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sabato 27 febbraio 2016

GLI EROI SENZA GLORIA: STANLEY MEYER, L'INVENTORE DELLA MACCHINA AD ACQUA


                            La pila a combustibile ad acqua, fonte: Wikipedia

L'articolo di oggi è dedicato a un uomo che avrebbe potuto rivoluzionare il mondo. Il suo nome era Stanley Meyer, e pensate, aveva scoperto un'alternativa al petrolio alla portata di tutti e non inquinante; con la sua invenzione, infatti, le macchine sarebbero state alimentate esclusivamente dall'acqua. Meyer era un convinto sostenitore della "Pila a combustibile ad acqua", secondo cui un mezzo, riadattato con questo dispositivo, avrebbe potuto utilizzare come combustibile semplicemente dell'acqua al posto del petrolio.

FUNZIONAMENTO DEL DISPOSITIVO - La pila scindeva l'acqua nei suoi due componenti, l'idrogeno e l'ossigeno. Il primo veniva bruciato per produrre energia; secondo l'inventore americano, il dispositivo richiedeva molta meno energia rispetto a quella convenzionale per compiere il processo di elettrolisi (il processo di conversione dell'energia elettrica in energia chimica). Inoltre, il meccanismo avrebbe coinvolto il gas di Brown. Il funzionamento della macchina avrebbe violato le prime due leggi della termodinamica, profilandosi come un dispositivo dal moto perpetuo.

BOICOTTATO - Inutile dire che fu boicottato dalla scienza convenzionale attraverso un'opera di screditamento perpetrata dai mass media nazionali. Meyer, però, combattè fino a quando potette: per dimostrare al pubblico americano la validità della sua invenzione, nel 1987 esibì presso una TV dell'Ohio una Dune Buggy che asseriva fosse spinta dalla pila a combustibile ad acqua. Sosteneva di aver consumato solo 83 litri di acqua lungo il tragitto da Los Angeles a New York (circa 4500 km). Inoltre, Meyer raccontò di aver sostituito le candele di accensione con degli iniettori che spruzzavano una miscela di idrogeno e ossigeno nei cilindri. Eppure, per la comunità scientifica, neanche quell'esperimento potè bastare. Gli interessi in gioco erano tanti e, vista la tenacia mostrata da Meyer nel difendere il suo esperimento, bisognava agire in fretta: nel 1996 venne citato in giudizio da due investitori ai quali aveva offerto in esclusiva la sua invenzione, in modo tale da poter essere esaminata. Tuttavia, secondo l'accusa, Meyer utilizzò una scusa infantile per evitare di sottoporre il suo velivolo al test: secondo lo scienziato, la sua tecnologia non solo era in attesa di brevetto ma era anche sotto investigazione da parte dell'ufficio brevetti, da Dipartimento dell'Energia degli USA e dai militari. Tuttavia, la perizia sul dispositivo fu effettuata da tre periti nominati dal tribunale che riuscirono a snobbare l'invenzione, non trovandoci nulla di rivoluzionario. Oltre al danno anche la beffa: la corte giudicò Meyer colpevole di frode, e lo obbligò a risarcire i suoi ivestitori di una cifra di 25000 dollari.

LA MORTE SOSPETTA - Che la parabola di Meyer fosse destinata a durare poco era prevedibile con largo anticipo: da quando si mise di traverso a certi poteri la sua vita era stata sconvolta. Raccontò diverse volte di come dei petrolieri arabi avessero provato a comprarlo in numerose circostanze, promettendogli di coprirlo d'oro in cambio dei brevetti, ma lui rifiutò qualsiasi offerta, perché riteneva quel comportamento scorretto; per lui, le tecnologie dovevano essere al servizio delle persone (era dello stesso pensiero Pier Luigi Ighina). La fine di Meyer, però, è avvolta nel mistero: il 20 marzo del 1998 fu ritrovato morto in un parcheggio, dopo aver cenato in un ristorante in compagnia del fratello e di due investigatori di nazionalità belga. Fu proprio il fratello a riferire che le ultime parole di Meyer, che corse improvvisamente fuori dal ristorante, furono: "Mi hanno avvelenato". Ovviamente, come da copione, per gli inquirenti si era trattato di aneurisma cerebrale. Per noi, invece, c'è il sospetto che Meyer sia stato eliminato con una "Legge del Contrappasso", che per chi è a conoscenza di certi temi, come quelli degli omicidi rituali, non può non ritenere una pista concreta.

Mente libera, occhi aperti
                                             Lo Sciacallo, Marcus L. Mason