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venerdì 25 novembre 2016

BLACK MIRROR: CRONACHE DEL RAPPORTO MORBOSO TRA UOMO E TECNOLOGIA


fonte: serietvonline.com

Cari lettori, innanzitutto ci scusiamo se la frequenza dei nostri articoli negli ultimi tempi si è diradata; purtroppo impegni e problematiche varie ci impediscono al momento di dedicarci come vorremmo a questa attività. Contiamo e speriamo di riprendere al più presto il ritmo che avevamo fino ad un paio di mesi fa.

Dopo questa doverosa premessa, concentriamoci sull'argomento odierno. E' questo un pezzo molto particolare, perché per la prima volta lo Sciacallo decide di parlare di una serie televisiva.
Non avevamo mai in precedenza affrontato l'analisi di alcun prodotto di questo genere in quanto riteniamo, e non ce ne vogliate, che l'invasione delle serie TV nell'ultimo decennio abbia contribuito, almeno in parte, al declino della tanto amata (da noi) settima arte, il cinema, catalizzando quasi completamente l'attenzione di una grossa fetta di pubblico. Innegabile però è il fatto che esistano diverse serie che per quanto riguarda il comparto tecnico (cast, messa in scena, soggetto e sceneggiatura) sorpassino nettamente il livello della maggioranza delle pellicole cinematografiche di questi anni. Ognuno ha le sue favorite, e quindi non staremo qui ad elencare quali secondo il nostro gusto rappresentino i picchi dei prodotti per il piccolo schermo.
Ne nomineremo solamente una, pluriacclamata da pubblico e critica, di fatto già un cult. Stiamo parlando di una serie di produzione britannica, creata da Charlie Brooker, chiaramente Black Mirror.

La serie viene ideata nel 2011, ed è da subito un caso. Brooker decide infatti di impostare il suo progetto in maniera molto peculiare. La prima stagione consta di soli tre episodi, ma tutti distinti e autonomi tra di loro. In ognuno di essi viene raccontata una storia che lì si conclude, con attori e contesti sempre differenti. Con un fil rouge che però lega tutte le vicende narrate nella serie: il rapporto dell'uomo con la tecnologia, argomento quanto mai attuale e sul quale vale la pena di riflettere.

Sappiamo quanto il progresso tecnologico nell'ultimo secolo abbia compiuto un percorso straordinario, facendo passi da gigante nell'escogitare qualsiasi tipo di supporto per rendere la vita di tutti noi sempre più semplice, comoda e interessante. Come ogni cosa che va troppo di corsa, anche qui crediamo che si stia perdendo il controllo. La nostra assuefazione ai benefici e alle invenzioni che la scienza ci ha regalato, è ormai una realtà acclarata. Smartphone, televisori ultrapiatti in 4K, tablet e social network sono elementi che nelle nostre vite non consideriamo più un lusso, ma delle necessità irrinunciabili e insostituibili. Lungi da noi qualsivoglia genere di discorso demagogico e stupidamente tradizionalista, ma non pensate che sia arrivato il momento di fermarsi un secondo e chiedersi: ma dove stiamo andando? A cosa ci porterà tutto ciò, voler essere in contatto con tutto il mondo stando sempre seduti davanti al PC senza mai mettere piede fuori casa o vivere in un mondo virtuale che idealmente ci unisce, e praticamente ci isola, innalzando cose di poco conto, selfie, profili e like a discriminanti per stabilire il valore di una persona?

Queste sono le domande che Black Mirror si fa e ci fa, presentandoci una serie di situazioni che coinvolgono ogni ambito del sociale, in cui la tecnologia è penetrata a tal punto nelle vite dei protagonisti da condizionarle fin nelle faccende più intime.
Ma Black Mirror non si occupa meramente di tecnologia; compie un'analisi a tutto tondo di quella che è la società che ci circonda, non facendo altro che esasperarne i tic e le ossessioni. Abbraccia in questo modo tematiche delicate che vanno ben oltre l'uso smodato di Facebook, e che mettono in gioco dilemmi etici e morali sui quali si discute da anni ed anni.

La prima stagione è molto "britannica" nello stile ed è, politicamente parlando, la più tagliente e originale. Si addentra nei meandri della società inglese, proponendo interessanti variazioni sui temi tanto caldi della popolarità su Internet e dei valori proposti dai talent show (la nostra opinione la conoscete bene...), fino a comprendere come anche i rapporti di coppia siano diventati aridi e senza calore umano.

La seconda stagione innalza ulteriormente l'asticella, affrontando complesse tematiche come il dolore della perdita, il giusto castigo da infliggere per crimini orribili quali l'infanticidio, per finire con l'episodio forse più satirico della serie in cui si arriva a promuovere come candidato alle elezioni un cartone animato.

La terza, che conta ben sei episodi, ha un'impostazione decisamente più internazionale, dovuta probabilmente, visto l'enorme successo, ad un aumento significativo del budget. Sin dal primo episodio si comprende immediatamente che Brooker (autore anche delle sceneggiature di gran parte degli episodi) si è definitivamente reso consapevole della portata del messaggio che il suo lavoro può dare, e arriva a staccarsi dalla realtà puramente britannica per estendere il suo sguardo ai problemi che ci affliggono a livello globale (pedofilia, razzismo, ecc.). Mostra quindi come la degenerazione della tecnologia vada di pari passo con la degenerazione di chi l'ha ideata, l'uomo. Ci sono tanti personaggi verso i quali proviamo empatia in questa stagione, come quello interpretato da Bryce Dallas Howard (la figlia del regista Ron) in Caduta libera, o il soldato di Gli uomini e il fuoco, o ancora il giovane di Zitto e balla, ma facciamo attenzione alla loro natura: nessuno di loro è positivo, si sono tutti fatti intrappolare volontariamente dalle devianze dell'umanità. Non sono degli innocenti, come quasi certamente non lo siamo noi che guardiamo. Troviamo l'unica luce in San Junipero, episodio incentrato sul tema dell'eutanasia, nel finale poetico e struggente.

Impostazione cinematografica, tematiche attuali trattate con gli occhi della fantascienza di puro stampo orwelliano e colpi di scena ben assestati fanno di Black Mirror una serie che ci sentiamo di consigliare caldamente; vi assicuriamo che non potrete più farne a meno. Proprio come dello smartphone...

Mente libera, occhi aperti
                                          Lo Sciacallo, Marcus L.Mason