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domenica 31 gennaio 2016

LA BIBLIOTECA DELLO SCIACALLO: "FATHERLAND" DI ROBERT HARRIS


Robert Harris  fonte:wikipedia

Come ogni domenica, non può mancare l'appuntamento con la rubrica della Biblioteca dello Sciacallo. Per la prima volta, dopo i saggi di Levi e Maltese, oggi vogliamo consigliarvi un romanzo. Per la precisione Fatherland di Robert Harris,opera prima dell'autore inglese pubblicata nel 1992.
Si tratta di un romanzo ucronico, ovvero quel procedimento letterario (l'ucronia) che propone una realtà alternativa immaginando un'evoluzione diversa di un particolare episodio storico. Nel caso di Fatherland, ambientato in Germania negli anni 60 del XX secolo, il nazismo di Adolf Hitler ha vinto la Seconda Guerra Mondiale e Berlino è diventata la capitale di un impero che si estende dalla Germania stessa fino ai confini orientali europei, nella zona dei monti Urali. In occasione del settantacinquesimo compleanno di Hitler il presidente degli Stati Uniti ha in programma di recarsi a Berlino per discutere con Hitler di questioni di politica internazionale.

E' in questo scenario che viene presentato il protagonista della vicenda, l'investigatore della Kripo (la Polizia Giudiziaria tedesca) Xavier March, che viene incaricato di occuparsi delle indagini sulla morte del gerarca nazista Joseph Buhler. Le sue ricerche lo porteranno molto oltre ciò che si aspettava, arriverà a scoprire un traffico internazionale di opere d'arte e si imbatterà nell'affascinante e giovane giornalista americana Charlotte Maguire, che sconvolgerà tutte le sue certezze con alcune storie su strane sparizioni di cittadini ebrei durante la guerra...


Ci sentiamo di consigliare la lettura di questo libro per alcune ragioni. Esso funziona innanzitutto sul piano narrativo. Scrittura serrata, rivelazioni dosate e coi giusti tempi, personaggi magnificamente caratterizzati.

Harris è poi bravissimo nel delineare il contesto "fantastorico": va ricordato che in diversi passaggi l'autore utilizza delle brevi digressioni per raccontare come si sono svolti gli eventi, che hanno segnato la storia della Seconda Guerra Mondiale, nell'universo da lui proposto. Egli identifica come punto di rottura il fallito attentato al gerarca Reinhard Heydrich in Cecoslovacchia nel 1942 (attentato che nella nostra realtà ebbe al contrario successo).

E' poi fondamentale il messaggio di fondo che Harris suggerisce: la storia viene scritta dai vincitori. I nazisti hanno quindi potuto, in questo mondo alternativo, insabbiare la questione dell'Olocausto, non facendone venire a conoscenza il mondo. E se, nella realtà vera, fosse accaduto qualcosa di simile? Se le potenze vincitrici dei grandi conflitti mondiali avessero coperto ogni sorta di malefatta da loro commessa? Ne avrebbero avuto tutti i mezzi. E' una domanda che ogni tanto dovremmo farci.

E si sa, noi, per i libri, i film, o qualsiasi opera d'arte che invogli a porsi domande, abbiamo un debole.

Mente libera, occhi aperti

                                             Lo Sciacallo, Marcus L.Mason