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venerdì 15 gennaio 2016

L'UNITÁ D'ITALIA: LA FAVOLETTA DEI 1000 E DEL SUD POVERO


                                                    Fonte foto: wikipedia


La storia che ci accingiamo a raccontare quest'oggi riguarda un evento storico fondamentale per il nostro Paese e che viene fatto coincidere il 17 marzo 1861: l'Unità d'Italia, avvenuta per mano di Giuseppe Garibaldi, sotto le influenze di Camillo Benso conte di Cavour e di Giuseppe Mazzini. Come accennato nel capitolo sui Rosacroce, si è trattata anche in questo caso di una rivoluzione massonica, in quanto i personaggi promotori di questa operazione erano tutti e tre iniziati alla società costruttoria. Lo si capisce bene anche dai colori scelti per la neonata bandiera italiana: il rosso, il bianco e il verde, che non a caso sono i colori prediletti dai rosacrociani.

Procediamo con ordine. La cultura ufficiale ci racconta da sempre come ad un certo punto della nostra storia, nei circoli frequentati da uomini dotati di una certa cultura, si siano diffuse idee rivoluzionarie che avevano come scopo l'estinzione delle sovranità dei singoli stati che si erano divisi la Penisola per dar vita alla creazione di uno stato unico che avrebbe dominato dalle Alpi alla Sicilia. In particolare, agli scolari, viene fatto credere che mille volontari, partiti da Quarto (Genova) sotto gli ordini di Garibaldi (uno a cui, si racconta, venne tagliato il lobo dell'orecchio sinistro in quanto si sarebbe macchiato di un reato grave in Sud America), hanno sconfitto l'esercito Borbonico e liberato il Sud Italia da una tirannia spietata e cieca, che aveva ridotto il Mezzogiorno in una società pressoché rurale e arretrata dominata dai latifondisti, in antitesi rispetto al nord progressista che, invece, oltre a prendersi i meriti dell'unificazione, gli veniva riconosciuto il merito di aver liberato i cittadini del Sud da uno stato dittatoriale.

Peccato che questa raffinata favoletta non sia altro che un falso storico acclarato, privo di qualsiasi giustificazione. Il Risorgimento italiano ha comportato in realtà il disfacimento del ricco e prosperoso Regno delle Due Sicilie e portato alla colonizzazione dell'eredità di quel regno, il Sud appunto, da parte del neonato Stato italiano. I libri di storia omettono anche di raccontarci i lager e l'esecuzioni operate dai "Fratelli d'Italia": 685.000 civili uccisi in Meridione (comprese donne e bambini), per non parlare delle deportazioni nei lager di Finestrelle e degli oltre 60 paesi distrutti e incendiati. Ma non è finita qui, perché sono davvero tanti gli elementi che non tornano in questo racconto, a partire dal numero effettivo dei Garibaldini impegnati nelle battaglie fino ad arrivare al tesoro, sparito nel nulla, proveniente dal Banco di Napoli.

Un piano ardito da molto lontano e ora cercheremo di capire il perché di tanta violenza e il vero motivo per cui è stato disintegrato uno stato in nome di un'unità fittizia. Cominciamo subito col dire che a finanziare il Regno Sabaudo, che destava in una situazione di bancarotta finanziaria, fu principalmente la Massoneria britannica che, essendo per storia e potere decisionale la più importante, decise di appoggiare la spedizione dei mille (che in realtà non erano mille ma molti di più e oltretutto di nazionalità diverse, tanto da poter vantare tra le loro fila anche soldati ungheresi): quei soldi, infatti, servivano a Garibaldi per comprare a Genova dei fucili a pressione a fronte di una spesa di alcuni milioni di franchi. Ma cosa temeva la Massoneria del Regno Unito? Ma naturalmente quel regno che la nostra storiografia ufficiale si ostina a delineare come povero, insignificante ma tirannico. No, questa spiegazione non solo è falsa, ma anche offensiva nei confronti dei cittadini meridionali (sia di quelli morti durante l'invasione che quelli di oggi) che oltre il danno ricevano anche la beffa: il Regno delle Due Sicilie aveva stretto importanti relazioni commerciali con l'Oriente, e questo destava una certa preoccupazione per la Gran Bretagna, che non voleva ammettere un concorrente così pericoloso nel commercio internazionale.

Giunti a questo punto della lettura del nostro modesto articolo, giustamente vi starete domandando quanto fosse potente questo Regno. Quello Borbonico, infatti, era tutt'altro stato rispetto a quanto ci è stato presentato nei libri di scuola. Era un Regno ricco e fiorente, in continua crescita, sotto il comando di un Re chiamato Ferdinando II. Era conosciuto come il Regno dei primati, in virtù di centinaia di invenzioni e scoperte e, oltre ad essere nettamente il più ricco stato pre-unitario era anche il terzo stato più ricco d'Europa, dietro a Francia e Inghilterra. Inoltre, era un paese di immigrazione, non viceversa. Numerose erano le industrie, letteralmente smantellate e installate al Nord dopo la vittoria sui Borboni.

A mo' di esempio, vi andiamo ad elencare solo alcune delle più significative opere attribuite al Regno delle Due Sicilie (fonte www.vesuviolive.it):

    1737 Costruzione S.Carlo di Napoli, il più antico teatro d’Opera al mondo (tuttora operante
)
    1751 Primo esempio di Welfare State, il Real Albergo dei Poveri
    1754 Prima cattedra di Economia al mondo
    1762 Cimitero delle 366 fosse. Primo cimitero per i poveri
    1770-1771 Reali ferriere ed Officine di Mongiana
    1781 Istituzione del primo Codice Marittimo al mondo, il "Codice De Jorio"
    1783 Prima fabbrica di navi in Italia, Cantiere di Castellammare di Stabia
    1789 Il sogno di San Leucio: Ferdinandopoli (primo esperimento socialista al mondo)
    1813 Il primo ospedale psichiatrico d’Italia
    1818 Primo piroscafo del Mediterraneo, il “Ferdinando I”
    1819 Primo osservatorio astronomico italiano a Capodimonte
    1832 Primo ponte sospeso, il ponte sul Garigliano
    1839 Prima ferrovia d’Italia, la Napoli-Portici
    1839 Prima illuminazione a gas in una città città "italiana", terza dopo Parigi e Londra

    1840 Prima fabbrica di locomotive d’"Italia", Pietrarsa
    1841 Primo centro vulcanologico del mondo
    1853 Prima nave a vapore d’"Italia", denominata “Sicilia”
    1860 Napoli è la prima città d’"Italia" per numero di Teatri

Questi, ripetiamo, sono solo alcuni dei tanti primati del Regno delle Due Sicilie. Risulta impossibile andarli ad elencarli tutti, ma si possono aggiungere, alla sopracitata lista, anche il primo esempio di raccolta differenziata (1832),  un dato che, analizzato oggi, potrebbe far sorridere qualcuno. Ma se pensate di essere stati sconvolti abbastanza, dovreste prendere in considerazione l'idea di sbagliarvi perché non è tutto: le mafie, intese come le consideriamo oggi, in epoca Borbonica quasi non esistevano. In sintesi, esistevano dei signorotti di quartiere, ma il primo a istituzionalizzare queste altrimenti piccole bande di signorotti locali e niente più, è stato un tale di nome Giuseppe Garibaldi che, anche grazie al loro aiuto, è riuscito a prevalere e ad aprirsi la strada verso la vittoria.

Quelli invece che in realtà la storia chiama in maniera dispregiativa "Briganti", non erano altro che i partigiani dell'epoca, che difendevano la loro terra, violentata dal nascente regno sabaudo. Badate bene, non difendevano i Borboni in sé, ma le loro città e le loro genti, ingannate dai moti rivoluzionari rivelatosi ben presto fasulli perché, con la scusa del "siamo tutti fratelli", in realtà, si depredarono tesori: in primis, quelli del Banco di Napoli. Ma tutto questo si è potuto realizzare perché nel 1860 (guarda combinazione) morì Ferdinando II e, al suo posto, prese il trono il giovane  e inesperto Francesco II (passato alla storia col nomignolo di "Franceschiello"), nonché cugino del futuro Re d'Italia Vittorio Emanuele II. Un'occasione troppo ghiotta per farsela scappare, e così, i fautori del Risorgimento italiano, approfittarono di questa fase di transizione per colpire il Regno delle Due Sicilie che, da allora fino ad oggi, nonostante quanto i media e certi partiti tentino di far passare determinati messaggi depistanti, divenne prima vittima, e poi colonia del nascente Stato italiano.

Capirete ora, dopo questa pur semplificativa disamina, il motivo dei fischi all'inno nazionale che riserva puntualmente il popolo napoletano in particolare, che giustamente rivendica la verità storica e pretende, giusto per cominciare, le scuse da parte dello stato italiano che tutt'oggi continua a indottrinare ai suoi figli la storia del Sud sottosviluppato, sanguisuga e zavorra per il Nord. A fine articolo vi riportiamo un video tratto da YouTube che testimonia quanto vi abbiamo raccontato su Ricciotti: in un'ospitata a Porta a Porta, infatti, Anita Garibaldi (discendente di Giuseppe), ammette come il figlio di questi, Ricciotti, una volta accortosi dell'inganno e degli eccidi perpetrati ai danni del popolo meridionale, decise di combattere al fianco dei Briganti. Per concludere, vogliamo riportare una frase segnata sul tacquino dei Garibaldini quando entrarono nella Reggia di Caserta: "Strano oggetto a forma di chitarra" - scrissero - ma non era altro che un bidet.

Mente libera, occhi aperti
                                                                          Lo Sciacallo, Marcus L. Mason



 
                     
                                          Tratto da ilovenaples2007, youtube































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