravano uscire: dovevo trovare una scusa. Ho guardato fuori dalla finestra, e ho pensato: 'meno male che finalmente piove'. Così, ho trovato un buon pretesto per stare a casa. Ma quella sera sembrava essere maledetta. Squilla nuovamente il telefono: questa volta, però, era la mia ragazza. Aveva un tono preoccupato e mi dice: 'dobbiamo parlare urgentemente, di me e di te'. Semplicemente, non era il momento adatto per una cosa del genere e, a mezzo respiro, le chiesi di rimandare a un altro momento: 'ora non mi sento molto bene amore. Scusa, ne riparliamo, promesso, un giorno mi dirai'.

Ero finalmente libero, e mentre attendevo con impazienza che Carlo Conti salisse sul palco dell'Ariston, la mia mente si perse tra sogni e nostalgia ripensando alla splendida edizione dell'anno passato. La mia grande speranza era che non ci fosse nessun grado di separazione tra questa e quella, e che mi avrebbe emozionato nello stesso modo. D'altra parte, a Sanremo non sai mai cosa può succedere, è talmente ricco di sorprese proprio come la borsa di una donna.
Cantanti meravigliosi, altissimo standard musicale, ed esibizioni commoventi che sarebbero state in grado anche di vincere l'odio tra israeliani e palestinesi. E poi, all'ultima sera, lo splendente vestito blu della meravigliosa Madalina che ha illuminato i cieli immensi della cittadina ligure. Insomma, un'esperienza esaltante. Non vedo l'ora che arrivi l'anno prossimo".

Eh sì cari italiani: questo è il pensiero medio di centinaia di migliaia, forse milioni di voi. Quello che era nato negli anni '50 come un puro show di varietà di una sera si è trasformato, negli anni, in un pura questione di business, dove chi lo organizza si affretta a strapagare pop star straniere e mostri sacri italiani (probabilmente per coprire l'abituale infimo livello delle "canzoni" in gara) con i soldi dei contribuenti per far sì che tutto sia più glamour che mai. Un'occasione per la showgirl di turno per tirare fuori i vestiti più sgargianti, l'acconciatura più alla moda, e all'occorrenza, i tatuaggi a forma di farfalla. E dove chiunque abbia il coraggio di esprimere una vera opinione, come fece il buon Maurizio Crozza qualche anno fa, si ritrova subissato da ingiusti fischi. Ovviamente, perché lì più che mai l'ipocrisia deve regnare sovrana. Non ci resta che darvi un ultimo consiglio, nella speranza che il nostro esercizio di stile vi abbia divertito.
Italiani, wake up!

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L.Mason