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giovedì 14 aprile 2016

IL CASO REGENI: COSA SI NASCONDE DIETRO A QUESTA BUFERA MEDIATICA?


                                           Fonte foto: youtube, ivano03

Sarete senz'altro stati ammorbati in questi ultimi mesi dal caso che ha coinvolto il giovane ricercatore italiano, Giulio Regeni, assassinato in Egitto. Un caso che ha naturalmente sconvolto l'opinione pubblica, tanto da essere costantemente presente su tutti i media nazionali. Giulio Regeni, secondo le fonti ufficiali, si trovava in Egitto per un dottorato (era iscritto all'Università di Cambridge), dov'era specializzato in conflitti e processi di democratizzazione. Il 28enne friulano, però, era misteriosamente scomparso la sera del 25 gennaio scorso (la stessa sera delle manifestazioni al Cairo per il quinto anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir, che depose l'allora presidente Mubarak). Fin qui non ci sarebbe nulla da sindacare, per lo meno agli occhi di un osservatore poco attento.

Peccato che noi dello Sciacallo, da buoni "complottisti", sappiamo che quando i media passano certe notizie, c'è sempre una ragione all'origine da ricercare, e dei messaggi da decriptare. Come ha fatto notare giustamente Stefania Nicoletti, una collaboratrice del blog di Paolo Franceschetti, i giornali hanno dato ampio risalto, in merito a questa vicenda, al lavoro dei servizi segreti italiani, il cui nome ufficiale è "Servizi di informazione e sicurezza". Mai come adesso, infatti, i nostri servizi sono esposti al pubblico ludibrio, tanto da far emergere delle falle al loro interno. Ma cosa sta avvenendo in quel di Fronte Braschi? Cosa si nasconde dietro questa vicenda? Provate a seguirci in questo ragionamento, che è solo una riflessione basata su quanto è uscito (e che solitamente non esce quando si trattano certi argomenti), sulla maggior parte dei quotidiani italiani.

Il giovane friulano è stato ritrovato morto in un burrone il 5 febbraio. Esattamente un giorno dopo dal rinvenimento del corpo, sul blog di Marco Gregoretti, è comparsa una notizia che potrebbe sconvolgere gran parte dei cittadini italiani: secondo Gregoretti, infatti, Giulio Regeni era stato arruolato dall'AISE (i nostri servizi segreti), qualche anno prima, quando gli stessi hanno cominciato una campagna pubblica per arruolare nuovi operatori. Dapprima era stato inviato in USA, poi a Londra, e con la scusa del dottorato, da sei mesi risiedeva in Egitto. Inoltre, sempre secondo questo blog, la collaborazione con il Manifesto, come accaduto per altri in passato, serviva da copertura alle sue attività di intelligence. Per saperne di più vi invitiamo alla lettura dell'articolo completo (http://www.marcogregoretti.it/complotti/giulio-regeni-era-un-agente-dellaise/).

Ma non è tutto, perché le notizie non finiscono qui. Ad aggiungere particolari alla vicenda è la notizia, data da Franco Bechis, della sostituzione di ben 86 vertici dei servizi. Il motivo sarebbe da ricondurre al modo in cui è stata gestita la vicenda dei rapimenti che ha coinvolto Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rapite in Siria nel 2014 e per le quali lo Stato italiano avrebbe pagato 12 milioni di euro, nonostante il governo abbia ufficialmente negato il pagamento di un riscatto. In questo articolo apparso su Libero il 5 febbraio (http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11875416/servizi-segreti-video-riscatto-greta-vanessa.html), Bechis sostiene l'esistenza di un video trasmesso su Al Jazeera in cui vengono ritratte le banconote usate per il riscatto.

Ma il colpo di grazia arriva con la lettura di un articolo apparso su Il Tempo (http://www.iltempo.it/esteri/2016/02/05/ai-servizi-segreti-e-sparito-un-milione-1.1505798). Nell'articolo, infatti, viene svelato che la cifra pagata per la liberazione delle due ragazze sarebbe di 13 milioni e non 12 come è stato dichiarato in seguito. Su Il Tempo si parla di un italiano che avrebbe preteso la sua parte nell'operazione, e di come a Forte Braschi i sospetti si siano concentrati sin da subito su alcuni elementi interni.

In questo articolo ci siamo solamente limitati a riportare le notizie pubblicate sui giornali a partire dal ritrovamento del cadavere di Regeni, senza esprimere giudizi, ispirandoci al pezzo di Stefania Nicoletti (http://paolofranceschetti.blogspot.it/2016/02/la-morte-di-giulio-regeni-e-la-bufera.html). Non possiamo però esimerci da dare un'opinione riguardo a una vicenda, che riteniamo non essere raccontata a dovere dai media, che si sono limitati a raccontarne solo una parte. Speriamo che il nostro articolo serva da riflessione, e che contribuisca a dare giustizia a Giulio Regeni.

Mente libera, occhi aperti
                                           Lo Sciacallo, Marcus L. Mason